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Capitolo 12

Prima di scendere dalla macchina gli diedi un bacio sulla guancia a mo' di ringraziamento e anche di scusa per aver sconvolto il suo modo di pensare. Mi avviai al negozio, ero la prima ad arrivare, era ancora tutto spento ma non mi aspettavo diversamente, era molto presto. Dall'entrata laterale del palazzo, di cui usufruiva solo il terzo piano, ogni tanto si vedeva uscire qualcuno e oggi fu uno di questi giorni. Con mia grande sorpresa vicino alla porta d'ingresso c'era Mr. tenebroso, mi guardava come si fa con qualcosa di veramente ripugnante ma cosa diavolo gli avevo fatto? Mi guardò la mano della scottatura dove faceva bella mostra di sé la benda rustica che mi ero fatta la mattina, era uno schifo, scosse la testa, attraversò la strada e salì su quella che supponevo essere la sua macchina, una jeep grigio metallizzata, stupenda, e doveva costare un'infinità di soldi, capii di essermi impalata quando vidi la macchina scomparire dietro l'angolo. Entrai nel negozio, era la seconda volta che lo vedevo ed era tutto tranne che simpatico, ma aveva il potere di scombussolarmi, ed era così bello da fare male e così somigliante al ragazzo del sogno da incuriosirmi.

Dopo una buona mezz'ora arrivò la mia latitante migliore amica.

‹‹Buongiorno latitante.››

‹‹Giorno traditrice, dormito bene? Comoda? Com'era il petto di David?›› rimasi un attimo a bocca aperta, non mi aspettavo che lo sapesse e men che meno mi aspettavo la sua reazione che aveva tutta l'aria di una scenata di gelosia. Mi resi conto che non eravamo sole, sulla porta c'era la ragazza del giorno precedente che aveva un sorriso divertito.

‹‹Il non fidanzato eh?››

‹‹Giorno.›› salutai senza rispondere al suo commento.

‹‹Traditrice volevo dirti che ho trovato l'aiuto che mi serviva, ti presento Katherine, vuole lavorare con noi ed io le ho detto di sì›› forse avevo sentito male, lei aveva detto di sì senza consultarmi? ‹‹inizia questa mattina la settimana di prova›› feci per aprire bocca ma lei fu più svelta ‹‹inutile che sprechi fiato, decisione presa, ne avevamo bisogno e se tu non ti decidi lo faccio io.›› ero così arrabbiata che se avessi aperto bocca me la sarei mangiata, presi la mia borsa vicino alla cassa feci il giro e lei mi si parò davanti, pensai: pessima mossa Abbie, veramente pessima.

‹‹Dove vai An...›› feci un gesto con la mano, chiusi il pugno non volevo sentirla parlare e lei si zittì confusa, provò ad aprire la bocca ma le lamentele che aveva in serbo non volevano uscire.

‹‹Hai preso la decisione, bene!›› e uscii dal negozio, meglio uscire prima di dire cose delle quali avrei potuto pentirmi.

Sentivo qualcosa ribollirmi dentro, rabbia, un sentimento che di solito non mi apparteneva, e poi cos'era quel gesto che avevo fatto, ero stata io o Abbie si era zittita da sola vedendo la mia faccia? Sentivo la vista annebbiarsi, troppo da sopportare, sapevo che stavo esagerando ma non riuscivo a controllare i sentimenti, come se non fossero completamente miei.

Lei aveva ragione a essere arrabbiata, non era stato quello a farmi male, ma pensare che io e David potevamo tradirla, ma cosa le saltava in mente? Attraversai la strada e m'incamminai al parco per sedermi su una panchina, chiamai il farabutto spione che chissà come mai aveva il telefono occupato.

‹‹Problemi?›› disse qualcuno alle mie spalle, mi girai di scatto mi aveva fatto prendere un accidente, mi portai una mano al cuore.

‹‹Mi hai fatto morire! Eh... sei il ragazzo di ieri?›› ne ero certa, era venuto con Kate e lo sconosciuto.

‹‹Tom, e sappi che sono molto offeso, com'è possibile dimenticare il mio nome.›› aveva sempre quell'enorme sorriso appiccicato in faccia ‹‹Problemi così presto?›› avevo diversi motivi per non rispondere ma il suo essere invadente era in buona fede.

