CAPITOLO 11 - L'invito per il ballo in maschera
GAIA
Rientrai a casa prima dell'una, l'appartamento era ancora vuoto e Alex non aveva risposto al mio messaggio. Mi rabbuiai pensando a come debba sentirsi lui dopo stanotte, non avevo ancora avuto occasione di parlarci e speravo di farlo il prima possibile.
Ero stanca, avevo piacere ad uscire un po' ma non ero più abituata a camminare senza macchina. Andai in cucina scrollandomi di dosso il dolore alle gambe, cercai qualcosa da preparare per me e mio fratello e cominciai a cucinare. Sistemi la tavola poi ritornai in cucina e calai la pasta. Mi piaceva cucinare, mi distraeba parecchio dai miei pensieri.
I minuti passavano, la pasta era ormai pronta ma di Alex nemmeno l'ombra. Doveva essere qui per l'ora di pranzo ma era passata mezz'ora e non eta ancora tornato. Decisi di chiamarlo, al quinto squillo rispose e il silenzio dall'altro capo del telefono quasi mi mise ansia.
"Ma che fine hai fatto? Dovevi essere a casa una mezz'ora fa", lo rimproverai e sapevo che eta sbagliato ma ero dannatamente preoccupata per lui.
"Scusami piccola, mangia tranquilla io torno tra un po'", era distrutto.
"Mi dici almeno dove sei?" Insistetti.
"Sto andando al negozio di Sophie, prendo il vestito e torno", riagganciò.
"Poteva almeno avvisare".
Mentre ero seduta su uno dei divani in vimini fuori dal terrazzo con la sigaretta quasi consumata fra le dita, mi ricordai che fra meno di un mese ci sarebbe stata l'attesa festa in maschera. Dovevo provvedere su quale costume indossare, mancavo a quella festa da un anno e non volevo indossare lo stesso abito di due anni fa. Pochi istanti dopo sentii la porta di casa aprirsi, entrai dentro e vidi Alex con in mano una gruccia e un copri abiti, il volto affranto ma a stento cercava di sorridermi.
"Che abito ti sei preso?" Chiesi avvicinandomi a lui e afferrando la stampella.
"E' un segreto", rispose con una seria difficoltà nell'essere spiritoso.
"Senti, in cucina c'è della pasta", annunciai.
Alex posò le chiavi sul mobiletto, poi mi guardò con aria seria:"Sei uscita?"
"Stamattina, perché?" Chiesi stizzita.
"Sei andata da lui?" Si avvicinò a me con espressione indecifrabile.
Notai solamente che aveva i pugni chiusi e le mascelle serrate.
"Perché me lo stai chiedendo, Alex?"
Non capivo, che cosa gli stava prendendo?
"Hai visto cosa mi ha fatto stanotte, vero?" Domandò ricordandomi una scena che stago cercando solo di dimenticare. Non risposi, non ne avevo la forza:"Gaia, voglio che tu non veda più quel ragazzo", concluse passandomi accanto. Rimansi ferma per un po', ora la rabbia stava crescendo dentro di me fino a farmi sentire le guance bollenti.
"Tu non hai alcun diritto di dirmi cosa devo fare". Mi girai puntandogli il dito contro, la rabbia nella voce.
"Stai osando discutere una mia decisione, Gaia?" Non avevo mai litigato in modo serio con mio fratello e farlo adesso, dopo tutto quello che era successo, era un vero e proprio incubo:"Ti avevo avvertita: se provava a farti del male tu non avresti più dovuto vederlo".
"Ha fatto male a te Alex, non a me", alzai ancor di più il mio tono di voce.
"Non discutere", ora anche lui alzò il suo tono di voce:"Ti ho detto che non devi più vederlo".
Non reggevi un attimo in più di questa discussione sopratutto ora che mi resi conto di star per cominciare a piangere. Indietreggiai di un paio di passi fino ad arrivare al mobiletto con le chiavi di casa. Afferrai il mio mazzo ed aprii la porta.
"Do-Dove stai andando Gaia?"
Non risposi ed uscii, lo sentivo chiamarmi nonostante io stessi ormai scendendo le scale, poi un rumore di vetro infranto sul pavimento prima del silenzio.
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