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Capitolo Nove


 In quelle inutili sei ore di scuola pensai solamente a Sascha. Ero felicissimo, e aspettavo con ansia l'arrivo delle due per rivedere il signor preside e andare a casa sua. Per la prima volta la mia mente non era più un groviglio di sentimenti positivi e negativi, oscillavo piuttosto tra amore, eccitazione, felicità...e provavo ogni sensazione al massimo.

Il suono dell'ultima campanella arrivò, e io mi precipitai in presidenza, da Sascha, senza frenare i miei sentimenti, non vedevo il motivo perché lui non dovesse accorgersi che io ero al settimo cielo. Appena mi vide mi sorrise e mi diede un bacio. Non l'aveva mai fatto in maniera così dolce, per questo capii che era un segno. Di sicuro di lì a poco quella da giornata come tutte le altre si stava per trasformare in una delle più belle della mia vita. Sì, lo so che cosa state per dire. Probabilmente per voi è un'esagerazione, ma io ero convinto di ciò, la mia vita non aveva avuto poi così tanti avvenimenti importanti. 

Sascha era la cosa più importante che mi era capitata.

Mi portò in macchina, non era niente di che, era una semplice Fiesta nera. Lui era il tipo adatto a quei macchinoni che costano un sacco di soldi, quindi rimasi abbastanza deluso.

Guidava bene, andava forse un po' troppo veloce, ma era molto prudente quindi potevo stare tranquillo. Il cuore mi batteva forte, ero contento ma avevo anche una leggera ansia. Non sapevo per quale motivo, stavo facendo una cosa diversa dal normale, la mia relazione con Sascha non era mai uscita da quella presidenza, e probabilmente era uno dei pochissimi ragazzi che poteva dire che andava a casa del suo preside.

Sascha si fermò e spense il motore. Eravamo arrivati. Scesi dalla macchina solamente quando me lo disse esplicitamente, fecimo una leggera salita e arrivammo a casa sua. Fuori era grande, bianca e ben curata, con un grande terrazzo e un giardino vicino. Abitava abbastanza fuori città, quindi era immersa nel silenzio, l'unico rumore che si poteva sentire era quello delle cicale, che io sentivo tanto perché vivevo in città e non ero abituato.

- bella casa... - mi permisi di dire. Sascha accennò un sorriso.

- grazie...è abbastanza nuova ancora quindi è in belle condizioni – detto questo, Sascha infilò le chiavi nella serratura e aprì la porta. Dentro la casa era ancora più bella. Tutto era pulito e ogni cosa era al suo posto. Tutto era ordinato in maniera quasi maniacale, mi sembrava quasi di essere dentro a un museo.

- vuoi qualcosa da bere? - mi chiese lui con voce grave, mentre ammiravo il suo salotto.

- s-sì...un po' d'acqua per favore... - lui sparì in cucina e ritornò dopo poco con un bicchiere d'acqua per me e uno per se, con dentro del succo di frutta. Mi passò il bicchiere e ci sedemmo sul suo divano. Nella casa eravamo in due ma era come se fosse ancora deserta, perché regnava il più gelido dei silenzio.

- allora, Lepri...raccontami un po' di te – chiese all'improvviso Sascha.

- di me? - lo guardai sorpreso, e lui annuì.

- ...beh, non c'è molto da raccontare...mia madre è morta l'anno scorso, e mio padre e io fummo invasi dal dolore, che combattevamo da soli. Sa, mio padre non è un uomo che riesce a dare sfogo ai suoi sentimenti, quando sono cresciuto ha smesso di abbracciarmi e di baciarmi, e in quella situazione io lo imitai, facendo l'uomo e lasciando da parte le mie emozioni. Con questo episodio mi chiusi in me stesso, e non riuscii più ad aprirmi con le persone. Prima della morte di mia madre ero un tipo allegro e socievole, ma dopo iniziai a preferire la solitudine alla compagnia, a preferire il silenzio a una chiacchierata...Iniziai a vedere mio padre sempre più di rado perché era preso dagli impegni di lavoro, e più vedo che si impegna, più non riesco a sopportare me stesso e il mio scarso impegno a scuola. - parlai tutto d'un fiato, ma la cosa affascinante era che Sascha era stato zitto ad ascoltarmi per tutto il tempo. Era interessato alle mie parole.

- beh, devo dire che per la tua età hai avuto parecchi traumi...la mia vita più o meno è stata simile alla tua...io ho perso entrambi i genitori in un incidente d'auto quando ero solo un bambino, e da allora ho iniziato a vivere con i miei nonni, ma non ho mai avuto un bel rapporto con loro, non ci capivamo, forse per l'eccessiva differenza d'età fra noi. Così sono cresciuto da solo, senza punti di riferimento, e mi sono fatto uomo senza l'aiuto di nessuno. Per questo essendo privo di punti di riferimento non assomiglio né a mio padre, né a mio nonno, né a qualsiasi figura maschile ho incontrato nel corso della mia formazione, e questo mi fa sentire molto fiero di me. - quando anche lui ebbe terminato il suo racconto, ci guardammo a lungo, ma quello fu uno sguardo diverso da tutti quelli che ci eravamo scambiati. Ad un certo punto Sascha mi baciò, chiedendo subito l'accesso con la lingua, che gli diedi senza esitare. 

Ho tagliato anche questa parte, come potete immaginare

Fu in quel momento che mi venne in mente una cosa strana da dire, inadatta in quel momento perché ero perfettamente cosciente di rovinarlo. Nonostante tutto ciò con una sicurezza che non mi apparteneva, gli chiesi

- Sascha...ma il nostro rapporto non è solo sesso...vero? -

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