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Thomas: l'erede

Le parole di Neear, rapide e taglienti come rasoi, accarezzarono le orecchie del ragazzo. La sua voce aveva il suono di una lama che viene estratta dal fodero.

"Complimenti" disse.

"Siete riusciti nel vostro intento almeno?" i suoi occhi sembravano mandare fiamme.

"Credo di sì: sono convinti di averci respinti con successo, abbiamo comunque ucciso molti dei loro" rispose Thomas asciutto, Danai si era cautamente avvicinato al suo padrone e ora gli stringeva il braccio con fare protettivo osservando i fiori di sangue che decoravano lugubremente l'armatura.

"Il successo di questa impresa, principe, ti risparmierà la punizione per esserti fatto sorprendere e salvare da Ghilta" Neear fece volteggiare il suo sguardo tra le guglie nere della reggia di Ahir Zimenia, nevicava incessantemente e il vento freddo frustava il volto dell'artefice dell'acqua facendo agitare i mantelli.
"Immagino ce dell'erede non abbiate trovato nessuna traccia" Thomas non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e a trattenere un gemito di dolore per le ferite che venivano artigliate dal freddo.

"Credo di aver bisogno di riposare un momento" disse il principe dopo una lunga pausa, il suo naso aveva ripreso a sanguinare e il dolore per le percosse di Vik era ancora intenso, faceva quasi più male dell'umiliazione.

"Va', il tuo schiavo saprà come curarti" il braccio del mago liquidò la questione con un rapido cenno. Danai incrociò lo sguardo di Thomas, gli fece un cenno complice e lo condusse verso la sua stanza sostenendolo come meglio poteva.

"Devi esserti battuto bene, guarda quanto sangue" osservò il giovane Syan. Thomas emise una risatina soffocata: "E' stato meno onorevole di quanto tu creda" il ricordo del disprezzo dell'amico delle Terre Oltre il Fiume gli provocò una fitta al petto, l'incertezza del suo destino lo spaventava: Ghilta l'aveva ucciso? O era riuscito a sopravvivere? Non desiderava avere un'altra morte sulla coscienza per quanto la sua colpa non fosse direttamente correlata ad essa. Appoggiò il piede su un gradino scivoloso e barcollò, cercò un appiglio sulle pareti mulinando le braccia. Stava per cadere quando il braccio saldo di Danai lo prese avvolgendogli il torace, il principe non riuscì a trattenere un gemito di dolore per la pressione esercitata sulle sue ferite.

"Che cosa ti è capitato?" chiese Danai in tono indagatorio ma cauto.

"Uno scontro corpo a corpo" il ragazzo pensò che probabilmente quel combattimento era stato reso più brutale dalla rabbia covata dal suo avversario, dall'odio e dalla sua sete di vendetta. Avanzarono nel corridoio e l'artefice dell'acqua, sempre più dolorante, si vide progressivamente costretto ad appoggiarsi all'amico, la sua stretta salda gli procurava sicurezza e lo faceva sentire protetto. Entrarono nella stanza e Danai lo fece adagiare sul letto.

"Dove vai ora?" chiese Thomas sentendosi sempre più stanco.

"A preparare un bagno caldo" rispose laconicamente il Syan.

"Danai, non devi farlo se non lo desideri" il giovane interruppe quello che stava facendo, voltandosi lentamente rispose: "Thomas, quando sono stato catturato non sapevo che cosa mi potesse riservare il destino, gli Spiriti mi sono stati favorevoli e ho trovato te. Tu mi hai mostrato empatia e compassione quando stavo per perdere la fiducia nell'umanità , ora devo restituire il favore che mi è stato fatto" il riflesso grigiastro della neve faceva splendere i suoi occhi e le ombre provocate dal fuoco scoppiettante che aveva premurosamente acceso poche ore prima danzavano sulla pelle ambrata animando anche le ciocche corvine. Thomas non trovò la forza per replicare e si lasciò andare sul letto, la testa gli pulsava terribilmente. Danai si ripresentò poco dopo e, senza dire una parola, iniziò a slacciargli l'armatura.

