Oscurità
"Mai cercare conforto nel buio delle tenebre"
Si dice che quando stai per morire, rivedi tutta la tua vita in lampo . Ed ecco, io vi narro la mia vita come l' ho riassunta nei miei ultimi istanti . Io sono nata in un mondo chiamato Kellssundra, ed ero l'ultima discendete di una famiglia di sacerdoti. Sono vissuta in un' epoca critica per me, come per le altre persone che vivevano sul mio pianeta . Avevo rinnegato la mia famiglia,il mio rango per vivere con la persona che amavo. Mio marito Zar.
Quel giorno ero andata in un boschetto per prendere alcune erbe medicinali per mio marito,che era molto malato . Soffriva di una malattia rarissima e quei tempi incurabile. Al improvviso notai una pianta diversa dalle altre ;una pianta che non avevo mai visto prima . Il suo stelo era lungo e senza foglie, al posto dei petali c'era una specie di lanugine bianca, mentre il centro era liscio e nero . Senti una gran voglia di toccare il centro del fiore, come se lo stesso mi invitasse a farlo. E lo toccai. Non so con precisione cosa accade in me in quel momento, ma senti nascere dentro di me un sentimento di odio. Un odio represso per anni che aveva aspettato quel momento per affiorare. Intanto si era fatto tardi e decidi di tornare a casa e di non pensare più a quella strana pianta. Quando arrivai a casa trovai una sgradita sorpresa . - Buona sera , Lady Kelssandra -. Quello per me era il saluto di un coccodrillo, perché veniva da Fen l' inquisitore . Quando l' inquisitore veniva a fare una delle sue visite di "cortesia" era solo per arrestare qualcuno o dare cattive notizie. La maggior parte delle volte in cui veniva da me, lo faceva per cercare qualunque cosa potesse essere utile per incolparmi di stregoneria e di conseguenza mettermi al rogo. Tuttavia ,non era l' unico su Kellssundra a desiderare tanto ardentemente la mia morte. Anzi era solo un puntino fra tutti gli abitanti di un villaggio che distava da casa mia circa venti chilometri. Prima di conoscere me, Zar abitava in quel villaggio. Era il figlio del capo villaggio e già allora era molto malato. Io invece, ero la figlia della sacerdotessa del tempio del grande Dio Aman, in cima al colle. Non ho mai conosciuto mia madre che, mori quando avevo solo pochi giorni, mentre mio padre ,si uccise per la disperazione qualche mese dopo la morte della persona che amava più al mondo. Vi starete chiedendo chi mi ha cresciuto?. Io sono stata allevata da alcune entità che dimoravano nel tempio dei miei avi e ,fin dalla più tenera età , ho imparato ad essere la degna figlia di una sacerdotessa, a essere colei che avrebbe cancellato la macchia del disonore che mia madre aveva gettato sul suo casato, unendosi carnalmente ad un cavaliere a cui dava asilo e, in seguito, insozzando ancor di più l' onore della dinastia con il mio concepimento. Io dovevo annullare tutto questo, imparando a essere la sacerdotessa che mia madre non era stata, però anch'io cadì nello stesso tranello in cui era caduta lei. L' amore, grazie a Zar. Ho conosciuto mio marito in una foresta vicino al monte Ama . Stavo fuggendo come mio solito dalle lezioni di negromanzia, in groppa al mio cavallo Drago .- Su,su Drago più veloce o mi prenderanno ! - gridavo incitandolo. Ed in quel attimo, per caso oppure un bizzarro scherzo del fato per poco non travolsi un ragazzo. Scesi da cavallo per controllare se si fosse fatto male - Stia bene? - chiesi . Lui scosse la testa in giù debolmente. Osservandolo bene, notai che era distesso su di un letto di felci, aveva il corpo scosso da tremiti. Gli chiesi nuovamente se stava bene e lui mi diede la stessa risposta di prima , negando l' evidenza del suo malessere . Mi adagiai vicino a lui stringendolo forte a me, per dargli un po' di calore e anche se una parte di me diceva di lasciarlo lì, gli rimasi accanto fin quando non supero la crisi. Inseguito ci presentammo e cominciamo a conoscerci ogni volta che mi era possibile sgaiattolare via dal tempio . Qualche tempo dopo ci sposammo, tuttavia la gente del villaggio non mi odiava e desiderava la mia morte per questo. Il motivo era più antico, un odio che trasmettevano in padre in figlio, perchè ero la discendente ,da parte di madre. Di chi qualche secolo or sono aveva quasi mandato il pianeta sull' orlo del collasso . D' allora questa gente maledice ogni singola persona anche se solo lontanamente ,imparentata con quell' uomo e la trattano come feccia. L' inquisitore non era diverso da loro . Fen prese la sedia più vicina a lui e si accomodò , anch'io mi sedetti - Mi dispiace molto per quello che sto per dire.. - comincio ma immediatamente scoppiai a ridere esclamando - Che sorpresa , Lord Fen , che si affligge per me!- Lui si alzò e mi si accostò guardandomi con uno sguardo di fuoco ,quasi volesse bruciarmi e disse - Io non mi rattristo per te, bensì per Zar che è stato un mio buon amico - Sentivo l' odio in ogni sua parola. Ero ormai oltre modo spazientita nel sentir parlare di un ' amicizia mai esistita , cosi , alzandomi dalla sedia mi avvicinai a Fen ,ed inginocchiandomi davanti a lui gli sussurrai all' orecchio - Dici di essere suo amico, che faresti qualsiasi cosa per il suo bene e allora dimmi. Dov'eri quando è peggiorato? Oppure ora che giace in un letto immobile avendo bisogno d' aiuto persino per i suoi bisogni. TU,DOV'ERI?!!! Riferisci questa terribile notizia, Giuda!!!- In quel momento Fen aveva un' espressione sul viso come di chi volesse fuggire, ma alla fine mi comunicò il motivo per cui era venuto - Per ordine del capo villaggio, questa casa non e più di proprietà di Zar Shonovert ,verrà requisita come bene del villaggio . - Nell' attimo in cui l' inquisitore aveva pronunciato quelle parole, mi senti morire. Come potevano togliermi la casa, con mio marito in quelle condizioni? Inaspettatamente sentii di nuovo quella sensazione di odio dentro di me ,udì una voce che veniva dal profondo del mio io, che diceva che dovevo farla pagare all' inquisitore e quelli del villaggio . La voce dentro di me diveniva sempre più forte, più insistente e gridava vendetta per tutto il male che avevo subito in quegli anni. Così, senza rendermene conto di quello che stavo facendo, presi un coltello dal tavolo e lo piantai nell' addome di Fen . Lui mi guardò con gli occhi che dicevano "Perchè?" e poi il pugnale che gli avevo conficcato in corpo, infine si accasciò al suolo, privo di vita. Da prima mi sentii confusa poi penetrò in me la gravita del gesto che avevo compiuto. Intanto sul pavimento una macchia di sangue si allargava sempre più e cosi mi fuggì frastornata dal susseguirsi degli eventi e dalla nuova emozione ch'era appena nata in me. Sentivo che mi piaceva l' adrenalina causata da un omicidio, mi era piaciuto uccidere Fen e , non provavo minimamente repulsione per ciò che avevo fatto. E, come un ubriaca ritornai a casa e sfilai la lama dal torace di Fen. La voce che avevo udito prima si fece risentire - Uccidili,uccidili tutti.-
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