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Cap. 36 - Tutta la verità.

Aspettò la chiusura del ristorante all'una e mezza, nonostante la cucina era già stata chiusa dalle undici e un quarto, quei clienti esigenti che avevano chiesto ancora piatti di zuppa di miso o ramen sedevano ancora agli ultimi due tavoli che Yusuke, con pazienza, stava aspettando di disfare, per rientrare a casa e godersi la notte nel letto matrimoniale con il suo detective preferito, quel letto che l'anno precedente condivideva con Ren.

L'ora in cui anche gli ultimi clienti lasciarono il locale, il pittore si affrettò a togliere tutto, pulire il resto dei tavoli, lucidare il pavimento e spegnere le luci, chiudere a chiave, correre da Goro Akechi; il detective che non rimosse il pensiero di voler vedere come si fosse mai comportato Ren che promise di invertire i loro ruoli, e ucciderlo, tagliandogli il fiato.

Ren era sovrappensiero, seduto sul divano del salotto, mentre fissava il vuoto fuori dalla finestra, quando rientrò in casa. Pensava alla ragazza, Makoto, la sua ex.

In passato, volle fare una prova in cui si cimentò con lei, finché la ragazza dai capelli bruni corti a caschetto e gli occhi castani rivelò di essersi innamorata del detective Goro Akechi, affermando che il suo amore era impossibile.

Lei, infatti, credette ancora nella sua morte nonché segreta dispersione, all'inizio. Convisse quindi col dolore nel petto per anni, almeno finché, l'anno prima, lo scoprì vivo, così volle in qualche modo ingelosirlo, anche sapendo del suo nuovo ragazzo Yusuke Kitagawa.

La decisione fu elaborata in quel momento di noia. Raccolse il telefono e scrollò la rubrica col dito sullo schermo fermandosi sul contatto "Makoto Queen", chiamato in precedenza "Amore Mio" e lasciò il telefono squillare in piena notte.

La ragazza in quel momento, tornata a casa col taxi, aveva appena finito di farsi una doccia e avvolgersi un asciugamano in vita, quando rispose al telefono.

«Pronto, Ren? Cosa devi dirmi di così importante che mi chiami alle due del mattino? Ti ha sconvolto tanto il bacio?», rispose con astio, sedendosi sul divano del suo salotto e accavallando le gambe. Ren inspirò con forza, chiuse gli occhi e si tolse gli occhiali. Incrociò le gambe sedendosi sul divano e sospirò.

«Hei piccola, non penso sia ancora necessario comportarsi in questo modo. Ricorda la tua gelosia verso Ann e il tuo stesso rinnego dopo che l'hai vista con Ryuji....», lamentò, mentre dall'altra parte Makoto alzò gli occhi al cielo in senso di noia e irritazione.

«Primo, smettila di chiamarmi "piccola", secondo... hai visto come mi guardava? Certe cose rimangono... Akechi mi piace ancora nonostante so che è fidanzato con Yusuke... io volevo solo parlare con te, di noi due, tu stesso mi hai detto quella sera che non ti avrebbe ferito la separazione, che avresti accettato la loro coppia e saresti andato avanti, eh?».

Ren arrossì profondamente sulle guance e balbettò, «Ti interessa? Se solo mi fossi permesso di baciare Yusuke in macchina, due anni fa, tutto ciò non sarebbe mai successo! Non saprei dirti se è un bene o no...», le rispose, mordicchiandosi il labbro inferiore.

«Ah, non lo so. In ogni caso, sei cambiato. Da quando Akechi e Yusuke si sono messi insieme sembri davvero cambiato... ho solo pensato che tu volessi riprovarci con me, o sei troppo geloso per rimetterti in relazione con qualcuna? O qualcuno?», disse Makoto, sedendosi comoda sul divano, iniziando ad attorcigliare i capelli semi bagnati attorno al dito indice della mano destra.

Ren sbuffò, «Non sei la prima a dirlo, ma io non sono geloso!».

«Vabbè, lo neghi in continuazione, ci siamo po' stancati tutti...», balbettò Makoto, poi rimase in silenzio per un attimo, e dopo essersi alzata dal divano e aver camminato verso la finestra per guardare fuori, notò che goccia dopo goccia cominciò a piovere.

