Thomas: non tutto è perduto
"Quella che tu credevi un piccolo punto della terra, fu tutto"
-Elsa Morante
Una voragine si aprì nel suo stomaco, uno tsunami di emozioni lo travolse.
Jacqueline? Regina di Auriah? Chi l’aveva incoronata? Perché? Possibile che non fosse una notizia falsa? Che non avessero nominato nessun altro di meritevole tra i ribelli?
Thomas era agghiacciato, con la bocca semiaperta in un’espressione attonita non riusciva a muovere un solo muscolo, si sentiva come se fosse stato appena colpito da un fulmine. Danai, d’altro canto, appariva abbastanza indifferente, percepiva solo in parte la tensione che aleggiava tra i presenti, era quasi buffo, come un navigatore sorridente davanti a un mare increspato e tempestoso. Certamente si rendeva conto della gravità della cosa e dentro di sè esultava per quella piccola vittoria dei ribelli, ma non aveva idea di chi fosse Jacqueline e di che cosa significasse per Thomas la sua incoronazione.
“E non è finita qui” aggiunse Neear.
“Sono riusciti a nasconderci il luogo d’incoronazione” dove, dunque, i ribelli avevano proclamato Jacqueline loro signora? In base a quale criterio? Perché proprio la sua Jacqueline veniva esposta a un rischio tanto grande?
In un lampo la sua mente gli rammentò che la ragazza non gli apparteneva più e probabilmente non gli era mai appartenuta.
Un velo di malinconia calò sui suoi occhi spingendo da parte lo stupore.
Tuttavia, si disse, se Neear non era riuscito a scoprire dove si trovasse significava che i ribelli la stavano proteggendo bene. Il mago appariva sospettosamente calmo davanti a una notizia del genere, probabilmente aveva sfogato tutta la sua frustrazione nell’urlo che avevano udito poco prima, oppure quelle grida infernali erano appartenute a qualche sventurato messaggero, colpevole di aver trasmesso un dispaccio sfavorevole. La rabbia pericolosa e sorda di Neear rendeva la conversazione con lui particolarmente insidiosa, come camminare sulle sabbie mobili.
L’artefice dell’acqua avrebbe voluto domandargli mille cose, sputare tutti i pensieri che si accavallavano nella sua mente come onde burrascose, ma Neear non gli diede il tempo di esprimere ciò che pensava, con voce gelida e ferma, colma di livore soffocato, disse: “Dovrai preparati al peggio, ora la guerra è tra voi due”
Per la seconda volta l’artefice dell’acqua si sentì travolgere, una frana di macigni pesanti gli rovinò addosso, non aveva riflettuto sulle conseguenze che la sua e l’incoronazione di Jacqueline comportavano, spaventato fece un passo indietro fino ad incontrare con la schiena la figura solida di Danai. Guerra? Tra loro due ? Era già doloroso e difficile sapere che i suoi amici e tutte le truppe ribelli lo consideravano un vile traditore, sapere che avrebbe dovuto apertamente scontrarsi con le persone che amava ed essere bersaglio di tutto il loro odio lo lacerava nel profondo.
“Presto cominceremo un’opera di propaganda in tuo favore e stasera convocheremo un consiglio di guerra straordinario per decidere cosa fare” vedere l’espressione terrorizzata di Thomas, che quasi si nascondeva dietro alla figura del suo schiavo Syan, fece sorridere Neear, pensava che quel coniglio pauroso non sarebbe durato ancora a lungo e che presto avrebbe dovuto rimpiazzarlo con un altro principe-fantoccio.
Si voltò e se ne andò senza più prestare loro attenzione facendo frusciare il suo mantello nero sulla neve farinosa.
Non appena Neear se ne fu andato dalla terrazza tra le guglie la tempesta intorno alla reggia nera infuriò, folate di vento fortissimo agitavano i mantelli, Thomas si voltò e cercò gli occhi di Danai. Sperava di trovare conforto e rassicurazione alle sue paure, il Syan percepì il suo stato d’animo e lasciò che il principe indagasse la profondità delle sue iridi cangianti alla ricerca di un appiglio. L’artefice dell’acqua, profondamente scosso, non ricordando l’estraneità che Danai aveva con quelle faccende, si ritrovò a crogiolarsi nel suo sconforto. Nonostante non capisse fino in fondo la sua disperazione il giovane Syan lo avvolse in un abbraccio che desiderava essere una manifestazione di compassione e conforto, il vento ululava tra le guglie nere e faceva intrecciare i loro mantelli svolazzanti, i fiocchi ghiacciati sferzavano i loro volti.
