Cap. 21 - L'arte nell'anima.
Yusuke se ne stava steso sul letto con le coperte guastate e penzolanti dagli angoli, sfiorando il pavimento. Goro, accasciato su di lui, toccava e strofinava con i glutei la grandezza che avevano sotto, pressando. Teneva in gola ogni gemito, nonostante il ritmo fosse abbastanza lento.
«Soli, siamo soli da un giorno. Ren è stato chiaro», ridacchiò.
«Lo capirei pure, è come se io stesso dovessi smettere di pensare ad Ann senza ricordami della figuraccia che ho fatto quando le ho detto di spogliarsi...», rispose l'artista, che poggiò le mani calde sui suoi fianchi.
«Allora? Tornerà, ne sono sicuro», domandò Goro.
«Non hai capito, sarà un lungo periodo. Siamo da soli in questa casa, adesso, Ace Detective», disse Yusuke, posando dei piccoli bacetti sulla nuda schiena di Goro, che issò, avvertendo un fulmineo brivido lungo tutta la spina dorsale.
«È un problema? Non dirmi che ora sospetti che lo faccia apposta, dove hai abbandonato il tuo essere un artista eccentrico, un fuorilegge come Andy Warhol?», Goro lo provocò.
Yusuke gli spremette i glutei ed egli urlò tanto da coprirsi la bocca spalancando gli occhi. Un semplice gemito rubato da una mente diabolica che trasforma la realtà con un pennello.
«Se fai così, non scatenerò solo Robin e Loki su di te, ben peggio!», lamentò, ghignando maliziosamente e girando le pupille degli occhi indietro, cercando pietà dall'artista.
Il suo respiro tornò a essere meno affannoso, poi Yusuke osò, scivolando le mani lungo il corpo nudo del detective fino a toccare le sue zone più sensibili. La bocca toccò la sua spalla.
«Che sia amore o solo sesso non m'importa. Voglio ancora esplorare ogni lato della tua personalità, ti ho già detto che sei il soggetto perfetto... Vuoi trovare la tua giustizia usando la violenza, minacci e sei debole, come i gemiti che tieni nascosti nel petto, le lacrime che ritrai in su negli occhi, il busto che tieni sempre eretto e lo sguardo dritto che alcune volte cade, appiattendosi...», espirò.
«Sei desideroso, quel tuo ardore ti porta alla rovina e ti lega ai tuoi stessi pregiudizi, oltre il Metaverso. Mi capisci?», sussurrò, Goro ebbe un fremito e chiuse gli occhi rossastri.
«L'ho detto, mi analizzi nel profondo, come se conoscessi la mia anima meglio di me, e questo mi fa tanta, tanta paura. Sono poche le volte in cui confesso le mie debolezze. Sai, quella parola, quella parola che odio», rispose con poco affanno.
«Yandere. Sei desideroso, non vedi altro che l'oggetto che ti fa stare bene, e saresti disposto a uccidere pur di averlo... e fino a ora, prima di farlo con me, era Ren. Ora sono io», ogni parola dell'artista toccava il cuore del detective che istintivamente protese le mani indietro e sfiorò le nude cosce dell'artista sotto le sue, massaggiandole, «Hai ragione, Kita».
Yusuke ghignò dietro i suoi castani capelli, «Ripetilo».
«Non udirai più quelle parole per un bel po' da adesso, una volta passa l'angelo», Goro stuzzicò.
Yusuke acchiappò ancora i fianchi di Goro e, girandosi sul materasso gli passò sopra, alzandogli il mento e baciandogli le labbra con tenacia e vivacità, l'altro ricambiò il bacio allo stesso modo.
Improvvisamente il telefono di Yusuke squillò.
Uno scatto di spavento. Goro rotolò sul letto e cadde sul pavimento.
«Chi chiama alle quattro del pomeriggio?!», si alzò in piedi con fatica come se fosse un signore anziano di ottant'anni. Yusuke intanto prese in mano il telefono e rispose, «Pronto, chi è?».
«Bro! Sono Ryuji, non hai visto il nome contatto? Scommetto stessi dormendo con Ren, eh?», rispose la voce pimpante e chiassosa dell'amico biondo. Yusuke sospirò, mentre Goro si ristese sul letto a pancia a in giù, nascondendo la faccia in un cuscino.
