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La fine di un sogno

- Kellsandra, Kellssandra  si vede che sei ancora una ragazzina , se tu sapessi chi siamo, ci temeresti e non saresti cosi sfacciata. Tuttavia ora dobbiamo proprio andare, sappi solo che noi siamo coloro che dovranno farti rinsavire  oppure punirti. Tutto secondo le tue scelte.  Au revoir -mi disse. I tre si girarono e se ne andar ,io cercai di andar loro dietro, ma mi ritrovai un muro di pietra davanti. Erano scomparsi nel nulla, lasciandomi in preda alla paura che  avevano  instillato nel mio cuore. D' allora erano passati sei mesi e, quando lo incontrai di nuovo, ero sola nel bosco. Stavo passeggiando fra gli alberi sotto alla tenue luce della luna. Lo sconosciuto comparve dal nulla e questa volta il suo volto non era coperto . I suoi lineamenti come quelli di un elfo, le sue orecchie a punta che spuntavano dalla chioma argentea, ne rivelavano la sua natura e riflettevano i raggi della luna che illuminava  quella notte.  I suoi occhi, chiari come il ghiaccio, mi scrutavano - Ci rivediamo, si vede che non resisti lontano da  me- esclamo in tono cazzonario . In quel momento non so cosa mi stesse succedendo e , sentimenti contrastanti si scontravano dentro di me. Sentivo il mio cuore  andare a mille. Fini stretta tra le sue braccia, i miei capelli castani spettinati dal freddo vento di quella notte, mentre i miei occhi si fissavano sempre più nei suoi e potevo vedere bontà che dal suo sguardo traspariva . Era bello stare così, ad osservarlo. Fra le sue braccia ci sarei stata in eterno con la testa poggiata sul suo petto, ad ascoltare i battiti ritmici del suo cuore . Sfioro delicatamente la mia pelle intirizzita, ed il mio corpo, al pari di una gatta  che viene accarezzata  dal padrone, irrazionalmente  bramava ancora il suo tocco sulla pelle. Lui mi sorrise, e scrutandomi con i suoi splendidi occhi blu mi disse - Sai, se tu non avessi fatto cose orribili ed ucciso persone innocenti, direi di amarti - E io gli risposi ,ormai con auto controllo ormai andato a farsi friggere - Anch' io- mentre i nostri fiati si mischiavano . Lui non distolse lo sguardo dal mio  e rispose - Sei veramente insensibile verso i miei sentimenti. Demone dal volto d' angelo- ed iniziò a baciarmi sul colo più volte; delicatamente. Risposo hai suoi ai suoi baci ardente di passione ,mentre lui continuava a baciarmi scendendo sempre più giù fino a sfiorare i morbidi seni . Provai un brivido un brivido al  risveglio dei miei istinti più primitivi. Io sospiravo tremante, e socchiusi gli occhi nella mia mente un solo pensiero "Ero sua", a prescindere  da cosa sarebbe successo in futuro.  Lui si stacco da me, mi osservo sorridendo per un attimo, continuò tenendomi più stretta a lui. - Ti piace, petit ?- mi chiese, ed io gli feci segno di si. Apri gli occhi con le guance bagnate di lacrime - Cosa c'è? Qualcosa non va? - domando preoccupato. - Ho paura  che tutto questo finisca, so di non meritare questa felicità . Temo che tu mi venga portato via, com'è successo per mia figlia e mio marito - abbassando lo sguardo pensierosa - Non devi temere amore mio, io non ti lascerò mai, staro sempre accanto a te- proferì rassicurandomi. Non ero mai stata cosi felice in vita mia. E nel sognante tepore lunare, le  nostre anime  si unirono e in quel frangente, mi sussurrò all' orecchio - Io sono Nei e sarò la tua dolce dannazione - Io ero già sua, una parte di lui, ed viceversa. Esistevo solo con lui.  In quella notte ci donammo l' una latro senza timore dei nostri rispettivi ruoli . La mattina seguente non mi svegliai nel bosco, bensì nella camera di una locanda, in un morbido letto avvinghiata al uomo che amavo . L' amavo con tutta me stessa, e lo baciai - Ti sei svegliata - disse allegro, ed io gli sorrisi euforica. Ero tornata ciò che ero prima che iniziasse tutta questa faccenda, una donna innamorata del suo uomo . Finalmente il mio cuore sperava in una redenzione, in una vita gioiosa. Almeno cosi credevo.

Passarono alcuni anni, da quel felice connubio. Ed io e Nei eravamo sposati ed, avevamo avuto due figli. Leon e Shuna. Portavano un' anno di differenza l'uno dal altro; Leon quattro e Shuna cinque. Insieme a Nei erano il mio mondo , il mio più grande tesoro. Ci eravamo stabiliti in una dimensione dimenticata da tutti, dove nessuno sapeva chi ero stata, incominciando una nuova vita dove nessuno ci poteva trovarci . Ero sicura che lì nessuno ci avrebbe scovati, non sapevo  che non puoi fuggire dal tuo passato e dalle tue responsabilità , perché loro ti trovano sempre, ovunque . Un giorno scesi al villaggio per comparare della carne . L' inverno era alle porte, sarebbe stato freddo e dispettoso, riducendo la selvaggina da catturare . Entrai in un piccolo negozio e mi avvicinai al bancone ove un uomo che stava dal altra parte, un tipo robusto dagli abiti perennemente sporchi del sangue degli animali, mi saluto - Ciao Goldritt -L' omaccione esibì un ampio sorriso, inseguito far sentire la sua possente voce - Ehi ! Kellsandra cosa ti porta da queste parti?-  mi chiese cominciando a tagliare un pezzo di carne - Non fare lo scemo, lo sai benissimo perché sono venuta, oppure devo pensare che ti sei dimenticato che l' inverno e alle porte! -risposi scherzosa . Goldritt rise come al solito alle mie battute, per poi sparire dietro le tende alle sue spalle, tornando qualche minuto dopo con un cesto pieno di carne - Ecco quello che volevi. Sono quindici lungi d' oro- Tuono con quella sua vociona, lo guardai torva e cominciamo a contrattare sul prezzo, per circa un quarto d'ora per uscirne vincitrice con un sorriso trionfante sul volto. E riflettei sulla  mia vita di prima, alle varie guerre che avevo affrontato, invece di queste bagatelle ed ero felice della vita che stavo vivendo. Me ne stavo per andare, allorché Goldritt mi richiamo , con un umore differente da prima -Aspetta Kellsandra, devo parlarti- disse con esitazione, ed io mi girai verso di lui. E se qualcuno mi avesse chiesto in quel momento, dove la paura si fosse reincarnata, le avrei detto che si era insediata nel mio amico. Domandai al macellaio di cosa volesse parlarmi, mi fece segno di seguirlo. Cosi scendemmo nello scantinato sotto al negozio e una volta lontano da orecchie indiscrete, Goldritt mi raccontò che al villaggio erano arrivati insoliti viandanti e avevamo chiesto di me e Nei . La faccenda non mi piaceva affatto, avevo un brutto presentimento su quegli individui, cosi non appena fui fuori dal negozio cercai di raggiungere il più fretta possibile la mia casa per avvertire mio marito del pericolo. Purtroppo arrivai tardi. Trovai i  corpi straziati di Nei e dei bambini, appesi al soffitto come dei volgari banditi. Cercai di calare i corpi dalla volta, ma qualcuno alle mie spalle mi colpi alla nuca perdendo i sensi..


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