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ALEX

Non appena Giorgio esce dal ripostiglio, mi ricordo che ho ignorato il rimanente dei messaggi ricevuti. Guardo prima l'orario, ho ancora un po' di tempo per leggere gli sms. Mi siedo nuovamente sulla pedana di legno, faccio scorrere il dito sul touch e vado nella casella dei messaggi.

Messaggio da: Sergio
"Tanti auguri di buon compleanno, cugino.
A stasera."

Messaggio da: Valeria
"Sembra ieri che abbiamo festeggiato insieme il tuo diciottesimo compleanno e invece sono già passati otto anni. Anche se stasera ci vediamo per festeggiare di nuovo insieme, ci tenevo a farti gli auguri anche qui.
Tanti auguroni, tua Val."

Messaggio da : Joe
"Ciao Al, come stai?
Volevo confermarti la mia presenza alla tua festa sperando ci sia anche tua sorella, e farti i cari auguri da parte della mia famiglia ricordandoti che sei sempre il benvenuto.
A stasera."

Sorrido al messaggio di Joe. Lui è un mio caro amico di infanzia. Ricordo quando cercava spudoratamente di conquistare il cuore di mia sorella senza mai riuscirci, o forse ce l'avrebbe fatta se solo non ci fossi stato io ad impedirglielo.
Continuo a leggere i messaggi.

Messaggio : Zia Kate
"Tanti auguroni di buon compleanni, nipote.
Fai tanti saluti anche a Gaia e mi raccomando, divertiti stasera.
Baci e auguri anche da Zio Paco."

L'ultimo messaggio rimasto è un numero che mi sembra molto familiare ma che non mi ricorda nessuno, almeno non ora. Lo apro con tranquillità, anche se mi sembra strano che qualcuno di cui non abbia il numero abbia deciso di mandarmi un messaggio proprio oggi. Esso mi incuriosisce sia per il numero che per la sua lunghezza. Comincio a leggere con attenzione cercando nel frattempo di collegare le dieci cifre.

Messaggio da : 361*****98
"Buongiorno Alex,
so che molto probabilmente avrai cancellato il mio numero così come avrai deciso di cancellare me dalla tua vita, e me ne dispiaccio se così fosse.
So perfettamente che i diritti di scriverti adesso dopo tutto questo tempo sono nulli, ma volevo comunque farlo.
Mi dispiace per come ci siamo lasciati, non dovevo.
Sono tornata in città e il mio appartamento profuma ancora del tuo bagnoschiuma e del tuo dopobarba.
Mi piacerebbe rivederti e darti gli auguri di persona.
Tua, Claudia."

Appena leggo il suo nome, sento i sudori colarmi dalla fronte anche se nel ripostiglio c'è abbastanza fresco. "E' tornata in città?" ripeto a me stesso da quando ho letto quella frase. Claudia è tornata. No, non devo lasciarmi coinvolgere così da lei, adesso nella mia vita c'è Romy e non ho intenzione di perderla. E adesso, che faccio? Le rispondo? Che cosa mi prende, tutto ad un tratto sento un nodo in gola che mi strozza fino a farmi perdere i sensi. Le mani fremono dalla voglia di scriverle. Perché a distanza di un anno mi fa ancora questo effetto? Faccio un respiro profondo, devo calmarmi. Fisso la cartella di risposta, indeciso se risponderle o meno. Mi faccio coraggio e premo la casella, la pagina bianca aspetta di essere riempita.

A : 361*****98
"Da tutti mi sarei aspettato un messaggio tranne che da te.
Il modo brusco con cui mi hai lasciato e sei partita mi ha segnato per tutto questo tempo.
Sarà difficile dire a mia sorella ciò che sto per fare ma, vuoi parlarmi? Okay, ci vediamo dopo il lavoro.
Ore 14:00 al parco, ti aspetto.
Alex."