‹‹Sì diversi, mi sa che non hanno orario.››

‹‹Uno di questi ha a che vedere con mia sorella che adesso è da te? Mi sa che ha preso una cotta per il tuo negozio.›› disse mettendosi a ridere, era un commento strano ma non ci diedi peso.

‹‹Si l'ho vista, non ha a che vedere con lei, ma a questo punto mi odierà, mi sono comportata uno schifo con lei.›› sospirai affranta, il problema lo aveva creato Abbie.

‹‹Dai di sicuro se lo è meritato, io penso di farla fuori minimo 50 volte al giorno.›› disse Tom prendendo posto sulla panchina accanto a me, scoppiò a ridere e mi coinvolse.

‹‹Sei sicuro che lei non pensi lo stesso di te?››

‹‹Stanne certa che lo pensa.›› mi piaceva troppo questo ragazzo, in un certo senso somigliava David.

‹‹Come mai l'hai trattata male?››

‹‹Diciamo che la ragazza che ieri ti piaceva, Abbie, ha detto qualcosa che mi ha fatto imbestialire e poi ha assunto tua sorella senza consultarmi.›› perché mi stavo confidando con lui?

‹‹E non ti piace mia sorella?››

Sospirai teatralmente e ora come avrei potuto spiegare la cosa?

‹‹In realtà l'avrei assunta anch'io se me lo avesse chiesto.››

‹‹Logica contorta la tua ma farò finta di aver capito perché voi donne siete troppo complicate per me.›› mi passò un caffè che aveva in mano, ed io lo guardai stranita.

‹‹Sì, ho premeditato tutto›› rise ‹‹ero vicino al chioschetto del caffè quando sei uscita con un diavolo per capello e così ti ho portato il caffè destinato a mio fratello, di sicuro sarà una bomba dolce, cosa che va in netto contrasto con la sua personalità, lo so.›› ah, era suo fratello e quindi anche di Kate, sospirai mentalmente e dissipai un dubbio che non sapevo di avere, non erano fidanzati.

‹‹Se sapesse che l'ho bevuto io ti ucciderebbe.›› dissi.

Lui mi guardò scettico.

‹‹Non credo che la prenderebbe così male, anzi forse metterebbe il bicchiere in una vetrina.›› si mise a ridere e fece ridere anche me, era una scena molto ridicola quella che aveva appena descritto, non aveva senso per nulla.

‹‹Forse dovresti tornare l'hai già torturata abbastanza.››

Lo guardai di sottecchi vergognandomi.

‹‹Sono ridicola vero?››

‹‹No, ma sei buffa.›› mi toccò la punta del naso ‹‹Non avrei immaginato che un essere come te potesse essere divertente e anche un po' infantile.››

Era stato un toccasana parlare con lui anche se ogni tanto diceva delle cose strane e senza senso, mi alzai e gli diedi un bacetto sulla guancia.

‹‹Sono morto.›› disse più a sé stesso che a me, mettendosi una mano sulla fronte, ed ecco un altro commento strano.

‹‹Grazie ci vediamo.››

‹‹Oh sì, lo faremo spesso.››

Entrata nel negozio mi assalì una Abbie ansiosa.

‹‹Meno male che sei tornata, non pensavo potessi arrabbiarti così tanto...›› la interruppi.

‹‹Abbie non sono arrabbiata perché hai assunto Kate, è un tuo diritto anche se di certo avrei preferito che me ne avessi parlato, sono arrabbiata per la tua gelosia ingiustificata, mi ha fatto male che tu abbia potuto solo pensare una cosa così terribile di noi.›› abbassò la testa, aveva capito.

‹‹In realtà sai che non lo penso, ma la gelosia è un sentimento così stupido, un giorno te ne renderai conto, solo voglio sapere perché non mi avete detto di rimanere con voi?››

‹‹Vuoi sapere perché? Ok eccoti accontentata, perché se tu sapessi le cose strane che mi stanno accadendo mi avresti portata da Constantine.››

‹‹E chi sarebbe?››

‹‹Farò finta che tu non abbia appena ammesso di non aver visto il film dei film, un'esorcista per farla breve, e volevo un parere di David che è quello più ... razionale tra noi.››

‹‹E?››

‹‹Niente, è peggio di quanto pensassi.››

‹‹Ragazze vorrei farvi notare che io sono qui e che mi sto facendo gli affari vostri.›› scoppiammo a ridere, mi ero dimenticata della sua presenza.

