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Scusate l'assenza! Ho dovuto risolvere le ultime cose a scuola, prima di potermi dedicare completamente alla mia passione :)

«Edith, loro sono: Jacob, Layla, Oliver e Samantha» li indica velocemente, e loro mi sorridono o mi fanno dei cenni.

Jacob, seduto di fianco a Julie, è da mozzare il fiato. Gli occhi azzurri come il cielo sembrano quasi dei led, tanto sono luminosi, circondati da un blu più scuro, come a delinearne il confine immenso.

Le lentiggini spiccano sulla pelle chiara, come una spruzzata di vernice su una tela candida. La bocca carnosa è di un rosa intenso, ed i capelli dorati lo fanno sembrare il perfetto principe azzurro.

Oliver, seduto di fronte a me, vicino al principe azzurro, è in tutto e per tutto il suo opposto. La pelle altrettanto bianca viene valorizzata dai capelli corvino, sparati in tutte le direzioni, come se si fosse appena svegliato.

Ma questi sono solo la cornice dei suoi occhi: sono di un verde così chiaro, così sfumato da sembrare quasi surreale; ed il bordo quasi nero li oscura, rendendoli imperscrutabili.

Samantha, ancor prima che io mi sieda, mi travolge in un abbraccio caloroso, come se ci conoscessimo da anni; poi mi allontana dalle spalle, sorridendomi mostrando i denti bianchissimi.

E' davvero molto particolare, credo abbia origini asiatiche, visti i suoi meravigliosi occhi a mandorla. I capelli tipicamente neri e lisci come spaghetti, le incorniciano il viso dai lineamenti angelici, risaltati dalla pelle inverosimilmente bianca.

"Ma sei carinissima!" esclama improvvisamente lei, dopo avermi scrutato con curiosità, come me, d'altronde. Le sorrido timidamente, in quella che credo assomigli più a una smorfia che ad altro, a disagio per la stretta improvvisa.

Vengo tirata indietro, e fatta sedere sulla panchina quasi a forza; ma prima che possa capire chi mi ha allontanato così bruscamente, o che possa pronunciare anche solo una sillaba, una voce molto timida e gentile, mi anticipa:

"Dai, poverina! lasciala respirare, non è una delle tue bamboline che puoi strapazzare!" Mi giro, curiosa di sapere a chi apparetenga questa voce, immaginando una ragazza minuta, occhiali, acqua e sapone, e magari molto studiosa... Invece rimango di stucco quando mi volto.

'Ho indovinato solo che non si trucchi, il resto è totalmente sbagliato' penso, basita.

La prima cosa che noto sono i capelli, o più precisamente il colore dei capelli, viola. Questi sono sistemati un po' alla rinfusa, stile 'mi sono appena svegliata', e questo mi ricorda qualcuno che conosco.

Istintivamente porto lo sguardo in giro per la mensa, fino a quando non trovo chi cercavo, seduto proprio al tavolo di fianco al nostro, William. Anche se molto probabilmente avrei preferito non far sorbire questa punizione ai miei occhi.

'Sì certo, una benedizione più che altro, visto il soggetto' mi correggo da sola, mordendomi il labbro, mentre lo osservo flirtare con una cheerleader tutta lustrini.

"Torniamo a noi" sussurra la pazza al mio fianco, "perché il ragazzo più carino, pieno di sé e di ragazze, era coperto di panna?" continua lei, facendomi strozzare con il succo a metà frase.

Prolungo più del dovuto la mia tosse, cercando di trovare una risposta che non richieda altre domande, ma mi arrendo non appena ricordo che sono piena di panna anche io.

'Piccolo incidente?' rispondo, scribacchiando su un tovagliolo, con un punto interrogativo, quasi avessi paura della reazione stravante di Julie. Lei mi guarda con un sopracciglio alzato per poi dire:

"Voglio il come, il quando e il perché!" esclama a voce più alta, incuriosita, gesticolando furiosamente.

"Si può sapere di cosa state parlando?" chiede Jacob, interrompendo la conversazione sul football con Oliver. Arrossisco, guardando male Julie, mentre sorride innocente.

"Assolutamente niente..." dichiara allungando le parole più del dovuto, marcando il sorriso finto; "va bene, va bene, stavamo cercando di capire..." la guardo ad occhi spalancati, stupita dal fatto che si sia arresa così facilmente.

"Perché Scott abbia la maglia conciata in quel modo" spiega, facendo un cenno verso l'ultimo. Di conseguenza tutti al nostro tavolo si girano in quella direzione, facendomi arrossire fino al midollo.

