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Jacqueline: sua maestà la regina

"Every thing the light touches is our kingdom"

-Il re leone

Ixander volava col suo cavallo da un pezzo, piangeva e stringeva la sua regina ferita tra le braccia. L'aveva vista combattere coraggiosamente contro i soldati di Neear per difendere Danesh, la sua casa. Aveva quasi sacrificato sé stessa per difendere una cosa a lui cara. Il ragazzo versò un'altra lacrima e la strinse più forte contro il suo petto. Si rimproverò aspramente: avrebbe dovuto lui difendere la regina, e non viceversa. Ricordò quello che le aveva detto prima di partire, quanto suonavano stupide ora quelle frasi.

Pregò il cavallo di accelerare mentre gli tornavano in mente le parole di suo padre: "Ixander, figlio mio, se deciderai, come me, di diventare un soldato, non innamorarti, non stringere amicizie, queste cose creano legami, più o meno forti, e i tuoi legami per i nemici sono armi. Possono distruggerli, farti soffrire e costringerti a piegarti al loro volere per non perdere coloro che ami. Se sei un soldato i legami sono pericolosi, sono un intralcio. E' come se volessi far partire una nave senza sciogliere gli ormeggi...Quindi, mio caro Ixander, promettimi di non innamorarti mai, né di stringere mai amicizie troppo profonde, fallo per me, perché non ti veda soffrire..."

"Ho disonorato la mia promessa, padre" mormorò singhiozzando. Finalmente arrivarono a Edomen, per il ragazzo biondo fu come vedere il paradiso. Sentì Jacqueline mugugnare tra le sue braccia.

"Resisti, mia regina, siamo quasi arrivati" le disse dolcemente. Diede gambe e il cavallo alato volò così veloce da farsi venire la schiuma alla bocca.

Una volta atterrato nel cortile di Edomen Ixander corse all'impazzata per i corridoi alla ricerca di Henry senza mai mollare l'artefice del fuoco. Le tolse l'elmo per consentirle di respirare meglio e allentò i lacci della sua armatura.

"Henry! Ti prego ascoltami!" folate di vento freddissimo accompagnavano le sue suppliche di aiuto. Finalmente incontrò l'artefice dell'aria e gli spiegò come fossero andate le cose. Henry impallidì alla vista della ragazza in quelle condizioni e costrinse Ixander a portarla nella sala medica. Il poveretto si faceva sospingere dal vento ma aveva comunque il fiatone e si sentiva molto affaticato.

Quando finalmente arrivarono nella sala medica il generale appoggiò delicatamente Jacqueline su di un letto e si accasciò, sfinito. Henry nel frattempo si mise a vorticare come una trottola alla ricerca degli unguenti e delle pozioni giuste che potessero curare la futura regina.

"Come hai potuto permettere che succedesse? Io avevo fiducia in te!" inveì, rosso di rabbia.

Ixander non rispose, versò una lacrima e si morse il labbro.

"Non lo so, chiedo scusa signor Henry" mormorò timidamente.

"Dovresti chiederlo a lei!" le sue dure parole rimbombarono per la stanza senza che lui smettesse di affaccendarsi. Il generale di Danesh si alzò in piedi e chiese se potesse fare qualcosa per aiutare.

"Hai fatto abbastanza!" sbraitò l'artefice dell'aria. Ixander tolse il disturbo, lanciò un ultimo sguardo a Jacqueline che mugolava sommessamente, come un lupo ferito. Si diresse verso il cortile, il capo piegato dall'umiliazione. Aveva iniziato a nevicare piano e il cielo era grigio come un piatto d'argento ossidato. Vide arrivare un altro cavallo a velocità supersonica, si chiese chi fosse e poi si ricordò dei due artefici a cui aveva salvato la vita. Il cavallo alato procedeva velocissimo, senza rallentare. Ixander temette che si sarebbe schiantato a terra: l'animale sembrava fuori controllo. Con un gesto deviò il vento e costrinse l'equino a rallentare la sua folle corsa. Sentì piovere un insulto.