“Grazie” disse Thomas stringendo Danai. Le ferite gli facevano male, ma la dolcezza di quell’abbraccio era di gran lunga più balsamica di qualsiasi unguento curativo.
“Quando saremo soli ti spiegherò tutto” Danai annuì e i due si sciolsero. Thomas gettò lo sguardo nella tormenta, portò una mano alla sua corona d’argento e trattenne l’ardente desiderio di scagliarla nel vuoto, di rifiutare tutte le sue scelte e fuggire lontano. La strinse nel pungo fino a farsi male, poi, vide apparire Jetu. Il corvo si posò placidamente sulla terrazza, del tutto indifferente alle raffiche di vento, aprì le ali e in un turbinio di scintille prese forma umana. Avanzò verso di loro quasi saltellando.
“Non sei contento, mio principe? Finalmente guerreggiamo seriamente e il nostro nemico ha un volto” la spia aveva un gran sorriso luminoso, i suoi occhi scintillavano di follia. Il principe sospirò: “ Ti ringrazio per aver raccolto queste informazioni, Jetu”
“Qualsiasi cosa per te, altezza” si lasciò andare in un risolino frivolo, i suoi capelli, neri come l’inchiostro, andavano punteggiandosi di fiocchi candidi.
“Questa ricognizione è stata particolarmente fruttuosa: tornando dalla nostra missione tutte le mie truppe hanno banchettato coi cadaveri dei nemici, ora si sono rifocillati e la loro sete di sangue è in parte placata” disse con naturalezza, Thomas ricacciò in gola un conato di vomito e raccolse le forze per domandarle della sorte di Vik.
“Dimmi, Jetu, alla reggia di Elsha hai per caso visto tra i caduti il cadavere del generale Vik? Era stato trafitto da una freccia mentre ci scontravamo”
“Non sono stata personalmente nelle Terre Oltre il Fiume, io ero diretta verso Nenja, ma chiederò ai miei soldati se la cosa ti sta a cuore” rispose prontamente la spia, poi gettò loro un’occhiata strana, indagatoria, come se stesse cercando di leggere i loro pensieri.
“Dove posso trovare degli unguenti curativi, mia signora?” chiese Danai chinando rispettosamente il capo.
“Il mio padrone ne ha bisogno, e il potente Neear in persona mi ha affidato l’incarico di guarire le sue ferite” Jetu lo guardò sprezzante e rispose che glieli avrebbe fatti avere immediatamente.
“Faresti meglio a imparare a muoverti in questo palazzo da solo, schiavo, e in fretta, se vuoi servire dignitosamente il principe. Se ti presto aiuto è solo per onorare lui”
“Lo stesso principe che ti ordina di rivolgerti a lui con rispetto” sibilò Thomas, i suoi occhi azzurri mandarono lampi e le sue parole divennero sempre più taglienti.
“Quando parli con Danai è come se stessi parlando con me in persona” Jetu produsse un ghigno in risposta e volò via. Thomas ribolliva di rabbia, una raffica di vento fece turbinare i fiocchi di neve che cadevano incessantemente ad Ahir Zimenia.
“Ti ringrazio, ma non era necessario” il principe si voltò e piantò i suoi occhi color ghiaccio in quelli del Syan, il vento sollevò il suo mantello agitandolo come una bandiera.
“Danai, non mi importa se non pensi di meritare rispetto” si avvicinò a lui e gli puntò l’indice contro il petto.
“Io farò sempre quanto è in mio potere affinchè ti trattino con la dignità che un essere umano esige, perché il disprezzo che ti rivolgono è ingiustificato e si nasconde dietro la disgustosa scusa della schiavitù” il giovane Syan abbozzò un sorriso triste.
“Ti assicuro che ci si fa l’abitudine” il principe gli scoccò un’occhiata indignata per poi rivolgere lo sguardo verso il vuoto bianco.
“Danai, solo il mio tradimento e la mia viltà meritano disprezzo, non il tuo amore per la libertà”
In un frullare d’ali riapparve Jetu, fra gli artigli stringeva un cesto colmo di medicinali, il principe lo prese e le fece un cenno. Il corvo lo squadrò da capo a piedi, poi se ne andò gracchiando.
