Capitolo 13: Cacciatore
Qualcuno bussa alla porta.
È lui.
È Elia.
Che cosa mi è saltato in mente?
Invitare un cacciatore...
Oddio.
Il campanello inizia a suonare ripetutamente.
Mi alzo zoppicando e, prima di aprire la porta, sospiro.
«Ciao» dico facendomi coraggio.
«Ciao» ricambia il cacciatore.
«Accomodati» mormoro facendo un segno con le mani.
Elia entra: indossa un paio di jeans, una maglietta scura e un giubbotto di pelle nero.
Non ricordavo che le sue spalle fossero così larghe.
Raggiungiamo il divano e ci sediamo.
Rivolgo uno sguardo a Francesco, che ridacchia divertito, e attendo che sia il cacciatore a parlare: la situazione è diventata imbarazzante.
Elia si guarda intorno curioso e, battendo le mani sulle ginocchia, chiede confuso: «Di cosa volevi parlare?»
Lo guardo negli occhi, scoprendo incredibilmente il loro colore verde acqua, e sussurro: «Sei un cacciatore?»
«Sono un cacciatore» conferma Elia.
«Dovrai spiegarmelo» insisto.
Lui alza gli occhi al cielo e sospira. Si mette comodo e si poggia sui talloni. «Non è difficile da capire. Sono. Un. Cacciatore.»
«Ma che cosa significa essere un cacciatore?» esorto.
«Diamo la caccia ai vampiri. Perché ti interessa? Vuoi aiutare i tuoi amici?»
«Perché Daniel ti conosce personalmente? Qual è il vostro ruolo? Uccidete anche voi gli Akira? Come vi addestrate voi cacciatori? Siete in tanti? Quanti siete?»
«Non te l'hanno mai detto che fai troppe domande?» ribatte lui.
«Ha tutto il diritto di sapere, antipatico» dice Francesco facendo la linguaccia.
Rido sotto i baffi ed Elia mi guarda stranito. «Chi c'è dietro di me?» chiede il cacciatore.
«Nessuno» rispondo immediatamente.
Lui si volta e osserva il mio appartamento vuoto. «Non mentirmi.»
«Non sono io quella che mente. Tu non rispondi alle mie domande» ribatto incrociando le braccia al petto.
«Ci chiamano Figli degli angeli. Siamo dodici famiglie, tutte svizzere, in stretto contatto con la Chiesa, che vengono addestrate da quest'ultima per proteggere gli esseri umani dall'oscurità» spiega Elia.
«Perché proprio quel nome?»
«Tutti i membri di queste dodici famiglie sono nati con dei poteri» mormora il cacciatore.
«Che tipo di poteri?» lo interrompo.
«Forza, agilità e longevità» risponde.
«Longevità?»
Elia annuisce e aggiunge: «Per noi si muore all'età di centodieci anni circa, se rimaniamo in vita, ovviamente.»
«Avete una gerarchia o una cosa simile?»
«Sarebbe troppo lungo e difficile da spiegare, ma sì. Agiamo nell'ombra e controlliamo che i vampiri non uccidano un numero eccessivo di umani» dice seccato.
«Quindi la Chiesa tollera la presenza dei vampiri?» chiedo.
«Sì.»
«Da quando?» esorto.
«Anno 1000. La Chiesa aveva capito di aver bisogno di loro per uccidere ciò aveva causato al mondo umano: gli Akira. Solo loro sono capaci di annientarli e poi... dalla fine degli anni Cinquanta sono arrivati a una strana conclusione: per i vampiri gli umani non sono nient'altro che cibo, così come gli animali lo sono per gli umani. Tuttavia, vista la scarsa riproduzione dei tempi in continua evoluzione, è stato creato un patto di contenimento...» spiega Elia.
«Ma come fate a controllare ciascun vampiro sulla Terra?» domando.
«Le famiglie controllano i capi dei clan.»
«E perché tu mi seguivi? Non mi sembra di avere l'aspetto di Lestat Defendi» ribatto acidamente.
«Passavo di lì per caso e ti ho sentito parlare da sola. Poi ho visto quell'Akira che ti attaccava e non potevo rimanere con le mani in mano...» ammette.
«Quindi sapete uccidere anche gli Akira?» suppongo.
«La maggior parte delle volte no. Infatti molti di noi sono morti. Quell'Akira era molto debole...» mormora. «Non eri ubriaca, come mai parlavi da sola?»
«Secondo me dovresti dirglielo. Magari aggiungi anche un Sei carino» afferma Francesco, seduto sul tavolino davanti a noi. Lo guardo in preda all'ansia e il bambino fantasma aggiunge: «Ah, no. Non guardarmi così. Hai diciannove anni. Bisogna pensare già al fidanzato e qui non ne vedo. Inoltre è necessario cacciare quel Lestat Defendi e questo tipetto qui può essere d'aiuto.»
«Chi stai guardando?» chiede Elia schioccando le dita davanti alla mia faccia.
«Lestat Defendi è...» sussurro.
«È innamorato di te e non sai come fare. Te lo si legge in faccia, ragazzina» dice Elia ridendo.
«Ragazzina chi, scusa? Tu quanti anni hai?» insisto.
«Ne ho venticinque» risponde con un sorriso smagliante stampato sul viso.
«Non ne abbiamo tanti di differenza» borbotto e lui continua a ridere. «Come sai che Lestat è innamorato di me?» continuo accigliata.
«Come ho già detto, noi osserviamo i capi dei clan e ho visto pure quello che ti ha fatto al ginocchio... Ultimamente Lestat Defendi è cambiato e stiamo cercando di capire perché...» spiega Elia.
«Lestat ha detto di provare per me l'amore, ma non so cosa significhi... Vorrei tanto capirlo. È successo tutto così velocemente che davvero...» dico perdendo la calma. «Chiara Sole è scomparsa durante la gita; poi scopro un passaggio sotterraneo sotto la tomba di Alessandro Manzoni e che Daniel e Adriel sono vampiri, mentre Chiara era una creatura che non conoscevo ed era stata mandata a morire, ma non so come sia sopravvissuta. In più mi ha attaccato in quel vicolo e...» Inizio a piangere.
Elia mi prende la testa e la poggia sulla sua spalla, accarezzandomela di tanto in tanto.
Percepisco, inoltre, una strana energia sulla schiena: Francesco ha appoggiato una mano.
Mi alzo di scatto e singhiozzo: «Scusa. Non dovevo...»
«Ne hai tutto il diritto. Così vuoi il mio aiuto per capire?»
«Vorrei qualcosa a cui attenermi. Non posso andare in biblioteca e dire Salve, cerco libri sulla storia dei vampiri, della Chiesa, degli Akira e dei cacciatori. Arriverebbe subito un'ambulanza e mi metterebbero una camicia di forza...» sussurro asciugandomi il viso. «Visto che i cacciatori sono in stretto contatto con la Chiesa, mi chiedevo se potessimo usufruire dei loro archivi. Ho sempre desiderato visitare la biblioteca vaticana e così...»
«Mi stai chiedendo di chiedere a Sua Eccellenza un permesso per accedere alla biblioteca vaticana?» esorta Elia.
«Oh, che bello!» esulta Francesco battendo la mani entusiasta.
«Consideralo già fatto!» esclama il cacciatore sorprendendomi. «Devo fare un paio di telefonate. Tu fa' venire qui i tuoi amici vampiri...»
«Perché?» chiedo confusa.
«Sto collaborando da un paio di mesi con Daniel Micio per il caso di Lestat. Coinvolgere l'altra sua figliastra può aiutarci...» spiega il cacciatore.
«Va bene...» sussurro.
Prendo il telefono e mentre digito il numero di Adriel Francesco dice: «Oddio. Che bello. Guardando i libri del Vaticano possiamo anche capire il motivo per cui tu puoi vederci...»
«Pronto?» risponde Adriel dall'altro capo del telefono. «Demi, stai bene? Demi? Rispondi.»
«Sto... bene» balbetto.
«Cazzo! Mi hai fatto prendere uno spavento. Sono corsa in bagno senza dire niente al prof. di matematica per rispondere alla chiamata...» dice Adriel.
Ma che ore sono?
Alzo la testa per dare un'occhiata all'orologio appeso alla parete e vedo che si è fatto mezzogiorno.
«Demi, ci sei?» mi richiama all'attenzione Adriel.
«Hmmm... Sì, scusa. Mi chiedevo se tu e Daniel possiate venire qui non appena uscite da scuola» rispondo. «A proposito: Daniel si è ripreso?» aggiungo, ma non ricevo risposta. «Adriel?»
«Sì, scusami. Va bene, ci saremo. Adesso devo andare» dice frettolosamente chiudendo la chiamata.
Mi volto verso il cacciatore, che mi osserva in piedi nella cucina, e affermo: «Verranno fra un'ora.»
«Bene. Hai fame? Che cosa vuoi per pranzo?» mi chiede Elia.
«In realtà, no» rispondo.
«In questo caso, farò quello che mi va e lo mangerai» afferma lui con tono prepotente.
Suona il campanello della porta ed Elia, il cacciatore che pensa di essere a casa propria, va ad aprire.
«Elia, cosa ci fai qui?» chiede Adriel sobbalzando.
Chiudo gli occhi preparandomi a una sfuriata di Daniel, come quella dell'altra sera, ma non succede nulla e i miei due amici vampiri entrano in casa tranquillamente.
«Ciao, ragazzi» mormoro.
«Ciao» sussurra Daniel imbambolato.
«Ciao» ricambia sorridente Adriel, venendo al mio fianco. «Che cos'è quest'odorino di formaggio fuso?»
«Elia mi ha costretto a mangiare formaggio fuso e pane» borbotto alzando gli occhi al cielo.
Anche se – lo ammetto – era buono.
Adriel si volta verso il cacciatore e gli sorride, mentre Daniel gli rivolge uno sguardo inespressivo e all'improvviso afferma: «Grazie per aver fatto mangiare Demetra.»
Adriel tossisce guardandolo male e poi ritorna a me con gli occhi. «Perché ci hai chiamati? Ti senti bene? Perché Elia si trova qui?»
«Perché dovete aiutarmi» rispondo.
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