15 marzo

Quella stagione era la sua preferita. Primavera; tempo di risvegli, di boccioli sui rami e di cinguettii dai nidi.
Louis era da sempre segretamente un romantico, e gli piaceva pensare che la primavera fosse il tempo perfetto per l'amore. Darsi appuntamento tra i viali del parco, ombreggiato dalle fronde nuove degli alberi, prendersi per mano e chinarsi per raccogliere una primula, da portare furtivamente alla bocca per gustarne il sapore fresco ed acidulo. Veder fiorire le ninfee del laghetto, accarezzato dalle fronde dei salici, mentre a poca distanza le paperelle borbottano nel loro delizioso chiacchiericcio, i piccoli come batuffoli piumosi che imparano a seguire la mamma, terribilmente dolci nella loro buffa tenerezza.

Louis si perdeva sempre a pensare, guardando fuori dalla vetrata che spaziava sul grande parco dell'ospedale. Amava lasciar vagare lo sguardo sugli alberi, intravedendo soltanto qualche bagliore d'acqua del laghetto, e scorgendo in parte i viottoli che lo percorrevano.
Era come ricaricare la sua riserva di positività, come far salire di nuovo la lancetta del serbatoio, e Dio sa quanto ne avesse bisogno.
Lavorava da dieci anni in quell'ospedale, e da quattro era strutturato di psichiatria.
La scelta di prendere psichiatria, che aveva provocato tumulti non indifferenti in famiglia, era andata di pari passo con la specializzazione in psicoterapia e neuropsichiatria infantile. Aveva puntato i piedi ed ottenuto un meritato ambulatorio; aveva preso a selezionare i pazienti per ottenere un target mirato, ed aveva intrapreso un trial clinico durato due anni che gli aveva fatto ottenere vari riconoscimenti accademici ed anche una intervista sul The Lancet, confermando la sua professionalità.

Aveva tra le mani un caso diverso dal solito, un favore che gli era stato chiesto pochi minuti prima dall'attuale primario, il dottor Stevenson.
Era sulle scarne informazioni che il primario gli aveva fornito che rimuginava, mentre spaziava con lo sguardo tra gli alberi del parco, in lontananza.

Harry Styles, 20 anni, orfano. Nato con deficit uditivo permanente legato ad un danno irreversibile del nervo acustico; infanzia trascorsa tra case famiglia ed affidi temporanei, fino all'età di 13 anni, quando era stato finalmente adottato da una coppia.
Percorso diagnostico e riabilitativo conclusosi con l'impianto cocleare, cioè un orecchio artificiale elettronico, quattro anni prima.
Intervento eseguito dal fiore all'occhiello dell'ospedale, il dottor Adrien Dumont, pluripremiato chirurgo otorinolaringoiatra, famoso a livello internazionale per le sue ricerche nel campo della sordità infantile e per le neuroprotesi.
Lo stimato collega, bellissimo uomo sulla cinquantina, che dimostrava vent'anni di meno ed era non solo bello, ricco e famoso nel suo ambiente, ma anche piuttosto ambito, due mesi prima si era, inaspettatamente ed inspiegabilmente, tolto la vita.