"Che diamine stai facendo? Cretino!"

"Jona! Insomma!" disse Elija scusandosi. Ixander ritirò la mano, imbarazzatissimo e lasciò che il cavallo atterrasse.

La donna dai capelli azzurrini corse verso di lui e, minacciandolo con la sua arma, gli rivolse parole aspre: "Se la nostra futura regina muore ti smembrerò senza pietà, userò le tue viscere per concimare la terra e il tuo sangue per innaffiare i miei fiori" ringhiava come un cane inferocito. Ixander si sentì ferito da quelle parole, ma era un soldato, il suo istinto gli impose di restare impassibile e di mettere mano alla spada. Era già stato minacciato diverse volte nella sua vita, ma quel giorno era diverso, aveva stretto un legame profondo con una persona importante e l'aveva messa a rischio. Si sentiva come se avesse avuto del filo spinato intorno al cuore.

Elija si scusò con lui più volte per il comportamento dell'artefice ma fu come se non avesse udito le sue parole.

Jacqueline si svegliò all'improvviso dal torpore in cui era immersa e un dolore acuto la pervase. Sentì molto movimento intorno a lei e le parve di avere un dejavù, cercò di tirarsi a sedere e capì di avere il busto fasciato. Vide intorno a lei i volti rasserenati dei suoi amici che corsero a soffocarla di baci e abbracci. Era così bello sentirsi amati, seppur in seguito a un brutto incidente. Le sarebbe piaciuto annegare in quel mare di affetto.

Non vide Ixander e pensò che fosse stato ferito anche lui, stava per domandare ai suoi amici cosa gli fosse successo.

"Ti stiamo tutti aspettando per la cena" annunciò Emmha entrando nella stanza.

"Metto il mantello e arrivo" disse Jacqueline.

Dopo pochi istanti, accompagnata da Henry, Jona ed Elija, aprì le porte della sala da pranzo e quando la videro tutti si alzarono e gioirono, entusiasti di vedere che la ragazza stava bene.

Non appena prese posto Henry disse: "Vorrei proporre un brindisi per la nostra futura regina che è sopravvissuta" tutti levarono i bicchieri "E un altro per Ixander, che l'ha salvata, colgo l'occasione per scusarmi con lui per il mio nervosismo di oggi" i presenti fecero tintinnare i calici e Jacqueline sorrise calorosamente al ragazzo biondo che era arrossito violentemente.

La cena si svolse allegramente, al termine del pasto Jacqueline pregò i generali e i rappresentati degli alleati di rimanere con lei per un veloce consiglio di guerra.

Restarono Hana, Vik, Ixander, Emmha, Henry (in qualità di mentore della regina) e i vari rappresentanti degli eserciti alleati.

"Allora" cominciò la ragazza con gli occhi e le orecchie dei presenti tutti rivolti verso di lei.

"Oggi la battaglia ha avuto esito incerto, abbiamo fronteggiato molto bene l'attacco a Nenja, ma l'edificio era già indebolito. L'attacco a Danesh è stato un'amara sorpresa ma siamo riusciti a bloccarlo"

"Grazie alla tua prontezza aggiungerei" disse Henry.

"E grazie a quella di Ixander" rispose Jacqueline.

"Dobbiamo cercare di capire dove colpirà Neear la prossima volta, è molto probabile che punti verso Danesh, la sua avversione per la città è nota a tutti ed è un'importante snodo per lo scambio di armi e uomini" proseguì.

"Manderò l'ordine di tenersi pronti" disse Ixander con lo sguardo assente.

La riunione continuò senza interruzioni, Jacqueline dimostrò di essere militarmente molto competente, accettava consigli e impartiva ordini saggi.

Quando fu sul punto di congedare tutti e augurare loro la buonanotte Henry prese la parola: "Penso che siamo tutti d'accordo sul fatto che dobbiamo decidere la data d'incoronazione della nostra regina" quelle parole colpirono Jacqueline come una freccia, il Cerchio si agitò violentemente: aveva sempre visto il giorno della sua incoronazione come una cosa eterea e distante, ora le sembrava più vicino che mai. Un moto d'orgoglio ed eccitazione la scosse, ma anche l'ansia che comportava l'assumere un incarico così importante era molta.

Lei, Jacqueline, sovrana di Auriah, le sembrava irreale.

Tutti i presenti annuirono concordi.

"Non possiamo lasciare il trono vuoto ancora per molto. L'incoronazione deve avvenire il prima possibile: questo vuoto di potere portrebbe portare i regni non alleati a pensare che la conquista di Neear sia "legittima" quando sappiamo tutti che Jacqueline è l'unica erede davvero legittima" disse Hana.

"Non è vero, Hana" disse Jacqueline mordendosi il labbro.

"Sei figlia della regina Mitre, hai domato il Cerchio di Foco, sei probabilmente l'ultima dei Guerrieri di Fiamma...Sei il successore che Caesaar avrebbe voluto"

"Caesaar non ha indicato successori, era impazzito, non possiamo sapere cosa avrebbe voluto, io ho solo accettato la corona che i ribelli e gli alleati mi hanno offerto per non lasciare Auriah senza una guida!" le fiamme del Cerchio avvamparono.

"Jacqueline..." intervenne Henry.

"Conoscevo molto bene Cesaar, prima di impazzire per colpa della distruzione degli anelli era un uomo molto saggio, lui ci ha dato dimostrazione di essere un grande re prima che che la guerra cominciasse, e tu lo stai facendo adesso. Ci hai dimostrato di essere una degna sovrana per questo posto nel suo momento più oscuro. I ribelli, gli alleati, io in primis, ultimo dei Dodici saggi, abbiamo deciso di offrirti questa corona perché la meriti, perché Auriah ti merita, merita di essere sotto il tuo comando. Lo crediamo tutti, e abbiamo una gran fiducia in te"

"E se vi deludessi? Come potrà Auriah perdonarmi?"

"Tu sei sangue di Auriah, non c'è nulla che tu faccia che questa terra non possa perdonare" la ragazza sorrise e cercò lo sguardo di Ixander, lo trovò coi pensieri altrove. Il suo sguardo verde volava fuori dalla finestra come un uccello del paradiso. Il Cerchio brillò di una luce soffusa, morbida.

"Io direi di cominciare i preparativi fra due giorni, così sarà tutto pronto per la settimana prossima" consigliò un alleato. Tutti accettarono la proposta.

La settimana sucessiva? Per Jacqueline era troppo presto! Doveva prendersi un po' di tempo per pensare, pensare a sé stessa, a come la sua vita sarebbe cambiata dopo l'incoronazione e a come lei sarebbe cambiata. Il potere le avrebbe dato alla testa?

"Un momento!" le era venuto in mente un dettaglio tutt'altro che trascurabile.

"La vita di Caesaar era legata agli anelli magici giusto? Dovrò fare lo stesso anch'io?"

"No Jacqueline, quella è stata una scelta di Caesaar legata alla sua vita privata, comunque anche i tuoi poteri solo legati a un oggetto magico" disse accenando al Cerchio di Foco.

Troppi pensieri si accavallavano nella sua testa, non si era accorta che la riunione era finita e tutti stavano uscendo dalla stanza dandole delle pacche amichevoli sulla spalla o inchinandosi rispettosamente. Si sentiva davvero frastornata, mai avrebbe pensato che nella sua vita sarebbe stata insignita di un riconoscimento così importante.

L'unico a non essersi ancora alzato era Ixander, i suoi occhi verdi saettavano ancora verso il cielo nero di notte e bianco di neve.

"Da qualche parte c'è una spia" disse l'artefice dell'aria dopo un po'.

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