Capitolo Uno
Zaira è seduta ad occhi chiusi con la schiena appoggiata ad una quercia, ascolta il leggero rumore dell'acqua che si increspa sulla superficie del lago di fronte a lei, assecondando i dolci sospiri del vento che le accarezza il viso. Sorride quando in mezzo a quel silenzio si leva il cinguettio di alcuni piccoli passerotti che salutano con gioia il ritorno della madre. Zaira apre gli occhi e osserva l'uccello avvicinarsi e tuffarsi tra le fronde di quella grande quercia.
«Ciao!»
Una voce maschile la risveglia dai suoi pensieri. Sorpresa, abbassa lo sguardo verso quella voce. Davanti a lei c'è un ragazzo in costume, il corpo ancora bagnato. Ad occhio e croce ha un paio d'anni più di lei, i capelli castani bagnati formano dei mezzi riccioli sulla sua fronte. Ma quello che davvero colpisce Zaira sono i suoi occhi, dello stesso colore dell'acqua del lago che ha davanti. Non si accorge che lo sta fissando finché un'altra voce la riporta alla realtà...
«Principessa...»
Zaira aprì gli occhi e vide davanti a sé Soraya, la sua migliore amica, che la scrollava per svegliarla.
«Ok, ok, sono sveglia!»
«Oh bene, mi stavo preoccupando. Non ti svegli mai così tardi.»
Zaira sorrise, tornando per un momento con il pensiero al ragazzo del suo Sogno.
«L'ho sognato!» esclamò felice.
Aspettava da settimane quel giorno, esattamente dal suo cinquantesimo compleanno. Ogni principessa delle ninfe era destinata ad un umano, che le si manifestava in sogno durante il suo cinquantesimo anno, ed ora finalmente anche Zaira l'aveva sognato; ora finalmente sapeva chi era l'umano destinato a divenire il suo principe e a garantirle il trono attraverso il matrimonio.
«Davvero? E com'è? È carino?» fece Soraya, improvvisamente curiosa.
«Non è solo carino! È semplicemente bellissimo! Dovevi vedere che occhi aveva!» esclamò sognante.
«Beh, allora trovalo! Così posso vederlo anche io!»
«Ehi! Attenta a quello che dici! Lui è mio!» scherzò lei.
«Lo so, lo so! Poi io ho già Lucas! Gli anni ormai si vedono per lui, ma è ancora un bel bocconcino, non credi?»
Zaira notò che a Soraya si illuminavano ancora gli occhi quando pensava a suo marito, nonostante i diversi anni di matrimonio. Era stata una delle poche ninfe ad essersi davvero innamorata del proprio compagno. Solitamente, infatti, le ninfe uscivano a caccia di uomini, e appena ne trovavano uno di loro gradimento, lo soggiogavano e lo portavano al castello, ma vivendo in una società prevalentemente femminile, in cui gli uomini erano poco più di marionette per la soddisfazione e la riproduzione delle ninfe, difficilmente riuscivano a provare dei veri sentimenti per loro. Soraya invece aveva scelto Lucas dopo diverse uscite, dopo averlo conosciuto bene, un po' come facevano gli umani. Zaira non aveva mai capito perché se ne fosse data tanta pena.
Soraya era più vecchia della principessa Zaira, aveva quasi duecento anni, anche se, come per tutte le ninfe, a vederla nessun umano gliene avrebbe dati più di venti, sedici nel caso di Zaira. Per questo la ragazza si sentiva a suo agio con lei, come se fosse una sua coetanea. Inoltre lei era la sua dama di compagnia, era sempre stata al suo fianco fin da quando era piccola, quindi in un certo senso era inevitabile che si sentisse legata a lei.
«Beh sì, ma fidati che anche il mio bel sogno non era niente male! Ora, tempo di vestirmi, e vado fuori a cercarlo!» rispose Zaira.
«La regina vorrà vederti prima che tu esca...»
«Ci andrò dopo, non vedo l'ora di conoscerlo, è da tanto che aspetto di incontrarlo!»
