Jacqueline: in un regno straniero
"i will win. Not immediately, but definitely"
-Anonimo
La slitta di Elsha sfrecciava nell'aria fredda, i fiocchi di neve graffiavano il volto di Jacqueline costringendola a tenere gli occhi chiusi. Remider incitò i cavalli e gettò uno sguardo amorevole sulle due sorelle, Elsha aveva dato all'artefice del fuoco un mantello per scaldarsi e ora la stava abbracciando affettuosamente.
"Ma che ti è saltato in mente?" chiese accarezzandola. "Non saresti mai riuscita a sventare quell'attacco, era ormai troppo tardi"
"Avrei potuto provare..."
A quelle parole la Regina delle Nevi sospirò.
"Jacqueline" disse. "Nessuno ha mai dubitato del tuo coraggio, della tua lealtà o della tua devozione per questa terra, ma come futura regina è importante che tu capisca che a volte occorre prendere decisioni dolorose. Abbiamo una grande responsabiltà ed essere impulsivi non è sempre la scelta più saggia. So che deve essere stato difficile vedere un luogo da te tanto amato sotto attacco, non poter soccorrere i tuoi amici ed essere costretta a fuggire per proteggere la tua incolumità. Ma questa era la cosa più giusta da fare"
Le fece una delicata carezza sul viso e le baciò la fronte. Jacqueline si sentiva affranta, era come se delle macerie le avessero seppellito il cuore sotto tonnellate di macigni e calcinacci. Gettò un ultimo sguardo all'ormai perduta Edomen, un brivido la scosse.
"E se non fossi la persona giusta? Voglio dire, potrebbero essersi sbagliati" disse l'artefice del fuoco. Il Cerchio baluginò sulla sua testa.
"Henry ed Emmha potranno anche aver sbagliato, ma ricorda che non ti hanno scelto loro: Auriah ti ha scelta. E tu hai scelto questa terra, non dimenticarlo mai" anche Remider si voltò e disse qualche parola di conforto a Jacqueline, aggiunse che presto sarebbero arrivati nelle Terre Oltre il Fiume. L'artefice del fuoco fissò la tempesta di neve che li avvolgeva e si chiese dove fossero Ixander, Henry, Elija e Jona. Sperò con tutta sè stessa che stessero bene e si strinse nell'abbraccio della sorella.
Dopo diverse ore di volo arrivarono al palazzo di Elsha, il sole stava per tramontare e aveva smesso di nevicare da un pezzo. Gli ultimi delicati raggi solari filtravano tra i rami coperti di neve e s'infrangevano a terra in un caleidoscopio di colori. Le ampie vetrate del castello lasciavano entrare nei corridoi e nelle sale quel meraviglioso mosaico di luci proiettandolo ovunque. La sensazione che si poteva ricavare era quella di un luogo misitico e paradisiaco. Un senso di pace profonda e sollievo pervase l'animo dell'artefice del fuoco quando, percorrendo il corridoio principale del castello, vide Henry correre verso di lei.
"Dimmi che state tutti bene, ti prego! Ero così in pensiero..." disse apprensiva, l'artefice dell'aria la strinse forte a sè e le sussurrò: "Stanno tutti bene, non hai motivo di preoccuparti" si sciolsero e lui le sorrise. Uno squarcio bianco di denti nel suo fiume di barba bruna.
"Grazie per aver soccorso Ixander" disse lei piena di gratitudine.
"Dovere, so quanto lui significhi per te, e poi è uno dei nostri migliori generali" Jacqueline spostò lo sguardo su un punto indefinito della vetrata della finestra accanto a loro e sentì il Cerchio avvampare. Un violento raggio di sole l'accecò.
"Elija e Jona?"
"Stanno bene, ora sono in infermeria insieme agli altri feriti, si sono battuti coraggiosamente e hanno difeso Edomen con le unghie e coi denti"
"Sono molto fiera di loro"
"Anch'io" Henry fece una pausa, si guardò le punte degli stivali e giocherellò col suo bastone di legno. Dopo un po' disse, costernato:" Credimi, abbiamo fatto di tutto per salvare Edomen ma non è stato abbastanza. Gli Zimeniani erano troppo forti"
"Capisco. Avete provato a chiedere aiuto a Keya?" rispose abbattuta.
"Sì ma nel suo palazzo non c'era nessuno" a quelle parole Jacqueline si allarmò: era davvero molto strano che la gelida ninfa non fosse in casa. Si portò una mano al mento e corrugò le sopracciglia.
"Ne parleremo al consiglio di guerra di stasera" disse dopo un po'.
"Edomen è stata evacuata totalmente?"
"Sì, tutti gli ambasciatori e generali ora sono qui, ospiti di Elsha"
"Neear ci metterà un secondo a capire che siamo qui"
"Per questo la tua incoronazione deve avvenire al più presto" Jacqueline gli lanciò uno sguardo carico di dubbi. Senza che dicesse una sola parola Henry le mise una mano sulla spalla e annuì profondamente.
L'artefice del fuoco misurava il corridoio del palazzo con lunghe falcate. Giunse all'infermeria e vi si fiondò come una furia. Cercò disperatamente i suoi amici con lo sguardo e, quando finalmente li scorse, i suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia. Il suo cuore straripò di sollievo e corse a stringere Jona ed Elija in un lungo abbraccio.
"Ragazzi sono così orgogliosa di voi, Henry mi ha detto quello che avete fatto" disse sorridendo.
"Anche che Elija è inciampato mentre si lanciava alla carica e io ho impedito che gli arrivasse una freccia nel posteriore?"
"No"
"Beh, ora lo sai"
"Jona!" esclamò l'artefice della terra indispettito. Jacqueline fece un sorriso se possible ancora più ampio, era così felice che i suoi amici stessero bene, si disse che dopo l'incoronazione avrebbe conferito loro qualche riconoscimento speciale.
Percorse tutta l'infermeria in lungo e in largo complimentandosi con tutti coloro che avevano combattuto e cercando di calcolare il numero delle vittime. Sembrava basso per fortuna ma l'attacco era stato un duro colpo.
Cercò Ixander con lo sguardo per minuti che le parvero anni, poi lo vide steso su una branda vicino alla parete, avvolto da bende candide come la neve, sembrava una mummia.
Corse da lui e vide che aveva gli occhi chiusi, gli sfiorò delicatamente la spalla per scuoterlo. La luce del pomeriggio che entrava dalle finestre lasciava pennellate dorate sul suo viso e sui suoi capelli sporchi di sangue. Quando spalancò le palpebre il Cerchio avvampò, il verde smeraldo emanato dal suo sguardo investì in pieno Jacqueline. Si mise a sedere ma lei non gli diede il tempo di dire nulla.
"Stai bene!" esclamò la ragazza buttandogli le braccia al collo. Ixander ricambiò la stretta e rispose: "Non avrei potuto disobbedire a un ordine" l'artefice del fuoco fece una risatina, era così felice che fosse vivo. Gli prese il viso tra le mani sfiorandogli le guance coi pollici, emise un singhiozzo di commozione e lo abbracciò nuovamente. Gli raccontò del suo viaggio fino alla reggia di Elsha e dell'imminente incoronazione, Ixander le chiese come si sentisse in proposito e lei si rese conto di non saperlo spiegare bene; poi le venne in mente che la sera prima dell'attacco lui aveva affermato di essere a conoscenza del fatto che ci fosse una spia.
"Pensi che sia stata la talpa a ordire quest'assalto?"
"E' probabile, ho sentito che anche altri avamposti dei ribelli sono stati attaccati"
"Che cosa?" Jacqueline sentì la terra crollarle sotto i piedi, alla vigilia della sua incoronazione non poteva permettersi di perdere altre roccaforti.
"Ma non ci sono state altre vittime, la maggior parte delle forze è stata impiegata per Edomen e, a quanto pare, hanno raggiunto il loro scopo" aggiunse il generale rattristandosi. Jacqueline si chiese come mai Henry non le avesse detto niente, forse non voleva impensierirla eccessivamente.
"A mio parere la spia in qualche modo è venuta a sapere della scelta dell'erede di Caesaar e l'ha comunicato a Neear" disse Ixander facendo vagare lo sguardo sull'infermeria, come se come se con le sole pupille avesse potuto individuare il colpevole, corrugò le sopracciglia e contrasse la mascella contraendo il volto in una smorfia di frustrazione.
"Ma se lo sanno perchè non sono venuti direttamente a uccidermi?"
"Perchè forse non sapevano che tu fossi a Edomen, oppure non avevano idea di chi fosse l'erede e hanno deciso di attaccare a casaccio"
"Non lo so, attaccare casualmente non mi sembra una cosa che Neear farebbe"
"Perchè non avrebbe dovuto? Magari è disperato o ha fretta"
Jacqueline in tutta risposta inarcò il sopracciglio, per nulla convinta, e guardò l'infermeria: una distesa di corpi malconci buttati alla bell'è meglio su delle brandine, in un regno straniero, dopo un'umiliazione, senza certezze. Sentì un peso che le gravava sulle spalle e sul torace, cercò conforto nello sguardo dell'artefice dell'aria che l'abbracciò, intuendo il motivo della sua preoccupazione.
L'artefice del fuoco pensò a Thomas, chissa cosa stavano facendo lui e Neear, magari l'aveva ucciso. Sbarrò gli occhi a quel pensiero troppo verosimile, mai avrebbe voluto soffermarsi su ciò, eppure le sembrava un'ipotesi del tutto probabile. Desiderò con tutta se stessa di sbagliarsi, chiuse gli occhi per scacciare quell'immagine e si concentrò sul profumo di Ixander.
"Allora domani è il grande giorno" intervenne Ixander interropendo il flusso vorticante dei suoi pensieri.
"Già, è la mia ultima giornata da 'persona comune'"
"E come vorresti spenderla?"
"Svuotandomi la mente e liberandomi l'anima da ogni peso"
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