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24

Era Harry.
Aveva dimenticato di aver preso l'impegno. L'ascensore si aprì nel loft, rivelando l'alta figura del ragazzo.
-Giornata pesante?-
-Non sai quanto, Harry- confermò il medico, passandosi le mani tra i capelli.
-Ti ho portato una torta di mele. Ti va?- Lo sorprese il ragazzo, e subito il suo stomaco rumoreggiò. Louis si portò una mano sulla pancia, in imbarazzo, ma rendendosi subito dopo conto che Harry non avrebbe potuto sentirlo.
-Ho tanta fame. Ma voglio fare una doccia, prima- gli disse, indicandogli la cucina e sparendo di sopra per raggiungere il suo bagno, ricavato dallo spazio aperto della sua camera sul soppalco.

Si lavò stancamente, e tornò in cucina strofinandosi i capelli con un asciugamano.
-Ho preparato qualcosa di veloce, prima della torta- lo avvertì Harry, indicando l'insalatona dentro ad una terrina.
-Dove l'hai scovata?-
-Sono sceso in gastronomia mentre tu eri in doccia, visto il deserto che c'è nel tuo frigorifero-
-Scusami, so che avremmo dovuto cenare insieme, ma sono stato preso da un caso importante a lavoro-
-Non importa. Vuoi parlarne?-
Louis lo scrutò.
-Come mai tutte queste premure?-
-Volevo rendermi utile, ma se sei troppo stanco torno un'altra volta-
Louis si sentì in colpa:
-Oh no, no, resta. Ho bisogno di distrarmi-
-Ok. Come vuoi- fece Harry, iniziando a servire l'insalata mista con uova e pomodorini nei due piatti. A Louis piacque la dimestichezza che Harry aveva con l'ambiente. In effetti, ripensandoci, Harry aveva trascorso molte sere a casa sua, ultimamente.
-I tuoi come stanno? Tua madre come sta?- Volle sapere il medico.
-Sinceramente, non lo so- svelò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
-Come sarebbe a dire? Ehi, cosa vuol dire?- Ripeté, sbracciandosi perché l'altro lo guardasse parlare.
-Mia madre è arrabbiata con me, ed io sto praticamente vivendo nella soffitta della biblioteca- ammise Harry. Louis spalancò la bocca.
-Stai scherzando?-
-No-
-E da quanto non torni a casa? I tuoi sanno dove sei?-
-Calmati, Louis. Lo sanno. È per questo, che sono arrabbiati-
-Ma perché diavolo non me ne hai parlato?!- Si inalberò Louis, frustrato.
-Perché sapevo che avresti dato loro ragione, ecco perché!-
-Ed infatti ce l'hanno. Dio, Harry, come fai ad essere così infantile?-
-Infantile?! Come ti permetti di dirmelo, Louis? Io tengo a te!-
Louis scosse la testa.
-Ok, ma non a discapito della tua famiglia. Questa situazione va risolta. Devi tornare a casa e chiarire con i tuoi-
-Non sei nessuno per dirmi quello che devo fare- si alterò Harry, furioso.
-Sono più vecchio ed evidentemente più responsabile di te, che ti fissi su una cosa e non c'è verso di farti cambiare idea- commentò Louis a bassa voce, ma Harry lo stava guardando, e gli lesse il labiale.
-Ed ecco che il dottor Tomlinson contrattacca sferrando colpi bassi! Quanto ancora parleremo come medico e paziente, Louis? Quanto ancora mi rinfaccerai cose che sai solo per lavoro?-
-Io sono stato il tuo medico, Harry. Il tuo psichiatra. Ti ho prescritto io gli psicofarmaci. Perché lo vuoi negare? È così-
-Mi tratti come un bambino capriccioso, e non ne hai alcun diritto- affermò seriamente Harry, gli occhi incupiti dalla rabbia.
-In questo momento lo sei. Ti sembra un comportamento responsabile questo?-
-Perché screditi sempre i miei sentimenti? Perché li sottovaluti? Non te ne rendi conto, ma lo fai!-
-Ehi, intanto abbassa i toni-
-Non mi sento, ti ricordi? Non volevo urlare-
-Se tu indossassi la neuroprotesi, questo non succederebbe- si lasciò sfuggire Louis, esasperato.
-E se tu la smettessi di trattarmi come un bambino viziato, ordinandomi cosa fare e non fare, io forse non mi arrabbierei!-
-È evidente che stasera non ci capiamo proprio, io e te. Torna a casa, Harry, e medita un po' sulle tue scelte da adolescente-
-Vuoi sapere una cosa, Louis? Credevo mi avessi capito, almeno un po'. Ed invece mi sottovaluti, e sottovaluti i miei sentimenti. E nemmeno provi a sforzarti- ribattè Harry, alzandosi e andandosene. Louis si prese la testa tra le mani.

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