Amici di letto
Kai osservò il cibo di fronte a sé dolorante e disgustato.
Non riusciva a capire quale fosse il senso di mangiare se erano già morti, ma di certo non domandava in giro.
Sentiva il corpo dolorante ma non si lamentava, stava zitto e accettava la sua punizione, tanto non sarebbe rimasto lì a lungo: quella era solo una prigione come un'altra, sarebbe riuscito a scappare.
- Vi prego portatemi via- si disperò un uomo sugli ottant'anni trasportato da delle figure incappucciate.
- Io... Io sono stato buono durante la mia esistenza-.
Un colpo. Un rumore che fece scattare tutti i prigionieri dell'inferno.
Kai si girò curioso e vide che qualcosa aveva staccato di netto la testa del vecchietto.
- Kai Parker?- il giovane guardò le figure incappucciate mostrando indifferenza mentre in realtà era terrorizzato.
Non rispose, nessuno diceva il suo nome da molto tempo, ma il suo silenzio gli costò caro.
Un altro colpo e la frusta colpì la gamba dell'uomo che gridò di dolore.
- Si sono io-
- Il Grande Signore vuole vederti- è detto questo lo presero dalle spalle.
Kai non ebbe nemmeno il tempo di fiatare che si ritrovò in una lussuosa casa.
I graffi erano misteriosamente svaniti.
Kai si toccò un po' la schiena e quando fu sicuro di non sentire quell'insopportabile dolore sorrise estasiato dimenticandosi del perché fosse in quel castello.
- Vedo che il palazzo è di tuo gradimento-
Di nuovo quella fastidiosa quanto seducente voce:- Katherine-.
- In persona-.
Parker la guardò: indossava dei pantaloni lunghi di pelle che le fasciavano meravigliosamente le gambe e un top striminzito che metteva in mostra il seno prosperoso.
I capelli mossi le incorniciavano il viso malizioso.
Il giovane sentì qualcosa muoversi negli stracci che usava come pantaloni.
Era da tanto che non succedeva una cosa del genere: all'inferno c'erano poche donne se non vampire, ma tutte avevano quell'aria di disperazione che di certo non era molto eccitante.
Inoltre la vita di Kai era stata tutto fuorché una vita piena di sesso, d'altronde era stato imprigionato da solo per all'incirca vent'anni.
- Che ci faccio qui?- chiese fingendosi indifferente a quell'abbigliamento.
Katherine, muovendosi sui tacchi alti, si avvicinò a lui, e gli accarezzò il viso.
- Cade mi ha dato il permesso per portare qualcuno, una settimana ogni mese, che mi aiuti-.
- E tu hai scelto me? Di tutte le persone che c'erano e che, molto probabilmente conoscevi?-
Katherine si fermò di colpo, questa si che era una bella domanda: perché aveva scelto lui? Lo conosceva appena e, certo era bello, ma non un mostro di bellezza, inoltre conoscendo il suo passato non era neanche così bravo a letto.
Sbarrò gli occhi e Kai, per un momento, non vide una vampira stronza sociopatica di cinquecento anni, ma una ragazzina ferita alla repellente ricerca di qualcosa.
- Tu sei l'unico di tutto l'inferno ad essere come me-.
Kai rimase zitto: non voleva approfondire e rischiare di essere mandato via, lì dentro si respirava la pace.
- E cercavi aiuto per cosa?-
Katherine sorrise e Parker vide tornare la vampira maliziosa e sociopatica che lo attraeva tanto.
In un attimo lei si avventò sulle sue labbra lasciandolo senza fiato.
Senza rendersene conto ricambiò il bacio e con una violenza inumana le stritolò il sedere facendola gemere di piacere.
Stava per sollevarla in modo da farla aggrappare ai suoi fianchi, ma lei si staccò improvvisamente.
- Per quanto mi intrighi l'idea di farlo su un tavolino, preferisco un letto comodo-.
Kai stava per agguantare un'altra volta le sue labbra quando le sue parole lo svegliarono: stavano davvero per farlo? Era questo l'aiuto che le doveva dare in cambio di una settimana di pace?
- Mi vuoi dire che mi offri una settimana ogni mese senza torture e ricca di sesso?- domandò.
La Petrova si girò sbuffando:- Dobbiamo proprio parlarne prima di scopare?-.
