12. Julian Scott
Julian, aveva lasciato da pochi minuti Kate, sotto l'uscio di casa. Percorreva, quel tratto di strada, che lo separava dalla ragazza alla villa di suo padre con calma. Reggeva la giacca scura con una mano, tenendola sulla spalla mentre rifletteva su quello che era appena accaduto.
L'aveva baciata. Era tutto così strano! Era entrata nella sua vita senza bussare, spalancando ogni porta chiusa, e non aveva potuto farci nulla! Da quel primo giorno all'Università, nella aula della professoressa Ghibbons era rimasto molto colpito.
Era entrata timida e pensierosa, aveva attraversato l'aula e si era seduta proprio davanti a lui. Non si era nemmeno accorta dei fischi di approvazione dei suoi amici. E lui continuava a fissarla incantato. Fu Max, il suo migliore amico, a destarlo dai suoi pensieri, sporgendosi dalla fila dietro per sussurrargli:
«Wow, hai visto la nuova? magari dopo la lezione gli chiedo il numero di cellulare.»
In quel momento si sentì piccato, l'amico non poteva corteggiare quella ragazza. Tra loro vigeva la regola di non mettersi i bastoni tra le ruote. Lui non voleva una storia, ma non poté fare a meno di rispondergli:
«no Max, lei m'interessa. Lasciala stare.»
L'amico sorrise a quelle parole. «Benissimo, ma se te la fai scappare ci provo io!»
Julian era sorpreso, di solito l'amico mollava subito se capiva che lui era interessato. Chissà perché stavolta voleva dargli fastidio.
Sospirò, sapeva che non era possibile una storia con lei. Solo perché non poteva e non voleva portarla nei suoi casini, ma non voleva perderla. Era combattuto da mille sentimenti che affioravano, in lui e la paura per quello che poteva accadere.
Doveva trovare il modo di uscirne!
Doveva dirlo a qualcuno!
Parlarne con suo padre!
Ogni volta che arrivava lui stava male. Faceva pensieri omicidi e suicidi. Aveva anche cercato di farlo una volta. Era talmente distrutto, ferito e senza voglia di vivere che, aveva preso dei barbiturici. Era lì a terra, stava male e il cuore gli batteva fortissimo. Non riusciva a muoversi, sentì la voce di sua sorella che lo cercava, ma non aveva la forza di alzarsi.
Sara aprì la porta e lo trovò disteso a terra, quasi svenuto. Subito dopo ebbe le convulsioni e perse completamente i sensi.
Si ritrovò in Ospedale e suo padre con le sue amicizie insabbiò tutto. A Sara dovette dire la verità perché non lo lasciava in pace. Mentre a suo padre disse una bugia: lo aveva fatto perché non aveva passato degli esami.
Dopo quell'episodio ci fu un periodo di calma. Pensava di essersene liberato, ma da sei mesi ormai cercava di portarlo indietro. A volte ci cascava, altre riusciva a scappare. Come un animale cercava di curarsi da solo le ferite che gli procurava.
Non poteva dirlo a nessuno, lo scandalo che ne sarebbe derivato sarebbe stato troppo grande da sopportare per suo padre e sua sorella.
E allora cercava di vivere una vita di facciata fatta di: donne, auto, amici, studio, sport. Finché quello schifo non lo travolgeva ancora.
Kate con la sua innocenza, la sua allegria e la sua spontaneità gli faceva dimenticare tutto. Lo rallegrava, lo teneva su di morale. Con lei era vivo, e nulla poteva fargli del male. Forse avrebbe potuto provarci! Avrebbe tentato di uscirne definitivamente. Sentiva che forse poteva riuscirci. L'indomani l'avrebbe portata nell'unico posto dove si sentiva di aiuto. L'avrebbe portato da Melania. Doveva conoscere il vero Julian senza lo schifo che aveva intorno. Si accorse che riflettendo era arrivato al cancella della villa. Sentì il rumore del motore di un'auto e alzò gli occhi, fissandoli nel conducente. Lo avevano seguito! Doveva aspettarselo. Aveva ormai imparato a sue spese le mosse del suo demone custode.
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