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'Sto morendo' annuncio, slacciando i saldali una volta seduta. Mi sta scoppiano la testa.

La musica continua a pompare nelle tante casse disposte nel locale. Le persone ballano ininterrottamente, sembro essere l'unica morente in tutta la sala.

Che poi sulla pista manca l'aria, sembra di vivere come i tassi, al buio e al chiuso, un incubo.

'Sempre la solita esagerata!'

Ma esagerata dove che fra poco salivo in braccio a due tre persone tanto eravamo schiacciati.

Fortunatamente sui divanetti c'è un po' più di spazio.

"Già stanca?" Oh no.

"Non fare quella faccia, così mi ferisci" mi fa notare, guardandomi con espressione a metà tra un cucciolo bastonato e una volpe.

Alzo gli occhi al cielo, per poi incrociare le braccia al petto e guardarlo con sguardo di sfida.

"Facciamo così, stai dieci minuti con me, se ti annoi sei libera ti tornare al tuo svenimento sui divanetti" rivolgo uno sguardo veloce ai miei amici, assicurandomi che Layla si stia divertendo.

Incrocio per mezzo secondo lo sguardo di Jacob, che mi guarda con sorriso furbo, come se conoscesse la proposta che mi è stata appena fatta.

Distolgo lo sguardo, arrossendo immediatamente. "Allora?"

"Perfetto vieni" cosa? Ditemi che non ho risposto senza accorgermene perché la mia salute mentale potrebbe risentirne.

Stiamo camminando da circa cinque minuti, e a forza di spingere e farsi largo tra le persone mi sta venendo un po' di claustrofobia.

'Spingere e farsi largo? Ma se stai dietro mister palazzo che fa il Mosè della discoteca'

'Essere trascinata è comunque stancante'

Finalmente rallentiamo, oltrepassando la porta di una stanza vicina.

"Bevi! Bevi! Bevi! Bevi!" delle urla conducono immediatamente il mio sguardo ad una piccola folla fluo accerchiato attorno a qualcosa.

Maledetta la mia bassitudine, cosa diavolo stanno combinando?

"Vieni"

"Bevi! Woooo!"

"Hey amico, da quanto non ci vedevamo. Hai portato una tua amica eh" mi squadra. Gli addominali messi in bella vista dalla maglia a rete e i capelli lunghi tirati all'indietro gli danno un'aria molto particolare.

'Questo ragazzo ha sicuramente molto successo nel popolo femminile'

"È off-limits Diego, niente da fare" mi acciglio, sono diventata di proprietà ora?

Mi allontano, addentrandomi nella folla fluorescente, curiosa di capire a cosa sia dovuto tutto questo baccano.

*******
'Impossibile, io sto morendo di caldo!' ho scoperto l'unico lato positivo della musica alta, non sono l'unica a dover mimare le parole per farsi capire.

Perciò, il ragazzo con cui sto parlando di cui non ricordo assolutamente il nome, non sembra essersi accorto di nulla.

"Ti dico di sì, qua fuori si gela! Dai ti supplico non usciamo fuori!" sbuffo alzando gli occhi al cielo, abbandonando la mia idea di uscire e prendere una boccata d'aria fresca.

'Sei proprio un vecchietto! Non ti sopporto!' gli faccio la linguaccia, sentendo il caldo scivolare in goccioline di sudore.

"Non mentire, so che mi adori" risponde, ed io rido. Non che faccia così tanto ridere, ma mi sembra tutto così semplice, così leggero che non posso farne a meno.

'Mi fai un piacere?' faccio il labruccio, guardandolo battendo le ciglia impasticciate di máscara, maledetta Layla, mi stanno iniziando a bruciare gli occhi, e maledetta me che mi sono fatta convincere!

"Solo se mi dai una ricompensa" sorride scaltro, alzo gli occhi al cielo. Che sarà mai un bacio? Gli butto le braccia al collo, senza riuscire a smettere di ridere.

'D'accordo' mi sporgo vero di lui, sentendo la testa girare leggermente.

"Ma cosa cazzo..." per un momento giuro di aver sentito la stanza intorno girare velocemente, cerco di riacquistare l'equilibrio, fallendo miseramente e ritrovandomi con il culo sul parquet.

Scoppio a ridere, battendo gli occhi per schiarire la vista, rimanendo interdetta.

È vero che ho bevuto più di quanto io abbia mai fatto, ma non credo che l'alcool possa provocare allucinazioni del genere, spero.

"non te lo lascerò fare ancora, vigliacco approfittatore che non sei altro!" riesco a sentire nel rumore, che sembra essersi inverosimilmente placato.

La stanza inizia a girare, nonostante io sia seduta sento il suolo scivolare da sotto il corpo, come se qualcuno lo stesse tirando.

"Cazzo" sento imprecare, strizzo gli occhi, trovandomi davanti l'ultima persona che avrei voluto incontrare.

