Capitolo 21
Appena mi svegliai corsi in bagno e mi feci una lunga doccia, sia per togliermi di dosso il sudore, che la paura. Ammetto che quel sogno non si puó definire un incubo terrificante, ma qualcosa in esso mi ha messo in guardia. Come se ci fosse qualcosa, o qualcuno, che mi dovrebbe avvertire.
Mi ricordo di tutto in modo confuso, ma una frase che mi ha colpito é stata quella che mi ha detto Liam. 'Stai tranquilla. Fidati di me'
Perché mi dovrei fidare di uno sconosciuto? Anche Niall, all'inizio, era uno sconosciuto e io mi ero letteralmente buttata tra le sue braccia, ma era successa tutt'altra cosa: lui mi aveva confuso (in senso positivo) fin da subito, quasi in modo tranquillizzante.
Invece con Liam era diverso. Appena l'ho visto non ho pensato certo che fosse malvagio, ma qualcosa in lui mi faceva intuire che portava solo guai. L'avvertimento di Niall forse mi ha anche fatto cambiare idea sul suo conto, ma non posso dire per certo chi diavolo sia.
Resta comunque il fatto che io non riesco a fidarmi di lui.
La cosa che purtroppo mi mette contro quello che penso, é il sogno: mi ha detto 'fidati di me'; é come se la mia mente capisse giá che affidarsi a lui era la cosa migliore. Tutto il contrario, appunto, di quello che invece il mio istinto mi diceva.
Quindi cosa fare? Ero davvero indecisa se mandargli un messaggio, e quindi dirgli che gli avrei fatto fare quel giro della scuola o invece ignorarlo, e fare come mi ha detto Niall. Ero davvero combattuta, ma alla fine risposi a quel SMS.
Hai ragione. Posso rimediare se vuoi. Lunedí, durante la ricreazione?
La risposta non tardó ad arrivare:
Certo, con piacere. :)
Era sabato, quindi avevo tutto il giorno, e tutta la domenica, per svagarmi e non pensare a tutte le domande che invece vorrei porgli. Come per esempio se conosce Niall, oppure perché non si é fatto piú vedere a scuola.
Non mi fido, ma quel ragazzo, a quanto pare, mi incuriosisce molto.
Era il momento di fare colazione, cosí scesi di sotto e, con mia grande sorpresa, incontrai Niall, da solo. La sua ochetta dove era andata a finire? L'aveva buttata fuori di casa appena finito il divertimento? Mi fanno schifo entrambi. Soprattutto lui perché siamo amici e non mi ha detto che si frequentavano. Se cosí si puó chiamare questa cosa.
Si doveva essere accorto della mia faccia disgustata, e un pó irritata, perché mi chiese:
-Qualcosa non va?- Lo guardai negli occhi: diceva sul serio? Okay é la sua vita, e io non mi dovrei intromettere, ma...non ce la faccio. Decisi di mantenere un'espressione sorridente e gli risposi con noncuranza.
-No, va tutto alla grande.- Presi i cereali e il latte, e incominciai a mangiare, senza guardarlo.
-Okay, io vado di sopra. Se hai bisogno di qualcosa...-
-Ah, io no di sicuro. Ma forse Emma ti potrebbe cercare. Se viene la mando direttamente in camera tua.-
Stupida, cretina, stupida, cretina.
L'avevo detto sul serio ad alta voce? Ora se si incazzava ne aveva il pieno diritto. Mi vergogno un pó, ma non me ne pento. Anzi, gli fa bene sapere come vedono gli altri questa 'cosa'.
Okay, forse peró attaccarlo cosí non é la cosa migliore. Sa essere molto calmo e controllato, ma di solito con queste mie uscite si arrabbia. E infatti dovetti sorbirmi per tutto il giorno il suo sguardo truce e le sue occhiatacce, che se avrebbero potuto, mi avrebbero fulminata sul serio. Alla fine, dato che non mi degnava di una parola, feci quello che una persona piú matura avrebbe fatto fin dall'inizio: sono andata a parlargli.
Mi stavo avvicinando alla sua porta, quando sentii il suono di una chitarra e una voce melodiosa che mi fece dimenticare il motivo per cui mi trovavo lí. Lo ascoltai per un pó di tempo, tanto che riconobbi la canzone:
'Cos I dont know who I am, who I am without you,
All I know is that I should.
And I don't know if I could stand another hand upon you,
All I know is that I should.
'Cos she will love you more than I could,
She who dares to stand where I stood.
See I thought love was black and white
That it was wrong or it was right
But you ain't leaving without a fight
And I think I am just as torn inside.
