Capitolo 15.
Sto sul letto, abbracciata a Jason. Con una mano mi cinge la vita con l'altra mi accarezza dolcemente la testa. Io mi diverto a toccargli i suoi addominali ben scolpiti e ad osservare il suo tatuaggio sul fianco.
Si volta verso di me e lentamente mi fa girare in modo che lui sia steso sopra di me. Mi afferra con le mani la mia testa e lentamente si avvicina. I nostri respiri iniziano a fondersi e inizio a sentire caldo, le sue labbra si schiudono e si poggiano delicatamente sulle mie. Iniziamo a baciarci e un bacio lungo e passionale. Gli metto le mani dietro al collo e inizio a tirargli delicatamente i capelli. «Ti amo» sussurra. «Ti amo anche io» dico.
Apro gli occhi di scatto, mi guardo intorno e per fortuna era solo un sogno. Sono nel letto da sola, accendo il display del telefono e sono le 6.30. Tiro un sospiro di sollievo. Cosa mi sta succedendo? È la prima volta che sogno un ragazzo, e poi io e Jason non siamo neanche fidanzati. Perché ho fatto quel sogno?
Ho mezz'ora di tempo prima che suoni la sveglia, sono indecisa se alzarmi direttamente e fare le cose con calma o stare nel letto. Alla fine opto per la prima, sono di buon umore e ho voglia di sistemarmi per bene e senza fretta.
Scendo in cucina e inizio a prepararmi la colazione. Mentre aspetto che si tosti il pane, faccio scaldare il latte. Mentre mangio ripenso al sogno, ripenso a lui. Devo smetterla di passarci le serate insieme altrimenti finirà per piacermi veramente. Tanto già ti piace. Interviene la mia coscienza. La verità è che sa farmi stare bene ma non significa che mi piace.
Mentre mi sto truccando, il telefono mi vibra: *Sono fuori casa tua* È incredibile come Jason riesce a sorprendermi. Forse ha capito quanto odio prendere il pullman e mi accompagnerà quando può.
Il suo bmv è parcheggiato nel viale di casa mia, entro in auto e dico: «Buongiorno»
«Buongiorno principessa» dice stampandomi un bacio sulla guancia. Questo gesto mi fa arrossire perché ho ripensato a me e lui che ci baciamo, come nel sogno.
«Senti caldo?» chiede.
«No perché?» chiedo e so già il motivo della sua domanda.
«Sei rossa sulle guance, pensavo che il riscaldamento fosse troppo alto» sorride in modo malizioso e non capisco il motivo.
«Si in effetti fa caldo» mento e lui spegne il riscaldamento. Credo che ora inizierò a sentire freddo perché in macchina non faceva affatto caldo. La solita figuraccia di prima mattina!
Per cambiare discorso mi metto a raccontare della mia visita a Margot. Mi chiede se ci sono novità e gli riferisco quello che mi ha detto la signora Allen e lo informo che i carabinieri sono sulle tracce di quello che l'ha investita e che si tratta di un uomo con la moto.
Scendiamo dall'auto e Jason mi porge un braccio dietro alle spalle per farmi avvicinare a lui. Tutte ci fissano, o meglio fissano lui. Non posso biasimarle visto che Jason è uno dei ragazzi più belli della scuola e probabilmente vorrebbero essere al mio posto. Vorrei urlare che non stiamo insieme e che possono stare tranquille!
«Che hai?» mi chiede.
«Niente» dico.
«Non è vero, a cosa stai pensando?» sono sicura che lui non se ne sia neanche accorto degli occhi puntati addosso, credo ci abbia fatto l'abitudine.
«Nulla» sorrido.
Al cancello c'è Dakota che parla allegramente con Brian. Da quando quei due hanno preso così tanta confidenza?
«Flaminia! Oggi dobbiamo prendere i moduli per Londra» esclama appena mi vede.
«Buongiorno anche a te» dico tutta assonnata, non so lei dove ricava tutta questa allegria di prima mattina.
«Buongiorno ragazzi» risponde e io ricambio il sorriso anche a Brian. «Oggi è l'ultimo giorno per iscriversi»
«Tranquilla dopo ci andiamo» la rassicuro.
«Quindi venite anche voi? Fantastico! Ci saremo anche io, Ethan e sua sorella» dice Brian.
Dakota inizia a esultare. Mi volto verso Jason e gli chiedo se lui va e mi risponde: "Se tu ci vai io vengo"
Rimango stupita da questa frase e sorrido imbarazzata.
