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Jacqueline: Danesh

"Un fuoco sottile scorre sottopelle"

-Saffo

Jacqueline zampettò silenziosamente nel corridoio e arrivò fino all'infermeria, la luce tenue del Cerchio le consentiva di non portare candele con sé per illuminare l'ambiente circostante. Non appena mise piede nell'ambiente notò che non era la sola ad aver avuto l'idea di una visita notturna, al capezzale dell'ambasciatore curato da Vik e Hana un lume ardeva silenzioso e una persona era inginocchiata accanto al malato. Jacqueline sorrise e si disse che doveva proprio essere chi pensava che fosse. Facendo meno rumore possibile per non svegliare gli altri feriti arrivò al capezzale di Ixander.

L'artefice dell'aria dormiva serenamente, per un attimo Jacqueline si sentì in colpa a svegliarlo, ma aveva un disperato bisogno di parlare con lui. Gli passò una mano tra i capelli, lisci e morbidi al tatto, qualcuno doveva averli premurosamente puliti dal sangue. Fece scorrere le dita fino alla sua spalla nuda, la strinse delicatamente e scosse il ragazzo per svegliarlo. Ixander si tirò a sedere con uno scatto, col respiro affrettato si guardò intorno per capire chi l'avesse svegliato, poi vide Jacqueline e il suo volto si aprì in un timido sorriso, fu grato che il buio nascondesse il suo rossore.

"Che cosa ci fai qui?" chiese l'artefice dell'aria.

"Volevo parlarti" rispose Jacqueline.

"Ma non in questo luogo, anche i muri hanno le orecchie" la frase suonò abbastanza eloquente, Ixander si alzò dalla branda e cerò un mantello per coprirsi. Mentre rovistava intorno l'artefice del fuoco fece scivolare lo sguardo sulle spalle forti del generale, sulla sua fluente chioma biondo grano, il suo addome era avvolto da fasciature pulite che sembravano quasi brillare alla luce del Cerchio. Jacqueline si soprese a mordicchiarsi il labbro e si voltò dall'altra parte. "Sono pronto" disse Ixander quando si fu avvolto nel mantello. La futura regina lo prese per il polso e lo guidò fino al giardino del castello, si nascosero sotto un porticato.

Jacqueline gli raccontò cos'era successo al consiglio, quando menzionò il patto vide l'artefice assumere un atteggiamento pensieroso, certamente capiva la serietà della situazione. "Ti ringrazio per avermi riferito queste cose, i prossimi a cui dovremo riferire tutto ciò sono Vik e l'ambasciatore di Nenja che..." sogghignò maliziosamente "A quanto pare gli sta molto a cuore" i due artefici incrociarono lo sguardo e si lasciarono andare in una risatina, non perché trovassero la cosa ridicola, ma perché anche il più frivolo accenno di normalità diventava un appiglio a cui aggrapparsi disperatamente.

"Tuttavia non credo che tu sia venuta a svegliarmi nel cuore della notte solo per dirmi questo" l'aria era frizzante, presto avrebbe nevicato, le fiammelle del Cerchio brillavano al minimo della loro potenza come piccole stelle poste sul capo della futura regina di Auriah.

"Hai ragione, tu mi leggi come un libro aperto" Ixander sentendo quelle parole si grattò la testa e guardò il pavimento, non riuscì, però, a nasconderle il suo sorriso.

"Avevo bisogno di parlare con te, domani andremo a Danesh per l'incoronazione devo ancora decidere così tante cose, volevo che mi regalassi una ventata di aria fresca" Jacqueline chiuse gli occhi e sentì una piacevole brezza accarezzarle il viso, delicati fiocchi di neve scesero dal cielo e le sentinelle sulle mura si strinsero nei mantelli.

Ixander non disse nulla: non voleva rovinare quel momento con qualche parola stupida.