Invio.
Quasi stento a crederci che io abbia risposto ad un messaggio di Claudia. Lei era tutto per me, ero felice insieme a lei e lo sembrava anche lei con me. Ma ho sempre detto e pensato che le cose belle sono destinate a finire prima o poi, e avevo ragione.
La conobbi una sera di tre anni fa. Era Novembre, non ricordo bene il giorno della settimana, ricordo solo che nevicava o almeno sembrava stesse per farlo. Lei era sotto il cielo ricoperto di questi bianchi e soffici chicchi, aveva dimenticato le chiavi dell'appartamento a casa di una sua amica dall'altra parte della città e con questo tempo non se la sentiva di mettersi in macchina e raggiungerla, così mi avvicinai a lei e le chiesi cosa stesse facendo tutta sola, con i chicchi fra i capelli e le braccia attorno a sé per ripararsi dal freddo. Mi spiegò della sua distrazione, un po' di rabbia nel suo tono, mi fece tenerezza il modo in cui ballava su sé stessa per riscaldarsi. Capelli neri ormai bagnati da neve sciolta, occhi scuri luminosi come due fanali, pelle olivastra, labbra rosse e screpolate dal freddo. Non era un bello spettacolo in quel momento, ma mi sono sentito subito rapito da lei.
"Senti, ho casa libera. Mia sorella dorme da un'amica e fin quando il tempo non migliora, potrei ospitarti da me." sapevo perfettamente che proporle una cosa del genere sarebbe stato da matti, ma io non sono mai stato quel tipo di ragazzo che non corre alcun rischio per vivere di rimpianti. Le chiesi di venire da me come se le avessi chiesto di prendere un caffè al bar o come se fosse la cosa più normale del mondo. Lei mi guardò incredula, la capivo, avrei fatto lo stesso sguardo anche io.
"Aspetta un momento." disse cercando di trattenersi dal battere i denti mentre parlava:"Stiamo parlando da circa dieci minuti, non sai nemmeno come mi chiamo e già vuoi portarmi a casa tua?" il suo tono era diventato quasi altezzoso, tipico delle donne.
E si, aveva ragione e odio ammetterlo, avrei avuto la sua stessa identica reazione.
"Piacere Alex." dissi, lei mi guardò e si mise a ridere.
"Claudia, piacere mio." il suo sorriso era qualcosa di spettacolare, come quella pioggia di neve che ricopriva la strada e tutto ciò che ci circondava.

Quella sera restammo a parlare tutta la notte davanti la finestra, a fissare il cielo. Le ore passavano e mi rendevo conto che più la ascoltavo e più volevo ascoltarla. Il timbro della sua voce riscaldato da una tazza di latte caldo con miele era diventata la mia melodia preferita. Dormì da me tre notti, da allora continuammo a vederci e sentirci. Veniva spesso a casa mia conoscendo mia sorella. Diventarono amiche, mi piaceva il modo in cui il loro rapporto si era consolidato. Arrivò quel giorno, il 20 Dicembre, tra i preparativi di Natale, i regali da impacchettare e mettere sotto l'albero, la mia mano accidentalmente sulla sua, il suo imbarazzo al tocco, il mio desiderio di averla ridotto poi ad un bacio, una carezza, un abbraccio fino a far l'amore con lei nell'intrico di coperte, fra la schiuma bianca della vasca da bagno, in ogni angolo della casa ad imprimere la voglia che solo lei sapeva accendere in me. La mia felicità durò due anni fin quando l'anno scorso non decise di partire. Non mi diede spiegazioni di nessun genere, scrisse un messaggio di scuse a me e a Gaia e da quel giorno non si fece più sentire. Infiniti messaggi senza alcuna risposta, fino a che ho ripreso in mano la mia vita e sono andato avanti. Ma adesso che è tornata con la voglia di incontrarmi, come devo comportarmi? C'è Romy nella mia vita, sono di nuovo felice e non ho più voglia di farmi scappare la felicità, non così. Ancora seduto sulla pedana, mi rendo conto di un'ombra che copre lo spiraglio davanti la porta.
"Tutto okay, Alex?" è Giorgio che è tornato nel ripostiglio.
"Si, grazie." rispondo alzandomi incerto dalla pedana e avvicinandomi a lui.
"Torna al lavoro, il capo sta per rientrare e non voglio ti becchi la sgridata proprio oggi." dice dandomi una pacca sulla schiena.
Sorrido lasciandomi alle spalle i pensieri, ho altre quattro ore di lavoro che mi aspettano e vorrei passassero in fretta e con tranquillità. 

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