Mi sotterro dietro la montagna di cibo sul mio vassoio, che non sono ancora riuscita a mangiare, sperando di essere risucchiata dalla sedia, per entrare in un mondo parallelo, dove non faccio queste figure di sterco.

'Ma insomma giratevi!' urlo mentalmente, dando un calcio alla prima gamba che trovo sotto al tavolo. Oliver sussulta, per poi mandarmi un'occhiata non molto amichevole.

Un trillo che avrei giudicato fastidiosissimo, mi salva puntualmente da un'altra situazione imbarazzante.
'Sto iniziando a finire le scuse per ogni volta che William mi trova a fissarlo' penso, guardando il mio vassoio ancora pieno.

Come in una serie tv per ragazzini, di quelle dove la secchiona si innamora del più fottutissimo bel ragazzo della scuola, i miei compagni di mensa si girano simultaneamente verso di me, facendomi prendere un infarto.

Lascio controvoglia tutto il bel cibo nel vassoio, e mi alzo con gli altri, entrando nell'orda di ragazzi che si dirigono nelle varie classi, quasi correndo.

'Beh, sì, loro corrono... Io vengo perlopiù trascinata da Julie' penso ironicamente, mentre i corridoi lentamente si sfollano.

Il mio cane da traino si blocca di colpo, facendomi quasi inciampare sui miei stessi piedi, causando quasi la sua morte.
'Ma si può sapere quali problemi mentali ti affliggono!' gesticolo, nonostante sappia benissimo che non mi capirà comunque.

"Aspetta, ma che lezione hai ora?" mi chiede, guardandomi come se si fosse accesa una lampadina nel suo cervello. Mi dò una manata in fronte, per poi farla scivolare su tutto il viso.

'Ma come devo fare con questa pazza?' mi chiedo, cercando il foglio degli orari nelle varie tasche.
'Perché tu ci avevi pensato a dove ti stava trascinando?' mi chiede la mia vocina interiore.

'Calcolo' le indico sul foglio spiegazzato, spalancando gli occhi.
'Mi ucciderà'

"Dai, non stare così giù, mi rivedrai domani!" esclama Julie, nel vano tentativo di tirarmi su il morale. Il professore di Calcolo ci è andato davvero pesante.

'Tu potevi sempre evitare di saltare la sua prima lezione, il primo anno in questa scuola, e l'ultimo prima del college...' mi ripete per la milionesima volta la mia coscienza.

'Lo so, ma oramai è fatta... E poi non so se andrò al college' rifletto, mentre la ragazza la mio fianco continua a parlare.
'Come no! Lo hai promesso a tuo padre!' come se non lo ricordassi.

Sospiro, in un vano tentativo di far andare via con l'aria le mie preoccupazioni. Perché è tutto così complicato?

"Ehi, si può sapere cos'hai? È per la strigliata del prof di calcolo?" mi chiede Julie, fermando il suo chiacchierare continuo; "Io a quello lo uccido! Non si può avere un po' di... Aspetta, ma perché non sei andata a lezione?" si blocca lei confusa, mentre il mio morale cade a picco.

Alzo le spalle, calciando la ghiaia del cortile della scuola, volendo solo cancellare questa giornata storta. E come se non bastasse, il sole sembra volersi prendere gioco di me, così luminoso da farmi sentire ancora peggio.

"Non ti sei sentita bene?" tenta ancora la mia amica, mentre ci sediamo su una panchina. Annuisco, poggiando i talloni sulla panca, e posando il mento sulle ginocchia.

È strano come le persone si affezionano tanto velocemente agli altri, eppure sento di potermi fidare di Julie. "Tieni"

Aggrotto le sopracciglia, prendendo il chewing-gum nella mano sinistra di Julie. Sorrido leggermente, per quel gesto così semplice ma inaspettato.

"Le gomme rendono felici!" dice solo lei, con un'alzata di spalle.

"Mamm-a brucia, fa male!" singhiozzo piangendo, dopo essere caduta dalla bici senza rotelle, ed essermi sbucciata un ginocchio.

"Piccolina non piangere, mettiamo un po' d'acqua" risponde una donna molto bella, sembra quasi un angelo, con i capelli biondo cenere che le incorniciano il viso come un aureola.

"No! Non voglio, fa più male!" strillo impaurita, tirando indietro il ginocchio ferito. Lei però sorride, puntando i suoi occhi chiari suoi miei.

"Lo so, però in cambio ti darò qualcosa..." sussurra lei, per poi prendere da una tasca del pantalone una cicca. Mi asciugo gli occhi con il dorso della mano, facendo un cenno con la testa.