"Qualunque cosa per te, mia regina" Jacqueline lo abbracciò e l'artefice dell'aria la strinse a sua volta, Ixander aveva un buon profumo, sapeva come di primavera, un misto di fiori, rose, violette, iris...

Passarono un po' di tempo a chiacchierare e a guardare la neve che cadeva sempre più intensamente. Jacqueline gli espose i suoi timori, le sue angosce, ma anche le sue speranze e i suoi dubbi sull'avvenire. Ixander era un grande ascoltatore e un interlocutore intelligente, le sue conclusioni erano acute e brillanti, nessuno si sarebbe meravigliato che ricoprisse un ruolo così importante nell'esercito di Danesh. Ogni tanto una folata di vento agitava i fiocchi, ormai Jacqueline ne conosceva l'origine e la cosa non la stupiva più. Si chiese in che direzione andasse il flusso dei pensieri dell'artefice dell'aria. Fece uno sbadiglio.

"Forse è meglio andare a dormire, domani è una giornata importante per te e per tutti noi" le posò delicatamente la mano sulla spalla e l'accompagnò alla sua stanza. Quando furono davanti alla porta Jacqueline strinse Ixander in un ultimo caloroso abbraccio.

"Grazie" gli disse.

"Grazie per essere al mio fianco" l'artefice dell'aria sorrise e, abbracciandola ancora più forte, rispose: "No, grazie a te, mia regina, tu sei la nostra luce nelle tenebre" Jacqueline gli lanciò uno sguardo di disappunto, sapeva benissimo che non voleva essere chiamata così.

"Tu sei la mia luce nelle tenebre" un timido sorriso si aprì sulle labbra del giovane generale, incapace di reggere lo sguardo di Jacqueline senza arrossire si voltò e appoggiò il mento sulla sua fronte, faccia a faccia con le fiamme del Cerchio.

"Torno all'infermeria" sussurrò sciogliendosi da lei.

"Va bene" rispose. Ad un tratto, un sibilo sinistro percorse il corridoio. La testa di Ixander scattò in direzione del suono, il giovane chiamò la sua arma e la spada scintillò nel buio.

"L'hai sentito anche tu?" chiese Jacqueline stringendosi nel mantello.

"Shhh" rispose il generale mettendosi un dito sulle labbra, avanzò lentamente nel corridoio, i passi leggeri. L'artefice del fuoco chiamò la sua arma e lo seguì con passo felpato.

"Lo senti?" chiese Ixander con le sopracciglia corrugate. La futura regina lo guardò attenta, non sentiva nulla. "Cosa?"

"Puzza di spie" un soffio, il buio li circondava, la luce fredda del corridoio era animata e agitata dalle fiammelle del Cerchio. Gli occhi di Jacqueline si sforzarono di penetrare il buio, la scena le ricordò l'aggressione che lei e Thomas avevano subito a Keya, era stata la prima volta che aveva visto Neear. Chiese a Ixander di farsi da parte con un sussurro, lui le lanciò un'occhiata perplessa ma obbedì comunque. L'artefice del fuoco fece ruotare la sua alabarda che scintillò nel buio, dopo qualche istante scagliò nel corridoio buio un soffio di fiamme che illuminò l'ambiente come un lampo. Un fruscio e Jacqueline vide un corvaccio alzarsi in volo e il lampo giallo di un mantello fuggire a nascondersi.

Ixander, dopo che la fiammata si fu ritirata, avanzò di un passo nel corridoio e abbassò la sua arma, si voltò verso la ragazza e lei gli disse: "Hai visto anche tu quello che ho visto io?"

"Purtroppo si"

"Penso che abbiamo trovato la nostra spia"

Il sole sorse luminoso sulle Terre oltre il Fiume, il manto nevoso scintillava come una distesa di cristalli le ghirlande di ghiaccio pendevano dagli alberi splendenti e affilate come spade. Jacqueline strinse in un abbraccio commosso la sorella affondando il viso nei suoi capelli biondi e inspirando il suo profumo.

