Ritorno a Casa
Ci vermammo tutti a pensare. Dopo un po' decidemmo che preparare un'armata avrebbe avuto più senso che andare a carcare Notch, lo avremmo trovato in seguito. Pensammo di riunire gli dei di questo tempo, poichè pensammo che Raycow non fosse ancora intervenuto.
Purtroppo però c'era un solo posto ed un solo dio con la capacità di poter contattare tutti gli altri di questo tempo. -No!- Urlò Mario. -Mi rifiuto di riandare da lui!- -Mario rifletti.- Intervenne Anna. -È l'unica strada che potrebbe condurci a qualche speranza di vittoria.-
Il ragazzo respirò profondamente, ed infine acconsentì. I WGF salirono sui draghi insieme ad Herobrine, Valentine invece avrebbe viaggiato su uno stranissimi congegno a forma di moto ma con delle ali insieme alla Fran del futuro e quella del presente.
Io, SC e Fabb li avremmo seguiti in volo. Entity era riuscito a recuperare la sua capacità di volo, quindi era venuto con noi. Sembrava più pensieroso del previsto, quindi volli parlargli, ma deciso di rimanere in disparte.
Presto arrivammo nel portale dell'End che già una volta i WGF avevano attraversato e distrutto, ma che stranamente era ancora integro, o forse ricostruito. Entrammo prima da lì, e fu un miracolo che Mario non ci vomitò sulle scarpe.
Chiusi gli occhi tenendo per mano da una parte SC dall'altra Fabb che formavano una catena umana con gli altri, e ci teletrasportammo. Finimmo in una enorme struttura con enormi quadri che ritraevano le generazioni della dinastia dei padroni dell'Oltre End.
Un tempo quel luogo era popolatissimo, ma dopo la sconfitta dell'EnderDragon, il protettore supremo di quelle terre insieme a Shadow, tutta la popolazione migrò nell'Overworld.
Camminammo per un po' risalendo una torre di blocchi di Purpur e Pietra dell'End. Arrivammo sulla cima dopo nemmeno dieci minuti, in un enorme sala vuota, corcolare, con due finestre ai lati ed il tetto a cono. Appoggiato ad una parete, vi era una cassa, l'unica cosa che addobbava questa sala. Non vi era nemmeno un lucchetto sopra.
Si sentirono dei passi frenetici provenire dalle scale, e quando la porta di betulla fu spalancata, tutti ci girammo, meno che Mario. Un uomo dalla pelle nera, i capelli ordinati dietro la testa e una barbetta appena accennata sul viso, nascondeva i propri occhi viola acceso sotto un mantello viola scuro, anche se si potevano intravedere quelle due sfere luminose che brillavano dall'emozione.
Sotto il mantello, l'uomo portava una tunica sempre viola scuro, ma più scuro dell'altro capo, legato in vita da una cintura nera. Teneva stretta in pugno una lettera con la carta del colore della pietra del legno, con applicato sopra per chiudere la busta, un pezzo di cera viola con il simbolo della casata reale.
Stava fermo immobile, sulla porta, come a voler aspettare una qualche reazione da parte del figlio perduto. -Ciao, Shadow.- Si limitò a dire il corvino, girandosi lentamente.
Corse verso Mario, abbracciandolo. Lacrime sincere gli sgorgarono dagli occhi, come se quello sarebbe stato l'ultima volta che avrebbe visto suo figlio. Solo dopo qualche secondo Mario si lasciò intenerire, e circondò a sua volta il corpo del padre.
Fu in quel momento, che si accorse che sulla sua schiena vi erano almeno una decina di lame incastrate che quasi lo trafiggevano.
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