"E brava la mia principessa, ricorda: i chewing-gum rendono felici!"

Una mano a due centimetri dal viso mi riporta davanti la scuola, facendomi venire un colpo. Spalanco gli occhi, per poi guardarmi intorno disorientata.

Julie mi guarda preoccupata, come se stesse valutando se portarmi o no da uno psichiatra. Sorrido leggermente, per poi mangiare la gomma.

'Grazie' mimo con la bocca, per poi prendere il telefono e togliere la modalità aereo. Il telefono inizia a vibrare senza sosta, mentre decine di notifiche lo fanno squillare convulsamente.

'Scommetto cinquanta dollari che sono tutti messaggi minacciosi di mio padre' scuoto la testa, senza alcuna voglia di leggerli tutti.

"Sei una ragazza molto richiesta vedo!" scherza la mia amica, colpendomi giocosamente con la spalla. Sorrido a questo suo tentativo di sdrammatizzare la situazione, ringraziandola mentalmente.

-Edith com'è andata?-
-Stai tornando?-
-Non fare finta di non leggere!-
-Perché non rispondi?-

"Edith io vado, ci vediamo domani!" mi saluta velocemente Julie, per poi correre verso una macchina dai vetri oscurati.

Scorro velocemente tutti e 47 messaggi, leggendo l'ultimo:
-Edith Evans, se non rispondi entro sessanta secondi ti mando l'autista davanti scuola!-

Spalanco gli occhi, scrivendo velocemente una risposta, prima che mandi tre pattuglie di carabinieri e due ambulanze.

'Cazzo' impreco mentalmente, quando mi scivola il telefono da mano. 'Solo io riesco ad avere le mani peggio della ricotta di capra!' Mi abbasso per raccoglierlo, notando un enorme graffio sullo schermo.

'Non potrebbe seriamente andare peggio di così, oggi è la giornata più sfortunata che abbia mai avuto' mi lamento, mentre rassicuro mio padre con vari messaggi strategici.

Inizio ad incamminarmi per le strade trafficate, ed una volta finito con mio padre, inizio a leggere i messaggi di Jasmine, che straordinariamente sono solo cinque.

-Com'è andata? Voglio sapere tutti i dettagli!- leggo, sedendomi alla fermata dell'autobus.

-So benissimo che ti ricorderai di questo maledetto telefono dopo anni, quindi rispondimi appena lo accendi!-

-ovviamente dopo tuo padre, che sicuramente ti starà tartassando-

-poi ti devo raccontare del mio amor!-

-sei online brutta strega, rispondi!- ridacchio, per poi iniziare a digitare.

******
"Alleluja, sia fatto il miracolo!" sento urlare quando sblocco la serratura di casa. Scuoto la testa, alzando gli occhi al cielo per l'esasperazione.

"Non alzare gli occhi al cielo signorina, sei in ritardo di dodici minuti! E per giunta non rispondevi al cellulare!" alza la voce mio padre, come se avessi portato un cadavere a casa.

'Sto bene' mimo, per poi dargli un bacio sulla guancia per scusarmi. Vado in cucina, facendo finta di non aver visto il sorriso sul volto del mio unico e solo genitore.

Mi siedo sullo sgabello dell'isola della cucina, osservando Adelle mentre armeggia con i fornelli. Poggio la testa sul bancone, disegnando dei motivi immaginari sul marmo biancastro.

"Era molto preoccupato" una voce intrusa mi fa alzare lo sguardo dal piano, per poi posarlo sulla donna che più mi sta antipatica al mondo.

'Ma si può sapere che ti ha fatto?' mi chiede la coscienza, come se non glielo avessi detto milioni di volte.

Annuisco, per poi spostare lo sguardo sul muro bianco della cucina, illuminato dalla calda luce naturale del sole. Non vedo l'ora che questa giornata finisca.

"Stai bene?" domanda, facendomi aggrottare la fronte. 'Perché mai, dopo anni con noi, sente il bisogno di parlarmi proprio ora?' Annuisco ancora, scendendo dallo sgabello della cucina, per poi salire le scale e chiudermi in camera.

Mi stropiccio gli occhi, per poi guardare il mio riflesso allo specchio. Quella donna era così simile a me, l'unica cosa che ho preso da mio padre è il carattere, perché non abbandonerei mai nessuno.

Mi lancio sul letto, contemplando il soffitto bianco, per poi spegnere la luce e girarmi su un fianco, sperando che domani vada meglio.

Spazio autrice

Edith nonostante il tempo sia passato continua a non superare la sua paura e i suoi incubi.

Avete mai fatto degli incubi strani?

Baci
Liar꧂

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