RICK
Dovevo ammetterlo, parlare con Gaia era veramente piacevole. Era intelligente, intuitiva, solare e bella, una combinazione perfetta per me. E non potevo fare a meno di ripetere a me stesso che era davvero molto sexy questa sera.
"Gradisci dell'altro vino?" chiesi vedendo il suo bicchiere ormai vuoto.
Lei sorrise, un sorriso davvero perfetto che quasi toglieva il respiro.
"Sì, grazie", mi porse il bicchiere, lo riempii e feci lo stesso con il mio.
Alessia tornò al nostro tavolo, il servizio di questo ristorante mi lasciava veramente stupito. Compostezza ed eleganza a tutti gli effetti ed ero sempre più convinto di aver fatto bene a chiedere consiglio a mia madre.
"Bene signori, spero la cena sia stata di vostro gradimento. Permettete di chiedere se gradite dell'altro o va bene così", disse Alessia.
Guardai Gaia attendendo qualche suo segnale, dopo alcuni secondi eccola che prende la parola:"Sarebbe così gentile da portarmi un caffè ristretto e una bustina di zucchero?"
Restavo incantato da come riusciva con tanta semplicità ad essere così elegante anche nel modo di porsi.
"E a lei signore, cosa posso portarle?"
Credo di non riuscire ad essere elegante allo stesso modo di Gaia ma, vorrei almeno fare un tentativo, senza dubbio apprezzerà lo sforzo:"Gradirei anche io un caffè ristretto ed una bustina di zucchero".
Ce l'avevo fatta, mi sentivo quasi in apnea.
"Torno subito, nel frattempo manderò qualcuno a sparecchiare la vostra tavola", ci lasciò con un sorriso.
Dopo pochi minuti un ragazzo si avvicinò al nostro tavolo:"Buonasera signori, posso?" disse indicando i nostri piatti.
Gaia ed io annuimmo e il ragazzo cominciò a sparecchiare. Adesso fra me e lei c'era solo il candelabro, aveva le mani posate sul tavolo: erano così curate e pulite che mi veniva voglia di stringerle e incastrarle alle mie, l'espressione così rilassata e morbida che se fossi stato un pittore sarei rimasto ore intere a dipingerla su tela. E poi c'ero io, maldestro nonostante cercassi di essere il più elegante possibile, mi chiedevo cosa ci trovasse di interessante in uno come me. Il suo sguardo si posò sul mio, mi sorrise ed io feci altrettanto, poi Alessia interruppe le mie fantasticherie posando i nostri caffè sul tavolo.
"E' stata una serata splendida", disse Gaia mentre ci avviammo verso la macchina.
Si, era stata una serata perfetta ma lei lo era ancora di più. Volevo sorprenderla nuovamente quindi pensai rapidamente a dove portarla adesso. Non conoscevo bene questa zona della città ma mi parve di ricordare che mia madre accennò ad un parco immenso a pochi chilometri da qui.
Le aprii lo sportello della macchina, lei entrò sorridendomi ed io andai verso il lato guida.
"Dove mi porti adesso?" domandò allegramente.
"Lo scoprirai molto presto", dissi con la stessa allegria.
Mi immisi nel traffico di questa città assaporando la breve distanza che occupava la mia mente da lei, sentire il suo respiro mi faceva venir voglia di averlo sulla mia pelle.
"Tu guidi?" domandai tenendo fissi gli occhi sulla strada per non perdere di vista il parco dove desideravo portarla.
"Sì, guido", sussurrò.
Lungo la strada, alla mia destra, intravidi quello che doveva essere il parco di cui parlava mia madre. Mi avvicinai un po' di più con la macchina e l'insegna fuori dal cancello destò in me più sicurezza.
"Siamo arrivati", comunicai sorridendole.
Ci fermammo e continuai a mandare avanti la mia galanteria iniziale: scesi, le aprii lo sportello, le porsi la mano e la presi a braccetto. A piccoli passi arrivammo davanti il cancello del parco illuminato da due lampioni che conferivano ad esso un aspetto molto infantile e allegro.
"Allora, vuoi entrare?" domandai, Gaia annuì e ci addentrammo nel parco.
Il sentiero che stavamo percorrendo era tutto illuminato da luci incastrate nell'asfalto, quasi sembrava una pista di atterraggio notturno. Tutto ciò che ci circondava era decorato da erba verde, fiorellini bianchi, alberi immensi e foglie dalle varie sfumature. Più avanti c'era un piccolo stagno dove tutto intorno era cresciuta erba, fiori rosa, rossi e viola. Alla mia destra c'erano panchine di legno e altre di pietra, al centro del parco c'era una statua enorme raggiungibile da dei gradini che affacciavano ai quattro lati del monumento e oltre quella statua c'erano le attrazioni per bambini. Gaia ed io continuammo a camminare, era bello come il suo viso fosse pieno di stupore alla vista di questo parco. Arrivammo in un punto isolato di esso, con una sola panchina posta verso l'enorme lago che abbracciava tutto il parco. Non c'erano luci di lampioni ad illuminarci, solo la luna e le stelle.
"Rick... questo posto è incantevole", mi guardò portandosi le mani davanti la bocca in segno di totale stupore.
"Sono contento ti piaccia", e lo ero davvero.
Vederla così felice fu ciò che più mi rese orgoglioso.
Lei si avvicinò di più al lago, incrociò le braccia quasi come ad abbracciare se stessa. Pensai avesse freddo, se non ricordavo male con sé aveva il giubbotto e qui faceva davvero freschino, così mi sbottonai la giacca, mi avvicinai a lei e gliela avvolsi alle spalle.
Si voltò a guardarmi:"Grazie", sussurrò.
Eravamo così vicini che il suo respiro si mescolò al mio, ed io non credevo di poter resistere oltre. Avevo tenuto a freno la voglia di baciarla per tutta la serata, adesso che era così vicina, troppo vicina a me, non sarei riuscito a fermarmi. Deglutii mentre le posai una mano sulla guancia, sfiorai appena lo zigomo con il pollice, una carezza delicata come la sua pelle. I nostri sguardi persi l'uno dentro gli occhi dell'altro e la punta della sua lingua che sfiorava appena il suo labbro superiore.
"CRISTO SANTO", ringhiai a me stesso e senza più attendere le mie labbra furono sulle sue, in uno di quei baci tanto attesi e desiderati che facevano salire l'adrenalina fino al cervello.
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