Le ore si trascinano lentamente, si vede proprio che è lunedì. La lezione di filosofia si sta riversando in una noia mortale. Appena suona la campanella mi alzo immediatamente per andare nel mio armadietto, a prendere i libri della lezione successiva.
Una persona dietro di me mi mette le mani sugli occhi: «Chi sono?»
«Jason» ridacchio. Mi giro e non è lui. È Ethan.
«Ethan scusa non avevo riconosciuto la voce» dico. «Come stai?»
«Bene e tu?» chiede.
«Normale, dai» dico. In realtà non lo so come sto, è da un po che non me lo chiedo.
«Allora tu e Parker eh?» si appoggia con una mano agli armadietti, poi prosegue «È una cosa...non mi piace»
«Non stiamo insieme!» puntualizzo.
«Meglio per te. Io al tuo posto gli starei lontana»
Che sta dicendo? «Perché?» mi sale l'ansia.
«Se non vuoi soffrire, faresti bene a non fidarti» mi fa l'occhiolino e se ne va.
Che significa? Forse c'è qualcosa che non so? In testa continuo a farmi queste domande per tutta l'ora di matematica. Non riesco neanche a seguire perché i pensieri si concentrano tutti sulla frase "se non vuoi soffrire, faresti bene a non fidarti". Devo scoprire cosa significa, non ho alcuna intenzione di stare male, di nuovo, per colpa di un ragazzo.
«Dai, andiamo» la voce di Dakota mi fa tornare alla realtà. Non mi sono nemmeno accorta che la ricreazione è iniziata.
«Si» dico.
In segreteria prendo due moduli. Uno per me e uno per Margot. Sono sicura che riuscirà a svegliarsi per Aprile e potrà fare questo viaggio con noi.
«Hai fatto bene a prenderlo. Spero che sarà presente» dice Dakota.
Annuisco e ci immergiamo di nuovo nella folla di persone che popolano il corridoio. Vicino alla macchinetta intravedo Jason, sta parlando con una ragazza. Mi sale la rabbia e non capisco perché. Flaminia non essere gelosa, la mia vocina interiore è molto fastidiosa in questo momento. Devo parlare con Jason, chiedergli qualcosa, devo sapere perché non posso fidarmi. È se fosse fidanzato? Tipo con la ragazza della macchinetta.
«Hai capito cosa ti ho detto?»
«No scusami» da quando mi stava parlando Dakota?
«Ma che hai oggi? Sei sempre distratta» mi guarda preoccupata. Poi prosegue: «ti stavo dicendo che Brian mi ha chiesto di uscire, questa sera» sorride e negli occhi mostra tutta la felicità.
«Oh è fantastico. Domani mi racconterai» le dico.
Quando torno a casa, i pensieri mi tormentano ancora. Mi rinchiudo in camera mia e mi metto ad ascoltare la musica. Chiudo gli occhi per cercare di rilassarmi e ascoltare bene i testi ma non ci riesco. Ripenso a quando abbiamo incontrato Ethan e Brian al parco e Jason si è immediatamente irrigidito, sono sicura che tra i due si nasconde qualcosa.
«..è per te» sono le uniche parole che sento dire mentre qualcuno mi bussa alla porta. Mi alzo immediatamente e c'è mio fratello che mi ha chiamata perché sotto c'è qualcuno che mi vuole.
Scendo in soggiorno e c'è Jason. «Usciamo fuori» gli dico.
«Perché te ne sei andata? Ti avrei riportato in macchina» dice.
«Volevo stare sola. Ora se non ti dispiace ho da fare» mento ma non ho proprio voglia di parlare con lui.
«Che succede?» mi mette una mano sulla guancia e mi sposto subito.
«Cosa c'è tra te ed Ethan?» chiedo.
Si irrigidisce immediatamente: «Nulla!»
«Invece si, è palese. Faresti bene a dirmelo» insisto e prego al mio autocontrollo di farmi stare calma.
«Ma non è niente» ridacchia.
Mi prende in giro? «Sai Jason, se vuoi che la nostra amicizia funzioni, c'è bisogno di sincerità. Ethan mi ha detto che non posso fidarmi di te. Per favore voglio capire» dico.
«Non sono cose che ti riguardano!» alza la voce.
«Siete entrambi miei amici e vorrei saperlo»
«Parla con il tuo amico allora» evidenzia bene la parola amico, riferito a Ethan, e se ne va. Mette in moto la macchina e si immerge nel traffico sgommando a tutta velocità.
Corro dentro casa e le lacrime iniziano a bagnarmi il volto. Non è tristezza, ma semplicemente rabbia.
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