Thomas: proposte
"se siamo sotto lo stesso cielo non saremo mai lontani"
-anonimo
Una notte fredda e nera come la morte era calata su Ahir Zimenia, la neve non aveva mai smesso di turbinare nel cielo avvolgendo tutto in un pesante silenzio. Non si udiva nemmeno il fruscio del vento o l'ululato dei lupi, ogni cosa giaceva muta nel buio.
Thomas non aveva smesso di percorrere in lunghezza la sua stanza, il fuoco nel camino gettava ombre danzanti sulle pareti ed emanava un piacevole tepore. L'artefice dell'acqua indossava ancora la sua veste principesca color della notte e la sua corona argentata, ma il suo mantello era stato sostituito con uno strascico più scuro, più corto del fiume d'argento che, alla sua incoronazione, si era sporcato di sangue. Da quanto aveva visto la testa di Yago rotolare sul pavimento della reggia non aveva smesso di tormentarsi, di affondare le mani nei suoi ricci scuri. Non riusciva a capacitarsi della cosa. Con quanta facilità era stato capace di uccidere un uomo? Sarebbe stato in grado di farlo di nuovo? Avrebbe tanto voluto conoscere la risposta, ma già sapeva che sarebbe stata tremenda. Ormai la sua anima era stata macchiata dal delitto, dal sangue di un innocente, niente avrebbe lavato via quel gesto dal suo cuore.
Sentì qualcuno bussare alla porta, sperò che non fosse Jetu perché non aveva voglia di vedere nessuno, e poi era tardi per le visite.
"Chi è?"
"Il tuo spirito delle illusioni preferito" a quelle parole Thomas alzò gli occhi al cielo e si lasciò andare in un lungo sospiro.
"Vattene a dormire, Jetu, sono stanco per le visite"
"Ma non sono sola, ti ho portato una tua vecchia conoscenza" a quelle parole il ragazzo si insospettì: chi poteva essere? I suoi amici erano tutti al sicuro da qualche parte ad Auriah, o almeno sperava che fosse così.
Si portò una mano alla bocca e toccandosi il labbro con l'indice disse: "Chi è?"
"Non indovinerai mai" ridacchiò lei.
Thomas sospirò, si sedette davanti al camino e, dopo qualche istante, chiese loro di entrare. Il calore del fuoco gli accarezzava il viso e mandava riflessi luccicanti sulla sua corona, si voltò verso la porta che si stava aprendo e vide entrare un uomo alto e massiccio col volto contratto in un ringhio e profondamente segnato da cicatrici: Woka.
Il viso di Thomas dovette tradire una certa sorpresa perché l'artefice del fuoco gli disse: " Perchè mai tanto stupore, principe? Dopotutto ci siamo già incontrati" l'uomo gli porse la mano con un ghigno malvagio. Come in un flashback Thomas ricordò il loro ultimo incontro nella foresta di bambù che portava a Danesh e sentì montare dentro di sé una rabbia profonda. Odiava Woka forse quasi quanto odiava Neear, la sua vista gli riportava alla mente i terribili momenti nella cella di Seita e il loro scontro nel bosco di bambù. Non strinse la mano all'artefice del fuoco ricordando il suo giuramento di vendetta.
"Non posso certo nascondere che non mi aspettavo di incontrarti ancora" e nemmeno ci aveva sperato, ammise a se stesso.
Vedendo che il principe di Ahir Zimenia era diffidente nei suoi confronti Woka tentò di rompere il ghiaccio e fare un po' di conversazione con lui.
"Ho assistito all'incoronazione oggi, devo dire che sono rimasto sorpreso dalla tua fermezza nel decapitare quel prigioniero" L'artefice del fuoco mosse qualche passo nella stanza dirigendosi verso la finestra, le fiamme nel camino mandavano bagliori sul suo volto rendendolo ancora più minaccioso.
"Non è un gesto di cui vado fiero" rispose Thomas stringendo i pugni.
"Forse no, ma che importa? Ciò che conta è dimostrare di cosa si è capaci, solo un folle avrebbe graziato quell'uomo davanti a tutti quei dignitari dopo quello che aveva detto, avrebbe dimostrato debolezza e perso credibilità" questo Thomas lo sapeva, non aveva avuto scelta.
"Dunque è più importante apparire che essere secondo te?"
"No, è più importante dare prova che spiegarsi a livello teorico, le parole non sono altro che suoni di vento, delle azioni rimane traccia per sempre"
"Con le parole si costruiscono ponti"
"E con le azioni castelli, ti ricorderesti ancora di me se a Seita avessimo solo parlato? Credi che saresti arrivato a questo punto?" il ragazzo contrasse la mascella ed ebbe una gran voglia di chiamare la sua arma.
"Non è stato grazie alle tue torture se sono arrivato ad Ahir Zimenia" ringhiò.
"Non ti agitare, mio principe, siamo partiti col piede sbagliato, so bene che tu mi odi, ma sono convinto di poterti essere molto utile"
"Che cosa vuoi, Woka? Sono re da neanche un giorno e tu vieni qui con l'intenzione di essermi utile?"