‹‹Benvenuta, scusa per prima avevo bisogno di un caffè e devo solo ringraziare tuo fratello se l'ho avuto.››

‹‹Mio fratello Will ha fatto cosa?›› sembrava sconvolta, e se Mr. Prepotenza, che adesso sapevo chiamarsi Will lo avesse fatto, sarei sconvolta anch'io, con quel bel caratterino di sicuro non aveva mai offerto un caffè in vita sua.

‹‹Tom.››

‹‹Ah ecco, è più plausibile, non che Will sia cattivo ma non è tipo da fare cose del genere.››

‹‹Hai parlato con quel figo stratosferico?›› un altro urlo come questo e sarei diventata sorda.

‹‹Sì, mi ha solo offerto un caffè, non suo, e mi ha consigliato di non ucciderti quindi niente drammi, preoccupati d'istruire Kate, signora di questo negozio.›› non avevo potuto nascondere la nota amara del commento ma ancora un po' mi rodeva che non mi avesse consultato.

                            ***

In quella settimana Kate si rivelò un'aiutante valida, era stata assunta per aiutare Abbie al bar ma era un fulmine e così finiva tutto in tempi brevissimi e veniva a dare una mano anche a me, lo faceva volentieri, amava passare del tempo anche in questa parte del locale e a me non veniva male un aiuto, non ebbi bisogno di spiegarle praticamente nulla, sapeva sempre cosa fare e come farla.

Ogni tanto si faceva vivo Tom che veniva a vedere come stava andando Kate, ma secondo me era soltanto una scusa. Abbie ovviamente gli credeva, in realtà lei credeva a qualunque cosa le venisse detta, non per stupidità ma perché era buona, anche troppo, ma a me la parte del fratello apprensivo non tornava; vedevo come Tom la guardava, era molto intelligente da parte sua andarci piano con lei, non poteva essere al corrente di David a meno che Abbie non lo avesse detto a Kate, ma lei non mi sembrava il tipo da "spettegoliamo col fratello", di sicuro lui aveva capito che c'era qualcuno d'importante per lei.

Will lo avevo visto in altre occasioni (troppe per i miei gusti, e una più strana dell'altra) e non sapevo che idea farmi su di lui, un giorno scostumato, un altro quasi premuroso. Una di queste volte mi aveva quasi ignorato, oltre il saluto niente. Non sapevo cosa gli avessi fatto ma sembrava infastidito dalla mia presenza, avevo chiesto a Kate che avesse, ma lei aveva detto di non preoccuparmi che lui aveva un carattere strano (era veramente un eufemismo) ma che arrivato il momento giusto mi avrebbe parlato, chi li capiva? Io di sicuro non mi ci sarei applicata, avevo problemi in abbondanza.

Giusto per raccontarne una... lo stesso giorno dell'assunzione di Kate, una settimana fa, ebbi esempio del suo lato gentile...

Avevo del tempo per leggere, non era una giornata molto affollata in libreria e mi misi a cercare informazioni sul simbolo del sogno che feci, ci avevo messo anche troppo a decidermi. Su internet non trovai nulla d'interessante, così consultai sul computer se avevo qualcosa in libreria, ne trovai uno che poteva fare al caso mio, era una copia di un libro del 1881 "Segni e simboli", andai a prenderlo e cominciai a sfogliarlo cercando il cerchio, trovai molte cose interessanti ma niente che mi potesse aiutarmi.

Il cerchio è il centro di ogni cosa, senza dimensione, da esso sono prodotte per irradiazione tutte le cose in natura...

Una voce, che avrei riconosciuto tra tante, mi interruppe...

‹‹Buongiorno.›› sobbalzai, ma che diamine avevano tutti, volevano farmi morire d'infarto?

‹‹Vedo che è un tratto di famiglia.›› dissi sospirando.

Un sacchetto atterrò sul desk...

‹‹Will.›› sospirai senza volere, lui inarcò un sopracciglio molto compiaciuto del mio momento di défaillance.

‹‹Vedo che abbiamo fatto progressi.››

Ora il suo tono era compiaciuto.

‹‹Me l'ha detto tua sorella, il tuo nome intendo.›› ma perché mi stavo giustificando, patetica!

‹‹Per te, anche se in realtà non sono io a essere in debito non trovi?›› si riferiva al caffè, ne ero certa, e non potei che sentirmi compiaciuta di aver sottratto qualcosa a lui. Gli sorrisi e lui sorrise di rimando, era straordinario vederlo, ma durò pochissimo come se avesse rammentato a sé stesso di odiarmi.

Presi il sacchetto e gli domandai:

‹‹Cos'è?››

‹‹Ti faccio il bendaggio.›› mi disse, e mi prese la mano, le sue azioni erano imprevedibili.

‹‹Non è necessario.›› risposi ritirando la mano.

‹‹Invece lo è.›› fece il giro del desk e si mise di fronte a me, ero seduta su uno sgabello altissimo ed ero comunque una nana di fronte a lui, mi prese la mano nuovamente (prepotente), mi tolse la benda e mi guardò il palmo rimanendo un po' perplesso.

‹‹Ti sei accorta del disegno?››

‹‹Quale disegno?››

‹‹È un tribale, un simbolo dell'unione, non lo ricordi?›› con tocchi leggeri seguì i contorni dell'ustione spalmando la crema per poi rimettere la benda.

Ero rimasta muta, ma il mio cervello stava immagazzinando quest'informazione, mi prese il mento tra le dita e mi alzò la testa.

‹‹Non ci pensare ora. Fatto! Tra poco non ti farà più male.››

‹‹Gra- grazie ma perché lo fai?›› bene anche la balbuzie.

‹‹Dovere.››

‹‹Non ti capisco sembri praticamente schifato dalla mia presenza e ora ti occupi della mia mano.›› non avevo potuto trattenermi, dovevo fargli notare quanto fosse assurdo e incoerente il suo comportamento.

‹‹Tu pensi troppo, un giorno ne parleremo di questo fantomatico odio nei tuoi confronti.››

‹‹Sei un medico?›› non aveva l'aria di un dottore, insomma troppo ... troppo tutto, alto, forte e potevo continuare all'infinito.

‹‹No!›› si girò per andarsene ma poi si fermò e sempre di spalle disse una cosa che mi fece cascare la mascella.

‹‹Forse ieri non sono stato abbastanza chiaro, vedi di non baciare nessun altro prima che finisca la giornata.›› Se ne andò così com'era venuto. Non avevo idea di cosa fosse appena accaduto, in realtà ogni volta che c'era lui di mezzo non capivo niente e poi chi avrei baciato? Io che solo nei miei sogni avevo toccato le labbra di un uomo. Ero confusa ma mi venne in mente il bacio sulla guancia di David la mattina, mi aveva vista? Da quanto tempo era lì a guardarmi? O forse il bacio sulla guancia al fratello, forse glielo aveva detto, questi uomini erano veramente pettegoli, ma poi... perché mai dovrebbe importare a lui chi bacio io? Avrei tanto voluto sapere cosa gli passava per la testa... aspetta ma cosa mi prende, era un estraneo non poteva avere tutto questo potere su di me (era quello che continuavo a ripetermi, forse così alla fine ci avrei creduto). Guardai la mano bendata, aveva detto che era un dovere, molto criptico e aveva visto un disegno, io non mi ero resa conto di alcun disegno quando avevo fatto quel misero bendaggio e poi cosa significava la sua domanda, perché avrei dovuto ricordare quei segni sul mio palmo?

Will oltre ad essere criptico e scostante non era neanche semplice da evitare, compariva all'improvviso, attentando alla mia salute mentale, non mi dava mai il tempo di preparami a incontrarlo, e ne avevo dannatamente bisogno, odiavo come le mie funzioni cerebrali si azzeravano quando lui era nei paraggi. Averlo vicino era come stare su una giostra, una giostra di sentimenti, mi faceva passare dallo sconcerto, dopo che mi dedicava qualche attenzione di troppo, alla rabbia dopo un nostro battibecco come successe lo scorso martedì.

‹‹Sei sempre così distratta?›› disse una voce alle mie spalle e sapevo bene a chi apparteneva, ormai mi era familiare, mi girai il più lentamente possibile, forse così scompariva.

‹‹Di nuovo da queste parti vedo.›› per mia sfortuna aggiunsi mentalmente, non perché la sua presenza mi dispiacesse, anzi era tutto il contrario, ma mi destabilizzava e questo mi faceva arrabbiare.