Thomas gli rivolse uno sguardo interrogativo al quale lui rispose con grande serietà dicendo che desiderava controllare se riportasse lesioni alle costole. Il Syan gli sfilò delicatamente la corazza e la cotta di maglia, un brivido percorse la pelle dell'artefice dell'acqua quando le dita del ragazzo gli sfiorarono il torace, trattenne il respiro per qualche istante. Immobilità e silenzio caddero tra loro, per un attimo il respiro di entrambi rimase sospeso, l'unico suono udibile era l'ululato del vento fuori dalle finestre. Le parole pragmatiche di Danai sollevarono il velo di imbarazzo che era rapidamente calato: " Mi servono degli unguenti o delle pozioni per curare queste ferite" sollevò lo sguardo e incrociò quello di Thomas.

"Fammi vedere il naso" l'artefice dell'acqua sollevò la mano che fino a quel momento aveva protetto il suo viso dagli urti, lasciò che l'altro ragazzo si avvicinasse e gli prendesse il viso tra le mani per studiarlo meglio. Thomas non potè fare a meno di soffermarsi a osservare i suoi lineamenti e i suoi occhi che lo scrutavano attenti, l'espressione concentrata e le labbra delicatamente schiuse.

"Non credo sia rotto"

"Ghilta diceva di sì"

"Ghilta è l'elvo dai capelli rossi che ti ha portato qui con la slitta?"

"Sì"

"E' un mercenario, non un guaritore" rispose deciso Danai.

"Non è cattivo" disse Thomas percependo ostilità nella voce del Syan, Danai non rispose e fece scorrere il pollice sullo zigomo del principe per tirare via una crosta di sangue rappreso.

"Prima mi sembrava che Neear stesse aspettando qualcun altro..." aggiunse interrogativo l'artefice.

"Ha mandato Jetu a spiare i tuoi amici e non voleva che tu lo sapessi"

"Ma lo sapevo già, l'ho vista partire con il suo stormo, era abbastanza prevedibile che lo facesse"

"Sì, ma sospetta che uno di loro sia l'erede"

La mascella di Thomas si contrasse nervosamente a quella notizia, serrò i denti e corrugò le sopracciglia. "La cosa non mi convince per nulla" disse meditabondo, Danai cominciò a rovistare nei cassetti del mobilio alla ricerca di qualche unguento curativo.

Perché Neear avrebbe avuto motivo di credere che Jacqueline, Jona ed Elija fossero dei soggetti papabili per la nomina a re di Auriah? Henry era l'unica ipotesi plausibile dato il suo passato da custode dell'ultimo anello e il suo rapporto con il re Caesaar, ma gli altri?

Danai stava continuando a frugare per la stanza senza successo, Thomas non credeva che avrebbe trovato alcunchè.

"Non penso che troverai qualcosa, forse dovresti rivolgerti a..." le sue parole rimasero impigliate tra le corde vocali, stava per dire il nome di Woka, ma si era reso contro che tra i due Danai era probabilmente quello che doveva avere meno voglia di cercare l'artefice di Seita.

"A chi?" chiese curioso.

"Non importa, non saprei ugualmente dove trovarlo" il principe si morse il labbro, sospirò e contemporaneamente avvertì una fitta tremenda al naso, gemette debolmente.

"Chi dovrei cercare, Thomas? Non riesco a trovare nulla se non qualche debole disinfettante" con le lacrime che gli offuscavano la vista l'artefice dell'acqua rispose che non doveva preoccuparsi e che presto sarebbe tornata Jetu, lei sicuramente sapeva come muoversi nel castello senza pericoli. Danai tentò di protestare, ma poi si arrese all'evidenza. Prese comunque un panno e deterse il sangue dalle ferite al torace, poi ne bagnò un altro con dell'acqua fredda e lo diede a Thomas affinchè fermasse l'emorragia e il dolore al naso. La premura di quei gesti commosse l'artefice dell'acqua e fu ancora una volta grato della presenza del giovane Syan, cadde tra loro silenzio, ma non imbarazzato e impacciato come quello di qualche istante prima, un silenzio di pace. La mente di Thomas, per sopportare il dolore, stava cercando di imprimere a fuoco nella memoria ogni dettaglio del volto di Danai, ogni movimento della danza dei fiocchi di neve fuori dalla finestra, ogni schiocco del legno che bruciava nel camino. A sua volta il Syan stava prestando la massima cura nel detergere e disinfettare le ferite per non fargli del male.

