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Capitolo 2

Sentii la sveglia suonare, odiavo quel dannato suono, era così maledettamente fastidioso. Mi voltai verso il comodino per zittirla, per poi ricoprirmi per bene con le coperte e richiudere gli occhi. Sentivo di aver dimenticato qualcosa, qualcosa di importante... Spalancai gli occhi.

"Cazzo!"Iniziai a scalciare le coperte via dal mio corpo per saltare giù dal letto. Era il mio primo giorno di lavoro! 'Iniziamo proprio male Darcy.' Mi dissi mentalmente.

Mi preparai in fretta e furia, dopo essermi lavata, indossai una semplice felpa blu, larga e comoda, un jeans grigio e delle Vans dello stesso colore della felpa. Mi truccai con un po' di mascara, mi pettinai e mi precipitai fuori dalla stanza, ma appena aprii la porta la figura del Signor Jackson si presentò davanti ai miei occhi. Sembrava rilassato, sorrideva, notai che non aveva neanche un filo di barba sul viso, emanava un profumo molto buono, sembrava muschio bianco, ed indossava un completo elegante, pensai che fosse il suo lavoro a imporgli di indossare quel tipo di abbigliamento. Mi squadrò dalla testa ai piedi come il giorno precedente, sperai non avesse nulla da ridire sul mio abbigliamento, non mi sembrava inappropriato e poi l'avevo scelto in fretta, quindi non ci si poteva aspettare chissà cosa.

"Buongiorno Signorina Dixon." Mi salutò riportando il suo sguardo sul mio.

"Buongiorno." Risposi ricambiando il sorriso.

"Mi compiaccio nel vedere che è perfettamente puntuale e che il suo abbigliamento sia piuttosto semplice, come inizio è piuttosto buono." Disse, mi sembrava sincero, non percepivo traccia d'ironia o scherno nel suo tono. Sorrisi semplicemente.

"Questi saranno i suoi compiti." Mi porse un fogliettino che aprii e cominciai a leggere.

'Compiti :

1.Dovrà portarGli la colazione;

2.Dovrà leggerGli un libro scelto da Lui;

3.Dovrà farGli ascoltare della musica classica (Lui le dirà quale disco prendere);

4.Non tocchi nulla senza il Suo permesso;

5.Gli parli;

6.Gli porti la merenda alle ore 05:30 pm;

7.Non accenda luci, basteranno quelle già accese;

8.Gli dia la buonanotte alle ore 10:00 pm;

9.Dalle ore 10:15 pm alle 11:00 pm, dovrà recarsi nello studio del Signor Jackson per essere istruita sul comportamento da assumere con il Padrone e sui gusti di Quest'ultimo.'

"Oggi non le sarà necessario portargli la colazione, abbiamo già pensato noi a quello, l'accompagnerò subito da Lui." Mi disse dopo che finii di leggere i miei compiti. Avevo l'impressione che mi sarei dovuta prendere cura di un bambino, ma non pensai si trattasse di ciò dato che lo chiamavano 'Padrone' e non 'Padroncino', di solito si chiamavano così i bambini che appartenevano a famiglie benestanti, no?

Arrivati davanti al dipinto dell'uomo a cavallo, prendemmo la scalinata di sinistra. Ero un po' agitata. Salimmo le scale e notai, con grande sorpresa, che questo lato della casa era totalmente diverso dall'altro, nulla in oro o in bianco, le pareti erano scure, i mobili in legno, non si vedeva molto bene il corridoio. L'ambiente era un po' tetro, solo la luce che trapelava dalle finestre allietava l'atmosfera, mi sentivo a mio agio però. Il buio, il nero, il silenzio, mi piacevano, mi facevano rilassare, il modo in cui mi avvolgevano, era come se ci fosse qualcuno nell'ombra che era lì al mio fianco per farmi compagnia e non farmi sentire sola. Ecco cosa vedevo io nel buio: un amico. I ritratti lungo i muri mi richiamarono dai miei pensieri, nei primi era raffigurato un bambino sorridente, era molto tenero, a volte era assieme ad una donna, sua madre dedussi, la somiglianza era molta.

"E' lui, il Padrone?" Chiesi. L'uomo guardò il dipinto e sorrise debolmente.

"Era Lui..." Disse con un tono pieno di malinconia.

Notai che sembrava come se quei ritratti mostrassero i cambiamenti del bambino nel corso degli anni, infatti ne vidi anche di lui divenuto ragazzo, però notai che era sempre solo in questi. C'era qualcosa di diverso in lui, nella sua espressione, sembrava triste, angosciato, arrabbiato, deluso, freddo... solo.

"Signorina Dixon." Mi richiamò il Signor Jackson. Non mi ero resa conto di essermi fermata a guardare uno dei dipinti, l'ultimo. Raggiunsi il Signor Jackson che si era fermato davanti ad una porta.

"Qui lei passerà le sue giornate." Disse spalancandola, accese la luce e vi entrò seguito da me. La luce non era molto forte, era luminosa quanto bastava per capire dove ci si trovava e cosa vi si trovava all'interno della stanza. C'era una libreria abbastanza grande, una lampada accanto ad una poltrona e un giradischi al cui fianco si trovava un mobile con vari dischi in vinile. Notai anche una porta, su di essa era presente una specie di fessura rettangolare tappata con una grata in ferro.

"Dall'altra parte si trova il Padrone." Mi comunicò il Signor Jackson.

"La porta è chiusa a chiave, Lui la sentirà attraverso quella fessura." Mi spiegò. La cosa mi parve molto strana, non capivo, in che posto mi ero cacciata? Anzi, in che posto mi aveva fatta cacciare la mia amica Mary? Il Signor Jackson si diresse verso la porta.

"Non le consiglio di provare a sbirciare dalla fessura per vederLo, anche perché sarebbe del tutto inutile dato che dall'altra parte è completamente buio." Mi avvisò, per poi dirmi "Buon lavoro." e chiudere la porta dietro di sé.

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