‹‹Sei sempre così scontrosa o riservi solo a me questo trattamento speciale?››

Lo so sembravo veramente stronza.

‹‹Solo a quelli che non conoscono le buone maniere.›› ed eccolo alzare il suo perfetto sopracciglio, notare questo suo gesto abituale m'infastidì ancora di più, sì decisamente cominciavo a conoscerlo ‹‹Avresti dovuto salutare prima di metterti a fare critiche o qualunque cosa fosse il tuo commento.››

‹‹Lo farò la prossima volta, dolcezza.››

‹‹Ci sarà una prossima volta?›› dissi con il tono più fintamente scioccato di sempre, ma poi mi soffermai su una parte della frase alla quale non avevo fatto caso prima ‹‹E chiamami un'altra volta dolcezza e ti vieto l'accesso in libreria, anche se ci sto già pensando a dire il vero.››

‹‹Lo terrò a mente "dolcezza".›› scandì bene il nomignolo ridicolo che di sicuro rifilava a ogni esemplare della popolazione femminile e per assurdo mi resi conto che era la mancanza di esclusività a rendermi nervosa, scossi la testa per scacciare questo assurdo pensiero.

‹‹Volevi qualcosa in particolare o ti accontenti di rovinare la mia giornata?››

‹‹Oh! Così mi ferisci, ma se riesco a condizionare il tuo umore mi va bene.›› aveva centrato in pieno il punto, il deficiente, stavo per insultarlo ma non mi lasciò parlare ‹‹Mi vuoi consigliare un altro libro?›› ehh! Quando avrei fatto una cosa del genere?

‹‹Se ci tieni tanto...›› mi girai e presi proprio il libro adatto, l'universo era dalla mia parte ‹‹il Galateo, offre la casa, fanne buon uso.›› detto questo lo lasciai lì in mezzo al mio piccolo regno ora invaso dalla sua imponente figura. Mi costrinsi a non voltarmi indietro ma potevo sentire che mi stava fissando e non gli avrei dato la soddisfazione di fargli capire quanto potere aveva veramente su di me.

Episodi a parte furono giorni molto strani anche sotto altri aspetti, mi ero sentita osservata in alcuni momenti e ciò mi fece paura, lo avevo detto a David, che finse di avere bisogno di una mano nella pianificazione del trasloco passando così molto tempo con me sia al negozio sia a casa, per tenermi d'occhio il più possibile, io stavo al gioco perché non me la sentivo di passare troppo tempo da sola. Non restava da me tutti i giorni ma si assicurava che tutto andasse bene, chiamava prima di andare a letto e spesso anche la mattina. Ovviamente tenere Abbie fuori dalla questione era stata una vera impresa ma dopo il nostro piccolo litigio per la sua stupida scenata di gelosia aveva capito di essere stata una sciocca e non dava di matto se David mi si avvicinava.

La nota positiva di quella settimana? I sogni mi avevano concesso una piccola tregua, niente scene traumatiche, anzi, tutto l'opposto, mi facevano evadere dalla mia solitudine per qualche ora. Il ragazzo del rito era tornato e per qualche notte fui protagonista della loro storia d'amore clandestina fatta di sguardi rubati, sfioramenti casuali e non, che mi riscaldavano il cuore. Erano stati così belli da far passare in secondo piano quello che i sogni portavano con sé, tutto il malessere fisico mi sembrava un prezzo giusto da pagare in cambio di tutta quella felicità. Per questo motivo rivedere Will era diventato ogni volta più difficile, non riuscivo a non paragonarlo al ragazzo del sogno, e in alcuni momenti a desiderare che lui potesse regalarmi quei momenti, le somiglianze c'erano e a tratti riconoscevo anche qualche atteggiamento che mi ricordava la regalità dell'altro, ovviamente dopo ci pensava lui a dissipare i dubbi con il suo carattere scostante o con le sue occhiatacce ingiustificate.

Addirittura per due giorni avevo dormito come un sasso, mi sentivo tranquilla e riposata come non succedeva da tempo e avevo energie da vendere, ma sapevo che prima o poi i sogni sarebbero tornati a tormentarmi e tremavo nell'attesa di quello che mi avrebbero fatto vedere.

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