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12. Banditi

Pess studiò la vegetazione circostante, stupendosi di quanti alberi si fossero salvati dalla distruzione. Man mano che si avvicinavano al villaggio, le tracce di lava e resti di case aumentavano. Si imbatterono nel primo cadavere e distolse lo sguardo, per non dover assistere al macabro spettacolo. Già l'odore bastava a nausearlo. Vide Ervyne aumentare il passo e fissare un punto indistinto davanti a sé, invece che il terreno sempre più disseminato di corpi.

Pess girò di scatto la testa da un lato e rallentò, mentre i suoi sensi sondavano l'ambiente. Mutò gli occhi, per riuscire a scorgere meglio tra gli alberi. «Ervyne, aspetta» mormorò, mentre i suoi scudi magici si attivavano in automatico.

Ervyne si voltò, allarmata, e gli si accostò, mentre si guardava intorno.

Un urlo li fece sobbalzare. Proveniva dalla loro destra. Ervyne alzò lo sguardo su di lui, ma il grido si ripeté, più urgente di prima.

«Stammi vicina» proruppe, prima di iniziare a correre in quella direzione. Si districarono tra i rami e la vegetazione distrutta dalle fiamme, fino a raggiungere una piccola radura. Ervyne sobbalzò, non appena riconobbe Myv e suo marito, insieme a tre bambini nelle persone circondate da un gruppo di banditi. Fece per lanciarsi in avanti, ma Pess l'afferrò per un braccio.

Ervyne si dimenò. «Dobbiamo aiutarli!».

«Non saremo d'aiuto se ci lanciamo senza riflettere. Ci saranno altri banditi nascosti sugli alberi» sussurrò, studiando la situazione.

Ervyne si acquietò e alzò la testa verso gli alti rami.

Un bandito puntò la spada contro Myv e i bambini che teneva tra le braccia e si rivolse al marito. «Se non avete soldi e oggetti di valore, ci prenderemo i bambini».

Myv urlò e tentò di arretrare, ma altri banditi si fecero avanti. Erano circondati. Ervyne gli strinse il braccio. «Aiutali, ti prego!».

Pess strinse i denti nell'udire la sua voce rotta dalla preoccupazione e ispirò a fondo per concentrarsi. «Stammi attaccata, sennò non posso proteggere sia te che loro» mormorò, prima di avviarsi fuori dalla radura.

I banditi si girarono verso di loro e alcuni sghignazzarono. «Oggi è la nostra giornata fortunata!» esclamò uno.

Pess si arrestò a una debita distanza da loro e da Myv e dalla sua famiglia, mettendo le mani in tasca. Traspariva tranquillità e ciò fece innervosire alcuni uomini. Myv spalancò gli occhi nel vederlo insieme a Ervyne.

Pess puntò l'attenzione su colui che doveva essere il capo. «Avete ancora l'opportunità di andarvene».

Il capo rise e mosse un passo verso di lui. «Cosa pensi di fare, tu contro tutti i miei uomini?» chiese, con sincera curiosità.

Pess inarcò un sopracciglio e spostò lo sguardo su uno dei suoi compagni. L'uomo emise un verso strozzato e si accasciò a terra. I banditi si irrigidirono e smisero di sorridere. Sentì Ervyne trattenere il respiro e Myv e la sua famiglia muoversi nervosi.

Il capo rise di nuovo. «Un mago! Non ne avevo mai visto uno. Pensavo vi avessero uccisi tutti».

Pess girò la testa verso gli alberi che circondavano la radura. Uno dopo l'altro, tutti gli arcieri caddero a terra con dei tonfi sordi.

Il capo sghignazzò, per nulla intimorito. I suoi compagni lo guardarono perplessi. Non capivano perché fosse divertito, invece che spaventato. «Dimmi, per caso per fare gli incantesimi devi dire delle paroline magiche?!».

Pess inclinò la testa di lato. «Il tuo cuore sta battendo a un ritmo normale. È curioso che tu non abbia paura».

