RICK
Non riuscivo a smettere di pensare al da farsi, al fatto che dovevo dire tutto a Romy o rischiavo seriamente di perderla per sempre. Eppure, se le avessi detto ciò che provavo e non essere ricambiato da lei, non rischierei ugualmente di perderla?
Avrebbe potuto chiedermi come mai per tutto questo tempo non avevo più voluto avere nulla a che fare con lei, perché le poche volte che ero comparso nella sua vita era stato solo per rovinargliela. Mi sentivo di sbagliare continuamente quando si trattava di Romy e sapevo perfettamente che non avrei dovuto nemmeno pensarla come stavo facendo adesso, che dovevo lasciarle vivere la sua vita come avevo deciso di fare quella sera di sette mesi fa.
In quel momento avevo pensato solo che starle lontano sarebbe stato giusto per entrambi ma adesso, pensavo solo che era stato l'errore più grande della mia vita e che se potessi tornare indietro non la lascerei scappare per nulla al mondo. Avevo spinto il bene più prezioso che avevo fra le braccia di un altro uomo e non ero nemmeno sicuro di riuscire a riprenderlo, mettendo caso si fosse innamorata di lui.
Come facevo a spiegarle che per tutto questo tempo più volte avevo provato a scriverle che mi mancava, che avrei voluto le cose tornassero com'erano prima?
Come facevo a spiegarle delle notti passate a non dormire per pensare a lei, al suo sorriso, ai suoi occhi, alle sue labbra?
Come facevo a dirle che mentre ero andato a letto con un'altra avevo pensato a lei, a come sarebbe stato fare l'amore con lei?
Come avrei fatto? Quanto coraggio ci voleva per dire ad una persona che la ami?
Sembrava tutto così facile quando lo pensavi, quando lo immaginavi o lo semplicemente sognavi e invece altro non era che una gran prova di coraggio che metteva alle strette persino uno come me.
Quando feci tutti questi pensieri ero sdraiato sul letto con in mano una foto scattata anni fa al parco, Romy stava dondolandosi sull'altalena e io ero seduto di fronte a lei con la macchina fotografica. Ricordavo che mi pregava di dondolarla o di dondolarmi insieme a lei, ma io mi rifiutavo perché volevo immortalare ogni attimo di quella felicità che adesso avevo solamente lasciato scappare via.
Che stupido che sono stato, non smetterò mai di ripeterlo.
E mentre tutto il corso dei pensieri camminava nella mia mente, qualcuno bussò alla porta della mia camera.
"Avanti". Dall'usciò entrò mio padre, incrociai le gambe sul letto con la foto riposta sul comodino:"Ciao, papà".
"Disturbo, figliolo?" Chiese.
"No, vieni pure", lo vidi voltare rapido lo sguardo sulla foto.
"Ancora non sa niente?" Si accomodò a bordo letto.
"No e non saprà nulla per molto tempo", mi portai una mano fra i capelli.
"Inutile dirti che stai sbagliando, ma questo lo saprai già da te".
Sospirai:"Che cosa dovrei fare, allora?"
Ero stanco di sentirmi dire che stavo sbagliando, ora ero davvero pronto ad accettare ogni consiglio e seguirlo alla lettere, sempre se era conveniente anche per me.
"Smettila di pensare troppo e agisci", suggerì mio padre.
"Sembra facile", risposi.
"Nulla è facile se non ci provi. Non hai nulla da perdere, fallo e basta".
"Hai ragione, stasera andrò da lei".
Ero deciso, stasera le avrei detto tutto ciò che provavo per lei.
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