Capitolo 33.
«Dai vieni qui» Jason invita a sedermi sul letto vicino a lui ma sono troppo presa a leggere le frasi appese sulla parete.
«L'hai scritte tu?» chiedo indicando quei foglietti di carta.
«Si» si distende sul letto e comincia a fissare il soffitto.
«E a chi si riferiscono?» chiedo curiosa. Sembrano indirizzate a qualcuno, come se fossero delle frasi che lui vorrebbe dire ma non ne ha il coraggio e decide di inciderle con l'inchiostro su quei piccoli pezzi di carta colorati.
«Ei, parlo con te» dico non ricevendo una risposta da parte sua.
«Nessuno» borbotta.
Okay, forse è meglio chiedere altro.
Mi sposto nella parete affianco dove c'è uno scaffale enorme pieno di libri. Non avrei mai pensato che fosse un gran lettore soprattutto di classici.
«Non pensavo che leggessi così tanto» dico facendo scorrere il mio dico sulle copertine.
«Già» dice semplicemente.
«Quanta freddezza. Se non vuoi che io sono qui potevi benissimo lasciarmi a casa mia» mi stringo nelle spalle.
«Smettila di parlare e vieni qui» mi fa spazio sul letto e alla fine decido di andarmi a sedere.
«Finalmente» dice pizzicandomi una guancia.
«Sei strano» borbotto.
Mi stendo al suo fianco e inizio a giocherellare con una ciocca dei miei capelli.
«Ferma» posa una mano sulla mia poi continua: «Io e te dobbiamo parlare»
«Ehm...si» mi metto a sedere e abbasso lo sguardo. Se ho passato più di mezz'ora a leggere quelle frasi e a guardare i suoi libri è stato semplicemente perché volevo evitare un suo discorso. Sono in ansia per quello che voglia dirmi e per come si sta comportando non mi rassicura affatto.
«Ci sei rimasta male?» chiede.
«Che significa?» inarco un sopracciglio.
«Per questa mattina» si stringe nelle spalle e distoglie lo sguardo da me.
«Jason non ti seguo, per favore spiegami»
«Mi dispiace di averti detto che io e te siamo solo amici e non staremo mai insieme. Non era mia intenzione dirlo ma è stata la rabbia a parlare per me»
«Jason è la verità. Tu ed io siamo solo amici»
«Ma non dobbiamo esserlo per sempre» dice.
«Cioè?» lo fisso negli occhi sperando di capire di più dalla sua espressione.
«Magari..in futuro...»
Lo interrompo: «Jason non prendiamoci in giro. Io non potrei mai essere la tua ragazza»
«E perché?» inclina la testa.
«Perché non sono come le altre» sospiro. «Non so se sia un bene o un male ma non potrò mai essere come loro»
«Loro chi?» si appoggia allo schienale del letto e incrocia le braccia.
«Le ragazze con cui sei stato o meglio che hai portato solo a letto»
«Sono tre mesi che non ci provo con una ragazza, sto crescendo» protesta.
«Qualche giorno fa mi hai detto chiaro e tondo che non vuoi avere relazioni serie e impegnative» scossi la testa e alzai gli occhi.
«Qualche giorno fa, non ora»
«Sei serio?» scoppio a ridere. «Un'idea del genere non può cambiare da un momento all'altro»
«Flaminia mi stai rendendo la vita impossibile» ridacchia.
«Solamente perché con le altre è stato sempre facile»
«Devi smetterla con queste altre» sospira.
«Va bene. In conclusione, non ci sono rimasta male questa mattina» dico.
In realtà un po mi è dispiaciuto. Sono consapevole del tipo di ragazzo che è Jason e forse non ci sarà mai niente tra di noi se non una semplice amicizia. Nonostante che io sappia per certo questa cosa, sentire dire da lui che non staremo mai insieme mi fa un effetto strano, forse semplicemente perché non sono abituata ad avere a che fare con questi tipi di ragazzi e che per ovvi motivi, descritti anche in molti libri, dopo diversi mesi di stretta amicizia si arriva sempre ad una conclusione, prima o poi uno dei due cede e si finisce per stare insieme. Ma questa volta non è cosi, posso solo vantarmi di essere sua amica, milioni di ragazze vorrebbero stare al mio posto.
