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RICK

Questa di Romy era stata una reazione che mi aspettavo di ricevere, dopotutto come avrei reagito io se lei fosse stata per tutto questo tempo una maschera pronta a sedurmi e a spingermi a fidarmi di lei?
Probabilmente allo stesso modo, se non peggio.
Il suo viso sconvolto e le lacrime scivolate giù una dopo l'altra, per l'ennesima volta, erano un pugno più doloroso di quello appena ricevuto in faccia. Non desideravo essere una sorpresa per lei ma nemmeno un motivo di orrore e di dolore.
"Perché mi hai fatto questo? PERCHÉ? Per otto mesi Rick, per otto fottuti mesi non mi hai più voluta parlare; non mi hai mai più chiamata e quando ci incontravamo non facevi che ignorarmi o sputarmi addosso la tua cattiveria. E adesso? Adesso guardati..." Parlava e singhiozzava allo stesso tempo, il naso rosso come i suoi occhi, una mano sul petto e l'altra chiusa a pugno sul fianco:"Ti ho confessato i miei sentimenti pensando di potermi fidare di te. Ti ho confessato cose che non avrei mai detto a nessuno. Io... Io mi sono innamorata di quella persona che in tutti i modi mi hai tenuto nascosta".
"Romy lasciami spiegare, ti prego".
"Spiegarle cosa? Che per tutto questo tempo sono stato solo un maledetto codardo incapace di confessarle i miei sentimenti? Che per paura di sbagliare mi sono nascosto dietro una maledetta maschera?"
"No, sparisci dalla mia vita". Indietreggiò disgustata mentre cercai di sollevarmi in piedi per andarle vicino e farla ragionare.
Capivo la sua rabbia, capivo il suo sentirsi mancata di rispetto, ma se fosse riuscita a calmarsi un attimo ero sicuro che avrebbe capito perché l'ho fatto. Per un breve istante il suo sguardo si posò su Alex che era immobile accanto a me, il sangue che non smetteva di colargli dal naso e lo sguardo completamente spento, poi tornò a guardare me:"Non azzardarti a seguirmi", mi voltò le spalle e corse via.
"No, Romy aspetta. Aspetta", le corsi dietro finché un rumore sinistro mi bloccò e mi fece voltare indietro: Alex era crollato sulla sabbia e non sembrava riuscire più a muoversi. Corsi verso di lui abbandonando per un attimo l'idea che in questo momento avrei dovuto seguire Romy e non fare da infermiere ad una persona che aveva tentato di portarmi via ciò che mi appartieneva, ma quando lo vidi lì, steso a terra, la preoccupazione salì a tal punto da mandare al diavolo il mio ego:"Alex. Alex svegliati. Forza, forza. Reagisci cazzo". Lo scossi, gli diedi qualche schiaffo sul viso, gli controllai il battito cardiaco:"Avanti, avanti. Andiamo Alex, svegliati", ringhiai.
Quando realizzai che aveva seriamente bisogno di andare in ospedale, una donna da lontano si precipitò correndo verso di noi.
"ALEX. NO!" "Gaia", "Alex, Alex svegliati. Ti prego, non mi lasciare". Si accasciò a terra come se io non ci fossi, prese il corpo di Alex e lo sollevò appena per fargli poggiare la testa sul suo braccio. Piangeva a dirotto e a giudicare da quanto gonfi erano i suoi occhi, dedussi avesse pianto per tutto il giorno:"Alex, svegliati ti prego". Gli accarezzò il viso mentre si dondolava appena con il suo corpo sulle ginocchia.
Mi alzai in piedi, respirai profondamente, afferrai il cellulare e chiamo l'ambulanza. Al terzo squillo risposero:"Pronto?"
"Questa è un'emergenza", cercai di stare calmo.
"Mi dica cos'è successo? "
"C'è stata una rissa", guardai Gaia e Alex:"Un ragazzo è in gravi condizioni".
"Respira?"
"Sì ma è svenuto", deglutii.
"Dove vi trovate in questo momento?"
"Sulla spiaggia, a pochi metri dal vecchio parco".
"Arriviamo", riagganciarono.
Mi abbassai verso Gaia:"L'ambulanza sta arrivando, non temere", provai a rassicurarla nonostante i sensi di colpa.
"Chi gli ha fatto questo?" Mi guardò, il mio corpo si irrigidì. "Con quale coraggio le dirò che sono stato io?", "Tu eri qui, Rick? Sai cos'è successo? Ti prego, dimmelo".
"Sono stato io". Non la guardavo, avevo troppa vergogna per farlo.
"Stai scherzando?" La sua voce era incredula tanto quanto il suo sguardo.
"No, non sto scherzando. Sono stato io, mi dispiace".
"Perché?" Adesso il suo tono era duro, freddo.
"Mi ha visto mentre baciavo Romy", le spiegai d'un fiato.
"Allora eri tu..." sussurra:"Vattene."
"Non posso".
"Ho detto vattene". Non mi mossi, non posso lasciarli qui, da soli, in queste condizioni:"TI HO DETTO DI ANDARTENE RICK. VATTENE. NON VOGLIO VEDERTI. VAI VIA". Gaia urlò disperatamente piangendo sempre di più.
"Mi spiace", sussurrai.
Mi alzai e li lasciai su quel pezzo di spiaggia che, correndo e voltandomi, diventava sempre più piccolo e buio.

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