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CAPITOLO 4 - Primi appuntamenti.

GAIA

Sentivo sul mio corpo qualcosa di soffice e delicato, la mia testa posata su quello che nel dormiveglia sembrava essere un cuscino e un raggio di sole, si rifletteva sul pavimento lucido, illuminando la stanza quanto bastava per farmi svegliare.
Presi coscienza dal sonno, mugolai parole incomprensibili perfino per me, aprii a fatica gli occhi ancora collosi e mi resi conto di trovarmi nella mia stanza.

"Come ci sono arrivata in camera mia?"


Ripensai a come avevo trascorso la serata: mi ero seduta sul dondolo a contemplare il cielo che, dopo poco tempo e senza preavviso, aveva scatenato la sua tristezza sul mondo, lasciando piovere lacrime di dolore. Ero rientrata in casa e mi ero sdraiata sul divano, da quel momento in poi avevo smesso di ricordare.

Quando mi sollevai per mettermi seduta e liberare il mio corpo dalle lenzuola, una fitta sulla schiena mi fece sudare la fronte: il Chester non era comodo per addormentarsi. Uno sbadiglio seguito da un rantolo allo stomaco, mi fece salire la voglia di mettere qualcosa di caldo fra i denti e fu in quell'istante che pensai subito ad Alex.

Ora capivo il motivo per la quale indossavo il mio pigiama e mi trovavo in camera mia, era stato lui.

"Che fratello premuroso".

Guardai l'ora sulla sveglia poggiata sopra al comodino, avevo dormito fin troppo a lungo per continuare a rimanere al letto. E mentre aspettavo che il mio cellulare si accendesse, mi ero messa finalmente in piedi e avevo sciacquato mani e viso, adesso mi sentivo meglio. Quando ritornai in stanza, il telefono aveva cominciato a lampeggiare.
Guardai lo schermo e il cuore cominciò a battere così forte da sentirlo salire fino alla gola.

Messaggio da: Rick
"Buongiorno Gaia, scusa se non ho risposto ieri sera ma ero molto stanco e appena mi sono messo a letto, mi sono addormentato. Io sto bene, grazie per avermelo chiesto.
Spero stai bene anche tu.
Mi chiedevo, ti andrebbe domani sera di venire a cena con me?
Se accetterai, p
asserò a prenderti alle 20:00.
Baci, Rick"

Lessi e rilessi il messaggio più volte per realizzare l'idea che davvero Rick mi aveva finalmente chiesto un appuntamento, poi respirai profondamente decidendo come rispondere.

A: Rick

"Buongiorno a te Rick, non preoccuparti.Io sto bene grazie e sono contenta di sapere che stai bene anche tu.Per quanto riguarda l'appuntamento, accetto volentieri.Mi farò trovare pronta per le 20:00.A domani.Un abbraccio, Gaia".

Inviai.

Ero euforica, dovevo raccontarlo ad Alex. Chissà se era sveglio anche lui, ma invece di pensarlo potevo direttamente vederlo io.
Mentre scesi le scale per andare in cucina, un profumo delizioso di caffè e cornetto mi fece brontolare ancor di più lo stomaco. Mi fermai all'ultimo gradino, un largo sorriso mi accolse nel salone.

"Buongiorno, dormito bene?" Disse Alex con un vassoio in mano.

"Sì, ho dormito bene grazie", mugolai.

"Vieni, ho preparato due caffè e ti ho portato i cornetti caldi come piacciono a te", si sedette sul divano e mi fece cenno di raggiungerlo.

Lo presi in parola, anche perché l'odore del cornetto appena sfornato mescolato al caffè, mi stava creando un buco nello stomaco più grande di una voragine. 

"Che cosa ci fai a casa? Non dovresti essere a lavoro?"

Alex mi guardò stranito, mentre diede un morso al cornetto, poi mi resi conto che forse ero sembrata scorbutica e lo incalzai prima che potesse dare una risposta:"Non che la cosa mi dispiaccia, figurati". 

"Oggi è sabato Gaia, e il sabato io non lavoro", continuava a sorridere.

In questo anno che ero stata via, mi ero persa tantissime cose di mio fratello. Mi ero persa il suo compleanno, il Natale, il Capodanno e le altre feste. Doveva essere stato triste per lui festeggiare da solo.  

Appena la colazione finì, mi accesi una sigaretta, mentre Alex si stiracchiava.
Lo vedevo così pacato, entusiasta, eppure c'era qualcosa che non mi convinceva.

"Com'è andata la tua serata?" Domandai.
Alex si mise comodo sul divano, lasciò cadere il braccio destro sul bracciolo e il sinistro sulla pancia, fece un respiro profondo e gli vidi uno strano luccichio nelle pupille castane. Qualcosa di bello gli era sicuramente successo, i suoi occhi stavano parlando ancor prima delle sue labbra.

"Sono andato al parco", cominciò quasi come se stesse raccontando una fiaba:"Volevo passare un po' di tempo all'aria aperta. Entrando mi sono reso conto di non essere da solo, sull'altalena c'era qualcuno. Mi sono avvicino per vederla meglio ed era la ragazza di cui ti ho parlato e che ho incontrato al supermercato", fece una pausa.

"Ecco perché gli brillano gli occhi".

"Ci siamo seduti sui seggiolini e abbiamo cominciato a dondolarci e a parlare. Per tutta la sera è stata un po' silenziosa e persa nel suo mondo. Poi è arrivata la pioggia, l'ho presa per mano e abbiamo corso per trovare un riparo. Siamo andati sotto un arco, eravamo entrambi inzuppati e dovevi vederla quanto bella era con le gocce che le scendevano dai capelli", Alex distolse lo sguardo dal mio.

Forse aveva paura che avrei potuto scorgere qualcosa che non avrei dovuto sapere in quel momento.

Mi schiarii la voce ma non parlai, lo fece lui al posto mio, continuando a raccontare:"Scampata la pioggia abbiamo camminato sotto il cielo, lasciando che l'aria umida si attaccasse alla nostra pelle. Ma poi si è fermata, aveva chiuso gli occhi, ed io non ho saputo frenare il mio istinto. Non le ho saputo resistere, così l'ho presa per mano, le ho messo una ciocca dietro le orecchie e... l'ho baciata". L'ultima parola gli uscì in un sussurro appena udibile.

Sussultai:"CHE COSA? L'HAI BACIATA?"

Senza rendermene conto le parole mi uscirono urlando, Alex si portò le mani poco sopra la testa come segno di arresa, lo vidi subito arrossire.

"No no, no, non l'ho baciata sulle labbra", fece una piccola pausa:"Le ho solo sfiorato l'angolo della bocca. Gaia io... io non ho resistito, non so cosa mi sia preso in quel momento".
 
"Almeno le hai chiesto il numero?" Sospirai.

"No, le ho lasciato il mio biglietto. Le ho detto che quando ne avrebbe avuto voglia, poteva contattarmi tranquillamente", rispose quasi come se fosse fiero della sua trovata.

"Mossa sbagliata, fratellone", "Direi che con le donne non ci sa proprio fare",  "Dovevi essere tu a chiederle il numero, almeno avresti avuto più chance di scriverla e rivederla. Così non saprai mai se ti chiamerà".

Nel frattempo mi alzai dal divano, mi sentivo le gambe indolenzite, posai le tazzine del caffè e i piattini nel vassoio e li portai in cucina. Alex mi seguii con lo sguardo visibilmente affranto.
Avrò detto qualcosa di sbagliato, ma era mio fratello e volevo solo indicargli la via giusta da prendere. Speravo solo per lui che questa misteriosa ragazza si sarebbe fatta nuovamente sentire.

Volevo tanto raccontargli di Rick e dell'appuntamento di domani sera, ma non mi sembrava il caso in questo momento per lui così sconsolato.

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