La notte calò su Ahir Zimenia come una cappa scura, le luci delle sentinelle non riuscivano a penetrare il buio che avvolgeva la reggia che per pochi metri illuminando l’incessante turbinio della neve. Thomas e Danai, dopo aver terminato la cura delle ferite, avevano atteso la sera osservando le fiamme danzare nel camino e parlando della guerra. Ad un tratto il Syan si interruppe,guardò il ragazzo negli occhi e gli chiese, con un’espressione strana nel volto, come si fosse procurato quei tagli impressionanti che gli solcavano la schiena sul petto. Thomas rise sommessamente e gli disse che erano ferite di guerra, le prime che Auriah gli aveva arrecato, e che era stata Jacqueline a medicarle.
“Dovevano essere disinfettate ogni luna piena, a volte mi fanno ancora male”
“Mi dispiace” disse Danai. le fiamme nel camino illuminarono il suo volto. Thomas gli raccontò la storia delle sue cicatrici,esagerando l’azione e inserendo frequenti battute. Danai lo ascoltava rapito, i suoi occhi scintillavano nella penombra.
Quando ebbe terminato il racconto, il principe, sapendo che sarebbe stato convocato al consiglio per ultimo, suggerì di monitorare l’attività dei ribelli. Il Syan si mostrò favorevole e si offrì di fare da sentinella, nel caso in cui fosse arrivato qualcuno.
Thomas si sfilò dal dito l’anello che gli aveva dato Henry a Seita, il gioiello splendeva come se fosse stato appena lucidato. Si inginocchiò e lo gettò nel fuoco. Subito apparvero, plasmate dalle fiamme, le figure dei suoi amici. Jacqueline, più splendida che mai, danzava in mezzo a un folto gruppo di persone, ognuno aveva le tempie cinte da una corona di fiori e ballava sfrenatamente. Distinse anche Jona ed Elija, una fitta gli attraversò il petto. Vide anche il generale biondo che spesso figurava accanto all’artefice del fuoco: dunque non era morto, anzi,sedeva tranquillo ai margini del gruppo fissandola con aria trasognata. Un moto di disgusto gli fece storcere la bocca in una smorfia. Decise di concentrarsi sulle figure che danzavano: i loro tatuaggi, le vesti, il modo di muoversi, gli ricordavano qualcosa. Si chiese dove si trovassero, probabilmente a Nenja o a Danesh vista la presenza di sabbia sul terreno, ma si disse che avrebbero potuto trovarsi anchein un punto qualsiasi delle cose di Auriah. Osservò meglio che potè le figure, sentiva che dei ricordi stavano riaffiorando in lui. Sembravano proprio dei Syan.
Ma no, non poteva essere, gli indigeni erano stati sconfitti da Neear, Danai ne era la prova. Chiamò il ragazzo.
“C’è una cosa che dovresti vedere” incuriosito il giovane Syan corse davanti al fuoco e si inginocchiò accanto a lui. Scrutò con attenzione le figure danzanti, il loro movimento armonioso assecondava quello delle fiamme in vivaci ondate, cariche di energia. Gli occhi di Danai si illuminarono, scintille di commozione ravvivarono il suo sguardo.
“Thomas, questo è il mio popolo” una lacrima luccicò sulla sua guancia.
“Ne sei sicuro?”
“Sì, sì ne sono più che certo, queste sono le nostre danze, le nostre vesti, i nostri tatuaggi, le nostre tradizioni” si voltò verso il principe. “Allora non tutto è perduto, non tutti sono stati catturati o uccisi” il suo volto brillava di gioia, un sorriso apparve anche sulle labbra dell’artefice dell’acqua: Danai aveva ragione, non tutto era perduto. In uno slancio di entusiasmo il principe e il Syan si abbracciarono, l’artefice dell’acqua sentì i singhiozzi dell’amico e un grande sollievo lo pervase. Quando si furono sciolti Thomas estrasse l’anello dalle fiamme e se lo rimise al dito.
“Se la regina di Auriah è insieme a loro vuol dire che si trova a Danesh” ragionò il principe.
“E’ molto probabile”
“Se Neear lo sapesse…” Thomas lasciò cadere tutte le ipotesi nel vuoto, erano una più tremenda dell’altra. Danai cercò di rassicurarlo: “Finchè non saprà che hai questo anello questo segreto sarà al sicuro, puoi fidarti di me”
“Mi fido di te, Danai, ma il fatto è che temo che Neear sappia a cosa serve questo anello, una volta è entrato nella stanza senza che io riuscissi a toglierlo in tempo dalle fiamme, potrebbe aver visto qualcosa” il Syan si mordicchiò un’unghia con fare pensoso.
“Cerca di stare più attento che puoi d’ora in avanti” l’artefice dell’acqua annuì e si preparò all’imminente chiamata per il consiglio.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro