Cap. 23 - La nuova palestra.
«Ah!», Yusuke scattò sul divano dallo spavento. Intorno a lui la luce del giorno, il profumo dei pancakes cominciò a inebriarlo. Si alzò dal divano e con cautela si diresse verso la cucina chiamando con voce flebile, «Goro?».
Il detective si trovava in cucina, mentre col sorriso preparava dei deliziosi pancakes con lo sciroppo d'acero. L'artista espirò il sollievo che cercava da una notte.
«Buongiorno, Kita!», lo accolse con allegria. Il suo polso sinistro era fasciato. Yusuke girò la testa e Goro gli toccò la spalla destra col braccio destro, «Hai avuto un incubo? Ti ho sentito urlare...».
«Sì, ma forse è meglio che non lo dico. Tu, invece? Pensavo odiassi i pancakes dopo l'incidente di Morgana...», mormorò senza girarsi per vedere le iridi rosse del detective che lo mangiavano da testa a piedi. Si passò la mano destra tra i capelli blu.
Goro ridacchiò, «Certo, odio Morgana per questo, ma non significa che non possa prepararli. Poi, quella cosa è solo parte del passato, vero?», disse il castano, sorridendo in modo inquietante. Yusuke gli girò intorno.
«Sei vivo, Goro?».
«Certo!», il detective prese in mano i due piatti che preparò e si diresse in salotto, poggiandoli sul tavolo che aprì in precedenza prima di andare in cucina. Tornò in cucina, tirò Yusuke a sé con la forza del braccio sinistro e gli sputò addosso.
«Se vuoi scherzare, va bene. Fare gli amanti non è facile, e nonostante direi che preferisco Ren a te, tu mi attrai di più. Considera la condizione in cui lui stesso si è voluto inserire, un mare di guai. Cosa ti turba? A questo punto mi confido solo con te, tu che mi capisci nel profondo».
Yusuke abbracciò Goro e nascose la testa sul suo petto.
«Credo di essere impazzito... per te. Molto probabilmente la vicinanza a te da quando Ren è andato nella stanza del bar mi ha fatto capire che per te provo molto di più, ho capito che forse non conosco benissimo Ren e lui non conosce me del tutto. Intendo che io e lui abbiamo solo giocato a fare i fidanzati?».
«Quindi anche tu sei insicuro dei sentimenti che provi per lui, giusto?».
Yusuke annuì. Goro lo intrappolò meglio tra le braccia, «Era solo un gioco, ma confesso che per me è lo stesso. Non so a questo punto se è una cosa buona o cattiva. Mi sto innamorando di te».
L'artista non permise a Goro di finire la frase sull'ultima parola e lo baciò intensamente sulle labbra, trascinandolo nel salotto dove sfogò la sua voglia sul divano, poi l'immagine dell'altro grondante di sangue gli apparve davanti agli occhi e di colpo si fermò.
«Perché ti sei fermato?!», lamentò Goro.
«Quando ti ho detto che ti avrei dipinto con il tuo sangue, scherzavo, ok? Non mi sentivo di essere me stesso. Ho paura, ho paura di farmi un Palazzo, e chissà come potrebbe essere».
Goro gli accarezzò i capelli, «Tranquillo, va tutto bene. Io ti ho provocato, scusami. Mi sembrava divertente farlo... ora però è passata, sì? Non è successo niente», lo consolò, avvertendo un forte battito del suo cuore.
«Kita...».
«Sì?».
«E se mi innamorassi di te in futuro?», gli chiese con voce debole Goro e Yusuke non rispose.
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Intanto, nel bar, Ren servì gli ultimi clienti del mattino e chiuse per una pausa personale, mettendo il cartello "Torno subito" fuori appeso alla porta. Prese in mano il telefono e decise di videochiamare Morgana e raccontargli tutto l'accaduto.
«Oh, mi spiace tantissimo... ma pensi seriamente che stando solo potresti capire meglio chi ami di più? Non vorrei che questo isolamento ti porti alla follia, so come soffri di solitudine, rivedendo il tuo passato...», rispose il gattino umano.
Ren si guardò intorno e sospirò, «In effetti non mi piace stare da solo. Yuuki mi ha dato questo consiglio. Capire chi sono e chi voglio amare nella vita. Ho cominciato col passo sbagliato. Non avrei dovuto farmi prendere da Goro, ma è così affascinante e ha una personalità forte e debole che ti fa rimanere a bocca aperta...».
«Non lo so, qualsiasi cosa tu faccia, fai attenzione. Mi sembra molto strano che ultimamente non ci siano Palazzi nel Metaverso. Ieri ho controllato, nulla. È molto tranquillo, la cosa non mi piace...», ragionò il mutaforme.
«Intanto ora sono in Italia, a Firenze. Non smetto ancora di vomitare palle di pelo e fare le fusa. Sai, questo non piace tanto alle ragazze! Non riuscirò mai a trovare una fidanzata ridotto in queste condizioni...».
Ren si alzò dal letto e sbirciò fuori dalla stanza, il bar era vuoto. Si ritrasse dentro e si sedette sul bordo del materasso, «Mona, non puoi pretendere di abituarti solo dopo un anno agli umani, abbi pazienza. Io invece nel pomeriggio devo servire le solite cose ai clienti pensando a Yusuke e Goro che nel frattempo si stanno innamorando... e ne sono sicuro!».
Sospirò, «Quasi lascio perdere, il problema sono io», scrutò intorno a sé e osservò l'ora sullo schermo del telefono, accorgendosi di essere in ritardo per l'inaugurazione della palestra di Ann e Ryuji. Di fretta congedò Morgana e si vestì mettendosi la maglietta al contrario, infilò poi le scarpe e uscì dal bar. Erano appena le undici e tredici.
Chiamò un taxi e si fece portare nel luogo, ma il taglio del nastro era stato già fatto. La gente già ruotava attorno ai tavolini mangiucchiando gli stuzzichini come pizzette e cornetti salati.
Si avvicinò a Ryuji, scusandosi del ritardo e il biondo, avendo buon cuore, lo perdonò e invitò a prendere qualcosa da mangiare. Il corvino così si accinse a uno dei tavolini notando anche la presenza di Yusuke e Goro.
Come vide Goro allontanarsi da Yusuke, decise di non andargli incontro all'inizio, in un secondo momento si volle fare avanti, ma un altro ragazzo gli tagliò la strada. Aveva capelli rosso fiamma, lo sguardo misterioso e le labbra molto pronunciate come spicchi di arance mature. I suoi occhi verdi si accesero quando approcciarono l'artista.
Lo toccò sulla spalla e lo fece girare, raccontandogli di essere un suo grande fan, proponendogli una collaborazione, «Io sono un poeta emergente, ma le mie poesie non le legge nessuno, vorresti collaborare rappresentando le mie poesie in immagini? Potremmo poi organizzare una mostra...», gli disse.
Yusuke subito scosse la testa.
«Per ora non voglio esporre i miei lavori al pubblico. Sto vivendo un momento difficile. Le mie opere sono passate di moda, non le compra più nessuno. O mi adatto al commerciale o nulla. Anzi, ultimamente sto soffrendo della malattia che tutti chiamano "il blocco dell'artista". Lasciami il tuo numero, se cambio idea, ti chiamo», gli disse, e il ragazzo se ne andò.
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