Cap. 3 - Baci a colazione.
Piombò fuori dal letto, indossò la sua buona e amata vecchia divisa scolastica liceale di fretta, poi, muovendosi con agitazione, fece cadere il suo telefono sul pavimento. Amava troppo quella divisa da indossarla anche dopo aver finito il liceo, per occuparsi del bar.
«Da Vinci? Da quando mi chiami Da Vinci?».
Yusuke ridacchiò e nudo si alzò dal letto, nostalgico prese in mano il telefono e notò che Ren non disinstallò l'applicazione del Meta Navigatore.
«Hai ancora l'app del Metaverso?», domandò.
Ren gli rubò il telefono dalle mani con un movimento brusco e geloso. «Forse non voglio toglierla, sai, penso a Goro Akechi. Non saprei che fine ha fatto, se è morto davvero o no...».
Yusuke sbuffò. «Vieni a letto con me, e pensi a lui».
«Era pur sempre un amico, per dire. Alla fine si rese conto di aver sbagliato, ha lottato contro sé stesso, ha sacrificato la sua vita per noi, gli sono più che debitore!». Con stizza, il corvino gettò i vestiti di Yusuke addosso a lui, che commentò, «... ah, grazie per la delicatezza», raccogliendo i vestiti e indossandoli con calma, biancheria inclusa.
Ren arrossì sul viso e si voltò di spalle all'artista. «Sei davvero indecente, a volte», disse, procedendo a infilare le scarpe.
«Tu invece sei una lamentela continua. È tardi, sono le otto e venti. Apriamo il bar poi chiamo Ann e Ryuji, hanno detto che il progetto della palestra sta andando avanti, voglio sapere ogni dettaglio».
Anche Yusuke indossò le scarpe e svelti uscirono dalla camera da letto, fermandosi nel salotto principale per prendere le chiavi e lasciare la casa, dirigendosi al bar. Ren così afferrò le chiavi e aprì la porta in vetro serigrafato del locale.
Yusuke camminò verso il bancone e indossò il grembiule, uno di colore blu oceano come i suoi ipnotici e oscuri occhi, da nascondere un passato trauma che piantò le radici nella sua testa e mai decise di uscirne, oscuro come il suo animo, prima di incontrare Ren e i Ladri.
Ren lo seguì e anche lui mise addosso il suo grembiule e si accinse a preparare due tazze di caffè, sia per lui sia per il suo nuovo compagno di letto. L'artista lo fissava con aria sognante mentre lavorava e ciò catturò l'attenzione del corvino.
«Smettila di fissarmi! Chiama Ann intanto? Così non ho i tuoi occhi addosso?» gli domandò sorridendo e riprendendo a ormeggiare la macchinetta del caffè.
«Ottima idea». Yusuke annuì e col suo telefono chiamò il numero di Ryuji.
«Ciao Kitagawa! È da tanto tempo che non ci sentiamo... tu e Renren vi siete decisi di vederci tutti insieme, almeno noi primi Ladri?», rispose Sakamoto, era il suo cognome.
Un ragazzo dalla personalità esuberante, volgare, scherzosa. Ann, la sua fidanzata, al contrario, era più impacciata e timida, ma sempre pronta ad aiutare gli amici in difficoltà, in qualsiasi situazione, buona o cattiva che fosse.
«Sai, è passato del tempo per poterci abituare prima alla forma umana di Mona-chan, poi per il resto abbiamo perso i contatti, pensando nulla avrebbe mai voluto che ci vedessimo ancora una volta per il Metaverso, caro Ryuji...», rispose Yusuke, con tono serio.
«METAVERSO? STAI FUMATO, BRO?», esclamò il biondo.
Yusuke sopirò. «Assolutamente no... bro. È Ren che pensa in continuazione ad Akechi. Volevo solo una chiacchera e sapere della palestra».
«Yo! Sta venendo una figata pazzesca! Cinque minuti e saremo lì! Ci si vede, bro!».
Yusuke chiuse la chiamata e lo stesso fece il biondo. In seguito, furono necessari solo venti minuti e i due ragazzi biondi si trovarono a bussare alla porta del bar. Ren subito li fece entrare, poi li invitò a sedersi al tavolo mentre lui tornò al forno, per controllare la cottura delle brioches.
