Capitolo 42.
È passata una settimana da quando Jason è stato coinvolto nell'incidente. Sono successe troppe cose: mi ha baciata diverse volte e non so più cosa c'è tra di noi e credo che prima o poi dovremmo parlare per capire la situazione; Christian si è meritato la sua pena da scontare e sinceramente, non per cattiveria, sono felice; Brian e Dakota si sono messi insieme, finalmente e lei ancora non smette di ringraziarmi perché è merito mio se si sono conosciuti; infine Margot ci ha dato la bella notizia che potrà venire sicuramente a Londra, quindi la settimana prossima si parte. Sono elettrizzata!
Mentre mi dilungo con i miei pensieri, afferro il telefono per controllare l'orario: *7:30*
Merda è tardissimo. Scatto immediatamente in piedi, afferro i primi vestiti nell'armadio e vado in bagno a prepararmi. Mentre mi lavo i denti, mi arriva una chiamata di Jason che mi informa che sta fuori casa mia.
Cerco di restare calma e non farmi prendere dal panico, afferro il necessario e scendo sotto.
Prima di uscire passo dalla cucina e afferro un biscotto.
«Ciao mamma» dico chiudendomi la porta alle spalle.
Entro in macchina di Jason mangiucchiando il biscotto. Devo accontentarmi di questa colazione e sicuramente ho imparato che la mattina non posso restare nel letto a fissare il muro e pensare.
«Da come sei vestita e il fatto che tu stia mangiando questo biscotto tristissimo, mi fa capire che ci siamo svegliati tardi, vero Mss Cooper?» alza un sopracciglio e mi guarda divertito.
«No Jason non mettertici pure tu» cerco di fare il broncio ma mi ci viene da ridere.
Mi osserva dalla testa ai piedi e scoppia a ridere. «Sto messa tanto male?» dico disperata.
«Sei bellissima anche così, con una tuta, struccata e spettinata» i suoi lineamenti si addolciscono e la guancia mostra un piccolo sorriso.
«Insomma sembri una di quelle casalinghe disperate che sono state lasciate dal marito e si rifugiano nel cibo» ridacchia.
«Dai sei un cretino» gli do uno schiaffo sul braccio e metto il broncio.
«Oh ti sei offesa?» dice con una faccia furba.
«Sei insopportabile questa mattina» dico.
«Aspetta so cosa fare» dice e accosta con la macchina, scende e non ho la minima idea di dove stia andando.
Dopo qualche minuto torna con un sacchetto per mano ed estrai un muffin con gocce di cioccolato: «Buona colazione piccola»
Rimango senza parole, ha sempre il modo per farmi tornare il buonumore e sorprendermi.
«Grazie» lo abbraccio e gli lascio un bacio sulla guancia.
«Sono perdonato?» chiede.
«Si ma ora dammi il muffin» cerco di afferrarlo ma lo sposta di continuo e con questo giochetto non sono mai stata brava.
«Dammi un bacio e te lo do» mi fa l'occhiolino e giuro che gli menerei quando fa così.
«Ma questo è un ricatto, non è giusto» sbuffo e vado a dargli un bacio sulla guancia.
«Eh no signorina non ci siamo»
Alzo gli occhi al cielo e bacio le sue labbra.
«Questo non è un bacio» afferra la mia testa e mi tira su di se' e iniziamo a baciarci. Tutto in torno si ferma e scompare, ci siamo solo noi due.
Arriviamo a scuola che sono già entrati in classe, corriamo fino al laboratorio di chimica che abbiamo alla prima ora e entriamo nell'aula col fiatone e la faccia del professore poco serena.
«Cooper e Parker dovrei segnarvi un ritardo» ci osserva facendoci segno col capo di metterci alle nostre postazioni.
«È colpa mia se abbiamo fatto ritardo» dice Jason, tutti sono sorpresi da questa affermazione e nel giro di pochi secondi mi trovo gli occhi della classe puntati su di noi, abbasso lo sguardo e mi sento arrossire. So benissimo che ci sono alcune ragazze che mi staranno guardando malissimo perché vorrebbero stare al mio posto.
«Per questa volta ci passo sopra, ma al prossimo ritardo ve lo beccate entrambi» dice il professore e lo ringrazio.
Iniziamo la lezione e Jason inizia già da subito a giocherellare con le mie lunghe ciocche di capelli. Credo che sia una cosa che lo rilassa perché lo fa sempre ma a me impedisce di stare attenta. Ogni tanto fa scorrere le sue dita sulla mia schiena e devo tapparmi la bocca per evitare di scoppiare a ridere dal solletico. Di colpo passa dalla schiena ai fianchi ed emetto un gridolino, non sono riuscita a contenermi, i fianchi sono il mio punto debole.
«Cooper fuori dalla classe» mi urla contro il professore e io vorrei smaterializzarmi all'istante.
«È colpa mia» dice Jason per difendermi.
«Allora fuori tutti e due» dice con un tono di voce che quasi mi fa paura.
Ci alziamo e ci mettiamo fuori dalla porta proprio come ci ha detto lui.
«Se disturbate la lezione anche da qui fuori, vi porto in presidenza. È chiaro?»
«Cristallino» risponde Jason e io lo guardo malissimo. Non è il momento di rispondere a tono quel professore, dobbiamo solo restare in silenzio.
«Complimenti» dico a Jason passandomi una mano tra i capelli e accovacciandomi per terra.
Lui non risponde e continua a fissare per terra.
«Dopo parlo col professore, gli spiego che tu non c'entri nulla ed è tutta colpa mia. Tali episodi non devono gravare sulla tua condotta.» dice.
«Non ti preoccupare» dico accennando un sorriso.
«E comunque non pensavo ti facesse quell'effetto il solletico sui fianchi» la sua espressione è completamente cambiata e anche il mio umore in realtà, se solo ripenso a quello che abbiamo combinato mi viene da ridere.
«È il mio punto debole» dico.
«Buono a sapersi» mi guarda con aria maliziosa.
«Parker non ti conviene ricattarmi con la storia del solletico ai fianchi» cerco di metterlo in guardia perché ho già capito, dalla sua espressione, le sue intenzioni.
«Da quanto in qua sai leggere nel pensiero?» scoppia a ridere.
«Ti conosco abbastanza bene, capisco la tua mimica facciale»
«Allora devo stare attento e imparare ad essere più inespressivo» mi fa un occhiolino e mi porge una mano per farmi alzare.
«Sta per terminare la lezione, è meglio se resti in piedi a meno che non hai voglia di sentirti richiamare di nuovo dal professore»
«Basta così per oggi» alzo gli occhi al cielo.
«La prossima ora io ho Matematica, tu?» mi chiede.
«Letteratura inglese» dico.
Appena suona la campanella tutti escono dalle aule e il corridoio si popola nel giro di pochi secondi. Jason ed io ci salutiamo e Dakota e Margot mi afferrano per le braccia.
«Siete matti tu e Jason» dice Margot.
«Innanzitutto buongiorno e poi può succedere» ridacchio.
«Siete entrati tardi e poi stavate giocando, vi è andata pure bene che non vi ha portato in presidenza altrimenti..»
«Ciao ragazze» Margot viene interrotta da Mia, la sorella di Ethan.
«Ciao Mia» dico sorridendole.
«All'intervallo venite nel cortile che abbiamo un'idea da proporre» dice.
«Anch'io?» chiedo. Vista la situazione critica tra me ed Ethan non so se esserci sia la cosa giusta.
«Si certo» mi sorride. «Ci vediamo dopo»
La salutiamo e andiamo verso la classe di inglese, dove ci attendono due lunghe ore di letteratura.
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