Cap. 50 - Senza vincitori, né vinti.
La pioggia scendeva interrottamente su Tokyo, nel minuto in cui smetteva, riprendeva, e ciò continuò fino alla notte a seguire, gettando ancora quella atmosfera oscura sulle strade, il buio perfetto per combattere l'ultima battaglia tra i vecchi nemici Joker e Crow.
Era giunto il giorno in cui i due nemici avrebbero dovuto conteggiare le loro verità, confessare le loro paure e trovare l'uno rifugio nell'altro, o dividersi per sempre.
Così, come pattuito, s'incontrano in un luogo misterioso all'interno del Metaverso, fuori dai Palazzi, fuori dai luoghi comuni dove le Ombre spesso passavano il tempo a danzare sinistramente, dove gli edifici si torcevano e si deformavano, dove i meandri più nascosti delle menti umane mettevano le radici.
«Ci siamo, ora non ci saranno scuse, è giunta l'ora di affrontare la nostra battaglia, quella che desideravo da tempo... mio caro Joker», disse Goro, vestito nel suo abito principesco di Crow.
Joker si preparò silenziosamente, raccogliendo il pugnale in una mano, la pistola nell'altra. Intorno si formò un'arena invisibile, uno di fronte all'altro, decisi a lanciarsi ancora sguardi di sfida.
«Allora, ripeto le regole del nostro affronto: che sia un gioco pulito, non si possono usare più di due Persona al massimo, considerando che siamo entrambi dei Jolly, capaci di controllare più di un potere alla volta... date le nostre personalità complesse», introdusse Joker.
«Perfetto, non imbroglierò... non ne avrò bisogno. Inoltre, per te, una regola speciale: non puoi usare il potere di Joka, varrebbe come imbrogliare. Per le armi, sono concesse tutte», rispose Crow, agitando la sua spada in alto e piantandone la punta vicino ai suoi piedi, costeggiando la gamba destra.
In seguito la riprese in mano per il manico e la puntò in direzione di Joker, che, in sua difesa, puntò la pistola.
«Al mio tre, Joker».
«Uno...», disse Crow.
«Due...», replicò Joker.
«Tre!», concluse Crow.
Joker, ossia il deformato Ren, vestito con il suo iconico abito nero e maschera di ladro, si erse con sicurezza, volteggiando con agilità e sparando colpi che scansarono Crow, perciò subito dopo che finì le munizioni chiamò il suo Persona Arsene, il quale si materializzò in uno spettacolo di fiamme azzurre.
Dall'altra parte, Crow si pose con uno sguardo determinato, evitando ogni colpo e tagliando qualche proiettile con la spada. Indossava il suo cappotto bianco e la maschera rossa a forma di corvo con fierezza, mentre, per imporre il suo talento, chiamò il suo Persona Robin Hood che emerse con una luce dorata.
«Fai sul serio, Ren?», gridò, trovandosi poi senza difese, permettendo al corvino mascherato di ferirlo sul braccio sinistro e strappare la manica del cappotto. Joker si asciugò il sudore col guanto rosso che indossava alle mani, osservando il suo rivale con occhi fiammeggianti.
«Se vinco, non dovrò sottopormi ai tuoi inganni e morirò in pace. In fondo tu mi volevi morto sin dall'inizio, Crow. Non negare, lo leggo nei tuoi occhi!», provocò.
Si rimise in posizione di attacco col pugnale nella mano destra, le tre code del suo cappotto ondeggiarono a ritmo di un misterioso vento che soffiava su entrambi, scompigliando anche i lunghi capelli castani del principe.
Crow rise, «Certo, continuiamo a vivere questa grande bugia!».
Il combattimento proseguì con un rapido scambio di colpi: Joker sfrecciò da un lato all'altro del campo di battaglia, attaccando con agilità e ingegno, mentre Crow contrattaccò con potenti colpi energetici.
Nel frattempo i loro Persona si sfidarono nell'etere, coinvolgendo l'uno l'aiuto di Loki per Crow, l'altro chiese aiuto a Satanael, per Joker, scatenando attacchi spettacolari e abilità uniche.
