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Thomas: sergente della neve

"E' il mio cuore il paese più straziato"

-G. Ungaretti

"Non è possibile!" Neear sbattè il pugno sul tavolo della grande sala dei consigli di guerra.

"Jetu è tornata da me questa mattina, dopo essere stata in perlustrazione a Edomen e negli altri quartieri dei ribelli" la figura incappucciata passeggiava nervosamente per la stanza.

"E sapete cosa mi ha detto?" si rivolse ai presenti .

"CHE I RIBELLI HANNO GIA' DESIGNATO UN SUCESSORE AL TRONO SCEGLIENDO QUALCUNO TRA LORO!"

"Si sa chi è?" domandò timidamente uno Zimeniano.

"Non è riuscita a capirlo" rispose Neear. Thomas si mordicchiò il labbro esultando tra sé e sé, odiava quella situazione e non poteva fare a meno di gioire per i successi dei ribelli.

"Dobbiamo scoprire la sua identità e ucciderlo prima dell'incoronazione o detronizzarlo subito dopo"

"In questo modo passeresti per il cattivo della situazione..." fece notare l'artefice dell'acqua.

"Mi sembrava di averti già detto come ti devi rivolgere a me, Thomas" ringhiò.

"E poi, il trono di Auriah deve essere MIO"

I giorni scorrevano veloci e incorporei, a Thomas mancavano sempre di più i suoi amici. Passava molto tempo a desiderare di tornare da loro, di riabbracciarli o anche solo di farsi un amico tra gli Zimeniani. La cosa più somigliante a un'amicizia che aveva era la sua relazione con Jetu. Ogni tanto, preso da un attacco di nostalgia, lanciava il suo anello nel fuoco e guardava Jacqueline, non capiva bene cosa stesse succedendo a Edomen , ma lei sembava molto agitata per qualcosa. Quando la vedeva si sentiva sempre meglio, il suo ricordo era come un balsamo salubre su delle ferite infette. Amava il suo sguardo ardente in mezzo alle fiamme, ogni qualvolta la scorgeva in compagnia del generale biondo (che aveva scoperto chimarsi Ixander) veniva assalito da un moto di gelosia terribile. Avrebbe voluto veder soffrire quell'essere che gli stava portando via quanto di più prezioso aveva, poi si ricordava che era stato lui ad allontarla, non lei ad andarsene.

Quando sulla scena compariva Jona, Thomas non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, gli tornavano alla mente tutti gli insulti che gli aveva rivolto e si sentiva un verme.

Era immerso in questi mesti pensieri quando Neear fece la sua comparsa nella stanza di Thomas, senza nemmeno bussare.

"Thomas" esordì.

"Siediti" indicò una sedia vicino alla porta-finestra che dava sul balcone. Al ragazzo sembrò assurdo che gli venisse detto di sedersi nella sua stanza.

"Ho preso una decisione" la voce gracchiante della figura incappucciata non era mai stata tanto sgradevole.

"Ti incoronerò principe di Ahir Zimenia e comunicherò ad Auriah che ho intenzione di metterti sul trono"

"CHE COSA?" Thomas non pensava che Neear potesse arrivare a tanto, certamente voleva usarlo come un burattino per conquistare il potere, era chiaro che stava facendo di tutto per impedire ai ribelli di dichiarare legittimo il loro successore.

"Non ti agitare, so che può sembrarti una grande resposabilità, ma mi occuperò di tutto io"

"Ci mancherebbe solo che tu mi lasciassi la possibilità di scegliere" commentò il ragazzo. Neear allungò la mano e lo schiaffeggiò, aveva un tocco gelido come il vento polare e , nonostante questo, lo schiaffo bruciava di umiliazione sulla guancia dell'artefice.

"Non so perché ti tengo ancora in vita, insolente cane" sibilò il cappuccio nero.

"In questo modo avrai molta libertà di movimento per il regno, c'è ancora molta gente che rispetta questo posto e non dovrai temere imboscate"

"Neear, la gente non prova rispetto per Ahir Zimenia, non mi aggredirebbero perché ti temono, ma sappiamo entrambi che mi useresti come re fantoccio "

"Hai in parte ragione, ma io devo legittimare la mia conquista e tu sarai il mio stendardo, combatterai tra le mie fila e potrai incontrare di nuovo i tuoi amici...Non è questo che vuoi?"

"Dovrò combattere?"

"Tutti dovremo farlo...che ti aspettavi? Di startene qui col fondoschiena al caldo mentre tutti lavorano? Sei proprio una serpe, per questo mi piaci" sentirsi dire che piaceva a Neear perché era un animale infido fu l'insulto più grave che si sentì rivolgere.

Neear gli puntò un gelido indice sul petto e, avvicinando il suo cappuccio al viso del ragazzo gli chiese: "Il punto è: accetti?"

"Se non lo facessi mi costringeresti o mi uccideresti"

"Ottimo ragionamento" concluse facendo risalire le sue lunghe dita fredde sul collo di Thomas e graffiandogli la guancia in quella che voleva essere una carezza.

"Gli elvi conservano tutta la cultura e le memorie di questa terra, se una di loro ti ha chiamato così un fondo di verità ci deve essere" aggiunse Neear.

L'artefice pensò che quella situazione non era poi così male, se, come aveva detto Neear, avrebbe avuto la possibilità di incontrare i suoi amici era davvero una cosa buona. Ma come avrebbero reagito alla sua vista?

Si morse il labbro e si alzò in piedi rabbrividendo mentre Neear usciva dalla stanza fischiettando.

"Sono felice che abbiamo raggiunto un accordo" rise.

Thomas pensò che, se avesse assunto quella carica, magari avrebbe avuto la possibilità di fare qualcosa di buono e impedire delle morti, portare un po' di giustizia.

Spuntò sul suo volto un sorriso amaro: un traditore che parlava di giustizia, il mondo girava davvero al contrario.

Guardò le fiamme ardere nel camino e gli prese un colpo al cuore: aveva lasciato l'anello lì dentro. Neear si era accorto delle immagini che fiammeggiavano tra le braci?

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