Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Jacqueline: attacco a Edomen

Ci sono fiori dappertutto per chi vuole davvero vederli

-H. Matisse

Continuava a nevicare sul bosco di Edomen e il vento portava un'allegro suono di flauto. Jacqueline stava attraversando il cortile del castello per dirigersi verso il giardino, al fine di proteggere le piante più delicate aveva dato l'ordine di costruirci intorno una serra e la cosa aveva funzionato. Si recava in quel luogo ogni volta che si sentiva preoccupata o ansiosa per liberare la mente e il cuore. Quella mattina nel giardino risuonava una musica dolce e allegra come non ne sentiva da molto, una brezza delicata scuoteva i rami delle piante e il ruscelletto gorgogliava sereno. I colori dei fiori le riempirono gli occhi e il loro profumo le fece tornare il sorriso. Il piacevole calore prodotto dalla serra la costrinse a togliersi il mantello e a tenerlo tre le braccia mentre passeggiava. Man mano che si dirigeva verso il laghetto la musica si faceva più forte, Jacquelie ormai aveva pochi dubbi sull'identità del musicista e quando scorse il lampo verde degli occhi di Ixander si dissiparono del tutto.

"Non pensavo che suonassi così bene" disse avvicinandosi.

"Oh, beh, non è particolarmente difficile, lo faccio perché mi aiuta a pensare" rispose rivolgendole un gran sorriso, era seduto su una delle panchine che circondavano il laghetto e aveva riposto il mantello accanto a sé.

"E a cosa stavi pensando?" a quella domanda Ixander abbassò lo sguardo e si passò una mano fra i capelli.

"Non lo so, tutta questa guerra mi sembra assurda, il fatto che la stia combattendo mi sembra ancora più assurdo..."

"Strane parole per un soldato"

"La guerra ti cambia, Jacqueline, profondamente, dopo essa non sai più chi sei, la guerra sgretola le tue certezze"

La ragazza si chiese se quella guerra stesse cambiando anche lei, si sedette accanto all'artefice dell'aria e volsero lo sguardo verso un cigno che nuotava sereno. Era surreale avere caldo mentre fuori dalla serra nevicava. Jacqueline giocherellò con la punta della sua treccia e disse:

"Secondo te anche la corona mi cambierà? Diventerò una despota?"

"No Jacqueline, sei una persona molto saggia. È vero, anche il potere ti cambia, ma tu cambierai sicuramente in meglio, sei uno spirito troppo puro per essere corrotta dalla sete di ricchezze e di fama"

L'artefice del fuoco lo guardò stupita, non si sentiva così saggia come diceva lui, aveva molti dubbi e spesso si chiedeva se stesse facendo la cosa giusta.

"Non sono così perfetta come mi dipingi"

"Magari no, ma assomigli molto alla mia idea di perfezione"

Di colpo si rese conto di quello che aveva appena detto e avvampò diventando dello stesso colore di un pomodoro maturo. Jacqueline sorrise e pensò che il suo amico era davvero ricco di colori e sfumature: un attimo prima era il soldato autoritario che aveva tratto tutta la sua saggezza dalle terribili esperienze che aveva vissuto e l'attimo successivo l'animo mite e gentile che arrossiva facendo complimenti e suonava il flauto per pensare.

Le piacevano i suoi contrasti e chiaroscuri perchè erano così vari e belli che confondevano.

"Allora..." esordì Ixander tentando di darsi un contegno.

"Sua altezza mi rimarrà amica anche dopo aver ricevuto la corona?"

Jacqueline rise davanti a quella domanda, quando capì che lui parlava seriamente l'abbracciò e gli sussurrò: "Ma certo che rimarremo amici, come farei senza i tuoi preziosi consigli e senza il mio generale più fidato?" Ixander sorrise in quell'abbraccio e un vento delicato cominciò a sollevare i loro capelli. Alla ragazza sovvenne il ricordo di quando lei e Thomas erano arrivati per la prima volta a Edomen e lui aveva così tanta paura di affrontare le prove. Quell'immagine le riempì il cuore di tristezza e si strinse con più forza all'artefice dell'aria. Si sciolsero dall'abbraccio e Ixander arrossì violentemente, stava per tirare fuori il suo flauto e ricominciare a suonare quando si arrestò. Si girò molto lentamente verso un punto imprecisato del giardino e si alzò in piedi.

"Cosa c'è?" chiese Jacqueline preoccupata.

"Ho sentito un rumore che non mi piace per nulla" sussurrò, richiamò la sua spada e zittì il vento.

"Sarà stata la neve, non preoccuparti per nulla..." il ragazzo la ignorò e mosse dei passi cauti verso quella che pensava essere la fonte del rumore. Per alcuni istanti trattennero il fiato e Ixander rimase guardingo. Improvvisamente una grossa cosa nera saltò fuori dalla boscaglia e si tuffò sull'artefice dell'aria facendolo cadere a terra. Nonostante fosse stato attento non ebbe nemmeno il tempo di difendersi con la spada, si ritrovò a terra schiacciato da una massa informe e fluida che cambiava aspetto continuamente. Ora era un cane, ora un leone, ora un orso. Ixander lottò con la creatura e, temendo che ce ne fossero altre, ordinò a Jacqueline di scappare. Era in una posizione di svantaggio, era stato colto di sorpresa e non aveva nemmeno la sua armatura, non era in grado di difenderla. Non sapeva tuttavia che Jacqueline era in grado di difendersi da sola meglio di chiunque altro. La ragazza richiamò la sua arma e si precipitò ad aiutarlo.

"Cosa stai facendo? Vattene! Questa cosa potrebbe essere più pericolosa di quello che crediamo!" gridò l'artefice dell'aria col fiato corto, era ancora a terra e la creatura gli impediva di alzarsi trasformandosi continuamente e ingaggiando una lotta asprissima. Ixander tentò con tutte le sue forze di contrastare l'aggressore ma più combatteva più gli sembrava d'indebolirsi.

"Non ti lascerò qui da solo!" urlò Jacqueline cercando di colpire la bestia. Improvvisamente da quella massa informe fuoriuscì un tentacolo che scagliò la ragazza nel laghetto. "Jacqueline!" gridò Ixander tentando con le ultime forze di opporsi alla strana creatura che lo inchiodava al suolo e sembrava avere tutte le intenzioni di ucciderlo. Neanche il vento poteva aiutarlo. La ragazza compì un salto degno di una ginnasta e atterrò sulla sponda del laghetto, era salva ma infreddolita e le sue fiamme erano spente. Ixander stava per soccombere, si disse di resistere e combattere fino alla fine. La creatura assunse l'aspetto di una piovra e, prendendolo per la caviglia con uno dei suoi tentacoli, lo disarmò. Appeso a testa in giù e senza difese, l'artefice dell'aria non sapeva più cosa fare. Nel frattempo Jacqueline stava tentando di distrarre la strana bestia ma quella, ignorandola totalmente, raccolse la spada di Ixander e lo ferì gravemente alla gamba. Il ragazzo urlò come non aveva mai fatto in vita sua, il dolore lo accecava e il sangue gli scese fino alla faccia, lordando i suoi bei capelli color grano. Un sapore metallico gli invase la bocca mentre Jacqueline combatteva contro la creatura. L'animale lo lasciò cadere provocandogli ulteriori ferite. Si sentì tradito, colpito in un luogo sicuro dalla sua stessa arma. La ragazza parava i colpi del suo nemico e lo fronteggiava abilmente. Ixander la guardava orgoglioso seppur con a vista annebbiata dal dolore, pianse per il male e non osò volgere lo sguardo verso la sua ferita. L'artefice del fuoco combatteva valorosamente ma le sue fiamme erano ancora spente, all'improvviso Henry fece irruzione nella serra distraendo Jacqueline. Ixander le urlò di stare attenta ma era troppo tardi, la creatura azzannò la ragazza che urlò orribilmente. Con la forza della disperazione il generale si alzò, richiamò la sua arma e si gettò contro la creatura mentre il dolore gli riempiva gli occhi di lacrime. La bestia, vedendolo arrivare, si avventò su di lui, sapeva che questa volta non ce l'avrebbe fatta e si preparò a morire con onore. Jacqueline urlò capendo cosa stava succedendo, le sue fiamme si riaccesero e, senza lasciare a Henry il tempo di intervenire, conficcò la sua arma nella carne della bestia dandole fuoco e incenerendola totalmente. Col respiro ancora affannoso si lanciò su Ixander.

