Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo Cinque

Zaira e Iris si erano appena sedute in mensa quando Ethan ed Alan le raggiunsero, Alan si sedette accanto a Zaira mentre Ethan salutava Iris con un bacio. Zaira distolse lo sguardo, imbarazzata, prendendo a fissare uno strano simbolo inciso sul tavolo da qualche studente con eccessivo interesse.

«Che c'è?» le chiese Alan.

Lei non rispose, si limitò a scuotere la testa, afferrando la forchetta e infilzando due dei pisellini nel suo piatto.

«Allora, come è andata la mattinata?» le chiese ancora.

«Due ore del professor Smith, una di chimica, di cui non capisco niente, e due ore di inglese, fai un po' tu...»

«Oh, così hai conosciuto la Scott?» fece lui.

«Già, la lezione non finiva più, anche se il professor Smith era decisamente peggio.»

«Aspetta a dirlo, prova ad arrivare in ritardo ad inglese, allora sì che mostrerà la sua vera natura!» scherzò Alan.

Zaira si mise a ridere. «Non ci tengo, grazie.»

Zaira aveva appena finito di mangiare, quando Alan la prese per mano e la trascinò con sé fuori dalla mensa.

«Ehi! Che fai?» disse lei, correndo per stare al passo.

«Beh, ti avevo promesso un giro della scuola, no? Forza, non abbiamo molto tempo prima della fine della pausa pranzo.»

Lui non le diede il tempo di replicare e si incamminò verso l'ala della scuola dove aveva seguito le lezioni del mattino.

«Ecco, in questa ala della scuola si svolgono tutte le lezioni e i laboratori.»

Attraversarono il lungo corridoio e Zaira si soffermò ad osservare le targhette accanto ad ogni porta, cercando di memorizzare dove si trovassero le aule dei suoi professori e i vari laboratori. Entrarono nel laboratorio di disegno, dove la giovane fu subito investita dall'odore della carta e dei colori e rimase affascinata, osservando i disegni degli studenti appesi alle pareti. Non erano al livello dei quadri umani che decoravano il castello, ma erano molto colorati e davano un'aria accogliente alla stanza. Era impaziente di seguire la sua prima lezione in quella classe e di provare a dipingere, sebbene non l'avesse mai fatto.

Usciti dal laboratorio di disegno, entrarono in quello di informatica. In esso, Zaira vide una ventina di strane scatole con accanto delle specie di TV. Non aveva mai visto niente del genere; certo, in passato le era capitato di scorgere alcuni umani al lago con dei 'computer' appoggiati alle ginocchia, tutti intenti a premere dei tasti per far comparire delle lettere sugli schermi luminosi, ma aveva sempre preferito sedersi ad osservare il lago e la natura piuttosto che perdersi di fronte ad uno schermo. Guardando meglio le strane scatole vicino ad ogni schermo, notò delle etichette che numeravano i 'computer' progressivamente. Non avrebbe mai creduto che esistessero computer così ingombranti.

«Non ti fare troppe illusioni, anche se dovrebbero, i prof non ci portano mai in aula informatica, ma se vuoi il pomeriggio l'aula resta aperta per chi avesse bisogno di fare delle ricerche su Internet.» le spiegò Alan.

Zaira non aveva idea di cosa fosse 'Internet', ma, a giudicare dalla naturalezza con cui lui ne parlava, si sarebbe sentita una stupida a chiederglielo; così, decise di lasciare correre e lo seguì fuori dalla stanza. Tornarono verso l'ala centrale della scuola.

«Qui c'è la mensa, la segreteria, e gli armadietti degli studenti, ma questo già lo sai. Ora vieni, andiamo a vedere le aule dei club pomeridiani. Tu quali corsi hai scelto?»

«Ehm... ancora nessuno, che corsi ci sono?»

Zaira ricordò in quel momento che il giorno prima Soraya le aveva dato una serie di fogli e depliant della scuola da leggere; lei li aveva ignorati, credendo fosse solo semplice pubblicità. Ora si pentiva di non averli letti, poiché, a sentire le parole di Alan, sembrava che in quella scuola fosse obbligatorio scegliere almeno due corsi pomeridiani.

«Beh, c'è nuoto, pallavolo, teatro, giornalismo, musica, informatica... Ah già, ci sono anche le cheerleader, ma solo se stai simpatica ad Abigail, ma in tal caso non staresti simpatica a me...» disse lui, con un sorriso.

«Perché? Chi è Abigail?»

«Non l'hai conosciuta? Sei fortunata, anche se ho l'impressione che presto toccherà anche a te. È la capo cheerleader della scuola e ci detestiamo a vicenda.»

«Come mai?»

«Diciamo che io l'ho rifiutata e lei è andata a dire a tutta la scuola che sono gay.»

Zaira scoppiò a ridere. Certo, quella poteva essere una spiegazione al suo comportamento di quella mattina, ma non riusciva proprio ad immaginarsi Alan con un uomo. Senza contare il fatto che Ethan aveva parlato alla madre di Alan di lei, quindi non poteva essere davvero gay.

«Ethan non sembra pensare che tu sia gay e anche Iris oggi, a lezione, mi continuava a tessere le tue lodi. Ho pensato che fosse innamorata di te, ma poi ho visto che sta con Ethan. Evidentemente, ti ammira molto.» osservò Zaira.

«Nessuno ha creduto ad Abigail, e fidati, Iris stava solo cercando di spingerti tra le mie braccia. Ma dovrebbe smetterla di cercarmi la ragazza, so farlo da solo, anche se non mi interessa più ormai» disse.

Zaira notò che era improvvisamente diventato triste e gli dispiacque vederlo così. Avrebbe voluto fare qualcosa per lui, voleva saperne di più, anche se sentiva che costringerlo a parlarne gli avrebbe fatto male, eppure aveva bisogno di capire perché lui non volesse più innamorarsi. Si rese conto che per la prima volta non era la sua missione il principale motivo, voleva conoscere la sua storia per trovare il modo di farlo stare meglio.

«Come mai?» gli chiese «Se non sono indiscreta, ovviamente.»

«È una lunga storia, te la racconterò, ma ora non abbiamo tempo. Andiamo dai, c'è ancora molto da vedere.» le disse, prendendole la mano e trascinandola nuovamente con sé.

Che entusiasmo! È una scuola, mica un parco giochi! pensò lei.

Alan le mostrò la sala prove del corso di teatro, la redazione del giornalino scolastico e la palestra, poi entrarono in piscina. Zaira rimase incantata di fronte a quello specchio d'acqua, calmo e lucente. Era una semplice piscina, nemmeno tanto grande in effetti, ma lei moriva dalla voglia di farsi una nuotata. Era tra gli umani da un solo giorno, ma già le mancava farsi una nuotata in tranquillità. Alan parlava, ma Zaira non lo ascoltava. Fu tentata di togliersi la maglietta e i jeans e tuffarsi in acqua, tuttavia, sapeva che poi Alan l'avrebbe creduta ancora più strana.

«Ci facciamo un bagno?» gli chiese, quasi supplicandolo.

Lui rise.

«Non si potrebbe entrare in piscina al di fuori delle lezioni, però mi piacerebbe, una volta tanto, infrangere questa stupida regola e farmi un bagno, solo che ora non c'è tempo, la pausa pranzo è quasi finita e tu devi andare in segreteria a comunicare quali corsi hai scelto.»

Già, i corsi. Zaira sicuramente avrebbe scelto nuoto, ma per il resto non aveva idea di quale altro corso scegliere, non aveva mai provato a fare nessuna delle altre attività, non sapeva se ne sarebbe stata capace, eppure doveva scegliere.

«Beh, senz'altro sceglierò nuoto. Poi, non saprei... Iris che corsi segue?» chiese lei, se doveva frequentare un corso su qualcosa che a malapena conosceva voleva almeno avere una faccia amica vicino.

«Allora, a nuoto saremo insieme. Comunque, Iris fa teatro e... musica, mi pare.» spiegò Alan.

«Bene, allora io seguirò nuoto e teatro!» decise lei.

«Saresti perfetta per la parte della Sirenetta, allora!» scherzò lui.

Zaira sorrise, triste, ripensando alle sue sorelle e alle sirene che minacciavano il suo regno. Perché le cose non potevano restare come quando era bambina? Perché le sirene ora dovevano volere il lago tutto per loro?

«Ehm... ho detto qualcosa che non va?» chiese Alan, preoccupato dal suo repentino cambio d'umore.

Lei si riscosse subito, non poteva farsi vedere debole e non voleva dovergli mentire.

«Non è niente, tranquillo.»

Alan sospirò, la sua risposta non lo aveva convinto.

«Anche tu hai i tuoi scheletri nell'armadio, vedo. Bene, andiamo dai, o faremo tardi.»

Si diressero in silenzio verso la segreteria. Zaira non riusciva a capire se Alan si fosse offeso, era rimasto silenzioso per tutto il tragitto, eppure la sua espressione non era arrabbiata. Allora perché aveva smesso di parlare? In fondo anche lui non voleva parlarle del motivo per cui non voleva avere più ragazze, perciò perché se la prendeva ora?

«Non è niente davvero, è solo che non mi piace molto quella storia, tutto qui.» mentì lei.

Lui le sorrise, convinto, o almeno così sembrava. Andarono in segreteria e appena Zaira finì di compilare il modulo di iscrizione ai corsi suonò la campanella, la pausa pranzo era appena finita.

«Uff, è già ora di tornare in classe?» sbuffò il ragazzo. «Mi sa che mi toccherà darmi una mossa, prima di arrivare in ritardo anche oggi. Ma mi raccomando, prima o poi la dobbiamo fare quella nuotata clandestina!»

Zaira si mise a ridere e annuì, elettrizzata all'idea di farsi una nuotata da sola con lui.

«Promesso?» chiese lui.

«Promesso! Lo aveva detto Ethan che mi avresti portato su una cattiva strada!» rise lei.

«Veramente la nuotata abusiva l'hai proposta tu!»

«Touchè!» ammise lei.

«Ok, ora vado prima di farmi sospendere, ci si vede!»

Alan corse via e Zaira consultò il suo orario pomeridiano. La aspettavano due lunghe ore di matematica. Matematica dopo la pausa pranzo? Tanto valeva tentare il suicidio! Zaira non era mai andata bene in matematica, Soraya aveva provato mille volte a spiegargliela, ma non c'era stato nulla da fare, la matematica le aveva dichiarato guerra dalla prima volta che si erano trovate l'una di fronte all'altra. La ragazza considerò l'idea di cominciare a saltare le lezioni già dal suo primo giorno di scuola. In quel momento, vide Iris uscire dalla mensa, così la raggiunse.

«Ehi, ciao. Alla fine Alan ti ha lasciata andare, vedo. Che lezione hai adesso?» le chiese Iris.

«Matematica» rispose Zaira, rassegnata.

«Mamma mia! Sembri un condannato nel braccio della morte! Dai, su con il morale, siamo a lezione insieme! Vedrai che, appena la capisci, la matematica è anche divertente!» le rispose l'amica allegra, incamminandosi.

Zaira non riusciva a credere alle sue orecchie.

«Ti piace la matematica?»

«Sì, perché?»

«Sei sicura? La matematica! Quella cosa con tutti quei numeri... ti piace?»

Zaira non riusciva a capacitarsene, l'aveva sempre vissuta come una tortura, non aveva mai trovato alcuna utilità in tutti quei numeri messi a caso e ora Iris le diceva che addirittura si divertiva? Quell'umana non era normale!

«Sì, mi piace. Che c'è di strano?» disse Iris, con naturalezza.

«Se lo dici tu...»

«Vedrai, la Collins ti piacerà!»