Ridacchio, portando le mani alla bocca quando un conato di vomito mi avvisa che lo stomaco è arrivato al limite della sopportazione.

Un forte mal di testa mi costringe a prendere la testa tra le mani, sentendo il corpo intorpidito scricchiolare.

Spalanco gli occhi, alzandomi velocemente, pentendomene subito dopo.

Dove sono? In una macchina.
Aspetta cosa?! Mi giro a destra, sentendo tutti i cocktail risalire brucianti nella gola.

Mi sono sembrati appena pochi secondi.

William?

Lo guardo confusa, e questo, sentendosi probabilmente osservato, mi guarda a sua volta per qualche secondo, prima di ritornare a guardare la strada.

"Stai bene?" per un attimo prendo in considerazione l'idea di vomitargli direttamente sul jeans, per dargli un'idea del mio stato pietoso.

Ma data l'espressione contrariata credo se ne sia già reso conto.

"Mhh" Annuisco, poggiando la testa al finestrino ghiacciato, sto morendo di caldo. 'Non è che sei tipo un supereroe, o roba del genere?' mormoro strizzando gli occhi per il contatto.

Sposto lo sguardo sul display dell'auto, confermando purtroppo la mia ipotesi. Ha acceso l'aria calda.

Ma come può avere freddo! Ci saranno almeno venticinque gradi fuori!

'Chissà perché la macchina ne segna solamente dieci'

Probabilmente ha il termometro rotto.

'Il termometro? Secondo te le macchine misurano la temperatura con il termometro?'

Vabbè è uguale, neanche tu sai cosa usano.

'Sicuramente non il termometro'

"E sentiamo perché dovrei essere un pompato in calzamaglia con l'intelligenza pari a quella di un lombrico?" chiede William sarcastico, aprendo di poco il finestrino e accendendosi una sigaretta.

Mi agito leggermente sul sedile, alzando i capelli dal collo in una coda mantenuta dalle mani. Sbuffo, posando la massa di capelli sullo schienale del sedile per cercare di alzarla dal collo.

Non rispondo, troppo concentrata a non morire soffocata dal caldo di questa macchina. Giuro che se non...

"Si può sapere che ti è preso!" Oh no. Veramente crede di essere nella posizione di farmi il terzo grado?

'Beh, effettivamente non ha tutti i torti...'

Alzo gli occhi al cielo, guardando il paesaggio scuro fuori al finestrino, siamo praticamente arrivati a casa.

"Cosa credevi di fare, eh? Ci è mancato poco che ti portava nel bagno a trattarti come una troia!" sussulto a quelle parole, sentendo le lacrime accumularsi velocemente sotto le palpebre.

'Tu ci hai spesso a che fare, sei un esperto no?' vorrei chiedergli, ferendolo come sta facendo lui con me.

"Cosa avresti fatto se non lo avessi allontanato, cosa sarebbe successo, è?" urla ancora, lo guardo di sottecchi, vedendo la sua figura appannata dalle lacrime.

"Rispondi!" singhiozzo, al limite del crollo emotivo. Apro la porta a pochi metri dal vialetto di casa, scoprendola felicemente sbloccata, facendolo frenare di colpo e stridere le gomme sull'asfalto.

Non lo ha detto, non lo ha detto, non lo ha detto, non lo ha detto. Non. Lo. Ha. Detto.

Tremo, improvvisamente tutto il calore che provavo pochi istanti prima sembra essersi dissolto in un tremore gelato.

Tiro un calcio ad un palo, ed un altro, ci batto contro un mano, le nocche, le ginocchia... Due mani mi bloccano del tutto, eppure allo stesso tempo mi liberano, facendomi crollare denifitivamente.

Sento il respiro accelerato fendere l'aria fredda della sera, mostrandosi in nuvole di vapore.

"Mi dispiace. Non volevo, non intendevo..." mi agito, cercando di sciogliermi da quella presa ferrea, consapevole però che le gambe non sono più ingrado di sostenermi.

"Mi dispiace" stringo le mani a pugno, spingendo le unghie nei palmi per calmarmi.

"Non volevo dire quello che ho detto" sussurra piano, con ancora il respiro accelerato dovuto probabilmente alle urla, o alla frenata improvvisa, o alla corsa... In realtà non ne ho idea.

Ma lo hai detto. E le parole fanno male, pensate e non pensate.

Poggio le mani sul suo petto, sentendomi abbastanza stabile da allontanarlo. Non lo guardo, sperando che meno dettagli noti, più facilmente potrò dimenticare questo giorno.

Stringo i denti sentendoli quasi strocchiare e stridere come una porta che sta per cedere.
Odio le parole.

*******
"Tu non eri così, non sei mai stata il tipo che attacca i più deboli!"

Forse hanno ragione, sono solo una ragazzina in cerca di attenzioni senza una figura materna a cui fare riferimento, che non riesce neppure a tenersi un amico stretto.