"Ixander! Ti prego rispondimi! Stai bene?" era pallidissimo. L'artefice del fuoco iniziò a singhiozzare e gli passò una mano sul viso, pulendo i suoi occhi dal sangue.

"Jacqueline il castello è sotto attacco, devi venire via da qui!" intervenne Henry.

"Non posso lasciarlo qui!" gridò.

"Vai, Jacqueline..." rantolò Ixander aprendo gli occhi in due squarci verdi.

"Mettiti al sicuro" la ragazza lo abbracciò e pianse come una fontana.

"Jacqueline c'è tua sorella che ti aspetta fuori dal portone, va'! Penserò io a lui, ti prometto che lo terrò al sicuro! Adesso va'!" disse Henry costringendola a tirarsi in piedi.

"Giurami che non lo abbandonerai, giuramelo sulle Fiamme Eterne!"

"Te lo giuro sulla mia testa, ti prometto che starà bene" lei rivolse un ultimo sguardo a quei meravigliosi occhi verdi, pieni di lacrime.

"Non ti azzardare a morire senza il mio ordine" disse a metà tra il riso e il pianto.

"Non disobbedirei mai alla mia regina" sussurrò lui stringendole la mano e sporcandola col suo sangue.

La ragazza sentì il cuore lacerarsi e corse via prima di scoppiare in lacrime un'altra volta, attraversò il cortile correndo nella neve, i vestiti ancora umidi le si appiccicarono al corpo. Cercò di non guardarsi intorno perché sapeva che sarebbe stato terribile: esplosioni, parti del palazzo che crollavano, guardie aggredite...Proprio lei, la regina, che avrebbe dovuto impedire gli attacchi e fronteggiare il nemico stava scappando dal suo palazzo, dal suo quartier generale mettendo a rischio non solo la sua gente ma anche i migliori elementi del suo esercito. Il portone si aprì, intravide sua sorella e Remider a bordo di una slitta trainata da cavalli alati, fu come vedere un'oasi nel deserto. L'ekèndal pesava tantissimo nella sua mano, come se l'arma fosse stata fabbricata col piombo e la ferita provocatale dal morso della bestia pulsava incessantemente.

Elsha le sorrise da lontano e la incitò a correre più in fretta. Ad un tratto la ragazza vide tutto a rallentatore, come in un film, si chiese che diamine stesse facendo. Stava fuggendo come una vigliacca quando avrebbe dovuto combattere in prima fila per il suo popolo. Senza pensarci due volte si bloccò ed evocò il suo animale-simbolo. Il vento freddo le gelava le ossa ma Jacqueline non aveva nessuna intezione di andarsene.

"Jacqueline! Che diamine stai facendo?" gridò Elsha dalla porta. L'artefice del fuoco si avvicinò a lei e disse: "Elsha, non posso restare a guardare il mio castello che crolla, devo fare qualcosa! Non voglio sembrare una vigliacca fuggendo mentre altri muoiono per colpa mia!"

"Ma cosa stai dicendo? Sei la regina, dobbiamo metterti al sicuro prima che..."

"Resta nei paraggi, stai vicino a Remider e non correre pericoli, io sarò da te in un batter d'occhi" le strinse frettolosamente la mano e sparì nella neve.

Jacqueline corse fuori dalle mura con i richiami della Regina delle Nevi che le rimbombavano nelle orecchie, il bianco accecante della neve la stordiva e il freddo la trafiggeva coi suoi coltelli di ghiaccio, ordinò al Cerchio di scaldarsi e subito intorno a lei la neve si sciolse, il dolore per il morso di poco prima sembrò attenuarsi. I rumori della battaglia echeggiavano nella foresta di Edomen. Costeggiò il lato esterno delle mura e s'imbattè in un gruppo di Zimeniani.

No, non erano tutti creature dell'oscuro, in mezzo a loro, con un'armatura argentata troppo grande per il suo corpo snello, c'era Thomas.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro