Capitolo 44
La speranza iniziale pian piano scemò.
Davide continuava a ignorarla e dentro di lei cresceva sempre più la convinzione che fosse finita, nonostante la madre continuasse a confortarla con parole rassicuranti.
Faticava a crederci; erano passate quasi tre settimane e lui non l'aveva mai cercata. Non si era fatto neanche più vedere a lezione.
L'unica cosa buona successa in quei giorni era stato l'avvicinamento con suo cugino.
Non aveva mai fatto parola con lui di ciò che era capitato con Davide. Aveva paura che si sentisse un rimpiazzo, e invece voleva capisse quanto fosse importante per lei.
Così, quando passava del tempo con Massimo, si sforzava di non pensare a Davide; di sorridere e mostrarsi felice. Pian piano, quell'esercizio le venne sempre più naturale, anche se non riuscì mai del tutto a togliersi il nodo allo stomaco, presente ogni volta che le ritornavano in mente i frammenti di quella gita in montagna.
Poi, verso i primi di maggio, Davide si fece rivedere a lezione, e forse fu ancora peggio di prima.
La mattina, appena entrata in aula e aver notato la sua riconoscibile chioma bionda, andò subito a sedersi nel posto vuoto accanto a lui. Questo, però, si spostò, non degnandole neanche un'occhiata e non rispondendo al suo timido saluto.
Per tutta la durata delle successive lezioni non riuscì a concentrarsi; i suoi occhi erano continuamente rivolti verso di lui, nella speranza che potesse girarsi e ricambiare lo sguardo. Se così fosse accaduto, almeno avrebbe saputo che non aveva deciso di dimenticarla completamente.
Ma lui non si girò mai; neanche mentre uscì dall'aula e lei lo richiamò per farlo fermare, lui la considerò.
Con il cuore pesante poté solo finire di sistemare le sue cose nella borsa a tracolla, recuperando tutte le sue forze per non scoppiare a piangere.
Quando anche lei uscì dall'aula, Massimo la stava aspettando appoggiato alla parete con un libro in mano, fedele alle vecchie abitudini.
Alzò il capo appena lei si avvicinò, chiudendo il libro e stampandosi un sorriso in viso, che scomparve però vedendo la sua espressione.
«Va tutto bene?» chiese staccandosi dal muro.
Clarisse annuì, iniziando ad avviarsi per raggiungere le scale, seguita a ruota dal cugino.
«Sei sicura?» continuò lui, non convinto dalla sua muta risposta. «Hai una faccia strana...»
La ragazza prese respiro, cercando di togliersi da dosso la sensazione d'angoscia che l'era venuta.
«Sono sicura, sì. Sono state solo due ore di lezione abbastanza toste...»
Si sforzò di sfoggiare un sorriso convincente, dando una veloce occhiata a Massimo per capire se aveva sorbito l'effetto sperato. Vide il suo viso distendersi in un'espressione più rilassata, anche se i suoi occhi non smisero di osservarla con criticità.
«Con la pancia piena sono sicuro ti sentirai meglio» disse qualche secondo dopo, volgendo di nuovo lo sguardo davanti a sé, mentre scendevano gli ultimi gradini.
Di nuovo Clarisse si sforzò di sorridere e annuire, nonostante il macigno che premeva sul suo stomaco le aveva fatto perdere completamente l'appetito.
Arrivati nell'atrio, sentì quella forza premere maggiormente facendole mancare per qualche secondo il respiro, il tempo sufficiente in cui il suo sguardo si incrociò con quello di Davide. Durò pochi attimi; neanche il tempo di abbozzare un leggero sorriso, perché lui ritornò subito con gli occhi sul totem che permetteva di ricaricare la carta della mensa.
Clarisse abbassò il capo, seguendo il cugino che l'aveva sorpassata di qualche passo e cercando di concentrarsi sulle sue parole, per evitare di scoppiare in lacrime a causa dei pensieri che le vorticavano nella mente.
In realtà, Massimo aveva cercato di instaurare un discorso con lei raccontandole un episodio divertente che gli era accaduto quella mattina a lezione, ma quando capì che la cugina non lo stava neanche ascoltando, si bloccò deciso a farsi dire cosa la turbava. Rallentò il passo fino a fermarsi, per poi mettersi di fronte alla ragazza con le braccia incrociate.
