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16

Harry si rese conto che qualcosa non andava, e tirò leggermente il medico per farlo alzare. Louis si lasciò manovrare come una marionetta, uscendo da dietro al pianoforte. Harry intuì che stesse iperventilando dall'affannoso movimento del suo petto.
-Louis, cosa ti prende?-
Per tutta risposta Louis si chinò in avanti e vomitò la merenda di poco prima dentro ad un vecchio portariviste pieno di ragnatele.
-Tu stai male...- gemette Harry, che lo sollevò di peso prendendolo in braccio e portandolo sul futon. Louis era pallido come un fantasma.
-Soffri di claustrofobia!- Realizzò allora il ragazzo, sentendosi un imbecille.
-Cosa posso fare? Oddio... mi dispiace- si agitò, sedendosi accanto a lui e massaggiandogli la schiena per confortarlo.

Mano a mano che Louis riacquistava fiato e contatto con la realtà, sentiva aumentare un senso di insofferenza e di vergogna, per cui la prima reazione fu di scostare il braccio di Harry.
-Louis, mi dispiace...-
-Non preoccuparti. Non è successo niente- rispose Louis, il fiato ancora corto.
-Cosa posso fare?-
-Nulla. Ora è meglio che vada- affermò il medico, alzandosi in piedi sorretto da Harry.
-Sono mortificato... scusami- ripeté il ragazzo, ma Louis pensava soltanto ad uscire da lì il prima possibile.
-Ora devo andare. Non preoccuparti, sto bene. Ciao, Harry- riuscì a dire, svincolandosi e percorrendo velocemente a ritroso il dedalo di corridoi e le scale. Non appena fu fuori, sotto alla pioggia, respirò finalmente a pieni polmoni, sollevato, come sempre, di riuscire a respirare normalmente. Scappò via sotto l'acqua, incurante di inzupparsi, mentre Harry lo guardava dall'alto della soffitta.

Camminò fino a casa di Liam, impiegandoci mezz'ora e battendo i denti dal freddo. L'amico gli aprì con una espressione stupita, sospingendolo verso il bagno ed aprendo il rubinetto della doccia.
-Ma sei impazzito? Perché cammini sotto questo diluvio?- Lo sgridò, mentre l'amico batteva i denti sempre più forte.

Poco dopo Louis era sul divano, avvolto in un accappatoio ed in una coperta di pile leggero. Aveva 40.3 di febbre, e delirava. Liam chiamò in ospedale e avvertì i colleghi, e poi lo vegliò fino a notte inoltrata.
Il mattino dopo, Louis era fresco come una rosa e non ricordava niente dell'accaduto.

-Cosa ti è successo ieri pomeriggio?- Lo incalzò Liam, davanti alla colazione.
-Mi sono visto con Harry. Poi siamo andati in soffitta, sopra alla biblioteca del campus. C'era un vecchio pianoforte da spostare che mi è quasi caduto addosso; non ricordo altro. Non so nemmeno come sono arrivato fino a qui- rispose Louis, finendo l'ultimo boccone di pancetta e uova.
-Eri bagnato come un pulcino ed avevi la febbre a quaranta. Qualcosa ti deve essere successo-
-Liam, non parliamone più. Ti ringrazio per avermi assistito stanotte, ma ora sto bene- lo assicurò Louis, chiudendo la questione.
-Questa storia non mi piace- commentò scuotendo la testa  il cardiochirurgo, ma Louis si era già alzato, andando via.

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