«Allora, come va? È passato del tempo, ditemi della palestra», chiese dopo, poggiandosi sul bancone con ambe le braccia e il mento tenuto dalla mano sinistra.
Ryuji si adagiò spavaldo sulla sedia e si guardò intorno. «Allora, diciamo che, purtroppo, non si può ancora tagliare il nastro... però io ci conto che per la fine dell'anno sarà tutto pronto! Inseguo il mio sogno fin da quando andavamo al liceo e lasciai la squadra di atletica per colpa di Kamoshida, quel pezzo di merda...».
«Non me lo ricordare, quel professore pervertito!», sbottò Ann. Ryuji l'abbracciò, baciandole la testa con tenerezza, calmandola e rubandole un sorriso sulle labbra.
«Certe cose rimangono, così la mia passione a fare il barista. Dopo che ho vinto il primo premio come Master Pasticcere e Chef Giapponese, non potevo vendere questo bar, ormai è parte di me. In più, con l'aiuto di Yusuke, il lavoro qui non è mai così pesante», disse Ren, vagando.
Ciò causò un'occhiata curiosa da parte di Ann e Ryuji, che cominciarono a fissare entrambi i baristi, mettendoli a disagio, soprattutto Yusuke, che chiese. «Perché ci guardate in quel modo?».
«Voi che raccontate, invece? Tu e Ren uscite da tanto tempo insieme ormai... e non abbiamo ancora ricevuto messaggi o notizie di qualche bacio...», disse Ryuji.
«... perché non chiedi a Ren?», Yusuke arrossì sulle guance.
Ren girò la testa verso il lato opposto e si sistemò gli occhiali sul naso, rimanendo in silenzio. Ciò portò il biondo a parlare. «Allora è successo, eh?».
Il corvino continuò a rimanere silenzioso mentre puliva tazze e controllava le brioches nel forno, anche Yusuke non parlò. Ryuji a quel punto si piantò e incalzò, spezzando il silenzio di Ren.
«... ancora silenzio? Prometto che non giudicherò... anzi, perché non vi baciate adesso?».
Sia Ren che Yusuke balzarono dalla vergogna, l'artista sputò il caffè e il corvino si fece sfuggire la tazza mentre la stava asciugando con una pezza umida, facendola cadere e rompere nel lavabo sotto le sue mani e anche gli occhiali scesero sulla punta del suo naso.
«Cosa?!», gridò Yusuke.
Ryuji abbassò lo sguardo furtivo su di lui e gli pizzicò il naso.
«Ho detto che vorrei vedervi baciarvi».
Ren intanto raccolse i cocci della tazza e li buttò nel cestino della spazzatura, situato nel mobile sotto il lavabo. Abbassò il capo e coprì i suoi occhi con i neri capelli, riflettendo le lenti degli occhiali alla luce del sole che penetrava fioca dalla porta del locale, poi se li aggiustò di nuovo.
«Va bene. Vieni qui, Da Vinci», disse con tono basso della voce e profondo da sembrare oscuro anche durante il giorno. Ryuji sorrise, eccitato soprattutto per aver sentito Ren chiamare Yusuke "Da Vinci", il primo nome in codice che lo stesso artista propose prima di scegliere Fox.
Yusuke non si alzò, così Ren lo chiamò di nuovo. «Ieri notte non eri così timido, non costringermi di nuovo a farlo per primo. Avanti, tanto – è solo un innocente bacio – no?», arrossì anche lui sul volto.
Yusuke si alzò dal divanetto, camminò verso il bancone raggiungendo il retro, scivolò il braccio sinistro attorno alla vita di Ren e lo tirò vicino a sé. Gli prese il mento con la mano destra e lentamente lo approcciò, mordendogli la mandibola.
Il corvino spalancò gli occhi, poi li chiuse, e avvolgendo le braccia attorno al collo di Yusuke ricambiò il bacio e lo approfondì quanto gli fu possibile, mordendo sulle labbra dell'artista con maestria, come se stesse mangiando un piatto delizioso.
A quel punto sia Ryuji che Ann si sentirono a disagio vedendo gli altri due baciarsi, poi Ren ruppe l'atmosfera, staccandosi da Yusuke in modo violento.
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