"Riesci ad alzarti da solo?" chiese Danai.

"Credo di si, grazie per aver preparato il bagno" sentiva di aver finalmente recuperato un po' di forze, lavare via il sudiciume della battaglia e il sudore l'avrebbe fatto sentire ancora meglio.

"Non c'è di che" le labbra di Danai si aprirono in un sorriso, uno squarcio bianchissimo sul suo volto abbronzato, delicatamente accarezzato dei bagliori delle fiamme. Anche il principe gli sorrise grato e in un istante si trovò immerso nell'acqua calda, dolci volute di vapore riempivano la stanza. Il ragazzo si sentì confortato, protetto e totalmente al sicuro, forse per la prima volta da quando si trovava ad Ahir Zimenia.

L'acqua, il suo elemento, gli lambiva il corpo accarezzandolo teneramente. Il dolore pulsante al naso si era molto attenuato, ma non la ferita che aveva riportato nel cuore. Ancora una volta si domandò quale fosse stata la sorte di Vik e un senso di angoscia si impossessò di lui. Improvvisamente una folata di vento più forte delle altre fece aprire una finestra, l'artefice dell'acqua si alzò e si avvolse in un asciugamano per chiuderla quando, nel bianco più accecante, riuscì a distinguere qualcosa.

Una grossa nube nera avanzava verso la reggia di Ahir Zimenia, vedendola da lontano chiunque si sarebbe preoccupato per il suo colore minaccioso e le sue dimensioni, ma il principe sapeva che si trattava dello stormo di Jetu e che portava nuove. Immediatamente si vestì e comunicò la cosa a Danai, anche il ragazzo Syan scattò in piedi agitato e corse alla finestra a cercare la conferma di quanto Thomas aveva detto.

Il bisogno di sapere cosa stesse succedendo tra le fila dei ribelli divorava il principe e , consumato dalla brama di udire qualsiasi tipo di informazione come uno scoglio levigato dal mare, si sporgeva di continuo dalla balconata delle sue stanze desiderando ogni secondo che lo stormo di Jetu si avvicinasse più velocemente.

Dopo diversi minuti che parvero loro interminabili lo stormo si posò sulle guglie della reggia in un confuso gracchiare e frullare d'ali. Thomas e Danai si sporsero più che poterono dalla balconata e tesero l'orecchio sperando di udire la voce di Neear. Sfortunatamente riuscirono a captare solo un borbottio confuso e concitato. Si scambiarono uno sguardo complice: dovevano assolutamente parlare con Jetu. Rapidamente presero i mantelli e corsero verso la porta, stavano per precipitarsi fuori quando un urlo agghiacciante li fece fermare sul posto, immobili come statue. L'urlo si ripetè, stridente e fragoroso, sembrava l'ululato di una bestia ferita. Mille interrogativi si accavallarono nella mente del principe: Jetu aveva scoperto chi fosse l'erede? I ribelli avevano attaccato e vinto? Qualcuno aveva tradito?

Si riscossero dall'immobilità della sorpresa e salirono rocambolescamente le scale che portavano al terrazzo dove poco prima era atterrata la slitta di Ghilta, per poco non scivolarono sul ghiaccio che ricopriva ogni cosa. La curiosità divorante impediva a Thomas di concentrarsi sul dolore che le ferite ancora gli provocavano, intorno ad Ahir Zimenia infuriava una tormenta di neve sempre più violenta.

Thomas vide Neear immobile, in piedi davanti alle guglie, lo sguardo proteso nel vuoto, a indagare le profondità del bianco. Difficile stabilire se l'urlo udito poco prima potesse appartenergli, anche se così fosse stato ora il mago mostrava una calma gelida e una grande compostezza.

"Principe" disse, la voce tagliente, il tono misurato e il timbro grave.

"Sai chi i ribelli hanno incoronato erede di Caesaar, signore di Auriah e di tutte queste terre?" Thomas si morse il labbro, moriva dalla voglia di sapere.

"No" rispose. Neear si voltò lentamente, piantò il suo sguardo raggelante negli occhi dell'artefice dell'acqua e sillabò quel nome lentamente, calcando ogni sillaba e colmandosi la bocca di astio.

"Jacqueline"

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