Perché diavolo non ho ingurgitato un intero barile di vino, a questo punto, non credo ci sia mancato tanto.

È già la terza volta che delle nocche battono sul legno bianco della porta, ma non ho nessuna intenzione di aprire la porta della mia camera, né di uscirne tanto presto.

Dovrei perlomeno sciacquare le mani, le nocche sgrattuggiate non hanno un bellissimo aspetto. Sospiro, decidendo di alzarmi dal letto, e con una spinta mi sveglio dal torpore che mi stava avvolgendo.

Sblocco piano la serratura, cercando di non fare alcun rumore. Uno schiocco improvviso mi fa sobbalzare, mi giro di scatto, bloccando nuovamente la porta con una rumorosa mandata.

Sospiro non appena incrocio degli occhi familiari.

Perché diavolo è appoggiato alla finestra come se non stesse al secondo piano di una villetta?

Sembra non temere proprio di cadere. Cosa che io farei non appena provassi a stare con un dito fuori dal davanzale.

'Sai com'è, è la sua camera...'

Come sei spiritosa oggi, ancora più del solito.

La tentazione di ignoralo è molto alta, ma mi sentirei troppo incolpa, oltre ad essere molto curiosa sul perché mi abbia lanciato una pigna contro i vetri della finestra.

'Oppure, semplicemente, non vedi l'ora di passare dle tempo insieme a quel ragazzo di bella presenza che è il nostro vicino'

Sblocco la finestra, guardandolo con lo sguardo più confuso del mio repertorio.

"Una gita è? Ti sei divertita?" che? Di che sta parlando?

'Cosa?' mimo, sperando mi spieghi la sua frase. Ha attirato la mia attenzione per... Questo? Per una gita di cui non sapevo l'esistenza?

"Ma come non ti ricordi, tuo padre mi ha detto che c'era una gita con la scuola ieri" sbianco, e come se lo avesse chiamato, la voce di mio padre fa capolino da dietro la porta:

"Edith" qualche secondo di silenzio "Edith lo so che mi stai ascoltando, ho sentito la chiave girare"

Maledetto Scott, scotch o come cavolo si chiama. Un sospiro e dei passi leggeri mi avvisano che sono di nuovo sola, o quasi.

"Non fare finta di niente, sai è maleducazione" mi schernisce, facendo un immancabile faccia da schiaffi.

Sai cos'altro è maleducazione? Prender per il culo le persone, questo è maleducazione.

'Non ho tempo da sprecare scusami' lo guardo, come se potessi con un solo sguardo buttarlo giù dalla finestra, lì vorrei io i super poteri ora.

'Non avevi paura che cadesse due secondi fa?'

"Ah è così che mi ringrazi per aver tenuto il gioco con tuo padre, mentendogli?"

Distolgo lo sguardo, arremdendomi alla non presenza di qualità soprannaturali in me e girandomi del tutto verso di lui, esasperata.

Come se in quetsk modo gli avessi detto 'ti ascolto' prosegue col suo racconto:

"Mi ha chiesto come mai non ci fossi andato anche io, gli ho detto che dovevo fare gli allenamenti per la squadra della scuola" spiega fiero, guadagnandosi un'occhiata sarcastica da parte mia.

'bravo' gli mostro il pollice in senso positivo, come ad un bambino che è riuscito a fare la cacca da solo.

POV WILLIAM

Ignoro la sua risposta, continuando il discorso interrotto dalla sua crisi di nervi. Non credevo che in un corpo così fragile ci fosse tutta quella forza, sono stupito.

Ma dopotutto una bambina che vive solo col padre, non può che esserlo. O almeno così dice il giornalino della scuola, che poi come diavolo hanno fatto a saperlo.

"Comunque non pensavo fossi una così facile" le dico, senza neanche darci troppo peso, tra i vari pensieri.

Se c'è una cosa che non sopporto è l'indifferenza, e per quello che ho capito lei è la capostipite di quest'arte.

I suoi occhi si lucidano rapidamente, facendomi pentire di ciò che ho appena detto.

'Possibile che non sai tenere mai quella bocca chiusa?'

Ho semplicemente evidenziato i fatti, è la dura verità.

'Ma quale dura verità, ti sei fumato pure il cervello? Ti sembra uguale a quelle che ti fai normalmente?'

La guardo, cercando di trovare le parole giuste da dire dopo la mia uscita, ma dopo un ultimo sguardo sprezzante da parte sua, decido di andarmene semplicemente.

Tanto non sarebbe cambiato nulla.

POV EDITH

Per un momento ho creduto volesse scusarsi, nel suo sguardo ho visto pentimento non appena ha finito di pronunciare quelle parole.

Ma come sempre mi ha smentito, facendomi chiedere ancora una volta perché sembra essere così contraddittorio e insensato quel ragazzo.

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