Titubante aprii la porta, dimenticando il discorso che mi ero ripetuta in mente, e che dovevo dirgli per riparare allo sfogo di questa mattina. L'ho osservato con molto interesse e curiositá mentre suonava e cantava: mi ricordavo di aver visto una chitarra nella sua stanza, quel giorno che sono entrata, insieme a Sofia, qua dentro senza il suo permesso. Piú lo ascoltavo e piú mi ipnotizzava con la sua voce. Era bravissimo, con un grande talento.
Applaudí e cosí conquistai la sua attenzione. Lui era sorpreso e allo stesso tempo imbarazzato.
-Oh. Ciao Jess, non mi ero accorto che eri entrata.-
-Giá. Approposito sei davvero bravo a suonare. Senti io...- Lo guardai negli occhi e cercai di non badare al mio orgoglio che mi urlava di non scusarmi.
-Mi dispiace.- Cominciammo a ridere, perché lo avevamo detto entrambi nello stesso momento. Approfittai del momento per sedermi sul letto, e cosí costringendolo ad ascoltarmi.
-Sono venuta per scusarmi. Non avrei dovuto parlarti in quel modo. È solo che...- La mia voce si affievolí. Lui mi spronó a continuare.
-Continua.- Non volevo ammettere di stare in quella situazione. Non mi piace espormi cosí tanto.
-É solo che in questo periodo tutti gli amici che ho non mi parlano piú di cosa gli accade. Non solo delle cose belle, ma anche dei problemi. Un amico serve a questo, ma a quanto pare nessuno mi considera tale.- Mi guardó con occhi gentili e lentamente, quasi per darmi il tempo di tirarmi indietro e sfuggire al suo tocco, Niall mi accarezzó la guancia dolcemente, sussurrandomi parole di conforto:
-Se qualcuno, ma anche io, non ti diciamo alcune cose, é perché ti vogliamo cosí tanto bene che ti vogliamo proteggere.- Alzai un sopracciglio e abbassai la testa.
-Vuoi dire che sono fragile?- Dissi in tono sprezzante. Era proprio quello che volevo evitare di essere. Maledizione. Sbuffai e mi alzai. Non gli diedi modo di rispondere, e attaccai ancora con un'altra domanda:
-E cosa vorresti dire con 'anche io', che cosa non mi hai raccontato?- Lo vidi nei suoi occhi: era agitato e avrebbe voluto non rispondere, ma lo fece.
-Mi riferivo alla questione di Emma.- Volevo urlargli che era un bugiardo e che lei non centrava niente. Lo capivo, non ero una sciocca, ma rimasi immobile e in silenzio.
L'ha intuito anche lui che non ero cosí stupida da credere a quelle parole. Mi voltai per non guardarlo piú in faccia, e sentii le lacrime che minacciavano di scendere.
Avrei voluto uscire da quella stanza con un peso in meno sui miei sensi di colpa, ma ora era impossibile: mi sentivo uno schifo. Feci per andarmene, ma lui mi bloccó il braccio prima che potessi anche solo fare un passo. Mi fece voltare e cosí mi ritrovai con il viso a pochi centimetri dal suo.
Le nostre labbra si sfiorarono, ma non andammo oltre: io mi allontanai prima che lui potesse baciarmi. Non nego la scarica elettrica che ho sentito attraversarmi il corpo quando le sue dolci labbra hanno sfiorato le mie, ma non posso.
Non posso e non devo.
Zayn: lo dovevo fare per lui. Non potevo tradirlo, non sarebbe stato giusto. O meglio, lo sarebbe stato se fossi una stronza vendicativa. Uscii velocemente da quella stanza senza dire una parola, i fatti hanno detto molto di piú di qualsiasi cosa avrei potuto dirgli.
Chiusi la porta della mia camera a chiave e mi stesi sul letto. La mia testa scoppiava, e non aiutó il display del mio telefono che si era illuminato: era Zayn. Il senso di colpa mi assalí come un'onda molto potente. Esitai per alcuni istanti, ma alla fine accettai la chiamata.
-My corner-
Volevo solo dirvi se per favore potete passare a dare un'occhiata ai primi capitoli. Ho finito la revisione, e vorrei sapere se sono migliori o no. :)
Se non ne avete il tempo fa lo stesso, vi ringrazio comunque di esserci ancora.♡
Ah, e questo capitolo sarebbe un regalino per tutti noi poveri umani che dobbiamo domani iniziare la scuola, o una consolazione per chi l'ha giá iniziata.
-Baci, Sabrina.-
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