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15. Eloga

Eloga apparve alla loro vista, appena dopo il limitare delle foreste di Bellinkut. Noreen girò il capo per osservare Kateur, che stava volando con Galapey. Katla era poco dietro, più in alto rispetto a dove si trovavano loro. Quella mattina, non aveva mostrato alcuna intenzione di portare Kateur e lui di viaggiare con lei. Sembrava che si fossero messi d'accordo per ignorarsi il più possibile e non riusciva a capire se fosse una scelta positiva o meno. Dubitava che Kateur se la fosse presa per le parole che Katla gli aveva rivolto due giorni prima, ma non riusciva a venirne a capo. Aveva interrogato più volte Sygal, nella mente, ma nemmeno lui era in grado di fornirle una risposta.

Osservò le case di Eloga diventare sempre più distinte, man mano che si avvicinavano. Avvertiva una morsa allo stomaco, nel pensare che di lì a poco lei, Sygal ed Eowra avrebbero proseguito verso sud, mentre gli altri si sarebbero fermati alla loro prima tappa.

Kateur appariva nervoso e poteva immaginare che fosse dovuto all'esperienza negativa avuta. Ricordava in maniera distinta il momento in cui aveva avvertito il suo richiamo, anche se all'epoca non ne era consapevole. Se chiudeva gli occhi, si rivedeva davanti Kateur, con il volto tumefatto e circondato dai soldati dall'esercito. Non voleva nemmeno pensare a cosa gli sarebbe capitato se non fosse intervenuta.

Sentendosi osservato, spostò lo sguardo su di lei e le rivolse un leggero sorriso di incoraggiamento. Non ebbe la forza di ricambiare e tornò a guardare davanti a sé.

Dopo una ventina di minuti, Sygal ed Eowra rallentarono, e voltarono i capi per guardare i compagni, emettendo dei brevi borbottii.

Kateur la salutò con un cenno della mano. «Ci vediamo».

Noreen si lisciò la parte del vestito sopra il suo ginocchio, incapace di trattenere il nervosismo. «State attenti!».

Kateur lasciò cadere ogni traccia di divertimento e incrociò il suo sguardo, serio. Annuì. «Andrà tutto bene».

Noreen assentì a sua volta, mentre Galapey e Katla la salutavano nella mente e si preparavano a scendere. Avvertì tutto l'affetto dell'amica e l'agitazione per il doversi avvicinare a una città umana. Ciò che la preoccupava in maggior modo era doversi separare da lei e la consapevolezza che non avrebbe potuto proteggerla se fosse stata in pericolo. La tranquillizzò, mandandole sensazioni positive. Si sarebbero riviste presto.

Li osservarono mentre planavano verso le porte della città e Noreen si rese conto che, senza parlarsi, lei, Sygal ed Eowra si stavano preparando a intervenire.


Kateur osservò le case ingrossarsi sempre di più, man mano che scendevano di quota. Divenne più facile cogliere i dettagli delle stradine di Eloga e le persone che le percorrevano indaffarate. Fece un respiro profondo, mentre la mano correva all'elsa del suo fidato pugnale e ripercorreva con la mente tutte le armi che aveva addosso e dove, per poterle raggiungere in fretta in caso di necessità.

Non era per nulla ottimista riguardo la riuscita di quello che si apprestava a fare, ma doveva esserlo, se voleva salvare i suoi compagni e gli abitanti di Daktsee.

L'allarme scattò quando ancora erano in cielo e udì Katla ringhiare. Si voltò a guardarla, intimandole di stare calma. Indicò ai due draghi le mura della città e il punto più sgombro di soldati. Dovevano riuscire ad atterrare e in pochi secondi convincere i soldati ad ascoltarlo e non attaccare.

Galapey e Katla richiusero le ali e atterrarono sui merli delle mura, appoggiandocisi come se fossero rami di un albero. Mossero le code e le ali semichiuse per rimanere in equilibrio, mentre scrutavano i soldati intorno a loro. Gli uomini si muovevano nervosi e incerti su come agire. Kateur agì prima che si decidessero a farlo loro. Alzò le mani in segno di resa e scese con calma dalle spalle di Galapey. «Veniamo in pace. Sono qui per parlare con il governatore di Eloga su una questione urgente».

Arrivò un uomo di corsa e Kateur capì subito che si trattava di un generale. Si fermò a pochi passi da lui e lo studiò con le sopracciglia aggrottate. «Chi sei e come hai fatto a prendere il controllo di queste due bestie?».

Kateur mosse un paio di passi nella sua direzione, sempre con le mani alzate. «Mi chiamo Kateur Bajaraz e vengo per conto della Regina dei draghi. Loro sono miei amici» rispose, indicando i draghi alle sue spalle.

Il generale lo guardò poco convinto e lanciò un'occhiata ostile a Katla e Galapey.

«Si tratta di una questione urgente. Ogni secondo è prezioso e ne stiamo perdendo troppi» insistette, avanzando.