«Allora, cosa non va?»
Lei mantenne lo sguardo basso, scuotendo appena la testa.
«Non c'è niente che non va» mormorò, cercando di convincere più se stessa con quella frase invece del cugino.
Massimo continuò ad osservarla pensieroso. Poi, i suoi occhi si mossero velocemente su una figura dall'altra parte della stanza, per ritornare ancora sulla cugina.
«È successo qualcosa con Davide» affermò. Quando lei lo guardò, capì di aver centrato il bersaglio.
«Cosa? No, non...» balbettò Clarisse in imbarazzo. Si prese qualche secondo per calmarsi e formare una frase di senso compiuto.
«Perché me lo chiedi?» disse, infine.
«Beh, innanzitutto è da un bel po' di tempo che non mi stressi con lui» rispose, procurandosi un'occhiataccia che lo fece scoppiare a ridere. «Sto scherzando» aggiunse una volta tornato serio.
Il suo occhi caddero di nuovo alle spalle della cugina.
«Me lo chiedevo perché, mentre ti stavo aspettando, è uscito dall'aula in tutta fretta, non degnandomi neanche di uno sguardo... mi è parso strano che non uscisse assieme a te, anche se lì per lì non ci ho fatto tanto caso» spiegò, facendo abbassare di nuovo il capo di Clarisse.
«Inoltre, è da un po' che ti sta fissando... devo ammettere che è inquietante.»
A quelle parole, la testa della ragazza scattò di lato, incrociando di nuovo i suoi occhi blu. Si aspettò che lui distogliesse lo sguardo, e invece continuarono a guardarsi come due ragazzi innamorati, ma troppo timidi per dichiarare i propri sentimenti.
Il tempo tra loro sembrò rallentare, ma poi un gruppo di ragazzi attraversò quella linea invisibile che si era creata, spezzando la magia.
Una volta che gli studenti si furono diradati, lo vide togliere la carta della mensa dal totem, inserirla nel taccuino e dirigersi velocemente verso l'uscita.
«Gli ho detto la verità» mormorò semplicemente, sapendo che Massimo stava ancora aspettando una risposta.
Continuò a guardare verso la direzione in cui era uscito Davide, anche se lui era già sparito, sperando forse di vederlo rientrare.
«Allora è per questo che abbiamo passato così tanto tempo insieme, nelle ultime settimane» riflettè il cugino facendola ritornare in sé.
«Cosa? No, Max. Non è per questo» alzò la voce per fargli capire che aveva torto. Non sarebbe riuscita a sopportare un altro attacco, simile a quello di Davide, da parte di suo cugino.
Si era talmente tanto scaldata da non riuscire a cogliere la vena di ironia nella voce del giovane, e neppure il piccolo sorriso che gli era spuntato.
«Ehi, calmati. Non dicevo sul serio» fece lui, colpito dal suo atteggiamento improvvisamente ostile.
«Beh... allora smettila di scherzare» rispose Clarisse, pentendosi dell'alzata di voce, ma senza far sparire il leggero solco sulla fronte causato dalle sopracciglia inarcate. «Non sono dell'umore adatto.»
Massimo sospirò, osservando con affranta impotenza il malessere della ragazza, capendo il principio di questo.
«Non l'ha presa bene, vero?»
Lei scosse il capo.
«Gli hai spiegato perché lo hai fatto?» continuò il giovane.
«Sì, più o meno» rispose Clarisse incerta. Gli aveva raccontato le motivazioni che l'avevano portata a fare quella scelta, ma non era sicura che Davide avesse del tutto compreso il perché del suo silenzio così prolungato.
Scosse di nuovo la testa. «In realtà no» si corresse. «Non vuole più parlarmi...»
«E quindi che intendi fare?»
Rimase in silenzio per qualche secondo, ma non per ragionare sulla domanda del cugino. Dentro di sé sapeva già da tempo cosa fare; aveva solo paura di pronunciarlo.
«Niente» disse infine, sentendo una parte di sé sbriciolarsi.
«Come niente?» esclamò Massimo, sorprendendo la ragazza. Aveva sempre creduto che lui non approvasse quella relazione, invece ora si stava impuntando per farla reagire.