L'uomo smise di ridere. «Non temo un rinnegato come me».

Pess sorrise, prima di tornare serio. «Non abbiamo nulla in comune noi due».

Il bandito mosse dei passi verso di lui. «Sei un bandito pure tu, malvisto dalla società e hai appena dimostrato di essere in grado di uccidere senza battere ciglio».

Pess distese le braccia lungo i fianchi e chiuse i pugni. Non era ancora il momento di sguainare gli artigli. «È la vostra ultima opportunità per andarvene».

Il bandito si fermò a pochi passi da lui e aprì le braccia. «Dimostrami cosa sei in grado di fare, mago!» esclamò, prima di avventarglisi contro.

Pess non si mosse, per frapporsi tra lui ed Ervyne. L'uomo si scontrò con il suo scudo magico, che divenne visibile per un secondo.

«Avanti! Ti credi forte solo perché sei intoccabile?! Affrontami da uomo!» urlò, estraendo la spada e menando più fendenti contro lo scudo.

Pess voltò il capo verso Ervyne. «Raggiungi Myv». Ervyne obbedì e si lanciò di corsa verso l'amica, che le tese la mano. Nel momento in cui si unì a loro, eresse uno scudo tutto intorno al gruppo, in modo che i criminali non potessero toccarli.

Poi, abbassò le sue difese. Il capo menò un altro fendente, che non si infranse su alcuna barriera. L'uomo sghignazzò, mentre Pess arretrava. Udì in sottofondo Ervyne urlargli di rialzare lo scudo, ma si concentrò solo sull'avversario che aveva davanti.

Non appena riuscì a mettere un po' di distanza tra di loro, spalancò le mani e lasciò che gli artigli si allungassero. Il bandito spalancò gli occhi e rise. «Meraviglioso!».

Gli si avventò contro con la spada e Pess parò con il braccio, ricoperto di squame, prima di controbattere. I suoi artigli lacerarono un pezzo di pantalone dell'uomo e arrivarono alla pelle. Gli girò intorno, mentre il bandito osservava sorpreso il taglio. Non si preoccupò di tamponare la ferita, ma si rigirò la spada tra le mani, valutandolo.

Pess lasciò che anche gli occhi mutassero. Per la prima volta nella sua vita, non aveva paura di mostrarsi per com'era davvero. Dalla gola gli risalì un ringhio animalesco, che fece arretrare tutti i banditi, tranne il suo avversario. L'uomo lo attaccò proprio in quel momento, alzando la spada. Pess usò l'aria mossa da lui per slanciarlo all'indietro. Il capo cadde di schiena nella neve, ma si rialzò in fretta.

Pess sbuffò, vedendo che non aveva intenzione di porre fine a quello scontro. Avrebbe potuto concluderlo da un istante all'altro, ma una parte di lui voleva conoscere di più quell'uomo. Era il primo a non provare alcuna paura alla vista della sua vera sembianza, che non l'aveva additato come mostro e anzi, lo considerava simile a lui. «Cosa vuoi dimostrare?» gli domandò, ritirando gli artigli.

«Hai fatto male a intrometterti. Saresti dovuto rimanere nell'ombra con la tua donna» sbraitò il bandito, riponendo la spada nel fodero e sollevando i pugni chiusi davanti al viso.

Si fece avanti e provò a tirargli un pugno. Pess gli bloccò il polso prima che potesse sfiorarlo e con un rapido movimento gli torse il braccio. Lo spinse a terra, tenendolo fermo con una mano sulla nuca. «Con il coraggio che hai potresti fare di meglio che essere un criminale» commentò, alzando il capo per guardare gli altri banditi, immobili.

L'uomo farfugliò qualcosa, con la faccia seppellita nella neve. Pess lo ignorò e si rivolse a Ervyne. «Andate». Indicò con la testa il punto della foresta dal quale erano giunti. Ervyne prese per mano Myv e guidò tutta la famiglia lontano dalla radura. Si girò più volte, sperando che li seguisse, ma non poteva lasciare andare il capo dei banditi, non ancora.