"Mi dispiace non poter assistere alla tua incoronazione, vorrei essere al tuo fianco con tutto il cuore" disse Elsha sciogliendosi da lei. Jacqueline le mise una mano sulla spalla: "Tu sarai al mio fianco, l'affetto e il sostegno che mi hai dato fin'ora saranno sempre con me; se i nostri cuori saranno vicini, noi non saremo mai veramente distanti"

L'artefice del fuoco salutò calorosamente gli altri membri della corte e raccomandò a Remider di prendersi cura di sua sorella, anche se non nutriva alcun dubbio sulla sua attenzione al benessere della Regina delle Nevi. Salì su una slitta trainata da magnifiche renne assieme ad Henry, Elija, Jona, Hana e Ixander, gli altri sarebbero rimasti alla reggia di Elsha per l'incoronazione simulata. Per Hana fu doloroso lasciare il cugino, non era abituata a stare distante da lui a lungo: condividevano un legame che andava al di là del semplice vincolo parentale, vivevano praticamente in simbiosi e sostenevano fieramente che le loro anime fossero fatte della stessa cosa. Hana supplicò Vik di non combinare guai senza di lei e di non azzardarsi a essere ferito, altrimenti lei gli avrebbe servito il resto. Anche loro si strinsero in un lungo abbraccio emozionato e si congedarono. Vik le diede un ultimo bacio sulla fronte e la salutò con un gesto della mano.

Non appena la slitta partì e sparì nel bianco del bosco Remider si affrettò a preparare le sue truppe per l'attacco.

Jacqueline volse un ultimo sguardo al castello che si allontanava e si nascondeva tra gli alberi carichi di neve, i membri della corte li salutavano ondulando il braccio alzato. L'artefice si strinse nel mantello e incrociò lo sguardo di Ixander. L'artefice dell'aria aveva un'espressione guardinga e concentrata, stringeva l'elsa della sua spada come se temesse un attacco improvviso e faceva guizzare lo sguardo qua e là frugando tra gli alberi, tuttavia non appena i suoi occhi verdissimi incontrarono quelli della ragazza il suo viso si addolcì e le sue labbra si piegarono in un sorriso. Il suo mantello bordato di pelliccia ondeggiava nel vento freddo e la slitta scivolava rapida e silenziosa nel bosco, l'unico suono udibile era lo zampettare delle renne sulla pista.

Elija e Jona erano seduti al lati opposti della slitta, il più distante possibile l'uno dall'altra, Jacqueline si chiese se avessero litigato e quando vide che si guardavano in cagnesco ne ebbe la conferma, seppur amareggiata, si promise di parlare con entrambi dopo l'incoronazione per chiarire la faccenda.

Dopo un viaggio teso e silenzioso la slitta giunse a Danesh, il viso di Ixander si fece subito più rilassato non appena avvertì la brezza marina dello stretto e vide i dolci tetti curvi delle pagode. La neve al suolo si era diradata, era vecchia e ghiacciata, ma faceva comunque parecchio freddo, gli artefici dell'aria inspirarono a fondo quella brezza salubre, le imponenti mura della città si spalancarono consentendo alla slitta di entrare. Le sentinelle salutarono calorosamente il generale di Danesh e la futura regina, una piccola folla si era assiepata vicino all'ingresso e lanciava su di loro petali di fiori profumati. Non aspettandosi un'accoglienza del genere Jacqueline sorrise sorpresa e salutò il popolo di Danesh con grande gioia.

"Vedi? Ti amano già tutti" ridacchiò Henry. Jacqueline fece un sorriso luminoso, si sentì scaldare il cuore alla vista di quelle persone così piene di fiducia nei suoi confronti e pensò che la presenza di Ixander doveva averle garantito in buona parte il favore del popolo di Danesh. La slitta arrancò nel fango delle strade finchè non giunsero davanti a una grande pagoda rossa, l'elegante e slanciato tetto nero svettava nel cielo facendo risaltare lo sfavillante colore delle pareti.

"Il Palazzo del Sole" disse il generale biondo pieno di orgoglio, da quando avevano messo piede in città non aveva mai smesso di sorridere: la sua terra gli era mancata davvero molto e i suoi occhi scintillavano ogni volta che si posavano su qualcosa, che fosse una via, una casa, una barca o il braccio d mare.

"Il più importante di Danesh, è qui che avverrà l'incoronazione della nostra amatissima regina" concluse per lui Henry mentre tutti scendevano dalla slitta. Jona sembrava aver riacquistato un po'di buonumore grazie all'aria fresca e movimentata dello stretto, si era avvicinata a Jacqueline e l'aveva presa sottobraccio.

"Sei agitata?" le chiese. L'artefice del fuoco le rispose di essere un po' tesa ma che era contenta che loro fossero al suo fianco. Jona si strinse a lei, Jacqueline spostò lo sguardo verso Ixander che ora stava salutando altri generali di Danesh calorosamente con abbracci e pacche sulle spalle, i loro mantelli verdi ondeggiavano nel vento tiepido e le loro armature argentate scintillavano al sole. Jacqueline si sentì improvvisamente molto serena, circondata da presenze benevole le pareva che ogni problema fosse distante, che fra lei e Neear ci fosse un immenso mare a dividerli e che la guerra non fosse altro che una minaccia lontana. Si chiese che cosa stesse facendo Thomas in quel momento e il suo viso si rabbuiò al pensiero che potesse essere già morto: non aveva più avuto sue notizie dopo l'attacco a Edomen e non aveva avuto il coraggio di usare l'anello per vederlo.

Fu accompagnata nelle sontuose sale ariose del Palazzo del Sole, decorate con raffinatezza, colme di paraventi dorati e porcellane cesellate, a ogni angolo una statua di giada purissima faceva capolino abbagliando col suo verde splendore. Le fu mostrata la grande sala dell'incoronazione dove uno scranno porpora la attendeva in cima a una scalinata, accanto a esso un cuscino aspettava il posarsi della corona. Mentre tutti andavano a disporsi al loro posto e a sistemare le ultime decorazioni per la grande occasione Jacqueline venne accompagnata in una sala attigua, le dissero che avrebbe dovuto indossare un abito che era stato preparato appositamente per lei. Un elegante vestito rosso fuoco la attendeva morbidamente avvolto su un manichino di legno, una cintura a medaglioni dorati ne stringeva la vita, le lunghe maniche quasi sfioravano il terreno e una preziosa fibula a forma di sole teneva fermo un lungo mantello color senape brillante. L'artefice del fuoco restò sbalordita, le si mozzò il fiato alla vista di tutto quello splendore preparato solo per lei, si sentì colma di gratitudine e sperò di poter ricambiare un giorno tutta quella gentilezza.

"E' bellissimo" disse rivolta a tutti coloro che l'accompagnavano. Era sempre più emozionata, sentì gli occhi colmi di lacrime per la commozione.

"Ah! Non è questo il momento di piangere bella mia" disse Jona asciugandole una lacrima.

"Noi ora andremo a prendere posto per assistere alla tua incoronazione, ti faccio i miei auguri più sentiti, mia regina" disse Henry cercando di trattenere l'emozione.

"Stai attenta a non inciampare nell'abito quando sali la scala, un paggio si occuperà di tenere il tuo strascico e..." l'artefice dell'aria si asciugò una lacrima, Jacqueline ebbe un singhiozzo e gli gettò le braccia al collo.

"Ti ringrazio per essere stato al mio fianco tutto questo tempo, senza di te non ce l'avrei mai fatta, grazie per la tua fiducia, il tuo conforto e i tuoi insegnamenti, Henry" si strinsero dolcemente, poi Jacqueline disse commossa ai presenti che a loro era permesso, anzi vietato, epitetarla "mia regina", loro erano la sua famiglia. Strinse anche Jona in un abbraccio e l'amica le diede un dolce bacio sulla fronte: "E' il tuo momento di splendere" le disse con gli occhi che scintillavano nella limpida luce del giorno. Anche Elija cercava di trattenere le lacrime senza successo, strinse Jacqueline con calore e le disse: "Non so se riuscirò a evitare di far eruttare una foresta dal pavimento per l'emozione" la ragazza rise e gli disse che non importava e che amava vedere i suoi fiori spuntare dal terreno.

"Grazie anche a te per essere sempre stato al mio fianco e per aver creduto in me"

"Non smetterò mai di farlo, nessuno di noi lo farà, perché tu per prima hai creduto in noi" rispose singhiozzando l'artefice della terra. Anche il saluto di Hana fu commovente, ma quando venne il turno di Ixander per Jacqueline fu impossibile trattenere le lacrime. Gli gettò le braccia al collo, la brezza del mare scosse le finestre facendo tintinnare le campane a vento appese sulle grondaie della pagoda. Ixander accolse quello slancio dapprima con sorpresa, poi con dolcezza, strinse la ragazza tra le sue braccia e si morse il labbro cercando di non piangere, lasciò che le sue gote si colorassero di un tenue rosa. "Sono così felice per te, mia regina, non riesco a credere che questo momento sia giunto"

"Nemmeno io" sussurrò Jacqueline. "Grazie di essere qui, Ixander, grazie per essere al mio fianco" l'artefice dell'aria sospirò: "Non c'è onore più grande per me che essere qui al tuo fianco, come ti ho detto ieri, sei il nostro lume tra le tenebre, mia regina"

Quando tutti se ne furono andati Jacqueline si ritrovò faccia a faccia con sé stessa. Si guardò nel riflesso delle vetrate della pagoda e sentì immediatamente di essere nel posto giusto. Quello era il suo ruolo, il suo futuro, il suo destino. Era stata scelta, non dal popolo ma da quella terra stessa che aveva voluto porre sul suo capo la corona. Indossando il vestito color porpora Jacqueline sentì un'eccitazione febbrile correre sotto la sua pelle, un bivido infuocato, le fiammelle del Cerchio scintillarono. Proprio in quel momento fece il suo ingresso un paggio, un ragazzino di forse dodici anni con dei lucenti occhi a mandorla le chiese timidamente la sua corona di fiamme per poi porgerle un cuscino color porpora.

"Mi serve perché poi venga posta sul vostro capo, signora"

"Dunque è questa la mia corona?"

"Così mi hanno detto" il ragazzino le sorrise mettendo in mostra una fila di scintillanti e piccoli denti bianchi, Jacqueline era sorpresa del fatto che Henry non le avesse detto nulla in proposito ma, seppur con riluttanza, consegnò il suo Cerchio, le fu difficile separarsene anche se sapeva che l'avrebbe indossato nuovamente poco dopo. Come di consuetudine non appena le fiamme lasciarono le sue tempie assunsero la forma di una elegante corona forgiata in rame decorata da splendidi rubini, pose l'oggetto sul cuscino e il paggio sfrecciò verso la sala dell'incoronazione.

Il ragazzino si ripresentò dopo pochi minuti: "Vi stanno aspettando, signora, vi reggerò il mantello"

"Ti ringrazio" disse Jacqueline con la voce tremante per l'emozione. Fece un respiro profondo e si avviò verso la sala seguita dal paggio che trotterellava dietro di lei incespicando nel lungo mantello, cercò di darsi un'aria il più regale possibile assumendo un'espressione risoluta e benevola al tempo stesso. Con la grazia e l'atteggiamento che si addicevano a una vera e propria sovrana l'artefice del fuoco varcò la soglia della sala e avanzò lungo la navata, verso la cattedra, tutti si voltarono a guardarla ammirati.

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