Dopo pochi minuti dall'ordinazione, i nostri caffè fumanti arrivrono e questa volta saremmo rimasti soli per un bel po'.
Mi sentivo più volte osservata da Alex, ma né io né lui ci rivolgemmo ancora qualche parola fino a quando, bevendo un sorso del mio caffè, Alex non fece un ghigno divertito.
"Che c'è? Perché ridi?" Domandai guardandolo e poggiando la tazzina sul piattino.
"Ti sei sporcata il naso di caffè", disse ridendo.
"Cavoli, che vergogna", "Dai, non ridere mi fai sentire in imbarazzo", gli diedi un colpetto sulla spalla ma lui non smetteva di ridere.
"Scusami, dovresti vedere come sei buffa con quella macchia sul naso". Anche io mi misi a ridere, ammisi a me stessa che la scena doveva essere sicuramente divertente come la vedeva lui:"Aspetta, ti aiuto a pulirti". Alex afferrò un fazzoletto e cominciò delicatamente a pulirmi il naso.
Il suo viso era così vicino al mio che riuscivo a sentire l'odore di caffè che usciva dalla sua bocca.
Eravamo ad un passo da quello che sembrava essere un bacio quando sentii alcuni camerieri urlare:"EHI, CHE DIAVOLO STAI FACENDO?" correndo verso l'uscita.
Guardai fuori e il cuore mi battè così forte da farmi quasi male:"Rick", strozzai il suo nome alzandomi in piedi.
I nostri sguardi si incrociaroni per un breve istante fin quando lui non fu costretto ad allontanarsi dal posto. Mi feci spazio fra le panche di legno e corsi verso l'uscita lasciando Alex nel bar che si alzò in piedi e ripetutamente urlava il mio nome.
"Rick. RICK". Urlai correndogli incontro, lui continuava a camminare senza voltarsi:"Rick, aspetta".
"Che cosa vuoi Romy? CHE COSA VUOI?" Si girò di scatto facendomi quasi sbattere addosso a lui, era davvero arrabbiato e non capivo il perché.
"Perché sei così arrabbiato, che cosa ti ho fatto che ce l'hai con me?" Gli chiesi.
"Tutto quello che ho fatto non è servito a niente".
"Che cosa hai fatto?" Domandai ma non ricevetti risposta, solo il suo sguardo fulmineo e la sua rabbia incontrollata:"Rispondi, per favore".
"Torna da lui, sarà sicuramente preoccupato".
"Non vado da nessuna parte se prima non mi dici che cosa non è servito a niente". Sentivo il cuore spezzarsi lentamente mentre la rabbia cresceva troppo in fretta per poterla contenere.
"Si Rick diglielo, che cosa non è servito a niente?" Qualcuno parlò alle mie spalle.
"Alex". Non ci stavo capendo più niente.
Gli sguardi che si scambiaroni erano rabbiosi, di disprezzo e io mi sentivo quasi un bottino da dividere e consumare prima che lo facesse l'altro. Provavo una sensazione orribile che avevo solo voglia andare via da qui e cancellare tutto.
"Non ti avevo detto di starle lontana?" Ringhiò Rick.
"Che c-cosa?" Balbettai ma nessuno dei due sembrava più fare caso a me.
"Sai perfettamente che lontano da Romy non ci voglio stare", rispose Alex.
"Hai chiesto con chi vuole stare lei?" Domandò Rick, denti stretti e pugni chiusi.
"No, non gliel'ho chiesto", Alex abbassò il capo stringendo i pugni.
"Allora domandaglielo", rispose Rick voltando le spalle ad entrambi e lasciando me e Alex da soli.
"Perché?" Sussurrai:"Perché non mi hai mai detto che Rick ti ha ordinato di starmi lontano?"
"Non prendo ordini da uno come lui", rispose Alex stringendo sempre più forte i pugni ma evitando di guardarmi:"Romy, sii sincera con me. Sei innamorata di Rick?"
"No, almeno credo", risposi d'un fiato.

Non avevo mai pensato a ciò che avrei potuto provare per Rick, se oltre al profondo legame che mi teneva ancora unita a lui ci fosse dell'altro che andasse oltre l'amicizia. Non sapevo nemmeno dare un nome a ciò che sentibo quando lo vedevo, se il dolore che provavo significava amore o l'amara accettazione di aver davvero perso una persona che avevo fatto la parte di una figura importante nella mia vita.
Ma adesso che ero qui, davanti al volto sconvolto di Alex, sentivo di non saper dare un nome nemmeno a ciò che sentivo quando stago insieme a lui. L'unica certezza che avevo, anche se strana e imprevista, era che mi sentivo completamente e profondamente attratta dal ragazzo mascherato.