"Sappiamo tutti e due che tu non sei il vero re qua" Thomas corrugò le sopracciglia.
"E' Neear a dirigere le operazioni, tu sei solo una marionetta nelle sue mani, ti ucciderà non appena troverà la scusa giusta e metterà se stesso sul trono di Auriah"
"Woka, io sono il discendente dei signori di Ahir Zimenia, il trono è mio per diritto di sangue, Neear uccidendomi perderebbe credibilità davanti al suo popolo"
"Non gli serve credibilità quando le persone nutrono già terrore nei suoi confronti"
Il ragazzo pensava che avesse ragione, ma non avrebbe mai potuto ammetterlo davanti a un individuo che si sarebbe nutrito delle sue insicurezze.
"E poi sappiamo già che i ribelli hanno scelto un erede, dobbiamo solo aspettare che ci dicano chi sarà quel povero disgraziato" Woka si voltò e prese a far guizzare le fiammelle nel camino con dei piccoli gesti delle dita.
Jetu intervenì: "Neear potrebbe ucciderlo in qualsiasi momento, Thomas sarebbe in ogni caso un reggente più legittimo, e poi Caesaar non aveva eredi diretti"
"Suvvia, sappiamo tutti che chiunque ad Auriah preferirebbe un qualsiasi generale ribelle sul trono che un erede scelto da Neear" rispose Woka.
"Ma non è per discutere della successione al trono che sono venuto qui, si tratta di te, Thomas" l'artefice dell'acqua fissò i suoi occhi scuri e gli fece un cenno per invitarlo a proseguire.
"Quando Neear deciderà che non gli servirai più sarai in pericolo, io posso fornirti una via di fuga, naturalmente non potrai mai avere la matematica certezza di questo, ma è sempre meglio di niente" Thomas gli lanciò un' occhiata sospettosa.
"Sarai libero di scappare e di salvarti, Neear potrà sempre raccontare che sei morto e non baderà più a te, potrai tornare dai tuoi amici, sempre che siano sopravvissuti"
Il principe di Ahir Zimenia si grattò il mento pensoso.
"Perché vuoi aiutarmi, Woka?"
"Perché voglio qualcosa in cambio, tutti gli uomini hanno un prezzo"
"E il tuo per la mia salvezza quale sarebbe?"
"Il mantello di Keya, so che lo hai" la richiesta lasciò Thomas totalmente impietrito. Come poteva Woka sapere del mantello? Lo sapeva anche Neear? Fino a quel momento si era persino dimenticato di averlo, gli venne in mente che avrebbe potuto usarlo per fuggire o per muoversi senza essere osservato.
"E' maledetto, perché lo vuoi?" chiese cercando di non tradire alcuna espressione, si domandò se, dandolo a Woka, il mantello avrebbe trasmesso a lui la maledizione..
"Non è maledetto, sono vecchie leggende, quello che so è che se me ne impadronisco la mia vita sarà molto più facile, non ti interessa sapere a che cosa mi serve" rispose duro l'artefice del fuoco. Thomas gli promise che ci avrebbe pensato.
"Pensa in fretta, principe di Ahir Zimenia: la mia offerta non sarà valida in eterno e Neear potrebbe eliminarti in qualunque momento" il ragazzo gli fece un cenno assertivo e congedò i suoi ospiti.
Un milione di pensieri si accavallarono nella sua testa, domande su domande rimbalzavano a da una parte all'altra del suo cervello, grugnì sonoramente e si ritrovò a giocherellare con l'anello che gli aveva dato Henry a Seita.
Gli occhi si riempirono di lacrime, il ragazzo si lasciò sprofondare nella poltrona davanti al camino e pianse. I singhiozzi lo scuotevano, si sentiva terribilmente solo, privo di un paio di braccia confortevoli e affettuose in cui trovare consolazione. Contemplò le fiammelle dell'anello e se lo portò alle labbra, pensò a quanto gli mancasse Jacqueline e i singhiozzi tornarono a scuoterlo. Gettò l'anello tra le fiamme con rabbia, il fuoco si agitò e le fiamme si ampliarono fino a formare delle immagini, guizzanti e movimentate, ma nitide. Vide che l'artefice del fuoco stava cenando insieme ai loro amici. Capì che dovevano trovarsi nel Regno Sul Fiume perché vide Elsha seduta a capotavola, vicino a lei sedevano Henry, Emmha, Remider, Niah, Hana, Elija e Jona. Vedere gli ultimi due lo ferì particolarmente, gli mancavano i loro battibecchi, le prese in giro e il rapporto fraterno che aveva instaurato con l'artefice della terra. Anche Henry, per quanto burbero, gli mancava molto, vedere i suoi amici raggianti senza di lui lo rattristava, ma gli procurava una sorta di piacere dolceamaro vedere che stavano bene. Notò che Jacqueline aveva appena toccato il suo cibo, sembrava preoccupata, poi si accorse che al suo fianco non c'era il generale biondo quella sera. Vergognandosi per il suo desiderio, Thomas sperò che fosse morto nell'attacco a Edomen e, cullandosi con questo pensiero, estrasse l'anello e andò a dormire.
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