Ren non le rispose, così come la pioggia batteva sulla terra sull'asfalto, le sue lacrime toccarono i contorni del suo mento, cadendo sul petto semi scoperto dal pigiama nero e rosso con il disegno di un micino, «Non rispondi?», Makoto udì il rumoroso pianto del ragazzo e sospirò.

«Ascolta, so come ti senti... però devi essere forte, ho sbagliato, dovevo dirti di Akechi...».

«No...», Ren la interruppe, tirando in su col naso, «Ormai è così... il mio ex e il mio amante si sono messi insieme, sono i miei più fidati camerieri al ristorante e devo accettare la loro relazione, nonostante è vero, sono un po' geloso».

«Ren, se non vuoi uscire con me non mi arrabbierò, ok?», sussurrò Makoto al telefono, ma il corvino non le rispose per la seconda volta, avvolto dal pianto. Makoto chiuse gli occhi ed espirò, «Va bene, è tardi, riposati. Buonanotte, Ren».

«Ciao, piccola», Ren chiuse il telefono e si lasciò cadere sul divano, coprendosi gli occhi grigi rovinati dalle lacrime di delusione, rimpianto, quella gelosia impossibile, il desiderio di morte.

«Può darsi che lei possa piacere anche a me, ma non ho potuto coltivarlo abbastanza per avere la certezza di ricambiare gli stessi sentimenti. Non sono uno che si vende».

Parlò la voce di Goro Akechi nel silenzio della notte, dove uscì dalla camera da letto e osservò pietosamente l'altro mentre si faceva trascinare dall'oscurità della sua stessa anima sporca.

Ren scattò dal divano, sedendosi, e si guardò attorno, «Goro dove sei? Fatti vedere!».

«Zitto!».

Goro fece qualche silenzioso passo verso il salotto e si fermò ai piedi del tappeto, «... immagino lei non ti abbia detto molto, allora te ne parlo io». 

Si sedette sulla poltrona, accanto al divano, «Può darsi che l'abbia baciata. Le ho detto però di stare zitta e non dire niente a nessuno. Vedo che mantiene ancora la promessa. Brava ragazza».

Ren s'innervosì, «Bene, ci provavi con la mia ex e nessuno dei due mi ha detto nulla, ora invece ti diverti con un altro mio ex... ti piacciono i miei e le mie ex, eh, Goro?», lo rimproverò.

«È una cosa diversa, tu per me sei molto più di Yusuke o Makoto. Vorrei starti accanto e baciarti dappertutto, ho bisogno di te per distruggerti dolcemente...», sussurrò il detective, mentre con lentezza si sedette anche lui sul divano e gli abbracciò la schiena, posando un piccolo e leggero bacetto sulla sua nuca. Ren arrossì e gemette, portandosi le mani al petto.

«Fai davvero schifo, ecco perché ora sarò io a ucciderti. Individui come te rovinano la reputazione della società... Metaverso o no», sbottò reggendo i denti stretti tra loro.

Goro sogghignò dietro il suo collo di Ren e avvolse lasciò libere le dita di camminare all'interno della maglia nera del pigiama e deviarono in giù, infilandosi nei pantaloni, controllando il contenuto della biancheria. 

Ren gemette di nuovo e mosse la testa indietro poggiandola nell'incavo del petto di Goro mentre egli strisciava le mani sulla sua camicia bianca prendendolo per il collo.

«Io volevo vendetta nei tuoi confronti, non avevi finto tutto il tempo con me? Non abbiamo neppure avuto l'opportunità di scontare un'ultima battaglia», sussurrò nel suo orecchio facendolo rabbrividire e ridere dopo.

«Oh no, sono io che voglio vendetta, vendicarmi di te che dal nulla ci provi con me, mi fai allontanare dal mio ragazzo e poi? Ti metti con lui».

Disse Ren, permettendo a Goro di farlo suo tra le braccia, profittando del momento, per passare le mani tra i capelli corvini, e sussurrando ancora, «Può darsi lui mi piaccia, può darsi che Makoto mi sia piaciuta, all'inizio, l'ho anche baciata, ma non è il mio tipo. Certo, mi ama ancora, però sa che io non ricambio. Ora il mio interesse sei tu».

«Il tuo interesse è Yusuke», sputò il corvino.

Goro ghignò, «Anche...», e lasciò la presa, incamminandosi verso la finestra.

Ren lo fermò per un braccio.

«Dove vai?», lo scrutò.

«Dal tuo "Da Vinci"», gli rispose Goro, con aria provocatoria.

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