Cap. 17 - Fox vs Crow 3.
Era una mattina piovosa e oscura, così grigia che nel cielo sembrava essere già notte fonda. Il sole non aveva le intenzioni di farsi vedere e le nuvole aumentavano in modo sproporzionato.
La pioggia si faceva più spessa, i tuoni suonavano e accecavano anche dalle finestre, il vento spazzava via ogni cosa, la giornata giusta scelta da Goro per uscire dalla sua stanza e dare fastidio a Yusuke, mentre Ren ancora dormiva in casa.
«Buongiorno, Geloso Kita».
La voce all'apparenza soave e allegra del detective parlò vicino alle orecchie di Yusuke ed egli balzò, raccogliendo entrambi i glutei dell'altro nei palmi nelle mani e spingendolo indietro con un gesto violento, volendolo far cadere.
«Non ti ho mai dato il permesso di toccarmi in questo modo, Goro RubaRen. Via dalla mia vista, o ti prendo a calci finché non torni strisciando nella tua stanza!».
Goro ghignò, disobbedendo strinse l'abbraccio e passò le mani nude sulla sua nuca, poi ai lati del collo, in seguito approcciò le labbra lì vicino.
«Vorrei tanto parlarti del tuo Renren, Geloso Kita. Spiegarti che lui mi piace da ogni punto di vista, ma a me non interessa andare oltre. Te lo puoi tenere», gli parlò sulla pelle con sfacciataggine. Yusuke si voltò in meno di un secondo, lo prese per il collo e ricambiò il gesto, avvicinando le labbra carnose al collo dell'altro.
«Ah, sì? Me lo ha detto già, tu non gli piaci in quel senso».
Goro accennò una risata, nascondendo la paura dietro a un sorrisetto beffardo. Yusuke lo notò, così cominciò a scavare a fondo.
«Sei debole, chissà la notte come non dormi pensando allo schifo che hai fatto prima di essere punito a vivere nel Metaverso. Sei viscido, schifoso, un soggetto che meritava solo la morte. Il fato ti ha dato un'opportunità di riscattarti e tu minacci e ti porti a letto il mio ragazzo».
«È stato divertente. Sa sottomettere e si fa sottomettere. Io invece vorrei avere paura di chi ho di fronte, come te. Io ho paura di te», confessò il detective, abbassando il ghigno e allentando la presa, dandogli le spalle e avviandosi verso la camera.
Yusuke, ridendo, lo raggiunse e lo bloccò di schiena alla parete, gli alzò il mento e senza avvisare gli stampò un violento bacio sulle labbra, «Se era questo che volevi, potevi chiedere. Ci giri intorno, non hai il coraggio di mostrare un animo sensibile», disse mentre, allontanandosi, lo inquadrò con le mani e sorrise maliziosamente.
«Capisco come Ren si sia infatuato di te, sei velenoso, Akechi. Certe volte però ti avveleni da solo con tante incertezze, volando tra i vari sentimenti e mettendo da parte quegli atteggiamenti che dimostrano un ragazzo fragile. Te l'ho già detto, bastardo».
Aggiunse e rise di nuovo, poi si avvicinò ancora più ad Akechi e infilò le mani nella sua maglia a righe, accarezzandogli la pelle, «Giochi, eh? Accusi Ren di fare il doppio gioco quando sei tu il nuovo traditore di te stesso».
«Ti sbagli. Mi sono solo reso conto che tu hai un forte potere su Ren. Hai coraggio, forza, determinazione troppo fuori dalle regole come un comune artista, superi gli schemi e vai oltre i tuoi limiti. Sei proprio una volpe, agisci nelle ombre e poi ti mostri innocente», sibilò Goro.
Yusuke non si staccò e passò la mano destra tra i suoi capelli, e lui solo in quel momento cedette al gemito per far vedere come stesse godendo il tocco dell'artista con un sussulto, indebolendosi sotto il suo controllo, «No, Fox, no...», pregò.
«Ti sei reso conto che Ren è piuttosto un piacere fisico? Ti piace usare fino a un certo punto e maggiormente essere usato, non hai mai avuto la possibilità di farti vedere per quello che sei», sibilò ancora l'artista, passando le mani giù sul corpo di Goro e raggiungendo il suo intimo senza toccarlo.
«Hai ragione per metà...», il detective gemette, inghiottendo la sua stessa saliva, «Ren mi piace, tu invece sei la mia proibizione per cui andrei felicemente in prigione per il resto della mia seconda vita, Fox. Sono stato preso alla sprovvista tre volte da te».
Yusuke non si fermò, infilò le mani nella biancheria e un dito alla volta penetrò la mano nel buio situato lì in mezzo, provocando un urlo proveniente dalla sua bocca stroncato dalla mano.
«Che stai facendo!?», trattenne il secondo urlo, incapace di controllarsi.
«Ti apro gli occhi».
L'artista non aspettò l'occasione e gettò Goro a terra, poi salì su di lui, iridi azzurre lentamente si colorarono di rosso dalla rabbia, «Se volevi anche questo dovevi solo chiedere. Mi fai ripetere come fossi un pappagallo», provocò.
«SCHERZI? Non voglio più avere a che fare con te in modo osceno e inappropriato. Credo sia stato solo l'istinto e non mi sono controllato per un secondo. Ora lasciami!», Goro lottò contro Yusuke, ma non riuscì a liberarsi da lui e fu costretto ad arrendersi.
«Oh no, no, no. Fammi vedere quell'opera d'arte che sto disegnando nella testa adesso, come lo vedo nella mia mente. Bello, meraviglioso, un duplice sentimento, sei il soggetto perfetto».
«Lo farò, se tu farai lo stesso», minacciò Goro, mordendosi il labbro inferiore.
«Allora andiamo in un posto più appartato, ti convincerò a pensare a cosa sei adesso».
«Accetto», Akechi strinse gli occhi, «Portami nella mia camera, mi toglierò il peccato dei vestiti una volta per tutte, sarò la tua vittima artistica...».
Yusuke lasciò il bar incustodito e si trascinò Goro nella sua stanza, poi si tolse tutti capi d'abbigliamento di dosso ed emise un leggero gemito, mostrando un petto ben scolpito per la sua statura e Goro subito lo tirò a sé e chiuse la porta.
«Fammi sognare ancora, mio modello. Voglio godere il momento stavolta, ma a fondo, tu quindi non potrai fermarti e scappare via. Ti prometto che sarà lento e indolore», il pittore ghignò e iniziò il suo lavoro, cominciando da un semplice massaggio alla schiena. Goro si sciolse dal piacere, «Ti odio Kitagawa!», ringhiò, eccitato.
«Tranquillo, dopo ciò capirai una preziosa lezione, in questa giornata scura e piovosa...», replicò l'artista, procedendo a baciarlo con labbra bagnate di lacrime e sudore. Akechi si agitò per un attimo. Egli avvolse le braccia attorno al busto di Yusuke e giocò le dita sul petto.
«Una volta sola, Kitagawa...», mugugnò.
«Per te - solo per te, adesso - sono Yusuke», replicò.
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