«Dimmi, Ryu. Sì, stavo facendo delle cose... ringrazia che tu sia l'unico a sapere di me e Akechi, mi raccomando a non dirlo a nessuno, nemmeno ad Ann o agli altri, ok? Cosa avevi di così importante da dirmi?».
Ryuji ridacchiò, «Eh, i soliti furboni che siete! No, volevo dire che siamo pronti, domani è l'inaugurazione della mia nuova palestra: Blonde Muscoles! Eh, mia e di Ann volevo dire... e volevo ci foste tutti, compreso Ren. Il problema è che ora ho paura di parlare con lui, non so in che condizioni è messo...».
Yusuke si sedette sul bordo del letto e Goro gli abbracciò la schiena nuda, disegnando cerchi sulla sua pelle col dito, «Ha detto solo che vuole stare solo con sé stesso, è un giorno che non ci parliamo, nemmeno al bar ci scambiamo chiacchere. Potrei provare, ma non ti garantisco nulla. Comunque congratulazioni per la palestra!», esultò.
«Grazie Suke! Io e Ann ne siamo molto felici! Anzi, perché non ci vediamo al bar, stasera? Potremmo prenderci un drink e poi parlare dell'inaugurazione, almeno se sono in compagnia potrò meglio parlare con Ren. In ogni caso non voglio dare ragione né a voi, né a Ren. Sono il suo migliore amico, ma non approvo totalmente che si sia isolato in questo modo...».
Fece una piccola pausa, il comportamento del corvino gli era preoccupante.
«... l'inaugurazione è alle 19.00 alla palestra, vi voglio tutti. Quindi stasera si decide cosa fare, ok? Senza Ren non faccio nulla, è comunque un fratello per me», disse il biondo.
«Ora vi lascio, fate i fatti vostri, a stasera!», chiuse la telefonata.
Akechi si fece scappare un'innocente risata, «I fatti nostri...».
Yusuke si voltò verso di lui velocemente e lo baciò sulle labbra, volendo riprendere a fare ciò che fermarono prima della telefonata.
⸺
Intanto al bar, Ren si preparò per aprirne la porta e accogliere i clienti l'ora dopo, pensando continuamente al pentimento della sua decisione e la soddisfazione di capirsi da solo, trovare cosa stesse effettivamente cercando in Yusuke e Goro. Fece anche rovesciare il caffè sul bancone, era troppo distratto.
Yuuki fece il suo ingresso, osservandolo occupato disperatamente a pulire il bancone, strofinando più volte la pezza umida su uno strato già lucido e pulito.
«Ren?», lo chiamò, lui non rispose.
«Renren?», lo chiamò la seconda volta.
Ren non ascoltava, era immerso nei suoi ragionamenti mentali sfregando la pezza con un movimento meccanico, in avanti e indietro, ripetutamente. Yuuki fu costretto ad alzare la voce e gridare, spaventando anche i clienti nel bar.
«REN AMAMIYA!».
«Cosa, cosa?!», urlò Ren, balzando sul posto ed evitando di cadere sui suoi stessi piedi posizionati in maniera disordinata sotto il bancone, «Mishima! Da quando mi stavi chiamando?».
«Ti ho chiamato tre volte, alcuni clienti si sono spaventati e vogliono dell'acqua», gli disse il fan, Ren notò la fila delle persone e con calma servì loro un bicchiere di acqua fresca, poi batté la faccia sul bancone con tale forza da essere anche capace di spezzarsi gli occhiali.
L'alzò subito dopo, incrociando lo sguardo confuso dell'altro, «Sono distratto, penso in continuazione a cosa potrebbero fare Yusuke e Goro in casa senza di me...», balbettò, seccato.
Yuuki gli prese le mani, «Sei geloso, vero?» alzò il sopracciglio destro, incredulo. Ren sbottò.
«Geloso, io? IO? Ma chi se ne importa? Facessero quello che vogliono! NON SONO GELOSO!».
Yuuki si stupì della risposta del leader dei Ladri, rimase in silenzio e ordinò un caffè, per poi berlo senza posare gli occhi sul broncio dell'altro, «Non voglio commentare, ma vedi di capire prima di tutto chi sei, Ren, Joker?», domandò.
Ren sbuffò, poi Yusuke entrò nel bar e senza dire una parola indossò il grembiule e iniziò a servire dei clienti.
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