Soraya annuì.
«Hai ragione. Aspettiamo tutti da molto.»
Zaira non aveva bisogno che Soraya glielo ricordasse, sapeva bene che non le restava molto tempo. Delphina, regina delle ninfe di quel lago e sua madre, si era improvvisamente ammalata. Zaira era convinta che fosse colpa delle sirene, ma non aveva alcuna prova, quindi finché non avesse scoperto qualcosa in più non poteva fare nulla se non cercare di alleviare le sofferenze della madre insieme alle altre sue sorelle. Infatti, anche se i loro poteri curativi erano in grado di guarire quasi ogni malattia umana, non riuscivano a far nulla per guarire la misteriosa malattia che aveva colpito la loro regina, riuscivano solamente a rallentare il graduale peggioramento delle sue condizioni. Come se ciò non bastasse, Zaira doveva sbrigarsi a trovare il suo principe e a sposarsi, perché, se sua madre fosse morta prima del tempo, senza un marito in grado di garantirle una erede lei non avrebbe potuto succederle al trono. Questo avrebbe indebolito notevolmente le ninfe nella lotta che, da anni, si perpetrava contro le sirene; le quali si erano stabilite in quel lago e non desideravano altro che reclamarlo per loro cacciando le ninfe.
«Beh, visto che devi andare a caccia prova questo, lo indossavo quando ho incontrato Lucas, magari ti porta fortuna.» continuò Soraya.
Le porse uno dei suoi vestiti, prendendolo dal suo armadio, accanto a quello di Zaira, nell'immensa camera che condividevano da sempre. Era un semplice abito lungo di seta rosa, impreziosito da alcuni brillanti sulla scollatura, era magnifico, e appena se lo provò Zaira rimase stupita di quanto le stesse bene. Quel vestito sembrava fatto apposta per lei, esaltava alla perfezione la sua bellezza sovraumana, i capelli biondi e lisci, gli occhi che riflettevano il colore dell'acqua del lago e che, a seconda della luce che li colpiva, spaziavano da un verde smeraldo all'azzurro del cielo.
Uscita dal castello subacqueo in cui viveva, Zaira si rese visibile agli occhi mortali e assunse la sua forma umana, altrimenti la sua pelle traslucida, a causa delle squame da pesce, avrebbe causato troppo scompiglio. Emerse dall'acqua e, mentre si dirigeva a riva, il suo sguardo scorse rapidamente i volti delle varie persone che avevano approfittato della bella giornata per farsi un bagno e godersi gli ultimi giorni di sole prima dell'arrivo dell'autunno. Diverse persone si voltarono a guardarla, e udì distintamente una voce femminile: «Guarda quella! Ha davvero fatto il bagno vestita così?» Zaira la ignorò, continuando a camminare.
Sono la principessa delle ninfe! Figurati se mi vesto come una stupida umana! pensò.
Zaira raggiunse la riva leggermente delusa, il ragazzo che aveva sognato quella notte non c'era, riconobbe però la quercia sotto cui si era seduta, e vide Melia, una delle sue poche amiche fuori dal castello.
«Ehi, ciao Mel, come stai?» le chiese, avvicinandosi alla quercia in cui viveva la sua amica.
«Tutto bene, come al solito. Me ne sto qui, ad osservare gli uomini godere delle ultime giornate di sole, del tutto ignari di quanto ci sia oltre il loro sguardo.»
Zaira sorrise, riflettendo sulle parole della sua amica. Gli umani non potevano vedere Melia, né potevano scorgere le amadriadi che vivevano in quegli alberi, e le ninfe che popolavano quel lago. Per rendersi visibili esse dovevano ricorrere ad un incantesimo per acquisire un aspetto umano, altrimenti gli umani sarebbero rimasti sconvolti. Guardò Mel e immaginò lo scandalo che avrebbe generato se gli umani avessero visto la sua vera forma. Una donna nuda dalla pelle marrone, gli occhi verdi e diversi ramoscelli con piccole foglie verdi come capelli. Sarebbero sicuramente fuggiti terrorizzati.
«Tu come te la passi? Come mai da queste parti?» le chiese Mel.
«Beh, ho sognato mio marito. Sono uscita per cercarlo, ma a quanto pare il Sogno si sbagliava. Andrò a cercarlo in città.»
Un'espressione incredula si dipinse sul volto di Melia.
«Il Sogno si sbagliava? Ma è impossibile... Dove avresti dovuto incontrarlo?»
Il cinguettio di alcuni piccoli passerotti le fece alzare lo sguardo, un passero stava raggiungendo i suoi piccoli, e Zaira venne colta da un senso di déjà-vu, senza però ricordare quando aveva già vissuto quella scena.
«Dovevamo incontrarci qui, davanti a te...» disse, sovrappensiero.
Mel non le rispose, notando il ragazzo che, di ritorno da un bagno nel lago, si stava avvicinando all'amica, rapito, come ogni umano, dalla sua innaturale bellezza.
«Ciao!» esordì lui, avvolgendosi in un asciugamano per asciugarsi.
Zaira si voltò e riconobbe il ragazzo del suo sogno, ricordando improvvisamente dove aveva già sentito il cinguettio dei passerotti: il Sogno. Zaira pronunciò nella sua mente l'incantesimo che l'avrebbe vincolato a sé e si affrettò a rispondere, per evitare di fissarlo e far la figuraccia che aveva sicuramente fatto nel sogno.
«Ciao! Ti stavo aspettando.» disse lei, alzandosi.
Lui la guardò stupito da quelle parole.
«Perché? Ci conosciamo già?»
Zaira si stupì, l'incantesimo non poteva non aver funzionato, era sicura di averlo pronunciato correttamente.
Il ragazzo del Sogno deve essere lui, è tutto uguale al Sogno, allora come mai l'incantesimo non ha funzionato? pensò.
«Oddio scusami! È che hai un volto familiare....» esclamò, cercando di salvarsi dalla figuraccia.
Decise di riprovarci, pronunciando di nuovo tra sé l'incantesimo.
«Che dici? Andiamo?» disse dirigendosi al lago, sicura che questa volta l'incantesimo avesse funzionato.
«Dove?» chiese lui, senza capire.
Zaira non riusciva a crederci. Mel dalla sua quercia era stupita quanto lei, non aveva mai sbagliato un incantesimo, senza contare che erano anni che si esercitava con i compagni delle sue sorelle con quell'incantesimo, ed ora aveva fallito ben due volte. Zaira capì che c'era qualcosa sotto, per qualche motivo lui era immune alla sua magia. Per accertarsene decise di provare con un altro semplice incantesimo. Si concentrò e cercò di provocare un soffio di vento dirigendolo verso di lui. Appena vide l'effetto che si era creato intorno ai suoi piedi non ebbe più dubbi: qualcosa bloccava la sua magia. Le foglie d'erba a terra si muovevano sotto la spinta della brezza, ma intorno ai suoi piedi rimanevano immobili, immuni a quel soffio magico. Zaira non riusciva a capire, a quanto ne sapeva, non esisteva alcun modo per un umano di contrastare la magia di una ninfa.
«Ehm... lo so che sei confusa... non capisco nemmeno io cosa succede, ma lo stai fissando, e lui ti ha appena fatto una domanda!» le sussurrò Mel.
Zaira si riscosse dai suoi pensieri. Il Sogno non sbagliava mai, era lui l'uomo che avrebbe dovuto diventare suo marito, e visto che il suo incantesimo non aveva funzionato, decise che l'avrebbe fatto innamorare alla maniera degli umani per poi convincerlo a seguirla, anche se ci sarebbe senz'altro voluto più tempo. Tempo che probabilmente non aveva, ma non aveva altra scelta: il destino aveva scelto lui come futuro principe delle Ninfe, non poteva certo ripiegare sul primo che passava.