Kai continuò a guardarla sospettoso e, per un momento Katherine si arrabbiò per quella poca fiducia, poi sorrise pensando che era proprio come lei.
- Esatto. Una settimana intera a compiacermi-
- Non ci casco, siamo all'inferno... Un'offerta così allettante non può essere vera-
- Sono difficile da accontentare. Non sarà così facile come credi-.
Kai sorrise e Katherine gli porse la mano.
- Abbiamo un accordo?-
Parker guardò la mano, poi ripensò al dolore che aveva provato fuori da quel palazzo: se anche fosse stato un trucco, avrebbe di sicuro rischiato.
- Ci sto-
- Sei patetico-.
Katherine guardò il Kai legato alla sedia con un'aria disgustata.
- Di nuovo intrappolato in un mondo parallelo. Come ho potuto riporre così tanta fiducia in te?-
Kai aprì gli occhi e guardò la donna di fronte a sé sorpreso, felice e pieno di vergogna per ciò che aveva appena detto.
- Ho fatto tutto ciò che mi hai chiesto. Ora ti prego liberami-
- Cioè: prima da svenuto sogni la nostra prima notte insieme... Poi mi immagini qui. Sei patetico-
Kai elaborò le parole dette dalla vampira.
- Sei frutto della mia mente-
- Un applauso. La mancanza di sangue comincia a farsi sentire, ma la mia domanda è: perché io? Perché hai immaginato proprio me? Perché sogni me?-
Parker smosse le catene cercando inutilmente di liberarsi.
Ormai le venature sulle sue mani era molto più che evidenti e la sua testa gli giocava brutti scherzi.
- Oh, non dirmi che il sociopatico Kai è in grado di provare dei sentimenti... Non dirmi che ti sei innamorato di me?-
Parker la guardò e sussurrò che non era vero.
- Ma allora è proprio la verità! Ti sei innamorato di me?!- sussurrò ridendo mentre Kai cadeva nuovamente in un sonno profondo.
Katherine aprì la porta e accese la luce con uno strano luccichio perverso negli occhi e, al giovane, bastò entrare per capire il perché: la camera era ricoperta di catene e strani giochini erotici di tutti i tipi.
Al centro della stanza si trovava un enorme letto a baldacchino.
- Sembra la stanza di cinquanta sfumature di grigio-
La Petrova si girò a fissarlo sorridendo.
- Peggio, perché loro non erano vampiri- poi si agguantò sulle labbra carnose del giovane.
Kai rispose con la stessa voglia di prima e, in men che non si dica, si impossessò della sua bocca.
Con le mani cominciò ad accarezzare le gambe della Petrova arrivando fino ai glutei che palpò senza dolcezza.
Per la Petrova intanto fu facile strappargli quello straccio che indossava come maglia.
La afferrò dal sedere e la spinse ad attorcigliargli le gambe attorno alla vita contro alla sua erezione.
Katherine sorrise sentendo la sua virilità e si strofinò un po' contro di lui mentre il giovane la portava sul letto sfilandole il top e il reggiseno.
Con calma la fece sdraiare e si mise sopra di lei cominciandole a baciare il collo fino ad arrivare al seno.
Leccò un po' i suoi capezzoli ormai duri come la pietra, poi guardò il viso della vampira contratto in una smorfia di piacere.
Con le mani arrivò fino ai pantaloni che strappò lasciando la ragazza solo in slip.
Con un dito accarezzò la sua femminilità da sopra le mutandine e Katherine spinse i capelli del ragazzo verso il suo punto più sensibile.
Ma Kai non le tolse gli slip, continuò a torturarla da sopra mentre lei mugugnava.
- Dimmi, ti sto "aiutando"?-
Katherine lo spinse un altra volta ma lui le afferrò le mani ripetendo la domanda.
Le accarezzò un'altra volta gli slip e a quel punto lei esplose:- Si... Si ma ti prego-.
Kai sorrise e si alzò leggermente.
Katherine aprì gli occhi proprio mentre lui si abbassava la zip dei pantaloni, sfilandoli.
Poi si rimise sopra di lei che cominciava a spingergli la schiena verso di sé.
- E no piccola- mormorò afferrandole le mani e portandole sopra la sua testa. Poi si rimpossessò delle sue labbra mentre entrava in lei con un colpo secco.
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