Lo scontro infuriò, i due rivali dimostrano abilità eccezionali, cercando uno di superare l'altro: Joker faceva leva sulla sua astuzia e creatività, mentre Crow si basava sulla forza e abilità tattiche.
Ogni attacco e contrattacco erano un'esplosione di energia e determinazione, difficilmente si poteva decretare il vincitore dopo mezz'ora di combattimento.
Improvvisamente tutto si fermò, Joker e Crow si fermarono, ormai stanchi e sfiniti. Joker era stato preso sul petto e ciò gli aprì il gilet di poco, squarciandolo al centro, quasi dividendolo in due parti, mentre le code del cappotto erano ancora lì, a ondeggiare.
La sua maschera era completamente divisa in due come il gilet, mostrando un occhio benevolo dietro e uno malefico davanti, scoprendo la vera natura della distorsione di Ren. Più volte i loro sguardi si incrociavano, e la scintilla d'odio balenava perenne tra loro.
Due forze opposte della natura, che in quel momento non potevano fare altro che combattere. Avevano trascorso troppo tempo come nemici, con Goro Akechi fu deciso a smascherare la vera natura di Ren, che venne fuori proprio in quella notte.
Restarono fermi, senza fare nulla, allora il principe schioccò le dita e portò entrambi fuori dal Metaverso, trovandosi in una strada poco illuminata e tetra nella periferia di Tokyo, con la pioggia decisa a picchiettare sulle loro teste.
Aveva Ren difronte, immobile e deciso a fissarlo di nuovo con occhi invasi dalla furia, e, nonostante non avesse il suo cappotto, frutto del suo potere maggiore, la sua vulnerabilità si vedeva anche da lontano.
«Bene, stanchi, nessuno ha vinto... ma perché? Perché lottiamo così duramente, Goro Akechi?», chiese Ren, illuminando le iridi grigie sotto la pioggia. Akechi rimase per un istante senza parole, un misto di emozioni attraversò il suo volto, «Non lo so più...», mormorò.
«Forse è il nostro destino, noi due anime perdute... di essere rivali in eterno?».
Ren abbassò lentamente il capo, fissando le scarpe, così come i suoi vestiti inzuppati di pioggia, sospirò e si spostò dalla sua posizione, avvicinandosi a lui con passo felpato, «Forse, invece di combatterci, dovremmo cercare di capirci l'un l'altro», disse.
«Forse tu dovresti negare l'alleanza con Joker Ombra e cominciare a vedere la realtà...», Goro approcciò il corvino e strinse le sue mani gelide con le altre, passando a cercare gli occhi innocenti dietro un'invisibile maschera di confusione e tristezza.
«Avanti, capire te stesso non significava mica andare a letto con la tua Ombra? Ren... e... e se poi scoprissimo che siamo più simili di quanto avessimo creduto?», sibilò. Ren s'illuminò di poco, sorridendo, dando un sorriso che era un misto di compassione e speranza.
«Se significa che non dovrò più sfidare i miei sentimenti... e che ciò influenzerà anche te, mi riferisco a Yusuke... allora forse, solo forse, potremmo trovare un modo per andare avanti insieme. È il momento di capire cosa provi anche tu sul serio per me o per lui...», disse.
Goro, incapace di tenere ancora ciò che provava veramente verso il corvino, rispose baciandolo teneramente. Ren ricambiò piangendo, poi con violenza lo spinse e lo bloccò al muro, baciandolo in modo più intenso, mordicchiando le sue labbra come se fossero soffici e dolci caramelle al gusto di fragola.
Il detective si sentì solleticato per la prima volta, non aveva mai baciato l'altro con così tanta sincerità, mettendoci anche i battiti del suo cuore che cominciò a suonare insieme a quello del corvino. La pioggia continuava a cadergli addosso, Ren privò Goro della sua amata giacca color cammello da Detective Principe, della camicia con fatica, approfondendo il bacio.
Lo stesso fece il castano, strappando i neri vestiti che coprivano la bagnata e bianca pelle del corvino per posarci su le labbra ed esplorare ogni angolo, dall'alto in basso, dal basso all'alto.
«Stiamo ancora vivendo questa bugia, Ren?», sussurrò.
Ren ghignò, «Non credo... perché ora non mi sento più così... distorto...», rispose, gemendo.
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