«Invece di prendervela con le persone oneste, la prossima volta che vedete dei soldati o dei draghi di lava, fatemi il favore di distruggerli» ordinò, facendo scorrere lo sguardo su tutti gli uomini.

Uno di loro prese la parola. «Perché?».

Pess lasciò andare il capo e arretrò. «Perché vogliono radere al suolo queste montagne».

Corse via, nella stessa direzione presa da Ervyne e dagli altri prima che i banditi avessero modo di reagire.

Ci mise poco a raggiungerli, perché a causa dei bambini piccoli non potevano camminare veloci. Ervyne si girò, allarmata, quando sentì i passi avvicinarsi, ma si rilassò non appena lo vide. Gli corse incontro e gli cinse le braccia intorno al collo, stringendosi a lui. Pess rimase rigido, ma poi le circondò la vita con le braccia e appoggiò il mento sulla sua spalla.

Ervyne sospirò, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. «C'era davvero bisogno di sfidare quell'uomo e abbassare gli scudi?!» mormorò, in modo che la sentisse solo lui.

Pess ridacchiò e le permise di staccarsi dall'abbraccio. «Ero curioso di vedere cosa fosse capace di fare».

Dei passi gli fecero distogliere lo sguardo dal viso di Ervyne. Myv si avvicinò a grandi passi a lui. Prima che potesse reagire, uno schiaffo gli fece voltare il capo. «Questo è per aver abbandonato Ervyne e per esserti comportato da stupido. Invece di sposarla e renderla felice, l'hai solo fatta soffrire!» sbraitò Myv, prima di avvicinarsi ancora e cingergli le braccia intorno alla vita. Pess si massaggiò la guancia rossa, scrutandola dall'alto, perplesso. Myv si staccò e gli sorrise. «Questo, invece, è per averci salvato».

«Non c'è di che» borbottò, scrutandola con le sopracciglia aggrottate. Incrociò lo sguardo di Ervyne, che li osservava con un sorriso divertito e imbarazzato.

Il più piccolo dei bambini ricominciò a piagnucolare e Myv si affrettò a prenderlo in braccio.

«Cosa fate da queste parti?» domandò Ervyne, mentre osservava i bambini con un sorriso intenerito.

Il marito di Myv prese in braccio la figlia e si avvicinò a loro. «Siamo riusciti a scappare ieri sera e siamo tornati oggi a Retnu per controllare se si è salvato qualcuno».

«Ancora non riesco a capacitarmi di come abbiamo fatto a scappare. I draghi e i soldati di lava ci hanno proprio ignorati» si intromise Myv.

Pess si passò una mano tra i capelli. «Potrebbe essere merito mio. I ciondoli che vi ho regalato al matrimonio sono magici e sono in grado di creare degli scudi protettivi in caso di necessità».

Vide Myv, il marito ed Ervyne guardarlo sorpresi. Myv gli sorrise. «Al matrimonio l'avevo apprezzato, ma solo ora mi rendo conto che il tuo è stato il regalo più prezioso che potessimo ricevere» disse, estraendo il ciondolo da sotto tutti gli strati di vestiti che indossava.

Pess ricambiò il sorriso. «Se mi date un secondo, li ricarico» propose, avvicinandosi. Myv si levò la collana e gliela porse, mentre il marito faceva lo stesso.

Tutti e tre lo osservarono meravigliati, mentre i suoi occhi diventavano di un blu più acceso e le scie di magia sgorgavano dalle sue dita per entrare nei ciondoli. Glieli restituì, sentendosi un po' in imbarazzo. Non era abituato a mostrare agli altri la sua magia.

«Come funzionano i tuoi poteri? Devi pronunciare degli incantesimi?» domandò Myv, incuriosita.

Pess esitò, non sapendo bene come spiegare ciò che avvertiva a chi non l'aveva mai provato. «La mia magia fa parte di me, è collegata alla mia forza. Non devo pronunciare alcuna parola, solo concentrarmi. È come trattenere il respiro sott'acqua. Le forze diminuiscono man mano con l'incantesimo, così come l'aria inizia a mancare. Non devi spingerti troppo oltre».

