Thomas: principe di Ahir Zimenia
"Can we surrender? I surrender, no one will win this time, i just want you back"
"L'attacco sta andando male, ci avevano preceduti! Pensavo che il nostro piano fosse imprevedibile!" sibilò Neear ai membri del consiglio di guerra che avevano appena ricevuto un messaggio sulla sitazione a Nenja.
"Non disperatevi, signore, hanno dei bravi generali tra le loro fila, non è colpa vostra" intervenne uno zimeniano.
"Bisognerà eliminarli tutti! Non voglio ostacoli sulla mia via per il comando!"
'Quindi, ciao ciao bel biondino' pensò Thomas ricordandosi del ragazzo che aveva visto parlare con Jacqueline.
L'artefice dell'acqua era stato buttato giù da letto quella mattina presto per andare alla riunione prima dell'attacco. Neear era sicuro di vincere e aveva guardato il suo esercito dileguarsi nella mattina buia con fierezza e orgoglio.
Ora invece pestava i piedi e gridava come un bambino capriccioso, ad un tratto si bloccò, voltandosi lentamente verso il ragazzo gli disse: "Caro Thomas, tu li conosci, sai quali sono i loro punti deboli, potresti esserci molto utile" la sua voce era lenta, le parole misurate.
"Se te li rivelassi tu li useresti contro i miei amici, e se ho accettto di passare dalla tua parte è proprio perché mi ha promesso che non avresti fatto loro alcun male" rispose lui leggermente nervoso.
Neear mugugnò qualcosa, poi decise di usare i suoi poteri per poter vedere quello che stava succedendo a Nenja, con un suo gesto una delle finestre della sala divenne una specie di schermo, sul vetro apparve la reggia di Nenja, svettante nel deserto avvolta dall'oro delle dolci gobbe di sabbia. Soldati in uniforme nera la circondavano ovunque, combattevano con altri guerrieri in armature dorate e argentate: i soldati di Auriah, di Nenja e di Danesh. Ne arrivavano sempre di più e sembrava che sbucassero dal nulla. Le truppe di Neear stavano per attuare una controffensiva quando, da un'enorme voragine nella terra, eruppe nientemeno che il Genii di Kala. Il gigantesco drago gettò scompiglio tra i soldati di entrambi gli schieramenti, Thomas rimase agghiacciato e si portò una mano al viso, tutti nella stanza avevano il fiato sospeso. Ad un tratto il gigantesco drago sembrò mettersi a inseguire qualcosa, una minuscola figurina trasportata dal vento, Thomas la riconobbe subito: Jona.
Il fracasso della battaglia era assordante, tra le schiere di combattenti il ragazzo riconobbe anche Elija, sembrava stremato. L'artefice dell'acqua si sentì stringere il cuore a quella vista.
Mentre lui era tranquillamente seduto in un castello i suoi amici stavano rischiando la vita, in parte per colpa sua.
Si accorse di un cavallo alato bianco che planò sulla reggia e si mise a inseguire i soldati zimeniani che si stavano dirigendo verso Danesh, sulla creatura alata sedeva un soldato in armatura dorata, con l'elmo dal pennacchio fiammeggiante.
"E questo da dove sbuca?" chiese uno zimeniano.
"Come se la situazione non fosse già abbastanza complicata, arriva pure l'eroe a rovinare tutto!" si lamentò Neear. Thomas stava cercando di capire chi fosse il misterioso soldato a cavallo, poi, vide l'ekèndal e un sorriso involontario spuntò sul suo viso. Un altro cavallo alato comparve sulla scena, stavolta portava un cavaliere in armatura argentata dal pennacchio e mantello color sangue. In mano aveva una lunga spada, stava planando sui nemici affettandoli dall'alto. Neear fece una specie di zoom sul soggetto e Thomas distinse chiaramente i capelli biondi del ragazzo che uscivano dall'elmo: era lo stesso generale che aveva visto parlare con Jacqueline.
"E quest'altro chi è?" chiese uno zimeniano.
"Questo, caro mio, è il figlio di un'importante veterano di Danesh, ne sono sicurissimo" rispose Neear. L'oscuro allontanò il punto di vista dal ragazzo a cavallo con dei gesti sinuosi delle dita e lo riportò sul soldato dal pennacchio fiammeggiante.
"Questo tizio mi sembra più interessante, invece" mormorò. Come se lo avesse sentito, il combattente si girò verso di loro e rivelò il suo volto, seppur parzialmente celato dall'elmo.
Thomas non riuscì a trattenersi e disse, in un sussurro disperato: "Jacqueline"
Per fortuna sembrava che nessuno lo avesse sentito. Continuarono a osservare la battaglia: i due soldati a cavallo si stavano dirigendo verso Danesh per intercettare le truppe di Neear. La finestra aperta dal malvagio non li seguì ma si mantenne sulla reggia. I soldati zimeniani stavano venendo sconfitti, tuttavia anche quelli di Auriah sembravano in difficoltà: Jona continuava a seminare panico facendosi inseguire dal gigantesco drago, tutti gli altri combattevano valorosamente ma la confusione serpeggiava tra le loro fila. La battaglia lentamente volse verso la sua conclusione: esito incerto.
Le truppe che si stavano dirigendo a Danesh erano state sconfitte da Jacqueline e dal ragazzo biondo che le avevano sterminate. Nel cielo, però comparve un solo cavallo alato, sulla sua groppa sedeva il cavaliere in armatura argentata che teneva tra le braccia l'artefice del fuoco, gravemente ferita.
A quella vista Thomas si morse il labbro e sperò con tutto sé stesso che non fosse morta.
