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29

5 luglio

Avevano organizzato la cena nei minimi dettagli.
Liam, oramai accettata la presenza costante di Harry accanto al suo migliore amico, aveva acconsentito a far le veci della famiglia di Louis. Avevano invitato a cena i genitori di Harry, dopo una lunga opera di convincimento da parte del medico, ma Harry era sulle spine.
-Andrà tutto bene. E se anche così non fosse, sarà sempre un passo verso di loro. Starà a loro cogliere l'offerta e riavvicinarsi, non credi?- Tentò di calmarlo Louis.
-Io devo tutto a loro. Mi hanno adottato, mi hanno accompagnato per tutto questo percorso ed hanno fatto tantissimo. Per me è dura, deluderli-
-Ma sai cos'ha scoperto Liam? Fattelo dire- lo spronò il medico, guardando l'amico.
-Il dottor Dumont ha eseguito il tuo intervento pro bono, Harry-
Harry sgranò gli occhi:
-Cosa?! L'ha fatto gratis? Non me l'hanno mai detto! E perché, poi?-
-Perché Stevenson gli ha fatto conoscere la tua storia- rispose Liam.
-In che rapporti sono tua madre ed il mio primario?- Chiese Louis, ma la conversazione venne interrotta dal campanello.
Louis andò ad aprire, digitando per loro il codice di accesso tramite l'ascensore.
-Buonasera, signori Styles- li accolse Louis, mentre Liam si faceva avanti per presentarsi.
-Ciao mamma, ciao papà- li salutò timidamente Harry, nervoso. Sua madre si precipitò ad abbracciarlo, ed anche se la sentì leggermente rigida tra le sue braccia, il gesto lo rincuorò.
- Sono così felice di vederti- gli disse, ma ovviamente Harry non la sentì, e quindi lei gli afferrò la testa e ripeté per lui.
-Anch'io, mamma. Sono felice siate qui-
Il padre di Harry si schiarì la voce, e si rivolse a Louis:
-Dottor Tomlinson, nonostante gli ultimi mesi siano stati burrascosi, vorrei chiederle come posso contribuire per le spese di casa, visto che Harry ancora non è indipendente-
Harry fece un ampio sorriso: i suoi lo avevano quasi perdonato.
-Lei è molto gentile, ma non si preoccupi di questo, signor Styles. Il mio stipendio mi permette di pagare senza alcun problema il mutuo e le utenze domestiche- lo rassicurò Louis, mentre il padre di Harry gli stringeva la mano:
-La prego, mi chiami Richard-
-Ed io sono Louis. Mi permetta di presentarle il mio miglior amico, Liam Payne-
I convenevoli proseguirono, ed Harry si appartò in cucina con la madre.
-Ti vedo diverso. Sembri più adulto. Ti brillano gli occhi- gli disse Anne, mentre guardava il figlio grattugiare il formaggio.
-Sono felice, mamma- ammise Harry.
-Eravamo molto preoccupati. Lo siamo ancora. Avete tanti anni di differenza...-
-Lo so. Ma mi sono innamorato- replicò il ragazzo.
-È che sei tanto giovane... quello che ti pare giusto ora, tra qualche anno ti peserà. Tu finisci di crescere e lui invecchia, Harry-
-È questo che ti preoccupa? La differenza di età?-
-Sono tantissimi anni-
-Anche Louis è preoccupato per questo. Ma io no. E sai perché? Me l'ha insegnato Adrien. Tutto può cambiare dall'oggi al domani. Ed io voglio passare tutto il tempo che ho a disposizione, con Louis- spiegò semplicemente il giovane, andando ad assaggiare uno spaghetto mentre teneva controllati con la coda dell'occhio suo padre ed i due medici, dall'altra parte della zona giorno, vicino alla libreria.
-E tu come stai, mamma?-
-Io? Come sempre. Bene-
-Mi fa piacere. Senti, volevo chiederti una cosa. Come mai conosci il dottor Stevenson?-
La donna arrossi', aggrottando le sopracciglia.
-Lo sai. Era amico di tuo nonno-
-Mmh mmh. E quanti anni di differenza avete?-
-Più di trenta, perché?-
-Perché si può innamorarsi di persone anche molto più grandi di noi, giusto?-
Anne arrossì fino alla radice dei capelli ed impulsivamente gli diede uno schiaffo sulla guancia. Louis, Liam e suo padre si ammutolirono immediatamente, voltandosi verso di loro.
-Ehi, va tutto bene?- Chiese Louis, serio.
Harry non gli rispose, perché stava ancora guardando sua madre, sorridendo nonostante gli occhi pieni di lacrime. Anne si coprì la bocca con una mano e lo abbracciò, sconvolta.
-Scusami, Harry. Non ti avevo mai dato un ceffone in vita mia, e vorrei non avertelo dato adesso-
-Non importa, Anne. Ho capito- la assicurò il ragazzo, continuando a fissarla. Louis lasciò le cose che aveva in mano e si avvicinò, passandogli una mano sulle spalle.
-Va tutto bene?-
Harry annuì.
-Non è successo niente. Andiamo a tavola-
-Harry...- lo chiamò sua madre, appoggiandogli una mano sul braccio.
-Non ti preoccupare-
-Voglio parlarti un attimo- gli chiese, accorata.
Louis alzò un sopracciglio:
-Lei è la benvenuta a casa mia, Anne, ma mi lasci dire che un altro gesto del genere non sarà ben accetto-
-Non si preoccupi, Louis. Devo solo chiarire una cosa con mio figlio-

-Harry, sei fuori strada. Io non ho alcun tipo di infatuazione per il dottor Stevenson, e ti proibisco di fare altre insinuazioni sull'argomento- lo redarguì Anne. Harry guardò negli occhi la donna che gli aveva cambiato la vita, e se la attirò contro, abbracciandola forte.
-Non volevo offenderti. Ma lo sai, capisco sempre più di quanto vorrei, mamma. Sono certo della tua buonafede, e so che vuoi bene al papà. E poi sono esclusivamente affari tuoi- concordò il ragazzo.
Anne, inapettatamente, scoppiò in singhiozzi.
-Harry, il dottor Stevenson è mio padre. Lui non mi ha mai riconosciuta legalmente, perché sono una figlia illegittima. Però mi ha sempre aiutata. Non c'è nulla di quello che sospettavi, tra di noi. E questa faccenda deve rimanere un segreto-
Harry, scioccato, annuì.

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