L'uomo parve leggergli in volto la preoccupazione, perché assentì in maniera impercettibile. «Vi scorteremo dal re, ma i draghi rimangono qui, dove possiamo tenerli d'occhio. Al primo cenno di aggressività, verrete arrestato».

Kateur rilassò le spalle e annuì, sollevato. «Faranno i bravi» disse, lanciando un'occhiata decisa a Katla, che gli rispose con un leggero ringhio.

Percorsero in fretta le vie di Eloga, diretti al palazzo reale. Kateur era stato circondato dalle guardie reali e privato di tutte le sue armi. Era riuscito a tenersi un pugnale, nascosto sotto la casacca, non fidandosi degli uomini che aveva intorno. Non aveva ancora visto il generale con il quale suo padre aveva dei conti in sospeso e non poteva che esserne sollevato.

Arrivarono alla residenza reale e Kateur passò sotto lo sguardo severo di più guardie. Il generale lo guidò in un labirinto di stradine nel giardino privato del re e Kateur osservò in maniera distratta le siepi che costeggiavano i muretti, gli alberi privi di foglie e il sottile strato di neve che imbiancava il prato. In primavera quel giardino doveva essere uno dei più belli e colorati di tutta Daktsee, ma in quel momento, nonostante fosse curato, appariva desolato.

Il re era lì e stava passeggiando in compagnia di alcuni uomini, suoi consiglieri. Si accorse subito del loro arrivo e lanciò un'occhiata contrariata e perplessa prima al generale e poi a lui.

Kateur avanzò prima che l'uomo potesse annunciarlo e si chinò, fino a toccare terra con un ginocchio. Poggiò il pugno chiuso del braccio opposto per rimanere in equilibrio e abbassò la testa. Attese alcuni secondi, prima di rialzare il capo e guardare negli occhi il sovrano. «Sire, devo parlare con voi di una questione urgente».

Il re inarcò un sopracciglio e si girò con il busto dalla sua parte, facendogli capire di avere tutta la sua attenzione. «Parlate».

Kateur si rialzò in piedi e non distolse lo sguardo dal suo. Gli consegnò una busta contenente la lettera che Noreen aveva scritto per ogni governatore. «Mi manda la Regina dei Draghi per comunicarvi che un uomo potente ha creato un esercito di lava e pianifica di prendere il controllo di tutta Daktsee. Ha già iniziato ad attaccare i villaggi sulle montagne. La Regina ha bisogno del vostro aiuto, del vostro esercito».

I consiglieri e i soldati dietro di lui mormorarono, ma il re li zittì con un cenno della mano. «Perché dovrei fidarmi e aiutarvi?».

Kateur strinse i denti. «Quest'uomo è una minaccia per tutti, soprattutto per voi che siete la città più vicina a lui. Tutto ciò che la Regina vuole sono alleati per affrontare questa guerra».

Il re sospirò e si massaggiò la folta barba nera. «Cosa ci guadagno a mandare il mio esercito e ha impegnare le mie terre in una guerra?».

Kateur trattenne un sospiro esasperato. «Ci guadagnate che non verrete spazzati via come formiche da Fuklhun e dal suo esercito di lava».

Il re si immobilizzò e sbarrò gli occhi. «Fuklhun avete detto?! Come il re che voleva avere il controllo di tutta Daktsee?».

«Sì, è un discendente diretto. Vuole perseguire il suo volere». Kateur annuì con fermezza, leggendogli negli occhi che stava iniziando a credergli.

Il re scartò la busta e aprì la lettera. Poi rialzò il capo verso di lui. «Mi date del tempo per rifletterci con i miei consiglieri?».

Kateur arretrò di un passo. «Devo ripartire per avvisare Omex e Nauh. Nella lettera ci sono tutte le informazioni. Se non vi vedremo sul campo di battaglia dedurremo che abbiate deciso di non unirvi a noi».

Il re fece per fermarlo, ma poi annuì e si voltò per rientrare in fretta all'interno del castello, mentre urlava a un servo di convocare la riunione di guerra.

Kateur rivolse un cenno di ringraziamento al generale che l'aveva scortato lì, prima di girarsi e incamminarsi in fretta in direzione delle mura. Stentava a credere di essere riuscito a convincere il re anche solo a rifletterci.

Attraversò la via principale, districandosi tra la folla e sbuffò, perché quella confusione lo stava rallentando. Era ancora lontano dalle mura esterne, quando adocchiò le figure controluce dei due draghi. Non si erano mossi e sembrava che fosse andato tutto bene. Vide Katla raddrizzare il collo e intuì che l'avesse scorto tra la gente. Si sentì più tranquillo solo quando recuperò le armi e raggiunse i suoi amici. Balzò sulle spalle di Galapey e osservò i soldati e alcuni civili osservarlo meravigliati, mentre i due draghi si sollevavano in volo.

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Iniziano le avventure separate dei tre gruppi!

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