Capitolo 5
Capitolo 5: Le Caverne di Xelaros
Le Caverne di Xelaros erano leggendarie, avvolte in un alone di mistero e paura.
Da tempo immemorabile si raccontava che chiunque vi fosse entrato non fosse mai tornato.
Si diceva che esse fossero la dimora di spiriti e creature oscure, e che la morte stessa vi abitasse.
L'aria intorno a Thanatos era pesante, carica di un'energia che lo faceva rabbrividire. Ogni passo che compiva sembrava portarlo più vicino all'abisso.
Le pareti delle caverne erano fredde e umide, il suono dei suoi passi rimbombava nel vuoto, amplificando la solitudine che lo avvolgeva.
La luce della torcia che portava non sembrava mai dissipare l'oscurità, come se essa si estendesse all'infinito, un buio che non si poteva mai oltrepassare.
Le ombre danzavano attorno a lui, come se fossero vive, pronte a inghiottirlo.
Thanatos si fermò davanti a un enorme portale di pietra, decorato con simboli inquietanti.
Una sensazione di gelo lo attraversò, ma non c'era più tempo per avere paura. Il destino dei suoi compagni era ormai nelle sue mani.
Con un respiro profondo, afferrò la spada e si preparò ad attraversare la soglia.
Non appena varcò il portale, una forza invisibile sembrò avvolgerlo, come se stesse entrando in un altro mondo, un regno dove le leggi della vita e della morte si confondevano.
La caverna si allargava in una sala gigantesca, con il soffitto che svaniva nell'oscurità.
Al centro, una piscina di acqua nera si estendeva come un lago, la superficie perfettamente calma, ma la sensazione di qualcosa di vivo sotto di essa era inconfondibile.
Qualcosa che osservava.
Un suono agghiacciante, come un sussurro, si levò dalla piscina, e Thanatos si voltò di scatto.
Un'ombra si sollevò dall'acqua, una figura alta e sinuosa, avvolta da un'aura di tenebra.
I suoi occhi brillavano di un rosso intenso, e una voce, profonda e inquietante, risuonò nell'aria: «Benvenuto, cavaliere» disse la figura, la sua voce che sembrava provenire da ogni angolo della caverna: «Sei giunto fin qui, e ora dovrai affrontare ciò che temi di più»
Thanatos, con la mano che stringeva la spada, guardò la figura, cercando di rimanere calmo: «Chi sei?» chiese con voce ferma.
«La Morte» rispose l'ombra, la sua forma che si allungava e si contorceva, come se non fosse legata da alcuna forma fisica: «Non pensare che tu possa eludermi, giovane cavaliere. Tutti coloro che tentano di sfidarmi alla fine crollano»
Thanatos rimase in silenzio, il suo respiro accelerato, ma non si fece intimidire: «Non sono qui per te» rispose, gli occhi fissi su quella figura minacciosa: «Sono qui per riportare in vita i miei compagni»
La Morte emise un suono che sembrava una risata lontana, un suono che gelava il sangue: «Vedi, cavaliere, non capisci. I tuoi compagni sono già morti. Tornare indietro è impossibile. Ma tu non hai mai fatto i conti con il prezzo della vita. Non sarai mai più lo stesso dopo ciò che farai»
Thanatos non rispose.
Le parole della Morte erano come un veleno che si insinuava nella sua mente, cercando di piegarlo. Ma il suo scopo era chiaro: avrebbe affrontato tutto, anche la Morte stessa, pur di riavere Baldrake, Alfred, Retra e Saddam.
La Morte avanzò, la sua forma fluttuante avvicinandosi con una velocità sovrumana:«Sei pronto a sacrificare te stesso? Perché il vero prezzo non è quello che devi pagare per loro, ma quello che dovrai pagare per te»
Thanatos sentì il cuore battere forte, ma non si fermò: «Non ho paura di te. Non mi fermo ora»
Con un grido, la Morte si scagliò contro di lui, la sua mano scheletrica che cercava di afferrarlo.
Thanatos schivò l'attacco, ma il suo corpo venne travolto dall'oscurità che la Morte emanava.
Un'ondata di freddo lo avvolse, e per un istante, la sua mente fu invasa da immagini spaventose: volti dei suoi compagni in agonia, scene di battaglie perdute, il regno che crollava.
Ogni visione lo feriva, lo spezzava, come se stesse vivendo il dolore di tutte le perdite di una vita intera.
Ma Thanatos non si arrese.
Con un colpo di spada, abbatté l'ombra, sentendo il metallo tagliare l'aria e penetrare nella tenebra stessa.
La figura della Morte svanì nell'oscurità, lasciando dietro di sé solo silenzio.
Il giovane cavaliere cadde in ginocchio, il fiato corto e il cuore che batteva forte nel petto.
L'oscurità che lo circondava sembrava volerlo inghiottire, ma sapeva che non poteva fermarsi.
Si rialzò, con la spada ancora in mano, e guardò la piscina nera davanti a sé.
La sua missione non era finita.
La Morte aveva cercato di fermarlo, ma lui aveva scelto di non arrendersi.
La strada verso i suoi compagni era irta di ostacoli, ma Thanatos sapeva che l'oscurità avrebbe dovuto affrontarlo a ogni passo.
Perché lui sarebbe stato l'artefice della loro resurrezione.
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