«Devo ammettere che gli artigli sono stati l'incantesimo migliore» aggiunse il marito di Myv.

Pess ridacchiò, avvertendo lo sguardo indagatore di Ervyne su di sé. Poteva parlare con quella libertà della magia, ma non avrebbe fatto lo stesso con il drago.

Myv corrugò le sopracciglia. «Hai davvero ucciso quegli uomini?».

Pess studiò la sua espressione tesa e si affrettò a scuotere la testa. «Ho solo fatto perdere loro i sensi».

«Anche noi stavamo andando a Retnu» si intromise Ervyne, forse avendo percepito che iniziava a sentirsi a disagio.

Myv spostò l'attenzione su di lei. «Non c'è più niente lì. Solo ceneri e macerie. Scappate e trovate un luogo sicuro. Noi stiamo andando a sud. Potete venire con noi».

«Sapete se qualcuno si è salvato?» insistette. Pess represse l'impulso di poggiarle una mano sulla schiena per confortarla. Per quanto detestasse i suoi genitori, era disposto a cercarli per giorni, pur di farla felice. Le avevano reso l'adolescenza difficile, ma sapeva che ci era affezionata.

Si chinò su di lei per parlarle piano all'orecchio, in modo che Myv e il marito non lo sentissero. «Se vuoi andare con loro, lo capisco».

Ervyne si girò di scatto verso di lui e arretrò di un passo, come se si fosse scottata. Pess inarcò un sopracciglio, mentre studiava la sua reazione. Non riusciva a capire se fosse triste o arrabbiata.

Ervyne tornò a guardare Myv e le si avvicinò per abbracciarla. «Non verremo con voi. Promettiamo, però, di venirvi a trovare».

Myv annuì con gli occhi lucidi e lo abbracciò un'altra volta. Il marito invece gli diede una pacca amichevole sulla spalla. Lo ringraziarono di nuovo, prima di avviarsi verso sud. Pess li guardò allontanarsi, sperando che i ciondoli bastassero a tenerli al sicuro e augurandosi che trovassero un luogo lontano dalle mire di Fuklhun.

Una volta rimasti da soli, Ervyne si girò a guardarlo con le braccia incrociate al petto. Pess ricambiò, stando attento a non far cadere l'occhio al di sotto del suo viso. «Pensavi davvero che me ne sarei andata con loro?! Te l'ho detto, non ti libererai di me».

Pess analizzò il suo viso, così simile eppure diverso a quello che aveva quando si erano conosciuti. «Con loro sarai più al sicuro» ribatté, scrollando le spalle. Se mai avesse deciso di lasciarlo, glielo avrebbe permesso, anche se gli avesse spezzato il cuore.

Ervyne tirò fuori dalla scollatura il ciondolo che le aveva regalato al matrimonio di Myv. «Anche il mio è magico, vero?» chiese, con un sorrisetto.

Pess si umettò il labbro, imbarazzato. Annuì, guardandola mentre abbassava gli occhi sul ciondolo e sorrideva. «L'altra sera, prima del tuo arrivo, è stato questo a proteggermi» osservò, mentre se lo rigirava tra le dita.

«Vuoi ancora andare a Retnu?» domandò, guardandosi intorno. Dopo tutti quegli anni, conosceva a memoria quella foresta ed era in grado di orientarsi con i più piccoli dettagli che i visitatori e le persone non della zona non avrebbero neanche notato. Si erano allontanati dal villaggio e, da dove si trovavano, sarebbe stato più veloce tornare da Noreen e dagli altri.

Ervyne scosse la testa ed evitò il suo sguardo. «Torniamo a casa». Si incamminarono a fianco a fianco, di buon passo, per allontanarsi dai briganti. Era sicuro di averli intimoriti, ma non era così convinto che non avrebbero tentato di riattaccarlo, soprattutto il capo.

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