«A fare un bagno!» propose lei, cercando di salvare la situazione.
«Non ho tempo, mi dispiace, sono venuto solo a fare una rapida nuotata, tra poco devo tornare a scuola. Certo che sei strana forte, però.» commentò lui, con una risatina.
Perfetto! Ho appena deciso che voglio farlo innamorare, e lui pensa che sono strana, cominciamo bene! pensò Zaira.
«Oh sì, scusa, è che proprio stanotte ho sognato un ragazzo che ti assomigliava tantissimo, quindi ero un po' frastornata.» si giustificò lei, con aria innocente. «Ricominciamo da capo, ok? Piacere, io sono Zaira.»
Gli porse la mano come aveva visto fare più volte agli umani, lui gliela strinse.
«Piacere mio, io sono Alan.»
Lui sorrise e Zaira si accorse che aveva davvero un bel sorriso. C'era qualcosa in quel ragazzo...
È quasi troppo bello per essere un umano. pensò.
«E così mi hai sognato? A quanto pare era un sogno premonitore.» Alan ridacchiò.
Alan non si poteva rendere conto di quanto fosse vero ciò che aveva appena affermato.
«Sembrerebbe di sì» disse Zaira con un sorriso.
«Beh, cambiando argomento, che fai di bello nella vita?»
Alan non poteva sapere come una domanda così apparentemente banale potesse mettere in difficoltà Zaira. Non poteva raccontargli nulla della sua vita da ninfa, non poteva certo svelare il suo segreto al primo umano che incontrava, anche se tale umano era il suo Sogno, lo avrebbe fatto scappare a gambe levate. Mentre Zaira rifletteva per inventarsi qualcosa per uscire da quella situazione, notò un ragazzo, più o meno dell'età di Alan, che si avvicinava a loro correndo.
«Alan! Eccoti! Hai per caso perso la cognizione del tempo? Lo sai che la Scott ci mette in punizione se arriviamo in ritardo un'altra volta! E succede sempre per colpa tua! Ma perché vengo a cercarti ogni dannata volta?»
Alan sorrise di nuovo, voltandosi verso il suo amico.
«Perché sei il mio migliore amico! Non mi lasceresti mai nella merda da solo!»
«È vero, ma non ho nessuna intenzione di finire in punizione con te, quindi muovi il culo e torniamo a scuola!»
«Arrivo, arrivo!» disse, mentre si affrettava a seguire l'amico che intanto si era incamminato.
«Ciao, ci vediamo!» esclamò in direzione della ragazza.
Zaira gli rivolse un cenno di saluto mentre lo guardava allontanarsi. Dopo poco però si rese conto che non sapeva nulla di quel ragazzo se non il nome, e che doveva fare assolutamente qualcosa, non poteva permettersi di rischiare di non vederlo più.
Così, nonostante la voce della sua coscienza le ricordasse in continuazione quanto quel comportamento fosse sbagliato, si rese invisibile ad occhi umani, salutò con un cenno Melia e lo seguì.
Origliò per un po' le loro conversazioni, intenzionata a capire che impressione aveva suscitato nel suo Sogno, oltre al fatto di essere 'strana forte'. Ben presto però rimase delusa, non stavano parlando di lei, stavano discutendo di scuola e videogiochi, così dopo poco Zaira non riuscì a fare a meno di annoiarsi, perdendosi nei suoi pensieri.
Li seguì finché non li vide entrare a scuola, poi decise di tornare al lago. Ora che sapeva dove trovarlo, la voce della sua coscienza si era fatta troppo insistente, e le impedì di pedinarlo oltre. Inoltre voleva parlarne con sua madre e Soraya, capire cosa non aveva funzionato, e trovare il modo di farlo innamorare prima che le condizioni della regina si aggravassero troppo.
CANTUCCIO DELL' AUTRICE:
Oltre che alla mia beta, per questo capitolo un ringraziamento speciale anche a RagazzaAngelica per l'aiuto che mi ha dato per sistemarlo. Grazie mille Giulia :)
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