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Mystic Falls & L'Inferno

Katherine osservò da lontano tutto il matrimonio. Sapeva che era una trappola per lei, ma nonostante ciò non era riuscita a non andarci. Provava per Stefan sentimenti in contrasto e non riusciva a capire quale dominasse. L'amore? Ne dubitava. Lei non era in grado di amare e lo sapeva. Amare voleva significare mettere al primo posto il bene di un altro essere e non il proprio. Lei non ci riusciva. Esisteva solo l'impulso di sopravvivere... L'istinto animale dell'uomo. Da un lato odiava essere così, vedendo Stefan così felice, per un breve momento desiderò poter amare. Lasciò quegli inutili pensieri e alzò una mano. Di scatto la casa prese fuoco e tutti corsero a vedere mentre un ghigno ricopriva il viso di Katherine. Ecco un ottimo diversivo.
L'incantevole donna in un attimo fu dentro la casa Salvatore. Le fiamme non erano un problema, all'inferno ne aveva fatto un'abitudine. Fu felice nel constatare che nessuno fosse dentro al momento dell'esplosione, aveva più tempo per trovare ciò che stava cercando. Si concentrò ardentemente, pensando alla persona alla quale l'oggetto era connesso.
Si ricordò del loro primo incontro, anche se l'inferno non era decisamente il posto migliore per fare amicizia.

-Katherine sta attenta fuori. I miei punitori potrebbero scambiarti per una prigioniera e farti del male- disse Cade.
Lei gli sorrise ed uscì dall'enorme casa ricoperta di fuoco. Attirare l'attenzione di Cade non era stato difficile, era bastato il fascino di una donna testarda e senza sensi di colpa. Eppure non capiva bene cosa il diavolo si aspettasse da lei, immaginava di essere trattata come uno "zerbino". Immaginava di essere usata per fare sesso o cose del genere, eppure lui non le aveva fatto nulla. Non c'era stato neanche un bacio. Erano almeno dieci anni che lei stava nella sua casa, che veniva trattata come una regina... A volte pensava alla superficie, pensava che lì su il tempo trascorreva più lentamente e dunque non capiva quanto tempo fosse realmente passato dalla sua morte. Uscendo si diresse verso i campi della pena, dove i delinquenti venivano frustati ogni giorno. Più atrocità avevano commesso, maggiore era la quantità di frustate al dì.
Lei ne doveva sopportare 1.792 in cui erano compresi gli omicidi, i tradimenti, le bugie e le manipolazioni.
Nessuno ne riceveva quanto lei, era sempre l'ultima a restare. Almeno finché non era stata graziata dal diavolo. Si avvicinò nel punto dove la frustavano e sentì uno schiocco seguito da un urlo di dolore. Vide un uomo a torso nudo tenere la lastra di ferro. Il punitore, il cui viso era privo di tutto, schioccava la frusta senza pietà. La schiena dell'uomo era ricoperta di sangue mentre un numero sulla terra segnava i colpi rimasti.
3... 2... 1...
Ne seguì la stessa affermazione che facevano a lei.
- Pentiti di essere stato così crudele-
Non si poteva mentire, le parole che si pensavano uscivano dalla bocca senza poterle fermare.
- Ho già pagato per quello fatto alla mia famiglia. Imprigionato per decenni in un mondo alternativo. Costretto a rivivere la data del loro omicidio per l'eternità, senza la grazia di poter morire... Solo. Considerato mostro indegno dai genitori. Sfido chiunque a non diventare un pazzo sociopatico-.
A quelle parole allora il punitore alzò la frusta che, intanto, diventò incandescente. Con un colpo secco lo frustò. L'urlo che uscì dall'uomo fu qualcosa di mai sentito.

Si avvicinò al cassetto della scrivania e lo aprì. Un disco un po' antiquato, di una brutta canzone, brillava.
- Perché mai ti ha intrappolato con questo?- si chiese osservandolo.
Poi scorse il titolo e si ricordò di come il suo "amico" odiasse quel pezzo.

Dopo la frustata, l'uomo cadde a terra esausto. Aveva un'ora di riposo prima di dover passare alla sedia elettrica. Lì la tortura non finiva mai. Frustate la mattina... Sedia elettrica al mezzo giorno. Lavori forzati ed infine le coltellate prima di andare a dormire. Ma lì neanche il sonno era un riposo. Ogni anima uccisa, ogni torto... Ti perseguitava in uno strazio senza fine.
Katherine allora non resistette, si abbassò e lo guardò in viso. Aveva dei capelli neri in sintonia con gli occhi. La barba, non troppo folta, gli dava un'aria ancor più intrigante.
- Chi sei?- le domandò tenendosi lo stomaco.
La donna evitò la domanda e gli sfiorò le ferite aperte.
- Quante te ne ha date?-
Lui la guardò incuriosito, domandandosi come potesse essere così in forza dopo le frustate. Come potesse essere così solare.
Per un breve momento rimase in silenzio, nessuno in tutto l'inferno, era condannato ad una quantità di frustate pari alle sue. Poteva sembrare un semplice sociopatico, ed infatti lo era. Ma la fusione con il suo fratello buono, l'aveva cambiato. Adesso due diverse personalità combattevano dentro di lui e spesso si univano nelle maniere peggiori. Un esempio che lo perseguitava era quando Bonnie Bennet l'aveva rinchiuso in un nuovo mondo parallelo. Aveva fatto risvegliare la parte oscura. Aveva fatto svegliare Malachai Parker, facendogli provare qualcosa di mai provato prima. Dolore, senso di tradimento... Ingredienti che non avrebbero portato ad uno sterminio di massa se non si fossero uniti al vecchio Kai che non provava nulla se non sentimenti d'odio.
Nonostante i morti lo tormentassero, non riusciva a pentirsi. Non era SOLO colpa sua se era diventato un assassino.

Katherine ripose il disco nella borsa e corse via dal retro. In men che non si dica era già all'aeroporto. Non erano i Salvatore i suoi obbiettivi. Loro l'avevano uccisa, ma le avevano anche fatto provare cose che non provava da tempo: l'amore.
Inoltre, nonostante l'avessero uccisa loro, lei aveva smesso di vivere molto tempo prima. Aveva smesso di vivere quando era stata costretta a trasformarsi per sopravvivere, quando aveva trovato la sua intera famiglia sterminata a casa sua. Quando non aveva più potuto essere amica di nessuno senza doverlo tradire per pensare a sé stessa. Ora era diretta dall'uomo che aveva dato il via a tutto. Dall'uomo che l'aveva trasformata in un'assassina. Dall'uomo che aveva creato il diavolo...

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