Zaira ed Iris entrarono in classe, si sedettero vicine e attesero l'ingresso della professoressa. Entrò una signora sulla cinquantina, con folti capelli ricci rossi che le contornavano il viso, occhi castani e una corporatura piuttosto robusta. Si sedette alla cattedra e scorse i volti dei ragazzi e, appena il suo sguardo si posò su Zaira, sorrise.

«Tu devi essere Zaira.» disse, controllando il registro. «Come è andato il tuo primo giorno? Spero che i tuoi compagni ti abbiano accolta come si deve. Vedrai, ti troverai bene qui. Ora, passando alla parte noiosa, come andavi in matematica nella tua scuola?»

Zaira esitò, non sapeva se le lezioni private di Soraya potessero essere interpretate come 'scuola', ma in ogni caso la matematica non sarebbe mai stata il suo forte.

«Ehm... domanda di riserva?» disse lei.

La professoressa rise.

«Non preoccuparti, sono qui per questo, se non capisci qualcosa chiedi pure senza problemi. Ora, ragazzi, cominciamo.»

Alla fine della lezione Zaira dovette dare ragione ad Iris, la Collins le piaceva, era della matematica che avrebbe fatto volentieri a meno.

«Allora? Avevo ragione, vero? La matematica non è poi così male!» le disse Iris mentre uscivano dalla scuola.

«Beh, la Collins mi sta simpatica, ma la matematica per niente!»

Iris rise.

«Vabbè, io ora devo andare a lavorare. Ma ricordati che domani si va a fare shopping insieme!»

Zaira sorrise, non vedeva l'ora. Ma non sapeva che Iris lavorasse, era un'abitudine degli umani? Avrebbe dovuto trovarsi un lavoro anche lei? Ma come avrebbe fatto a trovare un lavoro? Conosceva così poco del mondo degli umani, e la magia di persuasione non era il suo forte, era Soraya quella brava in quelle cose.

«Lavori? Dove?» chiese.

«Qui di fronte, al Black Rose Pub. Lavoro i weekend e un paio d'ore al giorno durante la settimana. Purtroppo, mia madre ha perso il lavoro e mio padre riesce a malapena a mantenerci con il suo stipendio, così cerco di portare a casa qualche soldo extra. Non è granché, ma è meglio di niente.»

Zaira rimase affascinata, era un atteggiamento molto maturo da parte della sua amica. Sembrava così allegra e spensierata, non avrebbe mai pensato che avesse problemi a casa. Per una ragazza di sedici anni non doveva essere facile lavorare e studiare e nonostante Iris avesse sempre il sorriso sulle labbra, la sua, non doveva essere una vita facile. La giovane ninfa non poté fare a meno di riconsiderare la propria vita agiata. Non poteva infatti negare di aver avuto sempre tutto ciò di cui aveva bisogno e anche di più, invece Iris doveva lavorare per assicurare alla sua famiglia una vita dignitosa. Aveva sempre considerato gli esseri umani inferiori alle ninfe, ora invece si rendeva conto di quanto si sbagliasse; certo, forse non avevano poteri magici, ma non si fermavano davanti ai problemi, non perdevano tempo a lamentarsi, si rimboccavano le mani e trovavano una soluzione, a costo di inventarsela. Erano davvero degli esseri pieni di risorse.

«Ma come fai a studiare?»

«Beh, cerco di stare attenta in classe per risparmiarmi lavoro a casa. Ma con il professor Smith non funziona molto. Infatti, in storia sono una frana.» le disse con un sorriso «Comunque, vuoi venire a fare un salto al Black Rose anche tu? Così, ti offro qualcosa e chiacchieriamo ancora un po'?»

Zaira annuì e insieme si diressero verso il pub. Chiacchierarono un po' del più e del meno e lei era contenta di aver trovato un'amica tra tutti quegli umani. Si conoscevano solo da una giornata, quindi, forse, era presto per parlare di amicizia, ma Zaira e Iris erano entrate da subito in sintonia e ora scherzavano insieme come se si conoscessero da sempre. La ninfa era impaziente di tornare a scuola il giorno dopo, e di passare il pomeriggio con Iris. Sarebbe stato piacevole non pensare alla missione per un po'.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro