9) Ji 地
Per la prima volta da quando arrivò all'accademia, il ragazzo era vacillante e non era certo di farcela, alle spalle aveva Amane, che lo guardava mentre s'incamminava verso un altro portale, pregando di uscirne almeno tutto intero.
"Maestro, i pochi guerrieri che hanno affrontato con successo la prima prova, quanti elementi controllavano?"
"Capisco dove vuoi arrivare... tre ne avevano due, uno invece ne aveva tre. Non ti aspettare nulla, ma allo stesso tempo, devi ambire a tutto".
Non voleva sentire altro, era apposto, si sentiva pronto, qualunque prova lo avesse aspettato, sarebbe riuscito a tornare indietro con le sue gambe; quindi, senza voler perdere un altro secondo, imboccò un nuovo portale, questa volta era una scala a chiocciola, in roccia e sabbia, con dei fossili sulle pareti e delle pietre preziose, come se fosse una miniera; l'aria era secca e calda, però c'erano degli spifferi freddi provenienti da alcune crepe sulle pareti che rendevano l'ambiente più gradevole.
Il ragazzo era ancora un po' sconcertato per l'esito della prova precedente, non accettava il fatto di non essere arrivato in fondo... aveva il potere dell'acqua, ma non aveva raggiunto il fondo.
"Sarò un caso unico, come si fa ad arrivare a compimento di una prova senza finirla? Il maestro ha parlato di elemento dominante, forse il fuoco era il mio elemento dominante e contro l'acqua non ha la meglio..."
Immerso nei suoi pensieri, continuava a camminare, mentre la strada cominciava ad allargarsi, fino a raddoppiare la sua misura e davanti a lui si trovo una biforcazione, sulla parete sinistra c'era scritto: "vai a destra" e sull'altra: "segui il mio consiglio", un primo rompicapo e, nel dubbio, imbocca la strada a destra, senza curarsi del consiglio dell'una o dell'altra.
"Lo spirito che organizza le prove è furbo: ti dà la soluzione ad un problema, quando se ne presenta un altro, quindi non seguire i consigli che ti sono dati, tienili a mente e, in base alla tua scelta, ti saranno più o meno utili" .
Il ragazzo ricordò le parole del suo maestro, dette durante il viaggio, l'unico aiuto che gli ha potuto dare...
La strada che ha preso era tutta in discesa e, mano a mano che scendeva, l'aria diventava sempre più calda e il vento si rarefaceva; in fondo al tunnel c'era una luce molto forte che proveniva dalla sala, o almeno lui pensava così.
Appena varcato l'arco che segnava la fine del tunnel si trovò di fronte a uno scenario stranissimo: la prima cosa che notò fu il caldo torrido, il sole picchiava sulla nostra pelle facendolo sudare copiosamente, perfino respirare sembrava difficile a causa di quell'aria infernale. Dovunque volgesse lo sguardo vi era solo desolazione e morte, non una sola pozza d'acqua, non un solo animale ne una pianta. Dalle pareti rocciose intorno a noi a volte cadevano piccoli massi che una volta arrivati al suolo si sgretolavano con un sonoro impatto. Se l'inferno esisteva, era certamente molto simile a quel luogo... era in un canion profondo e... sopra di lui c'era il cielo! Il ragazzo era in dubbio tra illusione o realtà, ma a primo occhio sembrava fuori dalla montagna, anche se una voragine del genere non era mai stata descritta in nessun testo di avventurieri che sono andati alla scoperta del Giappone...
La cosa che notò sin da subito furono due rocce scolpite che avevano sembianze umane, ma alte più di tre metri, che sostenevano un piedistallo, simile a quello della prima prova, attorno al quale fluttuavano delle rocce e con l'incisione del kanji della terra: "地".
Il terreno non era molto resistente, si muoveva spesso e faceva anche dei rumori sinistri.
"Questa prova è fine a se stessa, devo solo raggiungere la cima?"
Il ragazzo, seppur scettico, si incamminò verso la struttura tenuta dai due uomini; i due erano in roccia friabile e, a quanto pare, qualcuno prima di lui non si è fatto scrupolo di proseguire a balzoni rompendone dei pezzi, non curandosi dello stato della statua e, ora che la vide da vicino, si accorse di come i muscoli delle braccia e la tonaca fossero ridotti male: alcuni pezzi mancanti, alcuni erosi e altri che sembrano riportare i segni di un combattimento. Nonostante la condizione delle statue, il ragazzo provò a salirci per arrivare sul piano dove sono ricordati tutti i guerrieri Ji, quando fu a pochi passi di distanza la punta di una spada gli sfiorò il petto:
"Chi sei? Cosa vuoi giovane?"
Una voce molto giovane, piena di energia e dal tono fiero veniva da un uomo tutto pelle e ossa, nel vero senso della parola, era uno scheletro con dei pezzi di pelle appesi alle ossa con una spada pesante molto più di lui, gli sbarrava la strada:
"Io sono qui per affrontare le prove degli elementi, il mio ehm... cognome è già noto a Kagu-Tsuchi, primo guerriero Kasai ed a Ebisu, protettore della salute delle acque e primo guerriero Mizu".
"Tu hai due poteri?? Sorprendente, dico davvero, non sei il primo, altri guerrieri sono passati di qua avendo già conseguito più di un successo nelle altre prove, ma sono stati tutti cacciati con la bocca asciutta! Avanti, provaci tu, eheheh..."
Quelle parole se lo portarono via come il vento con una montagna di sabbia, lasciando al suo posto due rocce che giravano su un centro illuminato da cui si manifestò la voce della montagna:
"La terra è l'elemento dell'imprevedibilità, scatena terremoti e può aprire la strada ai vulcani, può inghiottire ciò che le sta sopra, facendo ripartire tutto da zero. Questo potere va a chi possiede il senso del controllo e della sicurezza, poiché l'elemento maestro dell'essere della terraferma: Kenro-Ji-Jin, riconosce il cuore di chi mantiene le responsabilità del suo nome, ponendo un grande avversario di fronte a ogni contendente, dimostrando la supremazia di questo potere"
La voce era tanto forte da far vibrare la terra e stordire chi la ascoltasse.
Forse questa volta il ragazzo avrebbe preferito non conoscere il potere della terra, a quanto pare la voce ha svegliato qualcuno che ha poco gradito il suo sonno: un rinoceronte di roccia alto due metri stava puntando i suoi occhi su di lui, come se non volesse altro che trafiggerlo fino a renderlo un colabrodo.
"Adesso sono nei guai... un rinoceronte con un corno di quasi un metro mi sta puntando, non è... AFFATTO UN BUON SEGNOOOO"
Il rinoceronte prese la carica e fece un balzo di due metri, distruggendo il braccio su cui stava in piedi il ragazzo, facendolo cadere tre metri più in basso.
Con le spalle contro la parete, il ragazzo ebbe un'idea, almeno per guadagnare un po' di tempo in attesa di qualcosa di meglio, anche se dolorante per la caduta riuscì comunque a raccogliere le energie necessarie:
"Ahi... se tu sei la mia prova, capisco perché pochissime persone sono riuscite a batterti, avere un potere non significa esserne padroni, ne superare le prove.
Ma io non sono uno che perde tempo, vieni, non sarò io quello che scapperà."
Non se lo fece ripetere due volte, il rinoceronte prese la carica e si lanciò contro il ragazzo, che intanto era pronto a scansarsi appena si fosse avvicinato abbastanza:
"Il bestione è forte, ma a quanto pare anche abbastanza stupido... con questo guadagnerò il tempo necessario..."
Il suo piano andò a buon fine: l'animale si schiantò contro la parete e si addentrò in essa per più di cinque metri.
"Bene, ora! Kasai!"
Dalle sue mani spuntarono delle fiamme affilatissime, che tagliavano qualunque cosa si metteva di fronte a loro, il rinoceronte era immerso in queste fiamme, anche se il ragazzo non era certo di averlo messo fuori gioco.
Passarono due, cinque, dieci minuti ma il mostro non si mosse, finché dalla cima della parete rocciosa non cadde un macigno e, frantumandosi al suolo, provocò un boato tanto forte da far sussultare l'animale come se si fosse appena "svegliato".
Ancora più furioso di prima, esce dalla caverna che ha creato e scuote un po' la testa, come se non fosse successo nulla.
"Hai appena preso una testata contro una parete rocciosa, aprendola come burro e mi dici che ti stavi addormentando?!?"
"Sbuffffhh"
"Lo prendo come un sì?"
Per tutta risposta il rinoceronte carica su di lui con tutta la sua forza, sprigionando una potenza inaudita: a ogni passo scuoteva la terra e ogni respiro una ventata di aria calda.
"RESTA LÀ"
Nella sua testa c'era solo questo comando, ma sembrava una pazzia... poi da un soffio di vento:
"...ffhhhh sssseguii il mmiiio fffhh.... conssffiglioo..."
"È un suicidio."
Totalmente contrario a ciò che gli veniva imposto da quel pensiero che si era infiltrato nella sua testa, aspettò il rinoceronte... tre metri... due... uno...
Fu quasi impercettibile il dolore: la bestia travolse il ragazzo e so scaraventò in aria, aprendogli una ferita poco profonda sull'addome.
Ciò che successe dopo fu un mistero, il ragazzo si svegliò ore e ore più tardi:
"Che mal di testa... ma... sono ancora vivo? Quel mostro mi ha travolto in pieno..."
"Pum... pum pum... pum..." il suo cuore batteva fortissimo e i suoi occhi erano molto più attenti di prima, si sentiva nel suo habitat, come se conoscesse da tutta la vita quel posto e come se, ovunque si girasse, ogni cosa obbedisse al suo volere.
"Hai seguito il tuo istinto, superando il tuo imprevedibile, hai combattuto dimostrando la tua forza, prova..."
Il rinoceronte aveva parlato, ora il suo elemento si era risvegliato nel corpo del ragazzo, con queste parole, si ritirò, lasciando al ragazzo il suo nome da incidere.
Salì in cima al braccio della statua che ancora reggeva il piedistallo e sulla sua pelle comparve la scritta "Sesto Korunoshima" che si staccò da lui, fluttuando con le altre.
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