«Se tu lo amassi veramente, non rinunceresti così presto» le fece notare.
Si voltò verso di lui di scatto, con il fastidio per quella frase che stava crescendo sempre più.
«È proprio perché lo amo che rinuncio a lui» spiegò, sentendo dentro di sé la verità di quelle semplici parole, seppur sapesse che risultavano assurde per il cugino.
Costui, infatti, arricciò le labbra in una smorfia che rappresentava tutta la sua contrarietà.
«Non tutto è ancora perso, Clarisse. Ho visto come ti guardava, e di certo quello non è lo sguardo di una persona che ti odia» continuò Massimo. «Forse non lo vuole dare a vedere, ma ti ama ancora. È per questo che credo lui ti perdonerà se gli parli, ma devi farlo subito. Non puoi aspettare che sia lui a venire da te; è troppo orgoglioso per farlo...
«Non l'hai ancora perso, ma se aspetti accadrà; con il passare del tempo comincerà a credere che tu non l'abbia mai amato, perché altrimenti avresti lottato di più per lui...»
«Tu non capisci!» lo bloccò. «Lui già pensa che io non l'abbia mai amato.»
Lo disse alzando la voce, facendo cambiare espressione al cugino, che non se lo aspettava.
Rimase in silenzio, come se anche lui credesse che ormai non ci fosse più nulla da fare. Quando, però, la ragazza abbassò la testa rassegnata, un sorriso gli illuminò il viso.
«E allora convincilo del contrario» suggerì ottimista. «Dopotutto sei sempre la stessa persona che ha conosciuto, solo con un nome diverso.»
Anche a Clarisse sfuggì un sorriso, ma non di incoraggiamento come al cugino, bensì di tristezza.
«Non ne sono così sicura... Non ho idea di chi delle due abbia effettivamente conosciuto; di chi si sia innamorato: se di me... o di lei.»
«Ti assicuro che tu non sei mai stata lei» disse mettendole una mano sulla spalla. «Avrai anche cercato di farla vivere al tuo posto, ma alla fine non hai mai cambiato il tuo carattere, né il tuo vero essere.»
Clarisse lo osservò, cercando di scorgere nei suoi occhi un qualche indizio che stesse mentendo, ma non notò nulla e una sollevazione crescente si fece strada nel suo cuore.
In quelle settimane aveva più volte rimurginato su quel pensiero, arrivando a credere che il rapporto che aveva avuto con Davide non sarebbe mai potuto tornare come prima, neanche se avessero chiarito.
Ora, però, aveva ottenuto la risposta che le mancava, e le sembrava così stupido rinunciare a tutto quello che Davide significava per lei.
Abbracciò Massimo come mai prima lo aveva abbracciato, stringendolo a sé con il primo vero sorriso che le illuminava il volto.
«So che ti è sembrato strano questo mio comportamento, soprattutto a causa di ciò che è capitato in precedenza, ma voglio vederti felice, e credo veramente che Davide possa essere un nuovo punto di partenza per te» le sussurrò all'orecchio lui, mentre ancora si stringevano. «E, poi, devo ammettere che non è così male come credevo» concluse, con un sorriso divertito sulle labbra.
Clarisse non disse nulla, continuando a sorridere. Non ci aveva mai fatto caso, ma in a quel momento aveva capito quanto tenesse al giudizio di Massimo.
Ora era più serena.
Si staccò da lui, incrociando il suo sguardo prima di ringraziarlo, accorgendosi che il legame che gli univa stava diventando sempre più simile a quello tra fratello e sorella.
Dopo tre settimane di silenzio, i dubbi possono venire a tutti. Clarisse era arrivata a credere che Davide avesse in realtà conosciuto sua sorella, e quindi si fosse innamorato di un'altra persona. Per questo era pronta a lasciarlo andare, rinunciando a lui, sapendo che non avrebbe mai potuto reggere un'eventuale confronto.
Con sorpresa è stato proprio Massimo a farla ragionare e a farle cambiare idea, lasciando da parte eventuali gelosie e facendo la cosa più giusta per sua cugina.
Resta però ancora una cosa da sapere: Davide sarà disposto ad ascoltarla e, soprattutto, a perdonarla?
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Per il prossimo capitolo salterò una settimana, perciò lo pubblicherò il 27 aprile 💕.
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