«Okay» si acciglia e si stende sul letto.
Io faccio lo stesso e mi poggia un braccio sulla mia vita.
«Vedi queste cose non l'avevo mai fatte prima d'ora. Non ho mai passato del tempo con una ragazza così come faccio con te. Se uscivo con qualcuna era per portarmela al letto e forse è per questo che non ho mai avuto amiche»
«Perché fai così con me allora?» chiedo incuriosita.
«Perché con te è diverso»
«Spiega» dico e ritrae il braccio.
«Devo ammettere che nel rientro dalle vacanze ho iniziato a stuzzicarti perché avevo altre idee» si gira su di un lato in modo che possa guardarmi. La mia faccia penso che sia sbiancata a questa frase, non riesco nemmeno a pensare che Jason voleva fare qualcosa con me. «Tu ovviamente non stavi al gioco e già lì ho capito che eri diversa e che con te non sarebbe stato semplice. Col passare dei giorni ho imparato a conoscerti e mi hai raccontato la tua storia e ho compreso che ti meritavi attenzioni e affetto»
Potrei emozionarmi a questo discorso. Non è da lui parlare in questo modo.
«Flam, non so se per te è la stessa cosa ma io penso che ci stiamo aiutando a vicenda. Io cerco di starti vicino come fanno gli amici e tu mi stai facendo provare emozioni che non conoscevo, mi stai cambiando» prende la mia mano e ci lascia su un piccolo bacio.
Rimango senza parole. È la prima volta che qualcuno mi dica che lo sto aiutando o meglio cambiando. Non so cosa dire ne cosa rispondere perché non so come mi sento. Sono stupita e allo stesso tempo felice ma anche piena di domande. Decido di abbracciarlo senza dire nulla. Mi stringe forte a se e stampo un sorriso idiota sul volto.
Si ferma un attimo, afferra la mia testa tra le sue mani e inizia a baciarmi. Provo una strana sensazione dentro di me ma quando realizzo quello che sta accadendo mi stacco immediatamente.
«No Jason» prendo un le distanze. «Non possiamo fare questo se siamo solo amici»
«Non è la prima volta che succede. E le altre volte hai ricambiato»
«Non possiamo» sussurro.
«Possiamo sempre essere amici di letto» mi fa l'occhiolino.
«Jason» lo rimprovero è rabbrividisco all'idea.
«Dai scusa. Cercherò di trattenermi la prossima volta»
«Sai, di solito gli amici "normali" non fanno questo genere di cose» ridacchio.
«Quindi mi stai dicendo che posso baciarti solo se siamo fidanzati?» inarca un sopracciglio.
«È una cosa tanto strana?» sgrano gli occhi.
«Per me si» ridacchia. «Vorrà dire che mi dovrò mettere con te»
Alzo gli occhi al cielo: «Sei irrecuperabile»
Scoppia a ridere: «E tu sei insopportabile»
«Nessuno ti obbliga ad essere mio amico, Mr Parker» incrocio le braccia.
«Flamia Cooper sta esagerando con queste parole futili»
«Le sto solo insegnando cosa due amici non possono fare» ridacchio.
«Okay» finge di essere offeso. Dopo qualche secondo, mi afferra per i fianchi e inizia a farmi il solletico. Non me lo sarei aspettata. Inizio a ridere come una matta e a muovermi cercando di liberare la sua presa.
«Stai ridendo, vedo che ti piace. Posso continuare» dice divertito.
«No ti prego» dico a fatica.
«Ok continuo» scoppia a ridere e io inizio a divincolarmi.
«Basta per favore» piagnucolo.
Dopo diverse suppliche finalmente smette. Mi sdraio sul letto esausta dal solletico. È una cosa insopportabile e lo soffro su ogni parte del mio corpo.
«Dai per questa volta sono bravo, la smetto» mi fa l'occhiolino.
«Ci vediamo un film?» chiedo.
«Si. Scelgo io però»
Alzo gli occhi al cielo e gli faccio una smorfia.
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