Capitolo 19.
Il rumore stridulo della sveglia rimbomba su tutta la stanza, facendomi sobbalzare. Devo assolutamente cambiare la suoneria perché non la sopporto più altrimenti, prima o poi, lancerò il telefono. Come ogni lunedì, la voglia di restare al letto è molta, soprattutto oggi che è una fredda giornata.
«Flaminia sei in ritardo!» grida mia madre entrando in camera.
Non mi ero accorta di essermi riaddormentata e le sue parole mi hanno messo ansia. Scendo giù dal letto, vado di corsa in cucina e prendo una brioche per la colazione. Guardo l'orario e sono le 7:40, ho meno di 20 minuti per prepararmi. Accidenti a me a quando non mi alzo appena suona la sveglia!
Nell'armadio afferro i primi vestiti che trovo, non mi piaceranno sicuramente ma devo accontentarmi. Davanti allo specchio noto il mio aspetto orribile e la cosa peggiore è che non ho tempo per coprire le occhiaie e cercare di avere un aspetto decente. Guardo l'orario e sono le 7:55, perfetto! Mentre afferro lo zaino, sento il clacson della macchina di Jason e se non fosse per lui, avrei perso anche il pullman.
Esco di casa e il vento gelato mi travolge. Per fortuna in macchina fa molto caldo.
«Buongiorno» dico.
«Buongiorno» mi da un bacio sulla guancia. «Hai dormito poco per caso?» chiede.
Oh no! «Lasciamo perdere, ho un aspetto orribile, lo so» alzo gli occhi al cielo.
«Ma sei sempre bellissima» dice mettendo una mano sulla mia coscia. A queste parole penso di essere diventata rossa e non è la prima volta che succede con Jason.
Ci immergiamo nel traffico di San Francisco e per rompere il silenzio che è sceso nella macchina, decido di accendere la radio.
«Signorina, chi le ha dato il permesso?» domanda Jason facendomi uscire una risata.
«Oh mi scusi signor Parker ma gradirei ascoltare della musica» esclamo.
«D'accordo, faccia pure» indica la radio con una mano e scoppiamo in una risata. È bellissimo quando ride, gli spuntano le fossette e si accentua la mascella, ha un profilo perfetto!
Inizio a canticchiare ogni canzone che passa per la radio e delle volte mi sento gli occhi di Jason puntati addosso. Odio quando qualcuno mi fissa ma faccio finta di nulla perché non voglio rovinare questo momento e poi sono sicura che sta trattenendo una risata, per la mia voce stonata.
Arriviamo al parcheggio della scuola e intravedo Dakota e Brian al cancello. Mentre apro la portiera per scendere, Jason mi prende per un braccio e mi fa tornare dentro.
«Aspetta» dice. Il suo volto è molto vicino al mio e i nostri respiri si confondono.
«D-dimmi» balbetto.
Inizia a mancarmi l'aria e improvvisamente inizio a sentire caldo. Le sue labbra si avvicinano sempre di più a me e la sua mano si posa lentamente dietro al mio collo. Sento i battiti del cuore che accelerano, so cosa sta per fare e non voglio fermarlo. Non so perché ma voglio che lo faccia, che mi bacia, qui, ora.
Le sue labbra si posano delicatamente sulle mie. Un piccolo e leggero bacio è bastato per lasciarmi un misto tra desiderio e confusione.
Chissà come sarebbe stato se avessimo prolungato questo bacio. Scuoto la testa per scacciare via il pensiero ed esco dalla macchina. Con un braccio mi cinge la vita, avvicinandomi a lui, mi da un bacio sulla fronte e sussurra: «Scusami»
Scusa? Per cosa? «Per..?»
«Per prima. Non so cosa mi è saltato in mente» dice abbassando lo sguardo e sciogliendo la presa intorno alla mia vita.
«Non preoccuparti» dico. «È stato..bello»
«Ti è piaciuto?» sorride imbarazzato.
Non so perché la mia bocca abbia fatto uscire quelle parole, ho risposto senza riflettere. Ora non so cosa dire, se rispondessi si, alimenterei l'imbarazzo e se dicessi no, potrebbe offendersi.
«Flam, Jason» la voce di Dakota mi salva dalla risposta e in questo momento vorrei abbracciarla e dirle grazie.
«Ciao ragazzi» dico a lei e Brian.
«Questo venerdì organizzo una festa per il mio compleanno. Ci siete?» chiede Brian.
«Si che bello! Io ci sarò» dico. «Dove?» chiedo.
«Domani vi do l'invito, sarà scritto tutto lì» dice sorridendomi. «Tu Jason verrai?»
«Se lei viene allora ci sarò» si riferisce a me e guardo imbarazzata Dakota che sta trattenendo una risata e mi fa l'occhiolino.
Qualcuno mi mette le mani sugli occhi: «Chi sono?» dice.
Riconosco subito la voce: «Mia» dico.
«Esatto» dice abbracciandomi.
Dietro di lei c'è Ethan e ho paura della reazione di Jason ora che si trova qui con tutti loro.
«Venerdì c'è la mia festa. Ci sarete?» fa Brian a Ethan e Mia.
Entrambi annuiscono e con lo sguardo vedo Jason irrigidirsi. Non capirò mai l'odio che provono a vicenda. Ormai è una storia passata, anche Mia è riuscita a superarla, dovrebbero essere abbastanza grandi da smetterla di comportarsi così.
Il suono della campanella ci costringe ad andare ognuno nelle proprie aule. Il lunedì, Jason ed io abbiamo quasi tutte le materie differenti, solo l'ultima ora seguiamo letteratura insieme, e siamo costretti a salutarci nell'atrio.
«Vengo da te a ricreazione» dice.
«A dopo» sorrido e vado nel mio armadietto a prendere il libro di filosofia.
«Verrai anche tu venerdì alla festa?» la voce di Ethan mi fa spaventare, non l'avevo visto arrivare.
«Si certo» dico.
«Mi fa piacere. Ora devo andare, a dopo» dice andando verso la palestra.
A dopo? Non penso di essermi dimenticata che dovevo vedermi con lui oggi e non capisco il suo "a dopo".
Entro in classe e vado a sedermi nel mio posto. Per tutta l'ora, il professore spiega e io faccio fatica a concentrarmi perché ripenso al bacio di questa mattina. Non capisco cosa sta succedendo e quali sono i sentimenti che provo per quel ragazzo. Sono sicura che si tratta solamente di attrazione fisica, lui ci sa fare con le ragazze e quando stiamo insieme il mio cervello va in tilt.
Il cambio dell'ora mi riporta sulla terra. Dakota e io usciamo dalla classe per dirigerci nell'aula di storia dell'arte dove ci attende un test.
Nel corridoio c'è un cerchio di ragazzi che esultano e esclamano parole incomprensibili.
«Cosa sta succedendo lì?» esclama Dakota.
«Non lo so, andiamo a vedere» dico.
Mi faccio strada tra il gruppo di ragazzi per cercare di capire cosa sta succedendo. Quando sono abbastanza vicina vedo Jason ed Ethan che si stanno prendendo a botte. Sono impazziti? Non ci posso credere.
Mi faccio largo tra la folla che continua a sghignazzare e raggiungo loro due.
«Smettetela!» dico.
Entrambi si fermano e rimangono spiazzati dal vedermi lì. «Cosa vi salta in testa?» chiedo.
«Chiedilo al tuo ragazzo» fa Ethan.
Lancio un'occhiataccia a Jason e le persone dietro di noi iniziano a fare versi e dire commenti.
«Cosa diamine avete da guardare? Andatevene tutti» dico con un tono abbastanza alto, rivolgendomi a tutto il cerchio di ragazzi.
«Piccola posso spiegarti» dice Jason accarezzandomi una guancia. Allontano immediatamente il suo braccio e dico: «Non chiamarmi più in quel modo»
La rabbia è talmente tanta che vorrei prendere a calci qualcosa.
«Parliamo dopo tutti e tre insieme» dico e me ne vado.
Sono sicura che sia stato lui a scaturire il conflitto per qualche assurdo motivo e spero che non c'entro io.
Entro nell'aula di storia dell'arte e il professore sta già consegnando i test.
«Signorina Cooper è in ritardo. Sa benissimo che non transigo questo comportamento» dice il professore.
Sbuffo e vado a sedermi nell'unico banco vuoto rimasto, ovviamente di fronte alla cattedra. Ci mancava solo un ritardo. La giornata era iniziata così bene e ora si sta trasformando in un inferno.
Non riesco a concentrarmi per rispondere alle domande del test. I pensieri sono troppi nella mia testa e la voglia di scoprire cos'è successo è tanta. Riesco a rispondere solo alle domande a scelta multipla, lasciando in bianco quelle aperte. Dovrò recuperare questo test perché sono sicura di averci preso una D.
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