"Beh, hanno avuto quello che si meritavano" sentenziò uno zimenianto riferendosi ai due cavalieri misteriosi.
I soldati di Neear che stavano combattendo a Nenja erano stati quasi completamente annientati ma erano comunque riusciti a seminare panico e disordine nella reggia e avevano procurato diversi danni. Il Genii di Kala, ora che era stato liberato inseguiva ancora Jona che, stremata, stava per lasciarsi catturare. Thomas trattenne il fiato e vide che l'artefice dell'aria stava ricevendo supporto da altri soldati che cercavano di distrarre l'enorme drago.
Neear emise un grugnito di frustrazione e sbattè il pugno sul tavolo interropendo la visione.
"Dobbiamo portare qui l'artefice del fuoco, altrimenti non riuscirò mai ad accrescere il mio potere e tutte le nostre battaglie saranno la replica di questa...Ora che ci penso, però, non l'ho vista partecipare a questa battaglia! Stanno macchinando qualcosa..."
"Che cosa?" Thomas si riscosse dal suo stato di ascoltatore passivo e si sentì rabbrividire a quelle parole.
"Non ti preoccupare, non le farò del male" rispose con un ghigno beffardo. Il ragazzo sentì il sangue gelarsi nelle vene, deglutì a fatica mentre Neear congedava gli zimeniani.
"Jetu, va' a Edomen e negli altri quartieri ribelli e spia le loro mosse!" ordinò allo spirito delle illusioni. Lei annuì e si trasformò in un corvo, gracchiò un paio di volte e volò via. L'artefice dell'acqua stava per alzarsi quando l'oscuro lo bloccò con una mano sulla spalla.
"No, Thomas, rimani solo un momento" battè le mani e almeno dieci tende si sollevarono rivelando altrettante finestre, la sala venne invasa dalla luce cruda e fredda del paesaggio circostante. Neear invitò il ragazzo a sedersi con lui a un tavolo in legno scuro.
"Thomas" disse con voce gentile.
"Sai chi è il 'principe di Ahir Zimenia'?" chiese.
"No" mentì.
"Non osare mentirmi, so che sei stato chiamato così più di una volta!"
"Ma non so cosa voglia dire"
"Ah, non lo sai..." Neear portò una mano al cappuccio e lo sistemò. Sospirò e disse: "I principi di Ahir Zimenia sono i signori di questa reggia, il sangue dei reali di Auriah scorre nelle loro vene, dotati di grande potere i principi di Ahir Zimenia hanno vissuto in questo posto per molto tempo, poi è stato abitato da diversi maghi oscuri e quel titolo ha assunto un significato negativo..." mentre parlava Neear teneva lo sguardo verso le finestre aperte, lasciandolo vagare per il paesaggio.
"Ma la gente ha dimenticato che i signori di Ahir Zimenia erano uomini nobili, potenti e coraggiosi, onoravano Auriah e ne erano sudditi a tutti gli effetti" si voltò verso il ragazzo.
"Il fatto che ti abbiano chiamato così può avere un significato secondo te?"
"Potrebbe essere"
"Chi ti ha apostrofato in questa maniera la prima volta?"
"Non lo ricordo"
"Non mentirmi" disse ringhiando.
"Un'elva di Edomen
"Ci sono ancora elvi?"
"Ne ho incontrata solo una"
Neear riflettè per qualche istante. "Dobbiamo scoprire di più su questa cosa! Potresti discendere da loro per davvero, il che renderebbe la nostra conquista del potere, in un certo senso, legittima"
"In che senso?"
"Intendo dire che, se tu fossi uno dei principi di Ahir Zimenia, potremmo usare come "attenuante" per questa rivoluzione il fatto che Auriah sia senza una guida e io voglia metterti sul trono per dargliene una legittima"
"Che cosa?"
"Non ti piacerebbe diventare sovrano di questo regno?"
"Ed essere responsabile di centinaia di morti? No grazie. E poi, chi mi garantisce che, una volta salito al trono, non mi farai uccidere per usurpare il potere?"
"Sei già responsabile di centinaia di morti, hai abbandonato le schiere dei ribelli compiendo un nobile gesto in difesa dei tuoi compari, meriteresti un po' di gloria per te"
"Gloria per cosa? Ciò che ho fatto non ha nulla di nobile"
"Come potrei convincerti a fare quello che ti chiedo?"
"Ponendo fine a quest'inutile guerra, facendo un accordo pacifico con Auriah e aiutandoli a mettere sul trono un re saggio"
"Tu sai bene che questo non è possibile, anche perché è stata la tua cara Jacqueline a dichiarare guerra..."
"Tu avevi già dichiarato apertamente di volerti impadronire del potere!"
"Non c'era nessuno al potere, Caesaar era morto da poco e i ribelli mi contrastavano!" Thomas fuerente per quella conversazione si alzò e se ne andò sbattendo la porta.
Neear si alzò e lo inseguì nel corridoio, lo costrinse a voltarsi e lo prese per i capelli.
"Non ti azzardare mai più a mancarmi di rispetto, minuscolo verme" sibilò calcando ogni parola con rabbia, il poveretto gemette per il dolore. Sentì una specie di morsa fredda serrargli la gola.
"Perché se volessi potrei fare a pezzettini te e tutti i tuoi amici in un secondo, ti è chiaro il messaggio?" il ragazzo annuì contraendo il viso in una smorfia.
"Bene, vedi di restare al tuo posto, perché se non ho ancora toccato nessuno dei tuoi cari è perché il loro potere mi serve, chiaro?" lo lasciò accasciato sul pavimento e se ne andò sghignazzando.
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